Si riaccende il dibattito sull’Operazione Strade Sicure

 

 

La riduzione degli organici militari coinvolti nell’Operazione Strade Sicure, che vede pattuglie di militari pattugliare aree urbane in tutta Italia, sta animando un vivace dibattito politico che coinvolge membri del governo e amministrazioni locali.

Strade sicure prese il via nell’agosto del 2008, sulla base della Legge 125 che prevedeva la possibilità di impiego dei militari “per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, in aree metropolitane o densamente popolate”. Il contingente è stato via via aumentato nel corso degli anni, fino a sfiorare quota 8mila fino al taglio attuale previsto dalla Legge di bilancio.

A “dar fuoco alle polveri” ha provveduto il 20 aprile il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che parlando a Napoli nel corso di un convegno organizzato dalla DIA in occasione del trentennale dalla sua fondazione ha definito l’Operazione Strade Sicure “un’esperienza che nasce da alcune situazioni specifiche. Non è e non può essere l’ordinarietà. In parte nasce dopo le vicende del 1992 e l’esigenza di dare testimonianza e concreta azione di controllo del territorio, e dall’altro poi – ha aggiunto il ministro – si sviluppa e nasce anche l’attività di prevenzione rispetto a fenomeni di terrorismo. 

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Dobbiamo essere molto prudenti nel maneggiare questo strumento, che ha caratteristiche di sviluppo in relazione a situazioni particolari che il Paese sta vivendo.

Il controllo del territorio e dell’ordine pubblico – ha aggiunto Guerini – è compito delle forze dell’ordine, su questo dobbiamo stare molto attenti.

Io sto ricalibrando insieme al prefetto Giannini il dispositivo di Strade Sicure, da 7.800 e passa a cui siamo arrivati arriveremo a 5mila. Non lo faccio perché voglio essere reticente a dare un aiuto, ma perché le cose vanno ricondotte nel loro alveo più ordinario e vero. Se c’è bisogno di ulteriore e maggiore capacità di controllo del territorio, questo dev’essere colto con la capacità di incrementare i numeri delle forze di polizia sul territorio. Le forze armate fanno un altro lavoro, possono cooperare, ma non dobbiamo trasformare ciò che nasce da logica emergenziale a qualcosa di ordinario” ha concluso Guerini. 

 

Le reazioni

Immediata la reazione del sottosegretario agli Interni Nicola Molteni (Lega) che definisce il taglio del contingente militare “un errore” sottolineando che “il potenziamento degli organici delle Forze di è per noi una priorità assoluta: abbiamo lavorato in questo senso anche nell’ultima legge di bilancio e insisteremo affinchè si prosegua in questa direzione. Ma finchè non arriveremo a colmare il gap che ancora oggi vede la Polizia in una situazione di grave sottodimensionamento, con le note carenze di agenti aggravate dai pensionamenti, l’apporto di tutte le componenti del comparto sicurezza sarà fondamentale per tutelare i territori e i cittadini“.

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Per Molteni “a fronte di una accresciuta domanda di sicurezza da parte degli italiani il governo è chiamato ad agire con concretezza. Strade Sicure consente un servizio di deterrenza importante, molto apprezzato dalle comunità e dagli amministratori locali, che consente alle Forze di Polizia di concentrare le proprie risorse nelle attività di prevenzione, controllo del territorio e contrasto alla criminalità”.

Dure critiche anche da altro esponente leghista, Gianni Tonelli che ricorda a Guerini “che il suo partito ha promosso la famigerata Legge Madia che nel luglio 2015 ha tagliato oltre quarantamila effettivi tra le forze dell’ordine decapitando di fatto il controllo del territorio. Ridurre la presenza dei militari di Strade Sicure vuol dire tagliare sul controllo del territorio perché dovranno essere sostituiti da poliziotti e carabinieri che oggi sono in carenza strutturale”.

Il capo della polizia, Lamberto Giannini, ha precisato che “i servizi verranno rimodulati e si farà assolutamente in modo, con l’impegno delle forze dell’ordine, che non ci sia deficit di sicurezza. Il ministro ha parlato di rimodulazione, quindi, è presto per dire chi va via e da dove perché” ha detto il prefetto sottolineando che “lo sforzo che stiamo facendo in questo momento di assunzioni, di immissioni sul territorio, è uno sforzo grande. Noi, quindi, sicuramente ci impegneremo e faremo la nostra parte, però, è uno sforzo che va fatto in comune con tanti fattori e tante componenti sociali”.

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L’annuncio di Guerini è stato accolto ieri positivamente da due sindacati di Polizia.

”Accogliamo con favore e condividiamo le chiare dichiarazioni del ministro Guerini circa la competenza delle forze di polizia in merito al controllo del territorio e dell’ordine pubblico in riferimento al ridimensionamento del dispositivo Strade Sicure” hanno dichiarato in una nota congiunta i segretari generali del Siulp, Felice Romano, e del Siap, Giuseppe Tiani.

“Abbiamo però sempre ribadito che la proroga dell’operazione strade sicure doveva essere temporanea in attesa dello sblocco del turn over delle forze di polizia ed ora, delle necessarie assunzioni straordinarie’.

‘E’ di tutta evidenza che puntare sul mantenimento di una esperienza ultra decennale, ha contribuito a ingenerare confusione non tanto sulle competenze ma sul fatto che uno strumento straordinario sia diventato ordinario e necessario alla luce delle gravi carenze organiche delle forze di Polizia.

