La filosofia militare nel neo-imperialismo russo

di Nicola Cristadoro  e Marco Deon*

 

 Premessa

Esiste una parola patrimonio del lessico comune che è intellighenzia. Con questa parola si indica, in genere, un gruppo di persone che in una società detengono il sapere e, contestualmente, esercitano la funzione di opinion leaders. Si tratta, infatti, “di una parola russa che indica in un determinato gruppo sociale (più o meno esteso, per esempio, un popolo, una parte politica, un credo religioso, ecc.), le persone più rappresentative tra coloro che svolgono una attività intellettuale, sia essa di natura scientifica, artistica e amministrativa, tale da porli in un ceto culturale e creativo più elevato.…

Sembra che il termine fosse già usato in Russia nel XVIII secolo, originato dalla traduzione della parola francese intelligence, ed era riferito agli intellettuali di origine nobile che occupavano incarichi pubblici. Nel corso del XIX secolo venne riferito indifferentemente a tutta la classe colta della popolazione, distinguendo tuttavia gli intellettuali non nobili o declassati con il termine di Raznočincy (Разночинцы), letteralmente gente comune. La pronuncia di “intellighenzia” deriva da quella classica della lingua latina, che pronunciava la ‘g’ di e come dura.” (1)

Mai termine si è rivelato più appropriato per la disamina del sostegno ideologico al carattere militarista-imperialista che contraddistingue la più recente politica putiniana, espresso da autorevoli figure della Russia attuale. Quando parliamo di “autorevoli figure” intendiamo rivolgere la nostra attenzione a personaggi pubblici molto noti ed influenti sotto il cielo moscovita, sebbene non lo siano affatto (con le dovute eccezioni) nel mondo occidentale.

In una prospettiva occidentale “tradizionale”, permeata dai principi (peraltro condivisibili) della democrazia e della tutela dei diritti umani, si vorrebbe che l’intellighenzia russa fosse individuata  tra i principali oppositori del presidente Vladimir Putin, percepito ormai come figura consolidata di “zar” della Nuova Russia.

L’intellighenzia sarebbe, allora, rappresentata da figure quali la giornalista Anna Politkovskaja, l’ex vice-premier liberale Boris Nemcov, l’attivista politico (ed amico di Nemcov) Aleksej Naval’nyj, gli oligarchi esponenti dell’alta finanza Michail Chodorkovskij e Boris Berezovskij, l’ex campione del mondo di scacchi Garri Kasparov, l’ex agente dei servizi segreti Aleksandr Litvinenko, per ricordare quelle che la cronaca ha reso celebri.

Non è su costoro, tuttavia, che vogliamo focalizzare la nostra attenzione. Il nostro interesse è rivolto, invece, a personaggi pubblici che possono essere considerati emblematici del pensiero russo contemporaneo volto a supportare la rinascita della “Grande Russia” nel disegno geopolitico di Vladimir Putin.

 

I protagonisti

Cominciamo dall’attore Mikhail Porechenkov, nato a San Pietroburgo il 2 marzo del 1969. Dal 1986 al 1990 ha frequentato la Scuola Militare e Politica di Tallin non completando, tuttavia, gli studi in quanto cacciato per eccessivi richiami disciplinari a soli 10 giorni dal diploma.

L’11 marzo del 2014 Porechenkov ha sottoscritto la lettera in supporto della politica del presidente Putin per l’Ucraina e per la Crimea. Il 30 ottobre dello stesso anno Porechenkov ha visitato la non riconosciuta Repubblica del Donetsk dove ha presentato il suo film “Sotto la quercia”, di cui è vietata la distribuzione in Ucraina. In quell’occasione, durante una visita alle posizioni delle forze della DNR nell’area dell’aeroporto di Donetsk, si è cimentato in prima persona nell’uso di una mitragliatrice di grosso calibro “Utyòs”. (2)

Porechenkov elmetto press (002)

Per questo motivo le autorità giudiziarie ucraine hanno aperto un’azione legale verso l’attore.

Mentre sparava con questa mitragliatrice l’attore indossava un elmetto protettivo con la scritta “Press”, e questo ha attirato su di lui la reazione negativa da parte delle associazioni russe di giornalisti. Il presidente del comitato OSCE per la libertà di stampa, Dunya Miyatovich, ha definito l’atto di Porechenkov come “degno di condanna” ed “un abuso vergognoso di un simbolo della stampa che rappresenta un rischio serio per i giornalisti nelle zone di conflitto e comporta un danno per tutti gli sforzi fatti per proteggere i rappresentanti degli organi di informazione”.

