La guerra delle petroliere tra Tripoli e la Cirenaica

La notizia rappresenta forse il miglior esempio della situazione di caos e destabilizzazione che interessa la Libia. I ribelli che hanno preso possesso di alcuni porti petroliferi sostengono di aver caricato petrolio su una nave cisterna battente bandiera nordcoreana per esportarlo autonomamente dalle autorità di Tripoli. Secondo quanto riferito dalla Bbc la petroliera Morning Glory ha attraccato ieri nel porto di Sidra dopo un tentativo fallito martedì scorso. “Abbiamo iniziato l’esportazione di petrolio. Questo è il nostro primo carico,” ha detto un portavoce dei ribelli che chiedono una maggiore autonomia – e il controllo della ricchezza petrolifera – per la Cirenaica.. Le autorità libiche hanno confermato la notizia e sostengono che si tratta di un “atto di pirateria”. Secondo gli analisti è probabile che la nave stia navigando sotto una bandiera della Corea del Nord di convenienza e non sia realmente controllata da Pyongyang anche perché è inusuale la presenza di petroliere nordcoreane nel Mediterraneo.

Valutazione che potrebbero però anche venire smentite dai fatti dal momento che Pyongyang è sempre in cerca di petrolio a buon mercato, meglio se pagabile con forniture di armi. Secondo alcune fonti la petroliera Morning Glory (foto accanto) battente bandiera nordcoreana, non sarebbe controllata da Pyongyang ma sarebbe di proprietà saudita. Preoccupazione è stata espressa dall’ambasciatore americano a Tripoli, Deborah Jones, che ha consigliato alle compagnie straniere di non rischiare sanzioni internazionali comprando petrolio da gruppi separatisti.
Non si tratta del primo tentativo di portare via il petrolio dal porto controllato dai ribelli. L’ente petrolifero libico Noc aveva messo in guardia le petroliere di non avvicinarsi ai porti e lunedì scorso la nave da sbarco della Marina Libica ibica Ibn Auf (nella foto in basso) ha sparato colpi di avvertimento alla petroliera battente bandiera maltese per evitare che attraccasse al porto per caricare petrolio. Le autorità libiche hanno minacciato  di bombardare la Morning Glory (che può trasportare fino a 350.000 barili) come ha reso noto il premier Ali Zeidan invitando ”tutte le parti a rispettare la sovranità della Libia”. Le immagini trasmesse dalle tv locali mostrano una cerimonia per annunciare l’inizio dell’export dall’est libico, come confermato dal primo ministro della autoproclamato governo della Cirenaica, Abdo Rabbo al Barassi che ha avvertito che se la navi di Tripoli attaccheranno la petroliera, questo atto “equivarrà ad una dichiarazione di guerra

Secondo i media locali ieri sera la nave cisterna aveva già caricato petrolio per un valore di 36 milioni di dollari. Si tratta della prima operazione di export orchestrata dall’Ufficio Politico di Barqa (nome arabo della Cirenaica) che ha dichiarato nei mesi scorsi l’autonomia della regione. I maggiori siti di estrazione e esportazione nella parte orientale della Libia sono bloccati da 8 mesi a causa degli scioperi delle guardie di sicurezza. Il blocco di produzione e export di greggio ha provocato una crisi petrolifera che sta mettendo in ginocchio l’economia libica. I manifestanti accusano il governo di corruzione, chiedono inoltre un aumento dei salari, migliori condizioni lavorative e di trattenere una quota maggiore dei proventi dell’export. Secondo le autorità di Tripoli le proteste sono una scusa dei federalisti per chiedere più indipendenza per la Cirenaica. Le manifestazioni sono guidate da un ex rivoluzionario a capo delle guardie di sicurezza dei maggiori terminal petroliferi dell’est, Ibrahim Jadran, diventato nei mesi scorsi capo dell’Ufficio Politico della Cirenaica, che ha proclamato l’autonomia della regione. Le autorità di Tripoli hanno cercato a più riprese di negoziare una soluzione. Il premier si è recato più volte in Cirenaica, ha poi annunciato un aumento del 67% dei salari per i lavoratori del settore petrolifero e minacciato di intervenire con la forza. Ma Jadran non ha ceduto e i terminal dell’area continuano a rimanere chiusi. La produzione petrolifera ha toccato i minimi storici nel 2013, con 110.00 b/g contro gli 1.6 milioni del periodo di Muammar Gheddafi. L’economia libica dipende primariamente dal petrolio, che contribuisce per circa il 95% al valore delle esportazioni.

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