Cresce le minaccia terroristica nel Caucaso russo

 

L’intervento della Russia in Siria nei mesi scorsi ha evidenziato il ruolo del Cremlino nella lotta al terrorismo internazionale, rappresentato in primis dallo Stato Islamico. Il fenomeno del terrorismo, però, è conosciuto e continua ad essere una minaccia per la sicurezza interna della Federazione Russa che nella regione del Caucaso del Nord da anni combatte le diverse organizzazioni di insorgenza armata ed i gruppi legati agli estremismi religiosi.

In passato Imarat Kavkaz (Emirato del Caucaso) era vista come l’organizzazione terroristica principale nella regione, ma negli ultimi tempi, in special modo dopo la morte di Doku Umarov nel 2014, si è registrata un’ascesa da parte dello Stato Islamico capace di reclutare e affascinare i militanti grazie alla sua campagna mediatica e di mettere a segno alcuni attentati nella regione.

imga0025Con l’intento di arginare la minaccia terroristica, le autorità russe hanno dato il via al progetto di registrazione di tutti i potenziali estremisti capaci di condurre attacchi terroristici creando apposite liste basate sull’opinione delle forze di polizia e del Servizio di Sicurezza Federale (FSB).

Secondo il direttore dell’agenzia governativa Rosfinmonitoring (Servizio di Monitoraggio Finanziario della Federazione Russa), Yuri Chikhanchin, nel 2015 il governo russo ha inserito ben 1.500 persone nella speciale lista dei terroristi, la punta dell’iceberg se si pensa al numero di individui che dal Medio Oriente potrebbe tornare in Russia il quale, secondo le stime della FSB di inizio anno, supererebbe le 2.800 unità a cui andrebbero aggiunti gli 889 militanti già tornati in patria ed i 92 reclutatori.

imga0011Grande attenzione viene posta sul Distretto Federale del Caucaso del Nord che, facendo fede alle statistiche ufficiali, ha registrato un decremento dei crimini in generale e delle vittime, ma anche un aumento delle azioni criminali legate al terrorismo salite da 473 nel 2014 a 679 nel 2015.

In questi giorni si sono registrati gli ultimi due attacchi terroristici della regione avvenuti in Dagestan ai danni delle forze di polizia che hanno provocato secondo le fonti locali la morte di due agenti ed il ferimento di altri 5.
Fatina Ubaydatova, portavoce della polizia daghestana, ha informato i media che il 29 marzo un convoglio della polizia è stato investito dall’esplosione di una bomba mentre attraversava la superstrada Kaspiysk  nella provincia della capitale Makhachkala.

imga0040L’organizzazione terroristica locale affiliata allo Stato Islamico ha rivendicato l’esplosione attraverso il portale Amaq, uno dei canali di comunicazione pro-Daesh; dal sito si legge che un duplice attacco attraverso ordigni esplosivi artigianali (IED) in Dagestan ha causato la morte di 10 militari russi ed il ferimento di un numero elevato di soldati.

Tralasciando la nota esagerazione dei portali di notizie legati allo Stato Islamico e la loro attendibilità, occorre sottolineare la rivendicazione di Daesh ed il ritrovamento di altri tre IED sul posto a dimostrazione della volontà di infliggere notevoli perdite al convoglio. La televisione di stato russa ha trasmesso il video dell’esplosione il giorno seguente affermando che uno degli ordigni conteneva l’equivalente di 5 chilogrammi di TNT.

A seguito di questo attacco nella giornata di mercoledì 30 marzo le forze di sicurezza sono state protagoniste di un ulteriore attentato quando un uomo, alla guida della sua automobile, si è fatto detonare ad un posto di blocco delle forze di sicurezza nei pressi del villaggio di Sirtych nel distretto di Tabasaransky a circa 25 chilometri dal confine meridionale del Dagestan con l’Azerbaigian.

imga0034Le autorità locali hanno confermato la morte dell’attentatore suicida e di un poliziotto investito dall’esplosione ed il ferimento di un altro agente.