Nel mese di novembre, poi, l’agenzia nazionale per il cinema dell’Ucraina ha proibito la proiezione dei film in cui abbia recitato Porechenkov e la Lettonia ha inserito il nominativo dell’attore tra le persone a cui è fatto divieto di entrare nel Paese.

Contestualmente veniva consegnata a Porechenkov la nomina di Artista Popolare della DNR e, tuttavia lo stesso Poechenkov non conferma il fatto di aver ricevuto alcuna onorificenza del genere.

Nel gennaio 2015, lo troviamo accanto al leader dei “Lupi della notte” Aleksandr Zaldostanov, al politico Dmitry Sablin ed alla campionessa di lotta libera Julia Berezikova, in qualità di co-fondatore del movimento “AntiMaidan”. Il 27 gennaio 2015 i servizi di sicurezza ucraini hanno dichiarato Porechenkov “ricercato” per il crimine commesso nella DNR e la corte suprema ucraina ha emesso il mandato di arresto per l’attore per il rinvio a giudizio.

Porechenkov mitragliarice Utyos (002)

Nell’agosto del 2015 la SBU (Servizio di Sicurezza Ucraino) ha inserito Porechenkov nella lista degli uomini di spettacolo le cui azioni rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale dell’Ucraina.

Per sottolineare il suo estremo spirito nazionalista, vogliamo ricordarlo tra i protagonisti del film “La nona compagnia”, famosa pellicola sulla guerra condotta dai Sovietici in Afghanistan, in cui Porechenkov interpreta il ruolo di Starshi Praporshik, istruttore del VDV (Vozdúšno-desántnye vojská, truppe aviotrasportate in russo).

Emblematica è altresì la figura della ex ginnasta e campionessa olimpica Svetlana Khorkina che già nel 2003 entra a far parte del partito “Russia Unita” e nel 2004, conclusa la propria carriera sportiva, è diventata vice presidente della Federazione di Ginnastica Sportiva della Russia.

Alla fine del 2007, come membro del partito Russia Unita, viene eletta deputato della Duma. Inizia così un percorso di formazione politica, frequentando i corsi presso l’Accademia di Economia Nazionale e Servizio di Stato, presso la Presidenza della Federazione Russa. Dal 26 giugno 2010 diventa anche membro del Consiglio della cultura del Patriarcato della Chiesa Ortodossa Russa. Il 6 ottobre 2012 è nominata referente del Servizio di Controllo degli Affari del Presidente della Federazione Russa (assimilabile ad ufficio di Gabinetto del Presidente). L’aspetto che, tuttavia, ci interessa maggiormente, è il profilo militare che la Khorkina ha conseguito, ricevendo il grado di Tenente Colonnello della Riserva e, con una disposizione del Ministro della Difesa Sergeij Shoigu, diventando dal febbraio 2016 “primo vice del capo dell’Istituzione Federale Autonoma del Ministero della Difesa della Federazione Russa – Club Centrale Sportivo dell’Esercito (CSKA)”.

Nel settembre 2016, poi, è diventata fiduciario del partito Russia Unita per le elezioni della Duma e nel 2018 è stata promossa al grado di Colonnello.

Un’altra illustre sportiva il cui nazionalismo è indiscusso e che ha posto la propria immagine al servizio della politica russa è Alina Kabaeva, ex ginnasta e campionessa olimpica come la Khorkina. Come la collega, ha militato, giovanissima, nelle file del partito Russia Unita, di cui è stata membro del Consiglio Superiore dal dicembre 2001 all’ottobre 2005.

In particolare, il 28 giugno 2005 ha sottoscritto la “lettera a supporto della sentenza dell’ex titolare della NK YUKOS”, insieme ad altri 50 deputati della Duma. La “lettera” esprime lo sdegno dei deputati sottoscriventi per il tentativo di alcuni esponenti della cultura di attribuire un carattere politico alla sentenza che nel 2005 ha condannato il finanziere Michail Chodorkovskij (l’oligarca oppositore di Putin) per bancarotta ed altri capi di imputazione. Nella lettera si legge:

…e coloro che parlano costantemente di ingiustizia e si preoccupano dei diritti degli imputati? Può essere che essi perseguano altri fini, oppure semplicemente ignorino il semplice fatto che l’evasione delle tasse in Russia, come anche in qualsiasi altro Paese normale, è ritenuto uno dei reati più seri?