I deficit nella capacità di controllo del territorio devono essere colmati, come da noi rivendicato da anni, con l’incremento delle forze di polizia sul territorio ed attraverso un congruo investimento in assunzioni straordinarie attingendo da tutte le graduatorie dei concorsi in atto”. 

 

Le perplessità delle amministrazioni locali

L’annuncio della riduzione di Strade Sicure ha causato non pochi malumori tra gli amministratori locali, soprattutto in Lombardia.

Non condivido la decisione del ministro Guerini di ridurre la presenza delle donne e degli uomini dell’Esercito impegnati nel progetto ‘Strade sicure. La sicurezza percepita va alimentata e non diminuita” ha dichiarato il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

Roma

Continuo a sostenere che la presenza dei militari sia sempre e comunque un deterrente verso chi vuole compiere un reato. Penso a Milano, ma più in generale a tutte le città della Lombardia, il numero dei rappresentanti delle Forze dell’ordine sul territorio va aumentato e non ridotto“.

Perplessità anche da Beppe Sala, sindaco di Milano, “Non ne sapevo nulla, non ne eravamo stati informati quindi vorrei capire prima il senso di questa operazione. Sono se mai sorpreso del fatto che non ci sia stato dato avviso prima perché è una cosa delicata. Finché non avrò capito se è una misura temporanea oppure no e come questi militari verranno sostituti, e se saranno sostituti, mi astengo dal commentare. Ho già chiesto al prefetto di capire il tutto, non sappiamo nulla dei numeri su Milano“, ha concluso il sindaco.

“Parlare oggi di ridimensionamento dell’operazione Strade Sicure è insensato perché non tiene minimamente conto della carenza di organico delle nostre forze dell’ordine” ha affermato in una nota l’assessore alla sicurezza di Regione Lombardia, Riccardo De Corato.

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“La posizione del Ministro della difesa è inspiegabile: fare finta di non sapere che le forze dell’ordine sono sotto organico non depone a suo favore.

Mi auguro che il Ministro Luciana Lamorgese chiami il suo collega per spiegargli come stanno le cose. La situazione è grottesca: ognuno al Governo gioca una partita solitaria sul problema sicurezza. Mi auguro che il Ministro dell’Interno, su una decisione così importante, batta un colpo”, ha concluso De Corato.

Per il sindaco di Ferrara, vicepresidente Anci Emilia-Romagna, Alan Fabbri “tagliare il numero dei militari impiegati nell’operazione Strade Sicure rappresenta un grave errore: in questo momento in cui le città progettano la ripartenza è fondamentale, più che mai, il presidio del territorio e garantire la tranquillità dei cittadini. Mi auguro che il ministro Lorenzo Guerini possa rivedere la sua scelta e coinvolgere adeguatamente gli enti locali prima di ogni decisione”.

Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, comprende la volontà di andare oltre l’emergenza del passato, ma allo stesso tempo fa una richiesta precisa al governo: “occorrono più mezzi e più agenti. Serve investire sul potenziamento delle forze dell’ordine per avere un numero sufficiente di personale in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza urbana presenti nelle grandi città come Napoli come dimostra anche l’emergenza baby gang”.

Infine sulla questione è tornato oggi il sottosegretario Molteni evidenziando che ”il disappunto del presidente della Lombardia Fontana e del sindaco di Milano Sala per il taglio dei militari impegnati nell’operazione Strade Sicure è lo stesso di tanti amministratori locali che vedono i propri territori e le comunità privati di un importante presidio di sicurezza.

Lo Stato non può e non deve arretrare nel controllo del territorio. Dobbiamo guardare al tema della sicurezza con pragmatismo: le Forze di Polizia sono sotto organico. E in attesa che gli investimenti che abbiamo avviato, anche nell’ultima legge di bilancio, riescano a colmare la mancanza di uomini, è indispensabile collaborare. In questo momento, abbiamo bisogno del supporto dei nostri militari”.

 

Minacce multiple

Il dibattito resta quindi aperto, peraltro in un contesto che da un lato vede le Forze Armate in allerta per i rischi connessi col conflitto in Ucraina e dall’altro vede le minacce potenziali alla sicurezza interna andare ben oltre quelle legate alla criminalità.

L’Italia è oggi esposta anche al conflitto in Ucraina, in cui indirettamente Roma ha assunto un ruolo ben schierato al fianco di Kiev, come molti altri partner Ue e NATO, al punto da fornire armi all’Ucraina (una seconda tranche di forniture sta per essere approvata).

Milano

L’Italia è nella lista stilata da Mosca delle “nazioni ostili” mentre torna alla ribalta la minaccia del terrorismo jihadista.

il portavoce dello Stato Islamico, Abu Omar al-Muhajir, in un messaggio audio diffuso su Telegram ha esortato ieri i fans del Califfato a riprendere gli attacchi in Europa e a trarre vantaggio dalla guerra in Ucraina, il portavoce dell’Isis si è rivolto ”a tutti i leoni del Califfato e ai combattenti dello Stato Islamico ovunque. Se colpite, colpite duramente in modo da causare dolore e terrorizzare”. Al-Mujhair ha auspicato che la guerra in Ucraina non termini fino a quando “non verranno bruciati ‘i crociati e distrutti i loro territori”.

Un contesto che dovrebbe indurre il governo a valutare il potenziamento, non la riduzione, delle forze militari assegnate a compiti di sicurezza interna anche nell’ottica di proteggere e presidiare infrastrutture critiche e obiettivi sensibili.  In attesa che gli organici di Polizia e Carabinieri tornino a livelli adeguati.

@GianandreaGaian

Foto: Esercito Italiano, Difesa.it e Ministero dell’Interno

 

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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