Ascesa, declino e requiem del Gruppo Mozart

 

 

All’indomani dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale russa e dell’esaltazione mediatica del Gruppo Wagner, in Ucraina ha fatto la sua comparsa anche il Gruppo Mozart.

Dopo aver riscontrato carenze addestrative e nelle dotazioni degli ucraini, gli ex colonnelli dei Marines Andrew Milburn (nella foto sotto) e Andrew Bain hanno fondato una Private Security Company (PSC) o – a detta di Milburn – “un’organizzazione umanitaria” per rendere i propri servigi a Kiev.

Il Gruppo Mozart ha così fornito alle Forze Armate e di Difesa Territoriale ucraine addestramento ed equipaggiamenti per circa un anno, oltre a soccorrere ed evacuare civili dalle aree di combattimento. I risultati ottenuti sono stati talmente soddisfacenti da portare ad un considerevole incremento di incarichi e delle donazioni private che garantivano il sostentamento della PSC americana.

Mozart Millburn

Ben presto però tutta una serie di problemi operativi, legali e finanziari ne ha decretato la sua fine: defezioni, scontri interni, frodi e corruzione, appropriazioni indebite, molestie sessuali, rapina, minacce, violazioni dei regolamenti per il trasferimento di armi, disturbi post-traumatici da stress, alcolismo e, primo fra tutti, l’esaurimento dei fondi.

Un vecchio proverbio francese recita “c’est l’argent qui fait la guerre” (sono i soldi a fare la guerra) e, tra l’amarezza dei propri contractors e degli ucraini, il Gruppo Mozart ha dovuto chiudere i battenti, almeno per il momento

 

Fondazione, espansione e tracollo del Gruppo Mozart

 Andrew Milburn, nato ad Hong Kong e con passaporto britannico, ha servito per oltre 31 anni il Corpo dei Marines degli Stati Uniti. E’ stato vice comandante del Comando Operazioni Speciali del Centra Command degli Stati Uniti (SOCCENT), nonché il primo marine a guidare una task force per operazioni speciali nella lotta contro l’ISIS.

Nella sua lunga carriera è stato dispiegato in teatri operativi come Somalia, Iraq e Afghanistan; missioni in cui non credeva particolarmente e dove, a suo parere, ha rivestito l’odioso ruolo di occupante.

Fortemente disilluso, si è congedato nel 2019 col grado di colonnello e ha scritto la sua autobiografia: “When the Tempest Gathers” (Quando la tempesta si addensa). Ha pubblicato anche articoli su tematiche militari per The Atlantic, USA Today, The Hill, War on the Rocks e Modern War Institute.

A marzo 2022 si è recato in Ucraina come giornalista, scrivendo 5 articoli per il web-magazine Task & Purpose e, proprio a Kiev, ha trovato quella guerra “moralmente giusta” che aveva sempre cercato.

Dopo aver riscontrato carenze nell’addestramento e nelle dotazioni di soldati e volontari ucraini, Milburn ha deciso di non starsene semplicemente a raccontare ciò che stava accadendo. Grazie ad un amico ha conosciuto Andrew Bain, altro ex colonnello dei Marines – della Riserva – e uomo d’affari attivo da oltre trent’anni nel settore dei media e del marketing in Ucraina.

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Mentre Milburn poteva contare sull’esperienza ed importanti conoscenze – l’autore Bing West e l’ex Segretario alla Difesa James Mattis, Bain aveva capacità imprenditoriali ed un’organizzazione alle spalle.

Nel 2014 aveva fondato l’Ukrainian Freedom Fund, organizzazione senza scopo di lucro che ha raccolto oltre 3 milioni di dollari ed ha fornito alle Forze Armate ucraine diversi equipaggiamenti. Nonostante i caratteri diversi e le non poche tensioni emerse fin dall’inizio, i due hanno fondato a metà marzo 2022 The Mozart Group LLC: Milburn ne ha assunto la carica di presidente, mentre Bain quella di direttore finanziario.

La società ha quindi aperto un ufficio nel centro di Kiev e cominciato ad incoraggiare donazioni. Dall’iniziale addestramento della Forza di Difesa Civile di Kiev, le richieste per il Gruppo Mozart sono cresciute esponenzialmente con l’arrivo dell’estate del 2022. Numerosi reparti ucraini vi si sono rivolti, pur non avendo le risorse economiche necessarie per pagare i corsi di formazione.