Le grandi somme di denaro dei business importanti non devono influenzare la politica e divenire una ‘legge superiore’. Si deve rispettare la Società e non credere che il potere finanziario sia in realtà un ‘potere assoluto’. Non si può trascurare in nome del successo commerciale il valore della vita umana e rompere i principi della democrazia. … Coloro i quali si schierano contro questa sentenza discutendo la sua obiettività non sono neanche giuristi professionisti, ai commenti dei quali si potrebbe anche dare un qualche credito”.

Dall’ottobre 2005 al settembre 2007 è stata membro della Camera Pubblica della Federazione Russa (OPRF). Tra le file della Commissione della Camera Pubblica per le problematiche afferenti lo sviluppo sociale della carità e del volontariato si è occupata del fondo assicurativo per gli sportivi. Nel 2007 è diventata Deputato della Duma Federale con la lista di Russia Unita ed assegnata alla regione di Nizhnekamsk. Successivamente ha ricoperto il ruolo di vice presidente del Comitato per le Politiche Giovanili.

E’ stata anche la promotrice della legge “Dimy – Yakovleva”, che impedisce ai cittadini statunitensi di adottare bambini russi. Va osservato che nei sette anni di lavoro presso la Duma la Kabaeva ha preso la parola per 3 volte ed ha sottoscritto 5 progetti di legge, di cui 2 erano di iniziativa comune della Duma. Non può essere, dunque, considerata un deputato molto attivo.

Nel settembre del 2014 ha abbandonato la politica per dedicarsi alla holding editoriale “Gruppo Nazionale dei Media”, che possiede il 25% del Primo Canale TV ed il quotidiano Izvestia, assumendo l’incarico di Presidente del Consiglio di Direzione.

Dallo sport torniamo allo spettacolo, con Nikolaij Rastorguyev, cantante del complesso musicale Liube’, di cui il Presidente Putin è un grande fan. Gli Liubè sono autori di una forma di rock influenzato dal folklore russo e, aspetto peculiare, dal repertorio delle canzoni militari sovietiche. Ricordiamo, altresì, la collaborazione musicale tra il complesso e gli ex ufficiali del gruppo Alfa (unità spetsnaz del FSB) interpreti di una canzone marcatamente rock, diventata l’inno ufficiale del gruppo stesso. (3)

Riguardo a  Rastorguyev, crediamo sia interessante sottolineare il fatto che egli non abbia mai fatto neanche il servizio di leva. E’ di qualche tempo fa un articolo dal titolo “Rastorguyev non ha mai servito”, in cui si parla del paradosso secondo cui Rastorguyev, che sognava fin da piccolo di entrare nelle VDV, non poté soddisfare questo suo desiderio per questioni di salute, né si è mai arruolato in alcuna altra istituzione militare del suo Paese. Ecco, dunque, la scelta di intraprendere la lunga serie di attività a carattere politico che lo hanno visto fervente sostenitore di Putin e, in generale, della rinascita russa. Procediamo ad esaminarle in ordine cronologico.

Nel 2006, entrato nel partito Russia Unita, prende parte attiva alle sue campagne.

Lo stesso Rastorguyev ha così giustificato la propria affiliazione: “Noi, gruppo Liubé, abbiamo capito che Russia unita è l’unica forza politica seria del Paese, la quale ha la capacità di riformare il Paese dal punto di vista economico, ideologico e così via”.

Nel 2010, viene eletto deputato della Duma come delegato della regione di Stavropol’ e diventa membro del Comitato della Duma per la cultura.

Nel 2011 è tra coloro che sottoscrivono la “Lettera aperta contro l’indebolimento informativo della fiducia nel sistema giudiziario della Federazione Russa” detta anche la “Lettera dei 55”, in virtù del fatto che era stata sottoscritta dai 55 membri della Commissione Cultura, Scienza e dello Show-Business della Duma.

Il 6 febbraio 2012 è stato ufficialmente registrato come “fiduciario del candidato Presidente della Federazione Russa e attuale Presidente (Putin)”.

