Caso Maro’: Governo Monti indifendibile

di Francesco Bosi *

A un Governo composto da personalità di sperimenta competenza tecnica dovrebbe essere naturale esprimersi ai massimi livelli, quando le situazioni da affrontare richiedono  perizia e conoscenze specifiche. Indubbiamente il caso dei nostri due marò Girone e Latorre esigeva abilità diplomatiche e capacità di gestione delle crisi in misura ben al di là dell’ ordinario. Ad oggi pare assai dubbio che la compagine guidata da Monti abbia invece saputo mettere in campo qualità del genere a livello accettabile. Ma la delicatezza degli eventi imponeva soprattutto l’obbligo di valutazioni politiche e scelte conseguenti che potevano collocarsi su uno spettro assai vasto di possibili opzioni, spaziando da un’ arrendevolezza dettata da motivi d’interesse ad una fermezza estrema e tale da contemplare una crisi dai risvolti imprevedibili con un paese di non marginale caratura, sia economica che militare, come l’India.

Sotto questo profilo il Governo Monti si è rivelato del tutto carente. Due questioni sono nella vicenda prioritarie, dal punto di vista politico, in quanto riferibili l’una a principi di sovranità, l’altra all’irrinunciabilità della tutela di diritti fondamentali. Ogni altra considerazione, di fronte a così pregnanti valori in gioco, non poteva che recedere. Quanto al problema della sovranità non vi è incertezza alcuna  sul fatto che i militari che l’India ancora abusivamente trattiene erano e sono espressione diretta dello Stato italiano in quanto tali. Di sicuro non erano imbarcati su un mercantile per loro incombenze private. Vestivano l’uniforme e svolgevano una missione all’estero a  difesa dell’ incolumità di persone e cose, su mandato del Parlamento ed a seguito di accordi internazionali. Anche se fossero andati oltre i loro compiti commettendo un illecito, se quel paese insiste nell’esercizio della sua giurisdizione di fatto il giudicato è l’Italia. Si tratta di un esito a dir poco aberrante, oltre che contrario ai principi cui sui ispira il diritto internazionale.

Riguardo alla tutela dei diritti fondamentali l’Italia è giustamente e meritoriamente impegnata in ogni sede e consesso internazionale e sovranazionale contro la pena di morte. A parte il fatto che ad oggi non è ancora ben chiaro cosa rischiano sul piano militare i nostri due marò, il solo sfiorare la possibilità che possano essere condannati alla pena capitale avrebbe preteso un atteggiamento di fermezza assoluta da parte delle nostre massime autorità. L’attività intrapresa è stata invece inefficace ed è culminata nella fase più recente in errori che hanno addirittura compromesso ogni nostro credito. La decisione collegialmente assunta dai membri del Gabinetto Monti di non far tornare i due marò in India è stata inopinatamente e rapidamente ribaltata alle prime rimostranze della controparte, così  minando ed indebolendo la nostra immagine e mostrando scarsa comprensione dei sentimenti più diffusi in ambito nazionale. Si è infine giunti alla frattura, davvero inaudita, verificatasi nello stesso esecutivo con le dimissioni del Ministro degli Esteri.

Il nuovo Governo, che comunque auspichiamo rappresentativo o almeno autorevolmente operativo in campo internazionale e diplomatico, dovrà subito avviare  tutte le possibili iniziative per una composizione della controversia. Innanzi tutto l’Italia non dovrebbe rinunciare a traferire la questione in ogni sede deputata alle soluzioni  dei contrasti tra stati, a cominciare dall’ONU, ottenendo il sostegno delle nazioni alleate, che non devono essere tali solo quando reclamano dal nostro paese il rispetto di penalizzanti impegni finanziari. Non si tratta di riesumare desueti comportamenti ispirati a sciovinismo o nazionalismo. A questo punto è soltanto ineludibile affermare e difendere valori di importanza fondamentale anche nelle relazioni tra stati; principi di fronte ai quali non sono ammissibili dilettantismi, omissioni ed incertezze e che risulteranno rispettati solo con il rientro in patria di Girone e Latorre. Solo così riavremo prestigio e credibilità.

* già sottosegretario alla Difesa, vicepresidente della Commissione Difesa e Sicurezza dell’Assemblea parlamentare NATO

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