Il Sistema (In)visibile

 

 

Il conflitto russo-ucraino ha dimostrato ancora una volta quanto la guerra psicologica e mediatica abbia un peso rilevante nell’orientare le opinioni pubbliche mescolando sui mass media verità, mezze verità e omissioni, quando non vere e proprie bugie.

Aspetti che rendono quanto mai attuale il nuovo libro che Marcello Foa, presidente della RAI fra il 2018 e il 2021,  giornalista di lunga esperienza presso “Il Giornale” e docente di comunicazione all’Università della Svizzera Italiana, ha dedicato ai lati oscuri della “battaglia per i cuori e le menti” dei cittadini.

Ne “Il Sistema (In)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino, edito da Guerini e Associati (pagine 256, euro 19), l’autore spiega i retroscena della galassia mediatica e informatica che, attraverso l’informazione di massa, televisiva e on line, nonché i “trucchi” escogitati dai colossi del web per analizzare il comportamento degli utenti, tenta di controllare le masse. Fabbricando, in sostanza, un “consenso” apatico, non scaturito da dibattiti in cui alle diverse posizioni venga riconosciuta pari dignità.

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Il libro è una lucida analisi del “mainstream”, la “corrente principale” che appiattisce tutto e criminalizza altre opinioni. Foa non fa “complottismo”, né sciorina teorie astruse, ma affronta il tema dei burattinai del mondo affidandosi a fonti verificate e autorevoli con linguaggio agile e comprensibile ai più.

Completa un percorso che lo aveva visto, già nel 2006 e nel 2018 pubblicare in due volumi “Gli stregoni della notizia”, opera dedicata agli “spin doctors”, gli addetti stampa dei poteri forti, politici ed economici, che lavorano per orientare le opinioni scegliendo quali notizie rimarcare e quali nascondere.

L’autore conferma come le élites finanziarie che guidano la globalizzazione a trazione euro-atlantica, soprattutto USA, stiano ora utilizzando internet e i social network per controllare la popolazione, dopo che per 70 anni erano stati soprattutto i film di Hollywood a fare da veicolo di propaganda, anche subliminale, di nuovi stili di vita progettati a tavolino.

Si minano così, secondo Foa, la democrazia e la libertà che dovrebbero essere il fondamento dell’Occidente. Spiega: “Oggi si tratta di domandarci che senso dobbiamo dare alla parola democrazia. Con le moderne tecniche di controllo psicologico applicate a internet e ai mass media, il sistema creato dalle élites che controllano la globalizzazione tende a eliminare ogni varietà etnico-culturale che ha sempre rappresentato la ricchezza dell’umanità. Una società disarticolata facilita il controllo totale e si fa strada con la pre-propaganda, che strumentalizza anche i diritti di minoranze etniche o sessuali per attaccare i valori tradizionali e religiosi”.

Processo rafforzatosi dopo il 1991, con l’ubriacatura della vittoria occidentale nella Guerra Fredda e del crollo dell’URSS, quando l’ideologia mainstream, soprattutto dem-liberal, del buonismo e del politically correct s’è irradiata dagli Stati Uniti verso l’Europa, imponendo nuove grammatiche del potere. A fondamento teorico, anzitutto le tecniche di guerra psicologica sviluppate dalla CIA a partire dal 1950, che ponevano l’accento soprattutto sulla promozione dello stile di vita americano per abbinare la costruzione del consenso geopolitico verso Washington all’espansione dei mercati di esportazione americani per svariati prodotti made in USA, compresi film e musica.

Ma s’è fatto anche tesoro delle tecniche del nemico sconfitto, il KGB, con le sue campagne di penetrazione silente nel mondo della cultura e di lenta destabilizzazione di una società-bersaglio attuata per tappe successive di delegittimazione di valori culturali o religiosi preesistenti. Il processo s’è accelerato negli ultimi anni, come reazione all’ondata di “sovranismi” che, fra altri sintomi, aveva visto anche insediarsi nel 2017 Donald Trump alla Casa Bianca.

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Scrive Foa: “Dal 2017 in avanti la macchina del fango è stata portata alla massima velocità e con un’aggressività senza precedenti, con la sponda di una stampa mainstream sempre più feroce e dei fact-checkers autoproclamatisi pretoriani della Verità Ufficiale”.

I burattinai hanno però pagato un prezzo, per l’intensificazione della loro strategia. Complice la pandemia Covid, che dal 2020 ha accresciuto in milioni di cittadini occidentali i dubbi sulle versioni ufficiali e soprattutto sulla criminalizzazione delle opinioni, il “sistema” è diventato più visibile e dunque vulnerabile. Con la guerra in Ucraina, poi, spesso analisi imparziali della situazione hanno determinato accuse a sproposito di “filoputinismo”.

E i media occidentali, poiché serviva a spacciare la Russia di oggi per il Male Assoluto, hanno puntato tutte le telecamere sulle città ucraine bombardate, tacendo su guerre molto più sanguinose in atto da anni, come in Yemen o Etiopia, che non possono essere strumentalizzate contro Mosca.

Dice ancora Foa: “Con la guerra russo-ucraina, sintomo del contrasto USA-Russia, o anche con l’assertività di Cina e India, capiamo che qualcosa s’è inceppato. La globalizzazione in quanto commercio mondiale non è messa in discussione da russi o cinesi, ma essi ne rigettano le intromissioni culturali e valoriali”.

 

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Nato nel 1974 in Brianza, giornalista e saggista di storia aeronautica e militare, è laureato in Scienze Politiche all'Università Statale di Milano e collabora col quotidiano “Libero” e con varie riviste. Per le edizioni Odoya ha scritto nel 2012 “L'aviazione italiana 1940-1945”, primo di vari libri. Sempre per Odoya: “Un secolo di battaglie aeree”, “Storia dei grandi esploratori”, “Le ali di Icaro” e “Dossier Caporetto”. Per Greco e Greco: “Furia celtica”. Nel 2018, ecco per Newton Compton la sua enciclopedica “Storia dei servizi segreti”, su intelligence e spie dall’antichità fino a oggi.

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