Un passo significativo Rastorguyev l’ha compiuto l’11 marzo 2014, quando è tra i firmatari della “Lettera aperta di supporto alla politica del Presidente in Ucraina e in Crimea”, di cui riportiamo un estratto: “Nei giorni in cui si decide il destino della Crimea e dei nostri compatrioti, i personaggi di spicco della cultura della Russia non possono rimanere spettatori estranei e con un cuore freddo.

La nostra comune storia e le nostre comuni radici, la nostra cultura e le sue origini spirituali, i nostri valori fondamentali e la nostra lingua ci hanno uniti per sempre. Noi vogliamo che la comunità dei nostri popoli e delle nostre culture abbiano un futuro solido.

Ecco perché ci schieriamo fermamente in supporto della posizione del Presidente della Federazione Russa per quanto riguarda l’Ucraina e la Crimea.

Di conseguenza, nell’agosto 2015 l’SBU ha iscritto Rastorguyev nella lista degli addetti alla cultura di cui le azioni rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale ucraina, come accaduto con l’attore Mikhail Porechenkov.

Nel settembre 2016 lo ritroviamo candidato del Partito Russia Unita alle elezioni per la Duma.

Infine, durante le elezioni presidenziali del 2018, è entrato a far parte del “Putin Team” tenendo dei discorsi a favore di Putin.

 

Eduard Limonov: la coniugazione del pensiero e delle armi

Un discorso a parte merita la figura più controversa tra quelle prese in considerazione e, senza dubbio, la più nota in ambito occidentale, se non altro per l’avvincente biografia scritta da Emmanuel Carrère: lo scrittore Eduard Limonov.

Limonov Torino (002)

Mentre i rappresentanti dell’intellighenzia fin qui considerati sono tout-court sostenitori di Vladimir Putin, politicamente Limonov nasce come detrattore del Presidente, cui rinfaccia di essere solo un burattino nelle mani di una ristretta cerchia di oligarchi che lo manovrano per i propri interessi privati (4) e, dunque, potremmo dire per fini “sovranazionali”. Limonov ha fondato ed è stato leader del Partito Nazional Bolscevico e, successivamente, insieme ad un altro illustre avversario di Putin, l’ex campione di scacchi Garri Kasparov, la coalizione L’Altra Russia (divenuta poi partito politico, in seguito alla “rottura” con Kasparov).  Molto attivo in proteste di vario genere contro il Governo, ne condivide, tuttavia, la linea militare adottata in politica estera, soprattutto in seguito all’annessione della Crimea ed al sostegno fornito all’insurrezione filorussa nel Donbass.

Proprio sull’immagine del Limonov “militare” e “militante” vogliamo soffermare la nostra attenzione.

Il nazionalismo viscerale e la convinzione che questo ideale debba essere conseguito necessariamente anche con le armi, hanno determinato la condivisione dello “spirito guerriero” da parte dello scrittore con il moderno Zar, pur con tutte le riserve del caso. Secondo quanto dichiarato da Limonov nell’intervista rilasciata presso il Salone del Libro tenutosi a Torino nel 2018, infatti, in origine Putin non era favorevole alla riunificazione della Crimea e sarebbe stato spinto alla scelta dell’invasione dalle pressioni esercitate del Consiglio di Sicurezza Nazionale, a seguito del referendum popolare tenutosi per la riunificazione della penisola. Lui stesso ha rivendicato la propria entusiastica partecipazione alla riconquista della Crimea, peraltro propugnata già dalla fine del secolo scorso. (5)

Proprio in occasione della sua partecipazione al Salone del Libro, chi scrive ha avuto l’opportunità di udire in diretta e dal vivo una serie di affermazioni che hanno reso noto Limonov in passato e che non hanno fatto altro che confermare il ritratto dell “avventuriero delle armi” tracciato da Carrère: “Sono aumentati i paesi in cui non posso entrare. Ho combattuto in Serbia e non mi fanno entrare in Croazia e Kosovo, non posso andare in Moldavia perché ho combattuto a favore della Transnistria, i Paesi Baltici non mi danno il visto, sono nella black list dell’Azerbaigian, in Polonia mi odiano ferocemente, ma sfrutterò gli ultimi giorni della mia permanenza in Occidente per andarci: sarà interessante”.

Si è scelto di coniare la definizione di “avventuriero delle armi” perché Limonov non è un mercenario votato al combattimento per un compenso materiale; piuttosto è riconducibile alla figura del “soldato politico”, che nella vita si è trovato a combattere su diversi fronti sempre e comunque per la Grande Madre Russia, mai per denaro. Ecco ciò che lo accomuna al Presidente Putin, come da Limonov stesso ribadito durante l’intervista: “ …Quello in cui mi trovo d’accordo con Putin è l’imperialismo russo.

