L’espansione russa in Africa “denunciata” dai nemici di Putin

La Russa guarda all’Africa con un progetto di espansione della sua influenza focalizzato su 13 Paesi: Centrafrica, Madagascar, Sudan, Libia, Zimbabwe, Sudafrica, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Zambia, Uganda, Guinea Equatoriale e Mali.

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Lo ha scritto ieri il quotidiano britannico Guardian, riprendendo in esclusiva un’inchiesta realizzata dal Dossier Center: centro d’ informazione con sede a Londra legato alla lobby anti-Cremlino finanziata dall’ex oligarca Mikhail Khodorkovski, esule in occidente dopo essere stato oppositore di Vladimir Putin, incarcerato e condannato in patria per reati finanziari e infine graziato.

Stando al rapporto ricco di documenti riservati che sarebbero stati sottratti con attività di hackeraggio, un ruolo chiave nella penetrazione russa in Africa sarebbe affidato ancora una volta a Ievgheni Prigozhin, ricchissimo uomo d’ affari di San Pietroburgo considerato vicino al presidente russo e implicato dagli americani nel cosiddetto Russiagate.ù

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Noto come “lo chef di Putin”, Prigozhin è un imprenditore del settore catering molto vicino al leader del Cremlino; l’uomo è stato collegato da diverse inchieste giornalistiche sia alla “fabbrica di troll” russi di San Pietroburgo, sia al gruppo Wagner, società di contractor operativa in Siria, Libia e Ucraina Orientale.

Mosca starebbe in sostanza consolidando le relazioni con alcuni vecchi leader, lavorando per crearne di nuovi, ampliando i rapporti economici e militari, rafforzando una rete di agenti sotto copertura nel continente.

A ben guardare quello che fanno tutte le potenze che intendono determinare influenze e aree di interesse.

Fra gli obiettivi russi vi sarebbe (naturalmente) il contrasto o bilanciamento dell’influenza degli Usa e delle ex potenze coloniali europee, della Cina con inoltre l’intento di prevenire insurrezioni sostenute dall’Occidente.

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Un obiettivo quest’’ultimo più che giustificato dopo i disastri compiuti in Libia e in altri Stati dalle cosiddette “primavere arabe” sostenute e alimentate da Usa e potenze europee.

Quanto alla presenza militare russa, l’unica ufficialmente presente in Africa è quella dei peacekeeper schierati nella Repubblica Centrafricana, dove sarebbero presenti (come in Libia) anche contractors della società di sicurezza Wagner che rivestirebbe un ruolo chiave in molti programmi di cooperazione tra la Russia e i citati Stati africani.

Putin non ha mai mostrato troppo interesse per l’Africa, ma dopo la disastrose conseguenze della campagna militare della NATO in Libia nel 2011 è cresciuto l’interesse di Mosca per un continente che in passato l’Unione Sovietica aveva tenuto in grande considerazione sul piano strategico e della cooperazione militare.

L’export militare russo in Africa è in crescita costante e tra i 77 Stati che hanno inviato delegazioni all’ultima edizione della Conferenza internazionale della Sicurezza di Mosca, nell’aprile scorso, vi erano molte nazioni africane.

 

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