Un tribunale speciale per giudicare i marò

Nuova Delhi si fa beffe dell’Italia e dei cauti quanto infondati ottimismi espressi ormai da un anno dal governo Monti, dimostratosi “tecnicamente” inadeguato anche a gestire la vicenda dei marò trattenuti in India. La Corte Suprema indiana ci ha messo infatti più di quattro mesi per decidere di non decidere con la sentenza resa nota il 18 gennaio (dopo che il dibattimento in aula sulla giurisdizione del caso era terminato il 4 settembre). L’alta corte ha stabilito che a  processare per l’omicidio di due pescatori i fucilieri Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, non potrà essere il tribunale del Kerala perché i fatti sono avvenuti in acque internazionali. A gestire il processo sarà però un tribunale speciale costituito “ad hoc” a Nuova Delhi. Una decisione sorprendente perché l’Italia si era rivolta alla Corte Suprema federale indiana proprio per ottenere una chiara decisione circa la giurisdizione. Oggi invece la Corte Suprema ha tagliato fuori il Kerala dal dibattimento ma l’affermazione che i fatti contestati sono avvenuti in acque internazionali avrebbe dovuto indurla a rinunciare a qualunque pretesa processuale indiana. Stabilendo ”l’incompetenza” dello Stato del Kerala che ”non aveva giurisdizione” per intervenire dato che ”il fatto non era avvenuto nelle acque territoriali indiane”, i giudici Altamas Kabir e J.Chelameswar hanno puntualizzato che a loro avviso invece ”lo Stato centrale indiano ha giurisdizione”. Definizione paradossale considerato che non esistono acque territoriali del Kerala ma solo dell’india, e fuori da queste il diritto internazionale non prevede alcuna giurisdizione degli Stati rivieraschi. Per i giudici indiani la giurisdizione italiana non poteva però venire riconosciuta poiché, a loro avviso, Latorre e Girone “non godevano dell’immunità sovrana” nell’esercizio delle loro funzioni di servizio militare armato con compiti di protezione e sicurezza a bordo del mercantile Enrica Lexie. Fonti italiane hanno riferito che la Corte Suprema ha dato mandato di esaminare la vicenda alla luce dell’articolo 100 dell’Unclos, la convenzione dell’Onu sul diritto alla navigazione che esorta a cooperare nella repressione della pirateria. L’articolo prevede che ”tutti gli Stati cooperino al massimo nella repressione della pirateria in alto mare o in ogni altro luogo fuori dalla giurisdizione di qualunque stato”. L’istituzione di un tribunale speciale rappresenta forse il tentativo della giustizia indiana di far gestire la delicata questione alla politica dal momento che i giudici hanno sottolineato che il tribunale speciale verrà costituito grazie al coordinamento tra la Corte stessa e il governo indiano. La sentenza della Corte Suprema contiene senza dubbio un elemento positivo: Latorre e Girone vengono sottratti al tribunale del Kerala, dove tra prove raffazzonate o artefatte e testimonianze inattendibili la condanna dei due militari sarebbe stata probabilmente scontata. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha definito  “un passo avanti” la decisione della Corte Suprema perché  “ha riconosciuto che lo stato del Kerala non ha giurisdizione sul caso ed è stato riconosciuto per la prima volta formalmente che l’incidente è avvenuto in acque internazionali”.  Una nota di Palazzi Chigi precisa che “il governo prende atto che la valutazione sulla giurisdizione dovrà essere elaborata da un Tribunale speciale, non ancora costituito. Ed è fiducioso che la magistratura e le istituzioni federali indiane opereranno nel pieno rispetto delle leggi internazionali che riconoscono l’esclusiva giurisdizione dello Stato di Bandiera sulle navi operanti in acque internazionali. Per il governo italiano l’obiettivo resta il rientro in Italia dei nostri due militari”. In attesa dell’istituzione del tribunale speciale, che considerati i tempi biblici ai quali ci ha abituato la giustizia indiana potrebbe richiedere mesi, i due marò hanno raggiunto Nuova Delhi dove avranno libertà di movimento in tutto il paese, saranno sotto tutela dell’ambasciata italiana e dovranno presentarsi una volta alla settimana davanti alla polizia locale. Roma non sembra quindi voler alzare i toni con l’India neppure ora che a Delhi si sono inventati persino un tribunale speciale per Latorre e Girone. Del resto inutile aspettarsi che il governo tecnico tiri fuori gli attribuiti ora che è in scadenza quando si è fatto calpestare dagli indiani senza reagire per quasi un anno.

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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