Il “soldato politico” rimanda immediatamente alla figura eversiva evocata da Franco Freda nel suo saggio del 1969 “La disintegrazione del sistema”, in cui affermava: “Di questo, infatti, occorre essere persuasi: che, in un soldato politico, la purezza giustifica ogni durezza, il disinteresse ogni astuzia, mentre il carattere impersonale impresso alla lotta dissolve ogni preoccupazione moralistica.

E non è forse Limonov questo? E’ questa tipologia di pensiero, questa forma espressiva estrema che ci fa accomunare lo scrittore russo all’ideologo di estrema destra italiano.

Io sono un militarista, imperialista, reazionario russo” afferma Limonov durante l’intervista. Pur non raggiungendo la profondità, ancorché spesso confusa, dell’analisi mirata alla destrutturazione della società borghese fatta da Freda – la borghesia ed il capitalismo sono i due grandi “nemici” da sconfiggere secondo i due pensatori; in Freda, in più, c’è il marxismo, che in Limonov per ragioni di provenienza culturale, non trova invece un avversario – Limonov è altrettanto diretto e violento nei toni.

Singolare è l’esternazione fatta a cuor leggero, senza dubbio provocatoria dato il personaggio, riferita al Paese che in quel momento lo stava ospitando: “Anch’io lavoravo in una fabbrica di carri armati … in particolare facevo i motori a Char’kov, che attualmente si trova in Ucraina, in una fabbrica (6) che tuttora funziona e dove gli Ucraini costruiscono carri armati. Quindi se dovessero venire qua (in Italia, n.d.r.) dei carri armati russi può darsi che in qualcuno di quelli ci sia un motore che ho costruito io!” Il tono usato palesava un certo compiacimento, come se un’invasione potesse essere auspicabile, un ritorno dell’Armata Rossa in grande stile, insomma!

Un altro ampio terreno di condivisione tra i due protagonisti della nostra disamina è l’ideologia che i mass-media attribuirono a Freda con la definizione di nazi-maoismo e che ritroviamo in Limonov nella sua dimensione “rosso-bruna” o meglio nazional-bolscevica, particolarmente vivida nel periodo parigino (1980-1982), quando collaborava al periodico L’Idiot international. (7)

Non è un caso che il logo del Partito Nazional Bolscevico, di cui abbiamo parlato in precedenza, rimandi fortemente all’iconografia nazista: la bandiera rossa con il cerchio bianco, al cui centro è collocato il simbolo della falce e martello nero, al posto della svastica.

Freda, pur muovendo da posizioni nazionalsocialiste: “ … Così come sono certo di avere manifestato la mia avversione verso questo tipo di uomini senza razza, senza forma, senza rango – in una parola : senza senso – che capitalismo e socialismo, assumendoli a oggetto di loro sistemi, esauriscono nel quadro di un genere zoologico degradato” (8), non nascondeva la propria ammirazione anche per Mao Tse-Tung: “Credo di non aver mai celato le mie simpatie (o, più esattamente, la mia ammirazione) per l’opera politica di Mao Tse-Tung e il doveroso riconoscimento per il significato autentico che la politica cinese assume, di contro ai sistemi nati dopo le nozze di Yalta.” (9)

Limonov, reduce dalle imprese paramilitari e pseudo-terroristiche sui fronti kazakho, tagiko, moldavo e, soprattutto, serbo-bosniaco (10), evocando con nostalgia la figura di Stalin, per contro afferma la propria condivisione del pensiero di maître à penser della destra radicale quali Julius Evola e Yukio Mishima, oltre ad avere stretto un’alleanza politica con l’ideologo della Nouvelle Droite, Alain de Benoist.

Tuttavia, laddove Freda poneva al centro del suo pensiero un’idea di Stato in valore assoluto, al di sopra degli individui e delle società, dell’umanità tutta in quanto tale, Limonov vede il proprio ideale realizzato nella dimensione identitaria dei popoli ed il popolo per eccellenza non può che essere quello russo. Ecco, dunque, la rivalutazione del Putin politico-guerriero, conquistatore della Crimea, difensore delle enclavi russe nel Donbass. Ecco l’assurda perentorietà dell’affermazione proferita durante l’intervista a Torino “Certamente non ci basta la Crimea!” che, se non fosse per alcuni grotteschi aspetti di chi l’ha enunciata, dovrebbe destare qualche preoccupazione.

