Accordo a Ginevra: donne e bambini via da Homs

di Alberto Zanconato – ANSA –  Dopo due giorni di difficili colloqui la conferenza di Ginevra2 per la Siria sembra aver sortito il primo, limitato risultato. Un accordo è stato raggiunto per consentire alle donne e ai bambini di lasciare la città vecchia di Homs, dove i ribelli hanno le loro basi, sottoposta ad un assedio governativo da un anno e mezzo. Ma i ribelli nella città chiedono garanzie che chi parte non verrà arrestato e la fornitura di aiuti umanitari per chi resta. “Spero – ha detto il negoziatore dell’Onu e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi, in una conferenza stampa alla fine dei colloqui odierni – che stiamo arrivando a una soluzione per tutti i civili a Homs. Le donne e i bambini sono liberi di partire immediatamente. Anche gli uomini lo potranno fare, ma prima il governo richiede una lista dei nomi”. Tuttavia un portavoce dei miliziani dell’opposizione assediati, Abu Rami, ha detto all’agenzia Afp che per accettare l’intesa i ribelli chiedono “garanzie” che i civili che partono non verranno arrestati, oltre a “importanti quantità di cibo e materiale sanitario”.

L’intento di Brahimi è quello di posporre per il momento le discussioni sul futuro politico della Siria per evitare una rottura immediata delle trattative e di concentrarsi su questioni pratiche che aiutino a costruire la fiducia reciproca. “Certo – ha ammesso – procediamo lentamente, ma qualche volta questo è il modo migliore per procedere velocemente”. I negoziati dovrebbero continuare in questo modo fino a venerdì prossimo, 31 gennaio, per dare poi spazio a una pausa di nove giorni, secondo quanto hanno detto all’ANSA fonti della Coalizione dell’opposizione presenti in Svizzera. Ma mentre vanno avanti i colloqui, sul terreno non si fermano i combattimenti. Scontri sono avvenuti anche oggi in alcuni quartieri periferici di Damasco e di Aleppo. Mentre sette persone, riferisce l’agenzia governativa Sana, sono rimaste ferite da un colpo di mortaio lanciato dai ribelli che si è abbattuto sul quartiere cristiano di Bab Tuma, nel centro della capitale. Ad Aleppo, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, un ragazzo di 15 anni e’ rimasto ucciso da un cecchino delle forze lealiste, dopo che ieri 13 persone, di cui sei bambini, erano morte in un raid aereo governativo nel quartiere di Al Salhin. I colloqui di oggi dovevano affrontare anche la questione dei prigionieri e delle persone rapite. “Ma abbiamo dedicato la maggior parte del nostro tempo alla questione di Homs”, ha detto Brahimi. Cioè sia all’evacuazione dei civili intrappolati dai combattimenti sia ad un primo convoglio umanitario che l’Onu ha chiesto alle autorità di poter fare entrare nella parte assediata della città.

Ma l’autorizzazione non c’e’ ancora. Per quanto riguarda i detenuti in mano al regime, il vice ministro degli Esteri Faysal Maqdad ha smentito “categoricamente”, definendole “invenzioni dei media”, notizie secondo le quali tra di essi vi sarebbero bambini. Una risposta a Louay Safi, rappresentante della Coalizione dell’opposizione, che ieri aveva parlato della necessità di arrivare alla liberazione dei prigionieri di coscienza, “donne e bambini in primo luogo”. I negoziati odierni si sono svolti con le due delegazioni nella stessa stanza in mattinata, e nel pomeriggio con contatti separati dello stesso Brahimi con ciascuna delle due parti. “Di tanto in tanto è utile usare questo metodo”, ha sottolineato l’inviato dell’Onu e della Lega Araba. Domani i negoziati riprenderanno nella stessa forma. Ma, come è avvenuto sin dall’inizio, anche quando saranno presenti allo stesso tempo i rappresentanti di governo e opposizione non si parleranno direttamente e si rivolgeranno solo al negoziatore internazionale.

Foto: Alalam, CNN e Army Recognition

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