L’Obama bis è ancora più guerrafondaio

di Gian Micalessin (nella foto)  da Il Giornale del 9 gennaio 2013
Prima piazza al Pentagono un omo­fobo anti-israeliano detestato dai gruppi ebraici e dai movimenti gay. Poi promuove a capo della Cia un so­stenitore della tortura. Infine chiude il valzer di nomine senza concedere una sola poltrona a donne e uomini di colo­re. Tutto il contrario, insomma, di quanto ci si aspetterebbe da un presi­dente nero, con un Nobel per la pace nel cassetto e la rielezione garantita dal 55 per cento dei voti femminili. Ma se l’America si stupisce Barack Obama se ne frega. Chuck Hagel,l’ex senatore repubblicano veterano del Vietnam nominato Segretario alla Difesa nonostante l’aspra contrarietà delle lobby ebraiche e dei gruppi per i diritti degli omosessuali, resta per la Casa Bianca l’uomo giusto al posto giusto. Lo stesso dicasi per John Brennan, l’ex numero due della Cia chiamato a dirigere l’« agenzia» dopo la caduta di David Petraeus. La nuova nomina rischia di rivelarsi ancor più imbarazzante della precedente. Se lo stratega Petraeus riempiva di corna la moglie e si distraeva ind­irizzando torride mail alla giova­ne amante, Brennan ha al proprio attivo dichiarazioni non proprio in linea con gli ideali di un’amministrazione osannata dai difensori dei diritti umani e dall’opinione pubblica «liberal». Per capirlo basta rileggersi le interviste in cui difende le tecniche d’interrogatorio adottate dopo l’11 settembre. «Ci sono un sacco d’informazioni saltate fuori grazie a queste procedure utilizzate dall’agenzia contro i terroristi dell’ala più dura. Tutto questo – sostiene nel 2005 il nuovo capo della Cia – ha permesso di salvare delle vite». Alle dichiarazioni del passato si aggiungono le scelte recenti. Tra queste c’è pure «Zero dark thirty», il film di Kathryn Ann Bigelow sulla cattura di Osama Bin Laden liquidato come un’apologia della tortura dai sostenitori dei diritti umani. Brennan, a dar retta alle accuse levatesi contro il film, avrebbe garantito alla regista l’accesso ai file più segreti della Cia, in cambio una sceneggiatura apologetica da cui trasparisse l’inevitabilità dell’impiego tortura per sconfiggere al-Qaida. Posizioni perfettamente in linea con una carriera durante la quale Brennan ha difeso le esecuzioni “extra giudiziali”, l’impiego degli aerei senza pilota e le operazioni di “rendition”, ovvero il rapimento di sospetti terroristi simili a quella messa a segno a Milano per prelevare l’egiziano Abu Omar. Per guidare le proprie spie Obama s’affida insomma al più cinico interprete delle tattiche antiterrorismo dell’era Bush. La mossa più pericolosa per il presidente resta comunque la nomina al Pentagono di Chuck Hagel, l’ex senatore repubblicano che nel 98 rinfacciò a Clinton la nomina in Europa di un ambasciatore “apertamente e aggressivamente gay”. Le accuse dei militanti omosessuali per quella frase sono ben poca cosa rispetto al fuoco di sbarramento sollevato dalle “lobbies” ebraiche che accusano il pluridecorato del Vietnam di aver manifestato opinioni anti israeliane e di aver osteggiato l’intervento americano in Iraq ed in Afghanistan. Obiezioni subito riprese dal presidente del parlamento israeliano Reuven Rivlin, secondo cui la scelta di Obama per il Pentagono “modifica la strategia americana e di conseguenza colpisce Israele». Le nomine di Obama, unite alla sua totale indifferenza nei confronti di un elettorato femminile che gli ha garantito la rielezione sono comunque la cartina di tornasole di una presidenza che ha fatto del cinismo pre e post elettorale il proprio cavallo di battaglia. Nel 2009 Obama aprì il proprio mandato promettendo l’immediata chiusura di Guantanamo. Quattro anni dopo il carcere simbolo della lotta al terrorismo continua ad ospitare 166 detenuti. E sei di questi, attualmente sotto processo, potrebbero finire al patibolo con il beneplacito e la firma del Nobel per la Pace Barack Obama.

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