 

Considerazioni

Abbiamo visto come l’esame effettuato non voglia essere una valutazione del sostegno dato a Putin, bensì qualcosa che va oltre Putin e di cui il Presidente–Zar è solo il portabandiera. L’intellighenzia russa, così come l’abbiamo considerata, è il coro di coloro che proclamano il ritorno della grandezza del Paese, di un Paese alla ricerca di una rinnovata dignità che lo ricollochi tra i grandi protagonisti dell’arena politica mondiale. A tale scopo, Putin ha progressivamente attribuito un ruolo preminente alla compagine militare nella riconquista di questa dimensione di “grande nazione”. E la “grande nazione” nel progetto putiniano originale non doveva implicare un’espansione del proprio territorio al di fuori dei confini; era, piuttosto, un concetto assimilabile all’idea di “grande America” che propaganda oggi Donald Trump per gli Stati Uniti. Questa puntualizzazione va fatta per non banalizzare la dimensione che ha assunto il neo-imperialismo russo con una mera volontà di potenza del suo Presidente.

E’ significativo che la maggioranza dei personaggi da noi presi in considerazione abbia dei trascorsi o delle simpatie per il mondo militare ed è proprio questa loro caratteristica a renderli protagonisti del pensiero e della filosofia politica della Russia contemporanea. Trascorsi di tipo militare, infatti, accomunano la gran parte dei personaggi presi in esame. Questo aspetto, abbastanza indicativo della “muscolarità” che caratterizza gli intellettuali filo-putiniani, non deve affatto stupire, anzi, risulta perfettamente in linea con il forte orientamento militare che Putin ha attribuito alla sua politica di recupero di una dimensione nazionale “patriottica” nel senso più stretto del termine.

C’è da chiedersi quanto realmente personaggi quali quelli di cui abbiamo scritto possano essere un biglietto da visita presentabile per il Presidente russo, nei confronti degli interlocutori esterni e quanto siano affidabili all’interno del sistema che egli propugna e, contestualmente, cerca di dissimulare proprio per apparire credibile in politica estera.

Nel caso di Limonov, ad esempio, il problema non è se Putin possa fidarsi o meno di un personaggio come lui, né se debba preoccuparsene per la risonanza che le sue opere hanno in qualche modo avuto verso il nemico di sempre, l’occidente. Il problema è un altro: bisogna chiedersi in che misura un rappresentante dell’intellighenzia russa portatrice dei valori putiniani ascrivibili alla dimensione militare, possa influenzare un popolo, soprattutto i giovani, che vive la dimensione identitaria in chiave anti-occidentale con una filosofia che vede la guerra condotta con ogni mezzo lecito od illecito per la sconfitta del nemico.

E’ necessario tenere in gran considerazione gli ideologi, i teoreti, i filosofi, soprattutto in contesti di democrazie sui generis, quale è quello della Russia contemporanea. Infatti, per quanto i mass-media ed i divulgatori delle statistiche che quotidianamente ci vengono propinate, insistano con l’indicare nella tecnologia e nella scienza i settori di sviluppo del pensiero e le piattaforme su cui reggono le prospettive di sviluppo dell’esistenza in toto, essi dimenticano – o sono in malafede – che si tratta di strumenti, ausili di cui si avvalgono i “grandi burattinai” del pianeta. La cyberwar, la infowar, gli attacchi all’economia, tutte le forme di conflitto combattute fuori dai campi di battaglia convenzionali, nonché gli stessi sistemi sviluppati per combattere le guerre tradizionali, altro non sono che mezzi per realizzare le volontà politiche sostenute dall’impalcatura teoretica dell’intellighenzia al servizio dei ogni governo. Ed in questo vi sono, da sempre, delle enormi responsabilità.

 

Note

(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Intelligencija.