Nei giorni precedenti, nello specifico il 17 marzo, la Commissione Antiterrorismo Nazionale (NAK) della Russia aveva dichiarato di aver arrestato tre sospetti militanti nella regione di Khasavyurt nel Dagestan occidentale perché legati direttamente allo Stato Islamico. Durante gli interrogatori, facendo fede alle informazioni fornite da NAK, i tre sospettati avrebbero confessato la loro appartenenza a Daesh (lo Stato Islamico) ed indicato un luogo dove custodivano una grande quantità di esplosivi. Soltanto due giorni prima, il 15 marzo, quattordici persone possibili appartenenti al gruppo islamico Nurcular erano state arrestate sempre in Dagestan.

1102740Tale organizzazione, considerata proibita e nelle liste dei gruppi terroristici della Federazione Russa, fu fondata dal turco Said Nursi ed ha come obiettivo quello di realizzare uno stato islamico che comprenda tutte le aree del Caucaso del Nord dove vengono parlate lingue di ceppo turco.

L’11 marzo, invece, le forze di sicurezza russe avevano imposto il regime di antiterrorismo nei distretti daghestani di Khunzakh e Bitlikh, vicini al confine con la Cecenia, con l’intento di scovare i membri della jamaat del Dagestan meridionale. Nei pressi del villaggio di Orota le forze di sicurezza avevano ingaggiato uno scontro a fuoco con un gruppo di militanti riuscendo ad ucciderne soltanto due, Hajimurat Gajiev (Abubakr), trentunenne residente del distretto di Akhvakh, e Magomed Gajimagomedov, di 32 anni residente nel villaggio di Gotsatl, e facendo scappare gli altri membri.

1734332_20150419180835Il fatto che Gajimagomedov in passato sia stato un capitano di polizia, mentre Gajiev era il figlio del procuratore generale della repubblica, sottolinea il collegamento esistente tra le forze di sicurezza ed il mondo della militanza armata e terroristico.

Prima degli attacchi degli ultimi giorni, l’ultimo attentato terroristico di grande risalto per quanto riguardava la regione era quello avvenuto sempre nel Dagestan nei pressi della città meridionale di Derbent: nella mattinata del 15 febbraio un attentatore suicida a bordo di una automobile si era fatto esplodere in un checkpoint vicino Dzhemikent uccidendo due ufficiali di polizia e ferendo altre 18 persone.

Sempre in un video apparso in rete e promosso dalle televisioni locali era stato possibile vedere l’effetto della distruzione dell’attacco nei confronti del check-point preso d’assalto anche la notte precedente l’attentato da un gruppo di persone armate non identificate. Lo stesso Stato Islamico aveva rivendicato l’accaduto tramite un suo account Twitter anche se le autorità locali, con l’intento di mantenere la stabilità regionale, ne hanno sempre negato la matrice terroristica.

1429847908180La città di Derbent era entrata già nella cronaca in merito al terrorismo il 29 dicembre 2015 quando un gruppo di uomini aveva attaccato la fortezza di Naryn-Kala, uno dei siti turistici più importanti a livello cittadino, uccidendo un ufficiale di guardia e ferendo 11 persone. Anche questo attacco, perpetrato dal gruppo Yuzhnaya proclamatosi fedele a Daesh la scorsa estate, era stato rivendicato dallo Stato Islamico attraverso l’applicazione Telegram.

Il terrorismo non riguarda però soltanto il Dagestan nella regione nord caucasica: il giorno 11 marzo, infatti, una automobile era esplosa vicino la moschea di Nazran, una delle città maggiori in Inguscezia, provocando il ferimento di una persona. I gruppi terroristici hanno inserito tra i loro obiettivi anche i predicatori ed imam locali i quali promuovono un Islam moderato ed accusano quello radicale di non rispettare i veri dettami della religione musulmana.

DSC_7068-600x421In Dagestan il primo di dicembre era stato ucciso l’Imam Suleiman Kokreksky nella città di Khasavyurt da un gruppo di assalitori sconosciuti; Kokreksky era stato il terzo imam ad essere ucciso in pochi mesi dopo Zamirbek Makhmudov lo scorso agosto e Magomed Khidirov a settembre.