Il Gruppo Mozart ha sempre dovuto appoggiarsi ad uno stringato gruppo di donatori, tra cui finanzieri della East Coast di origini ebraico-ucraine ed un tycoon texano. Anche il personale è aumentato. Da 20-30 volontari si è arrivati ad oltre 50, provenienti da una dozzina di Paesi. In totale sono state costituite tre squadre: due dedicate all’addestramento militare e una all’evacuazione e soccorso di civili.

A settembre il Gruppo Mozart ha perso un’importante cliente. Allied Extract, organizzazione benefica che commissionava operazioni di evacuazione che ha deciso di avvalersi di più economici soccorritori locali. Il 2022 si è quindi concluso con una forte mancanza di fondi, situazione che già a novembre aveva portato la leadership del Gruppo Mozart a rinunciare ai propri compensi poiché tra cibo, carburante, equipaggiamenti e stipendi, i costi del Gruppo Mozart ammontavano a 175.000 dollari al mese.

Infine, il 31 gennaio 2023 Milburn ha twittato: “Oggi era l’ultimo giorno del Gruppo Mozart. […]. Il nome e l’entità sono diventati oggetto di controversia e distrazione della nostra missione principale: addestrare i soldati ucraini e soccorrere i civili. Ma, la missione e le persone continuano.”

Milburn ha, infatti, cercato immediatamente di riprendere le attività affittando l’ennesimo ufficio a Kiev e avviando una nuova raccolta fondi. Pur col desiderio di tornare in Donbass quanto prima, per il momento sta cercando nuove attività altrove.

 

 Qualche dettaglio

Registrato nel Wyoming come società a responsabilità limitata (LLC), il Gruppo Mozart ha operato in Ucraina dal 22 marzo 2022 al 31 gennaio 2023. La scelta del nome è ricaduta sul compositore austriaco come riferimento, ironico ma di ferma contrapposizione al più noto Gruppo Wagner russo.

Il Gruppo Mozart era composto da veterani delle forze armate di almeno una dozzina di Paesi tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda, Nuova Zelanda, Francia ed Estonia. Principalmente ex operatori delle forze speciali, anglofoni, tra i 30 e i 45 anni a cui si aggiungevano un paio di interpreti ed alcuni volontari ucraini.

Secondo il proprio sito web, la missione del Gruppo Mozart era quella di “costruire capacità sostenibili nelle Forze Armate e Unità di Difesa Territoriale ucraine affinché l’Ucraina possa difendersi dall’invasione russa.” Pertanto, le attività principali fornite erano di tre tipologie: addestramento militare, evacuazione di civili e distribuzione di aiuti umanitari.

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Dovendosi interfacciare con reclute tra i 20 e gli oltre 50 anni, senza esperienza, nelle condizioni fisiche più disparate e con un’infinità di armi ed equipaggiamenti diversi, Milburn ha dovuto comprimere in 5-10 giorni quanto solitamente richiede almeno 6 mesi di addestramento: maneggio armi, tiro, movimento, comunicazioni e primo soccorso.

Un addestramento per gruppi di 100-120 uomini alla volta, condotto a ridosso del fronte per evitare che le truppe si trovassero troppo distanti in caso di improvvisi sfondamenti russi. Tra marzo ed agosto 2022 il Gruppo Mozart avrebbe addestrato circa 3.000 soldati ucraini.

Tra i corsi più specifici anche medicina da combattimento, pilotaggio di droni, individuazione di IED e sminamento, impiego di missili antiaerei e anticarro, guerra non convenzionale, tiro di precisione, tattiche di combattimento e di pattugliamento in piccole unità ed altro ancora.

Il Gruppo Mozart si è occupato anche dell’evacuazione di civili dalle aree di combattimento. Un’impresa ardua e pericolosa visto che, spesso, non volevano lasciare le proprie case se non quando era ormai troppo tardi per farlo in sicurezza. Si sono quindi rese necessarie trattative per convincere piccoli gruppi a farsi evacuare, solitamente coppie di anziani e singoli individui. Tra maggio e luglio 2022 sarebbero comunque state 600-700 le persone evacuate.

