Occidente compatto al fianco di al-Qaeda…17 anni dopo l’11/9

Diciassette anni dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, l’Occidente è il migliore alleato di al-Qaeda e degli altri jihadisti spalleggiati dalle monarchie del Golfo Persico. Lo si vede bene in Siria, dove Usa ed Europa fanno di tutto per impedire che le truppe di Assad appoggiate da russi e iraniani conquistino l’ultima roccaforte ribelle nella provincia di Idlib.

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Qui si stima combattano 10/15 mila miliziani per lo più di Tharir al-Sham (ex Fronte al Nusra, braccio di al-Qaeda in Siria) le cui milizie controllano il 60 per cento di quel territorio.

La caduta dell’ultimo lembo di Siria in mano ai jihadisti è vista come una sciagura dall’Occidente che, dopo aver aiutato con armi e “consiglieri militari” i ribelli anti-Assad, oggi minaccia raid aerei come quelli scatenati nell’aprile scorso se il regime siriano dovesse impiegare armi chimiche.

Ipotesi improbabile poichè Assad non avrebbe alcun vantaggio politico o militare ad impiegare armi chimiche ma l’intelligence russo ha raccolto molte prove che i jihadisti stanno organizzando, con l’aiuto di contractors britannici, un finto-attacco col cloro per attribuirne la colpa a Damasco e giustificare un blitz.

Una sceneggiata già vista più volte in Siria, necessaria all’Occidente per coprire un appoggio ai qaedisti che farà rivoltare nella tomba le vittime dell’11/9 e del terrorismo islamico.

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Per il segretario di Stato americano, Mike Pompeo i russi hanno ragione a dire che a Idlib ci sono i terroristi ma “devono combatterli senza mettere a rischio la vita di civili innocenti”. Come hanno fatto gli Usa in Somalia, Afghanistan, Iraq, Yemen e in ogni altro Stato dove sono intervenuti in armi?

Da quale pulpito viene la predica: 16 anni di “guerra dei droni” hanno provocato migliaia di “danni collaterali” e solo nella battaglia di Mosul centinaia di civili sono stati colpiti per errore dai raid aerei Usa. L’Isis, come i qaedisti e tutti i gruppi insurrezionali, utilizzando i civili come scudi umani ma per Pompeo solo le bombe russe rischiano di uccidere innocenti.

Con sommo sprezzo del ridicolo, il segretario di Stato ha infatti dichiarato poco dopo che nel conflitto yemenita i militari sauditi ed emiratini (alleati di ferro degli Usa) “prendono misure evidenti per ridurre il rischio contro i civili nel quadro delle loro operazioni militari”.

Esercito conquista al Nusra

Anche la Francia è un convinto fans dei qaedisti: il ministro degli Esteri, Jean Yves Le Drian, minaccia rappresaglie in caso di attacco chimico e teme che l’offensiva siriana “rischi di disperdere migliaia di foreign fighter all’estero, mettendo in pericolo l’Occidente”.

Strano che la stessa preoccupazione non l’abbia avuta in occasione delle offensive della Coalizione contro l’Isis a Raqqa e Mosul a cui hanno preso parte anche i militari francesi e che hanno fatto crollare lo Stato Islamico determinando il ritorno in Europa di molti foreign fighters.

Persino la Germania, nonostante la Costituzione “pacifista, valuta di partecipare ai raid aerei anglo-franco-americani che verrebbero scatenati in seguito ad attacchi chimici, veri o falsi che siano.

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Dovrebbe far riflettere il fatto che Berlino non abbia mai lanciato un solo ordigno contro l’Isis né contro i talebani ma sia pronta a combattere Assad per aiutare i tagliagole di al-Nusra, 50 dei quali sono peraltro ricercati come terroristi dalla polizia criminale tedesca.

Del resto l’Europa vendutasi ai petrodollari del Golfo, sta aiutando il terrorismo islamico anche sul fronte interno: jihadisti scarcerati in massa, foreign fighters lasciati liberi di muoversi, estremisti sovvenzionati dal nostro welfare e immigrazione islamica dilagante.

“Dobbiamo impedire che la Siria sia distrutta dalla guerra civile” ha detto l’11 settembre il presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani. Ora è troppo tardi ma avremmo potuto farcela sei anni fa se non ci fossimo schierati con al-Qaeda e gli altri jihadisti.

@GianandreaGaian

da Libero del 15 settembre 2018

Foto:  AP, Ghouta media center, AFP, Fronte al-Nusra

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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