La lotta contro il Covid-19 in Siria (dopo 9 anni di guerra) e gli opportunismi politici

di Pierre Balanian – AsiaNews

Un terremoto di magnitudo 4,7 durato pochi secondi ieri sera alle 20.15, ha terrorizzato gli abitanti della costa fra Libano, nord Siria e Turchia. Il terremoto non ha causato danni; l’epicentro era nel mare, a 65 km dalla citta siriana di Latakia. Ma per pochi istanti esso ha deviato i pensieri del Paese, alle prese con le misure anti Covid-19 sempre più stringenti.

Nella lotta contro il virus, la Siria sembra finora il più efficiente fra i Paesi arabi, nonostante 9 anni di guerra, distruzioni delle infrastrutture, strutture ospedaliere, fabbriche di medicinali e sanitari, sanzioni ed embargo anche su materiali ed equipaggiamenti medici. Dal 31 gennaio scorso, un giorno dopo l’annuncio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che il Covid-19 rappresentava una “emergenza di preoccupazione mondiale”, AsiaNews – presente al confine terrestre siro-libanese – ha potuto rilevare come ogni viaggiatore dal Libano venisse schedato e controllato da un’équipe medica, ciò che non avveniva sul versante libanese. I pellegrinaggi parrocchiali delle chiese cattoliche di Tartous e Latakia verso i cristiani in Libano per I mesi di febbraio e marzo scorsi erano già stati cancellati.

Il primo caso positivo al Covid-19 in Siria è stato quello di “una ventenne proveniente dall’estero”, annunciato dal ministro della sanità, il cristiano Nizar Yasdji, il 16 marzo scorso, seguito subito da misure preventive. Chiusura dei confini terrestri; due giorni di tempo per rientrare in patria dal Libano; confinamento; coprifuoco notturno dalle 18.00 alle 06.00; chiusura dei negozi, eccetto alimentari e farmacie; fermata la stampa di quotidiani cartacei; chiusura di scuole ed università; divieto di raduni di massa compresi quelli relativi al culto; disinfestazione delle strade.

Per evitare il sovraffollamento delle carceri, trasformandoli in focolai di contaminazione, sempre il 16 marzo scorso, un decreto presidenziale annunciava un’amnistia generale per tutti I reati commessi fino a quella data, ad eccezione dei reati di speculazione di valuta straniera e crimini contro l’umanità; abbassate a 20 anni gli ergastoli.

Le opposizioni all’estero hanno subito sminuito tali misure, esprimendo incredulità e accusando il governo siriano di “censurare la vera entità ed i numeri reali” del contagio.

L’emittente televisiva siriana Orient, fortemente anti-Assad, che trasmette dagli Emirati Arabi Uniti, ha accusato Damasco di non aver interrotto i voli delle compagnie Iran Air e Mahan da e per l’Iran. La stessa emittente riferisce di molti casi positivi registrati e censurati dal governo a Damasco, Homs, Latakia e Tartous, mentre ”nei territori liberati dal regime non veniva registrato alcun caso”. L’impressione è che la minaccia sanitaria mondiale sia un gioco di concorrenza per scopi politici.

Sempre il 16 marzo, un’altra fonte anti-Assad, come l’Osservatorio siriano per i diritti umani da Londra, affermava l’esistenza di 128 casi positivi ed il decesso di un’infermiera colpita dal coronavirus curando i pazienti.

L’Osservatorio ha parlato di altri 15 casi censurati dalle Forze di sicurezza, a est di Deir El Zor.  Ma il rappresentante dell’Oms a Damasco, Neama Sayed Abd, ha smentito queste fonti e ha confermato i dati forniti dal governo di Damasco. Forse approfittando dell’alleggerimento delle pressioni Usa, impegnate anch’esse nella lotta contro il Covid-19, il 27 marzo scorso il principe Mohammad Ben Zayed Al Nahyan (Emirati arabi uniti) ha telefonato al presidente siriano Bashar Assad chiedendogli di dimenticare il passato e affermando che ”La Siria araba non affronterà da sola” questa pandemia.

Nel Paese segnato dalla lunga guerra, la diffusione del virus avrebbe conseguenze catastrofiche. Ieri le cifre ufficiali parlano di 16 casi positivi. Per questo le misure adottate si accrescono: fino al 16 aprile è vietato spostarsi da una provincia all’altra; vietata l’esportazione di agrumi, legumi secchi, e materiale disinfettante quale il cloro. Si cerca di mantenere bassi i prezzi al consumo mettendo in atto misure contro la speculazione.

Bashar Al Jaafari, ambasciatore siriano all’Onu, ha chiesto alla comunità internazionale di levare le sanzioni soprattutto su medicinali e strumentazioni mediche. Una fonte di AsiaNews ha riferito che tutti gli ospedali pubblici a Damasco sono destinati in modo esclusivo alla lotta al Covid-19 ed è diventato quasi impossibile farsi curare in ospedale per altre malattie.

La città di Sayidda Zeinab, nei pressi di Damasco, è isolata da due giorni, dopo la scoperta di un caso positivo. Nella città si trova il santuario e la tomba della figlia dell’Imam Hussein, meta di pellegrinaggio degli sciiti di tutto il mondo.

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Isolamento anche per gli abitanti di un edificio a Baldat Mnin, nell’ hinterland di Damasco, dove è emerso un caso positivo.  Le Forze dell’ordine hanno imposto il confinamento per 14 giorno, garantendo a tutti derrate alimentari e disinfettanti.

L’opposizione all’estero critica le misure “repressive del Regime”. Dal Libano, dove i casi sono in aumento, molti siriani e non cercano di giungere clandestinamente in Siria, considerata più sicura sulla pandemia. Ieri la stazione radiofonica Al Madina di Hama ha trasmesso la notizia riguardante 10 lavoratori africani clandestini, in fuga dal Libano verso la Siria, fermati nei pressi di Hama.

Portati verso un centro medico per il controllo sanitario ed il confinamento. Sempre per evitare la diffusione del Covid-19 un numero verde gratuito il 193 è stato istituito in tutta la Siria, per denunciare sotto anonimato chiunque fosse venuto in Siria clandestinamente dal Libano, dopo il divieto di ingresso e la chiusura dei confini. Intanto, la Camera di commercio di Aleppo ha annunciato ieri di essere riuscita a produrre apparecchi per la respirazione artificiale di produzione locale (nella foto qui soprea).

La Tv siriana ha trasmesso le immagini di studenti universitari di medicina che distribuiscono gratuitamente alla popolazione mascherine prodotte in Siria.

 

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