Infine, gli uomini di Milburn hanno distribuito aiuti umanitari – acqua, cibo e medicinali – ai civili che non hanno potuto/voluto lasciare le città lungo la linea del fronte; non distribuzioni su larga scala, ma interventi mirati. Altri servizi forniti dal Gruppo Mozart sono stati la bonifica dei campi di battaglia, rimuovendo tonnellate di ordigni inesplosi, mine e trappole esplosive, il tentativo di implementare una campagna d’influenza per minare il morale delle truppe russe ed il trasferimento e distribuzione di equipaggiamenti militari come giubbotti antiproiettile, radio, kit medici, droni ecc.

Per quanto riguarda i finanziamenti, il Gruppo Mozart accettava donazioni attraverso due canali distinti per meglio assecondare le intenzioni dei donatori. Quelle gestite dallo Ukrainian Freedom Fund o dalla Task Force Sunflower, a scopo umanitario e quindi esentasse (sezione 501(c)(3) dell’Internal Revenue Code degli Stati Uniti) e quelle per l’operatività generale del Gruppo Mozart, non deducibili.

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Oltre al denaro, era possibile donare bitcoin, equipaggiamenti, armi e veicoli, nonché acquistare gadget ed oggettistica con il logo della PSC americana. Il primo tentativo di raccolta fondi, avvenuto tramite PayPal, ha raggiunto il massimo consentito di 20.000 dollari “entro poche ore”; metà del totale è stato donato da Obsidian Solutions Group, compagnia di sicurezza privata della Virginia.

Complessivamente, il Gruppo Mozart ha raccolto donazioni per più di un milione di dollari. Tra i principali contribuenti un gruppo di manager di fondi speculativi di New York con origini ebraico-ucraine, un tycoon texano ed anche Allied Extract, l’organizzazione umanitaria focalizzata sull’evacuazioni di civili.

Milburn ha più volte precisato, a malincuore, che i donatori sono sempre stati dei privati. In un’intervista a Newsweek si è retoricamente chiesto “cosa diavolo blocca Stati Uniti, Regno Unito o governi europei dal tendere la mano e dire ‘Lasciate che vi aiutiamo?'” – vista la tipologia di servizi forniti e beneficiari.

 

Wagner contro Mozart

Evacuando civili nei pressi di Bakhmut, il Gruppo Mozart si è trovato ad operare a breve distanza dal Gruppo Wagner. A novembre Evgeny Prigozhin ha accusato gli uomini di Milburn di aver assunto il comando di una brigata ucraina, chiamandoli “mercenari americani” e minacciandoli.

Dalle parole lo Chef di Putin è passato rapidamente ai fatti: il sito del Gruppo Mozart ha subito un attacco DDoS (di negazione del servizio) e gli uomini di Prigozhin avrebbero indirizzato il fuoco dell’artiglieria russa su almeno 3 diversi hotel in cui ritenevano fossero alloggiati i contractor occidentali.

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La particolare “attenzione” riservata da Prigozhin al Gruppo Mozart sarebbe dovuta ad una serie di concause. Prima fra tutte l’altisonante e provocatorio nome: Gruppo Mozart. Citato spesso come l’anti-Wagner, Milburn non ha mai gradito l’accostamento del suo gruppo alla PMC ibrida russa. Ha precisato che non era in guerra con il Gruppo Wagner e, anzi, si occupava di tutt’altro.

Gli uomini del Gruppo Mozart, poi, “parlano e vedono troppo”. A differenza dei giornalisti a cui i militari ucraini decidono cosa mostrare, gli uomini di Milburn sono “gli unici che postano regolarmente fotografie, filmati e rapporti su ciò che sta accadendo […];” comprese le brutali esecuzioni perpetrate dalla Wagner.

Infine, l’addestramento impartito alle truppe ucraine che ne ha migliorato considerevolmente le prestazioni, dando filo da torcere a truppe e contractor russi. I membri del Gruppo Mozart sono, quindi, finiti nella kill list del Gruppo Wagner, con Milburn come obiettivo di alto valore.

 

I “panni sporchi” di Mozart

 La storia del Gruppo Mozart raccontata da Andrew Bain è diversa da quella del collega. Sarebbe stato lui stesso, infatti, a registrare, denominare ed organizzarne il denaro per la sua fondazione; non Milburn.

