Nuova Delhi stacca la spina al caccia indo-russo FGFA

L’Indian Air Force (IAF) ha accantonato lo sviluppo del caccia biposto di quinta generazione Sukhoi/HAL Fifth Generation Fighter Aircraft (FGFA), un progetto congiunto indo-russo derivato dal Sukhoi PAK-FA (Su-57) e la cui firma dell’accordo di cooperazione risale oramai a quasi undici anni fa (ottobre 2007).

Secondo l’autorevole IHS Jane’s Defense Weekly, i più alti funzionari del paese asiatico tra cui il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Ajit Doval, e il segretario alla Difesa Sanjay Mitra avrebbero informato una delegazione ministeriale russa in visita in India nello scorso febbraio della decisione di Nuova Delhi del ritiro dal programma.

Gli stessi funzionari indiani non avrebbero escluso in futuro la possibilità della IAF di poter tornare sui propri passi per scegliere in un secondo momento la stessa piattaforma una volta introdotta e pienamente operativa presso le file della VKS russa o addirittura rivisitare il progetto in questione riprendendo i termini della collaborazione.

Ancora un “ni” da parte di Nuova Delhi, che nell’ultimo decennio ha reso bene l’idea della confusione che regna sovrana nell’apparato decisionale dei vertici militari indiani: dal suddetto programma FGFA cancellato dopo ben 11 anni di altalenanti decisioni (e nemmeno senza un’assoluta certezza sulla parola “fine” a dire il vero), fino al contratto per 200 Ka-226T firmato a giugno 2015 e ancora non avviato, proseguendo ancora circa la gara MMRCA (Medium Multi-Role Combat Aircraft) che si dibatte tra chiusure, riaperture e modifiche al bando dal 2009 ad oggi.

La posizione delle autorità indiane in materia di acquisti aeronautici è insomma a dir poco sorprendente: si continua a parlare di gravi carenze di aerei da combattimento tra le file della IAF ma poi si dilatano inesorabilmente i tempi per la richiesta di numeri sproporzionati di velivoli o per cambiamenti delle preferenze dettate dall’ondivaghismo della leadership politica indiana, e il tutto condito dall’ingombrante presenza cinese nel continente asiatico che invece procede spedita nel riarmo.

A proposito di FGFA e dei numeri inverosimili, l’India prevedeva di realizzare dapprima un totale di 250 caccia (numero che apparve allora estremamente sovradimensionato se consideriamo che gli Stati Uniti hanno oggi a disposizione 180 F-22 Raptor), poi si passò a 214 esemplari, proseguendo nel 2012 a 144, per concludere infine nel 2017 con la richiesta di 108 aerei.

Certamente l’attuale amministrazione indiana del Primo Ministro Modi mostra chiaramente di allontanarsi sempre più dalla tradizionale neutralità in favore di legami più stretti con gli Stati Uniti e probabilmente l’insuccesso dell’FGFA ravviverà nuovamente il discorso sulle prospettive dell’F-35 nel mercato indiano. Tuttavia, è praticamente certo che gli indiani non riceveranno dagli Stati Uniti un significativo trasferimento di tecnologia di quinta generazione poiché secondo autorevoli analisti militari gli USA sono pronti a condividere pienamente con gli indiani solo le tecnologie della generazione precedente di velivoli da combattimento.

Per certi versi quello che i russi, ed era palese, non volevano fare con l’FGFA e col conseguente trasferimento immediato e massiccio di tecnologia verso Nuova Delhi.

Foto HAL

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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