Libia: mercenari sudanesi al fianco di Haftar, siriani con al-Sarraj

(aggiornato alle ore 19,15)

In Libia, diverse centinaia di mercenari sudanesi stanno combattendo nei ranghi dell’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar contro il Governo di accordo nazionale (GNA) del premier Fayez al-Sarraj internazionalmente riconosciuto.

Si tratta di circa 3 mila combattenti secondo il quotidiano britannico The Guardian guidati dai leader di due gruppi armati sudanesi attivi in Libia. Le fonti citate dal giornale sostengono che ci sono state centinaia di nuove reclute negli ultimi mesi.

“Tanti giovani uomini che non sappiamo nemmeno come sistemare, proprio perchè numerosissimi” ha detto uno dei due comandanti nel sud della Libia aggiungendo che ci sono “almeno 3.000 uomini” che combattono a libro paga di Haftar.

Secondo un comandante sudanese citato dalla stessa fonte, il loro intervento sarebbe stato cruciale nella occupazione dei campi petroliferi strappati alle forze del GNA.

I miliziani sudanesi sarebbero stati per lo più reclutati nell’ instabile regione occidentale del Darfur, dove negli ultimi anni hanno preso parte a diverse insurrezioni armate contro il regime di Omar Hassan al Bashir, deposto lo scorso aprile. Altri combattenti hanno invece raggiunto la Libia con i propri mezzi con l’idea di arruolarsi. I comandanti sudanesi operativi in Libia hanno riferito che per loro si tratta di “una soluzione temporanea per procurarsi risorse economiche, armi e munizioni necessarie: una volta la missione terminata torneremo a combattere lo Stato sudanese”.

Dopo la destituzione di Bashir, il loro prossimo bersaglio in patria sarà il nuovo governo di transizione a Khartoum, “non diverso dal precedente regime dittatoriale”, hanno insistito i miliziani sudanesi. Secondo alcuni esperti militari Haftar avrebbe fatto arrivare in Libia anche un importante contingente dei temuti paramilitari sudanesi delle Forze di sostegno rapido (Rsf), circa un migliaio di uomini, arruolati con l’aiuto di un signore della guerra, Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti.

Roma, 6 giu. (askanews) - "Grande avanzata" delle forze che fanno capo al governo di unità nazionale libico che pur con "pesanti perdite umane" sono riuscite ad conquistare una caserma militare che dista appena 20 chilometri a sud-est di Sirte, roccaforte del Califfato sulla costa settentrionale del Paese Nordafricano: Lo riferiscono media locali. Secondo quando scrive sul suo sito on-line la tv Libya Channel il comando delle operazioni "al Bunian al Marsus" (dall'arabo "Struttura Solida" come viene denominata l'operazione per la liberazione di Sirte) del governo di unità nazionale "dopo violenti combattimenti con gli elementi del gruppo terroristico, le nostre forze hanno preso sotto il controllo la caserma militare nota (all'epoca di Gheddafi) come 'La Brigata al Saadi' nella zona di Abu Hadi" che si trova a 20 chilometri a sud-est di Sirte. Secondo fonti militari "la presa di questa sede apre lo spazio per il controllo della strada che collega l'entroterra con il centro di Sirte". Di "grande avanzata" verso Sirte ma anche di "dolorose perdite" parla l'inviato degli Stati Uniti in Libia, Jonathan Winer citato dal sito news locale al Wasat. In un tweet postato sul suo account stamane, l'inviato americano ha scritto che "le operazioni militari contro l'Isis in Libia sono riuscite a tagliare le vie dei rifornimenti a est come a ovest e sud della città di Sirte". Secondo al Wasat il pronto soccorso dell'ospedale di Misurata ha ricevuto ieri sera il corpo di tre militari uccisi nei combattimenti vicino a Sirte oltre ad una ventina di feriti.

In patria sono accusati di crimini mentre in Libia sono anche coinvolti in varie attività illegali, tra cui contrabbando e tratta dei migranti in viaggio verso l’Europa. La presenza di combattenti sudanesi era già stata denunciata nelle scorse settimane da un gruppo di esperti di Onu, in un rapporto di 376 pagine consegnato al Consiglio di sicurezza.

Sauditi ed emiratini già da tempo finanziano l’impiego di truppe e volontari sudanesi nel conflitto in atto dal 2015 nello Yemen contro i ribelli sciti Houithi.

La presenza di combattenti sudanesi al fianco dell’LNA non è certo l’unico caso di combattenti stranieri in Libia. I turchi affiancano il GNA mentre contractors statunitensi, russi e di mezzo mondo pagati dagli Emirati Arabi Uniti sostengono l’LNA insieme a miliziani ciadiani e di altre nazionalità.

in vista dell’annunciato sbarco a Tripoli di 5mila militari turchi, Ankara sembra apprestarsi ad inviare in Tripolitania gruppi di ribelli siriani filo-turchi da impiegare a sostegno del governo di Accordo nazionale (Gna) di Fayez al-Sarraj contro le forze delgenerale Khalifa Haftar. Lo ha detto ieri un alto funzionario del governo di Tripoli, citato da Bloomberg e ripreso da media turchi.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ong con sede a Londra vicina agli oppositori del governo di Damasco) , gruppi di ribelli siriani filo-turchi hanno attivato ad Afrin (cittadina siriana di confine da tempo occupata dai turchi) almeno 4 centri di reclutamento di combattenti da inviare in Libia offrendo una paga che oscillerebbe tra i 1.800 e i 2.000 dollari al mese oltre ad altri servizi non meglio specificati.

La notizia sarebbe trapelata da miliziani  schierati tra le città di frontiera di Afrin e Tal Abiad ai quali è stato proposto di combattere in Libia.

Foto Libya Observer

 

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