Trattare con lui, prosegue Bain, “è diventato ben presto sempre più problematico e alla fine, la sua disorganizzazione e inaffidabilità hanno avuto un impatto sull’efficienza operativa del Gruppo Mozart. Per varie motivazioni l’obiettivo iniziale della missione si è perso tra un abuso di sostanze, faide meschine ed egoiste ed esaltazione personale.”

Bain – che possedeva il 51% del Gruppo Mozart – ha cercato più volte di vendere a Milburn – che ne deteneva il 49% – la sua quota per un controvalore di 5 milioni di dollari. Milburn ha però risposto che non sarebbe stato in grado di pagare tale somma e i rapporti tra i due si sono interrotti.

Mozart

Il 10 gennaio 2023 l’avvocato di Bain ha depositato presso il Tribunale Distrettuale di Terzo Grado della Contea di Lincoln, Wyoming una denuncia di 15 pagine nei confronti di Milburn ed altri dieci ignoti, chiedendone la rimozione da presidente e membro del Gruppo Mozart e più di 50.000 dollari di risarcimento per i danni subiti.

I 24 capi d’accusa mossi a suo carico vanno dal serio al grottesco: frodi finanziarie, appropriazioni indebite, violazioni dei regolamenti per il trasferimento di armi, rapina, minacce, mole stie sessuali, tentata corruzione, ubriachezza molesta ed altro ancora. Innanzitutto, avrebbe intrapreso diverse attività in nome del Gruppo Mozart che richiedevano approvazione e permessi del Dipartimento di Stato, in ottemperanza all’ITAR (regolamento che disciplina il commercio internazionale di armi).

Non avendo nemmeno risposto alla richiesta di chiarimenti del Governo americano, la questione era ancora pendente e col rischio di significative ripercussioni per la società. Allo stesso modo, Milburn avrebbe cercato di procacciarsi contratti per la fornitura di addestramento militare in Armenia, senza le sopraccitate autorizzazioni e dirottando risorse dalla missione ucraina.

Avrebbe, poi, spacciato il Gruppo Mozart – società a responsabilità limitata (LLC) – per un’organizzazione senza scopo di lucro, sollecitando donazioni esentasse. E ancora, avrebbe unilateralmente approvato rimborsi personali per oltre 35.000 dollari al mese – circa il 20% dei costi mensili del Gruppo Mozart – ed omesso di rendicontare altri fondi ricevuti su conti personali o da lui controllati.

Dopo essere diventato direttore dell’organizzazione benefica Task Force Sunflower, Milburn vi avrebbe reindirizzato la pagina delle donazioni del sito del Gruppo Mozart per precisi interessi economici. Il tutto senza informare i donatori su dove sarebbero finiti realmente i loro soldi.

Attraverso Venmo e Paypal, Milburn avrebbe mischiato fondi personali e societari in diverse occasioni, parlando di malfunzionamenti della piattaforma per le donazioni del Gruppo Mozart a causa di interferenze russe. Si sarebbe appropriato, inoltre, del denaro derivante dalle royalties di gadget ed oggettistica venduti col logo del Gruppo Mozart.

Per non parlare dei soldi chiesti per corrompere alti ufficiali delle Forze Armate ucraine e portarli ad adottare decisioni favorevoli a specifiche società private. Assieme ad un paio di suoi uomini, Milburn avrebbe rapinato un magazzino dello Ukraine Freedom Fund e per prelevare equipaggiamento e bagagli personali per operazioni nel Donbas, i tre avrebbero immobilizzato la guardia all’ingresso e sfondato la porta.

Milburn avrebbe minacciato anche l’ex Comandante delle Operazioni Speciali in Europa (SOCEUR) per essersi rifiutato di unirsi al Gruppo Mozart ed un locatore che lo aveva sfrattato per feste organizzate ad ogni ora della notte e per il cane – Richie, la mascotte del gruppo – che faceva i propri bisogni nell’appartamento.

La sequela di accuse nei confronti di Milburn prosegue con l’assunzione di una donna ucraina conosciuta con un’applicazione di incontri e con cui avrebbe avuto una relazione. Come assistente personale le avrebbe corrisposto una retribuzione annua di 90.000 dollari, un compenso quattro volte superiore a quello di una figura di pari livello.