A gennaio ad entrare nelle cronache per quanto riguarda il fenomeno del terrorismo era stata invece la Repubblica di Kabardino-Balkaria quando, durante una operazione anti-terrorismo nella capitale Nalchik, le forze di sicurezza si erano scontrate ed avevano ucciso due uomini asserragliati in una casa privata nella strada Tsiolkovsky. Nel mese di novembre sempre a Nalchik le forze di sicurezza avevano condotto un’altra operazione anti-terrorismo eliminando, secondo quanto riferito da NAK, 14 persone direttamente collegate con lo Stato Islamico.

fsbI recenti episodi evidenziamo una instabilità nella regione del Caucaso del Nord che potrebbe beneficiare di un aumento di combattenti dopo la morte di Abu Omar al-Shishani, storico leader ucciso in Siria a marzo dai raid aerei della coalizione internazionale il quale guidava un nutrito gruppo di combattenti caucasici all’interno dello Stato Islamico.

Come notato da Mairbek Vatchagaev, ricercatore presso la Jamestown Foundation, perdendo una figura di primo piano in Siria ed Iraq, alcuni combattenti caucasici potrebbero rimanere in Medio Oriente tra le fila degli altri leader caucasici fedeli però ad al-Qaeda, altri, invece, potrebbero tornare nel Vilayat Kavkaz, nome dato alla regione nord caucasica da parte dello Stato Islamico, e accrescere la presenza di al-Baghdadi in loco grazie all’esperienza maturata nel conflitto siriano.

pic_4937825bebe85e53c89d974a39293162In questo caso la maggior preoccupazione russa, ossia il ritorno dei combattenti in patria, potrebbe andare a realizzarsi dimostrando l’insuccesso della strategia del Cremlino avviata nel 2013-2014 che ha favorito la migrazione dei militanti caucasici in Medio Oriente.

Infatti, come evidenziato dal report pubblicato dall’International Crisis Group dal titolo “The North Caucasus Insurgency and Syria: An Exported Jihad?”, le autorità russe avevano aperto le frontiere nazionali per favorire la migrazione di militanti e radicali in modo da pacificare la regione in vista delle Olimpiadi di Sochi 2014.

Dopo le Olimpiadi, il governo russo aveva approvato la legge che ha impedito il ritorno in patria di coloro che avevano preso parte al conflitto siriano ed ha favorito quindi l’indebolimento della militanza armata nella regione caucasica.

inner9912488Tale report conferma quanto affermato nel marzo 2015 da Aleksei Malashenko, noto esperto russo di Islam, in merito ad un incontro tra le autorità daghestane ed i militanti in Siria nel quale i suddetti militanti venivano invitati a continuare la lotta in Medio Oriente.

Da questo si evince anche un ulteriore interesse russo per la Siria e per l’intervento operato che, oltre a supportare Bashar al-Assad e rafforzare enormemente la sua posizione, ha permesso di eliminare i combattenti caucasici visti come una minaccia per la sicurezza nazionale russa.
In conclusione è possibile dire che il Dagestan si presenta attualmente come la repubblica nord caucasica maggiormente interessata dal fenomeno terroristico e dallo Stato Islamico che sta riscuotendo l’approvazione e la fedeltà di numerosi combattenti in precedenza affiliati con Imarat Kavkaz.

In generale, però, tutta la regione è minacciata e potrebbe registrare un incremento degli attacchi e, di conseguenza, delle operazioni antiterrorismo in un periodo nel quale la crisi economica ed i contrasti locali a livello etnico aumentano l’insoddisfazione della popolazione locale.

Foto AP, RT, National Antiterrorism Committee, TASS e RIA Novosti

Giuliano BifolchiVedi tutti gli articoli

Romano, è laureato in Scienze della Storia e del Documento all’Università Tor Vergata, e ha frequentato il Master II Livello in Peace Building Management presso la Pontificia Università San Bonaventura. Si occupa di Open Sources Intelligence e analisi della situazione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza rivolta soprattutto ai Paesi del Caucaso, Asia Centrale e Medio Oriente.

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