(2) La NSV (НСВ Никитина-Соколова-Волкова), nota anche come Utyos, è una mitragliatrice pesante cal. 12,7 di origine sovietica, che ha preso il nome dai sui progettisti: G. I. Nikitin (Г. И. Никитин), Y. S. Sokolov (Ю. М.Соколов) and V. I. Volkov (В. И. Волков). Venne realizzata per sostituire la mitragliatrice DShK e fu introdotta in servizio a partire dal 1971. Attualmente non è più prodotta in Russia. Su licenza è stata prodotta anche in Bulgaria, India, Polonia e Yugoslavia. L’arma è tuttora in servizio e, nella versione NSVT, è montata su carri armati T-64, T-72 e T-80. In seguito alla sua obsolescenza, le armi dismesse vengono sostituite dalla più moderna mitragliatrice Kord.

(3) “Un altro esempio significativo è rappresentato dalla partecipazione al video degli Liubé proprio di due ex ufficiali del Gruppo Alfa, Tenente Colonnello Alexey Filatov e Maggiore Gennady Sokolov. I due militari in congedo hanno dato vita ad un duo, facendo del mondo dello spettacolo la loro nuova professione. La loro hit è Lettera Alfa, divenuto l’inno ufficiale del reparto.”

Cristadoro N. – Deon M., La propaganda a sostegno delle Forze Armate in Russia. L’etica militare nell’epoca di Putin, Analisi Difesa, 24/08/2018. https://www.analisidifesa.it/2018/08/la-propaganda-a-sostegno-delle-forze-armate-in-russia/.

(4) “… Ma voi europei siete ossessionati, pensate che Putin sia il motore di tutto. Il Paese è governato da 30 famiglie, l’1% che possiede il 74% delle ricchezze. Peggio che in India. Lui è solo il loro brillante portavoce, una delle torri del Cremlino. Non gestisce la baracca. …”. Battistini F., Limonov: Siete ossessionati da Putin Ma non e lui che comanda, Corriere della Sera, 15/03/2018. https://www.corriere.it/esteri/18_marzo_15/.

(5)  “Nel ’92, io già dicevo che bisognava combattere per la Crimea e per il Donbass. Putin m’ha rubato le idee, s’è impossessato dei risultati, ha fissato il voto nell’anniversario dell’annessione della Crimea e nemmeno mi dice grazie: dobbiamo rassegnarci, ci danno un menù scritto da loro, e lui cucina tutti i piatti”.    Battistini F., ibid..

(6) Si tratta della KhPZ (Fabbrica di motori N. 75) di Char’kov, nell’Ucraina sovietica, famosa per la progettazione dei T-54 e dei T-55.

(7) “Estrema destra ed estrema sinistra si ubriacavano fianco a fianco, e la convivenza fra le opinioni più contraddittorie veniva incoraggiata senza che si ponesse mai il problema di incoraggiare una cosa tanto volgare come un dibattito”.    Carrère E., Limonov, Adelphi, Milano, 2011.

(8) Freda F., La disintegrazione del sistema, edizioni di Ar, Padova, 2000.

(9) Freda F., ibid..

(10) “Ero anche grande amico di Karadzic, Milosevic, Mladic. Quei mascalzoni dei giudici dell’Aja li hanno condannati solo perché hanno combattuto una guerra civile.”    Battistini F., ibid.

 

*Il Ten. Col. Nicola Cristadoro è un Ufficiale dei Bersaglieri. Per molti anni ha lavorato nel settore dell’Intelligence e Sicurezza, approfondendo studi in materia di terrorismo e, in ambito più strettamente militare, focalizzando il proprio lavoro sulla dottrina e sull’organizzazione delle Forze Armate Russe. E’ esperto, inoltre, in materia di Information Operations e PsyOps. Ha pubblicato diversi articoli sulla “Rassegna dell’Esercito” (periodico allegato alla “Rivista Militare”), su Rivista Italiana Difesa (RID) e su Analisi Difesa ed è autore di diversi libri tra cui Spetsnaz e corpi paramilitari dei servizi di sicurezza russi. Il contro-terrorismo sui campi di battaglia”, Il Maglio Edizioni – 2018. (Prefazione a cura del Gen. C.A. (aus.) Marco Bertolini)

Il Cap. Marco Deon è un Ufficiale degli Alpini che dal 2008 presta servizio in Reparti dell’area operativa e dell’area formativa dell’Esercito. Per molti anni si è interessato alla Russia studiandone la lingua e la cultura, frequentando appositi corsi di formazione ed effettuando numerosi viaggi nell’area. Questo gli ha permesso di accostarsi in modo approfondito alla realtà storico culturale di questo Paese e di avere uno sguardo più consapevole sulla Russia di oggi.

 

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