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Andy Milburn si è pure reso protagonista di una serie di spiacevoli episodi, provocati per lo più da abuso di alcol, che hanno portato gli ucraini a soprannominarlo “l’americano pazzo” e a porsi domande retoriche del tipo “non può tornarsene a casa e smettere di salvare il nostro Paese?”

Durante un’intervista di Max Blumenthal di The Grayzone ha pesantemente criticato il Governo e Forze armate ucraine. A Kiev è stato addirittura arrestato per violazione del coprifuoco e rilasciato dietro cauzione e non sarebbero mancate nemmeno molestie sessuali ai danni di un capoufficio donna.

Pur avendo ammesso alcuni degli episodi contestatigli, Milburn ha negato le accuse più gravi, definendole “completamente ridicole”.

Attraverso i social ha dichiarato di aver licenziato Bain e di averlo a sua volta accusato di irregolarità finanziarie, nonché di  ssere indagato per aggressione sessuale e violazione di sanzioni alla Russia e all’Afghanistan. Ciò basandosi sull’articolo di un blogger che denunciava importanti collusioni di Bain con il Governo russo e di un tentativo di vendita del Gruppo Mozart, addirittura, ai talebani.

Per non parlare delle testimonianze di alcuni dipendenti sulle opache modalità di raccolta fondi dell’organizzazione sotto la sua supervisione.“Mi scuso per aver permesso a questo individuo di far parte del Gruppo Mozart,” ha scritto Milburn su Twitter e “stiamo rivalutando i nostri processi di selezione e non permetteremo che questo accada di nuovo.”

Da parte sua, Bain ha dichiarato di non voler commentare i “fatti relativi ad una causa in corso”, ma di aggiungere anche la diffamazione alla denuncia sporta nei confronti di Milburn. Per il momento, gli uomini del Gruppo Mozart intervistati dal The New York Times hanno tutti espresso simpatia per Milburn.

Perfino dopo lo scioglimento del gruppo hanno dichiarato di considerarlo un leader motivante e di non vedere l’ora di tornare a lavorare per lui. Per non parlare del fatto che, fino alla causa intentata da Bain, Milburn non è mai stato accusato di alcuna appropriazione o utilizzo indebito di fondi.

A livello più generale, nonostante l’accurata selezione del personale, nei ranghi del Gruppo Mozart sono finiti anche veterani con disturbi post-traumatici da stress (PTSD) e di alcolismo che, fuori servizio, gravitavano negli strip club di Kiev o si rivolgevano a siti di appuntamenti online. Una gestione, la loro, rivelatasi spesso problematica per i superiori.

 

Alcune considerazioni

 Nonostante Andrew Milburn abbia chiuso il Gruppo Mozart il 31 gennaio 2023, il sito della società è ancora attivo. Ciò potrebbe far pensare, come indicato da Andrew Bain nella sua denuncia, alla creazione di una nuova entità commerciale, con lo stesso nome, per confondere i donatori e continuare a dirottarne il denaro a piacimento. Oppure, ad una prossima ripresa delle attività se non, addirittura, un ambizioso progetto di espansione a livello globale da tempo in cantiere.

Secondo Intelligence Online, infatti, il Gruppo Mozart avrebbe valutato la possibilità di convertirsi in una vera e propria PMSC, abbandonando il crowdfunding e partecipando a gare d’appalto per contratti governativi. A gennaio avrebbe dovuto aggiudicarsi il primo contratto ufficiale di addestramento delle Forze Armate ucraine, per poi espandersi anche in altri Paesi, tra cui l’Armenia.

Definita da molti una compagnia militare privata (PMC), in realtà il Gruppo Mozart era una compagnia di sicurezza privata (PSC). I suoi uomini, infatti, non hanno mai preso direttamente parte alle ostilità; pena l’espulsione immediata.

“La gente ci chiama PMC perché è tutto ciò che ha come riferimento,” ha dichiarato Milburn, ma “noi non portiamo armi, le nostre attività sono umanitarie — e intendo, seriamente, legalmente umanitarie.” E ha aggiunto “qualunque mercenario si metterebbe a ridere se sapesse quanto paghiamo i nostri ragazzi… i soldati ucraini che addestriamo vengono pagati meglio di loro”.

Secondo la classificazione della “punta di lancia” ideata dall’americano Peter Singer è possibile posizionare il Gruppo Mozart lungo “l’asta”; in una posizione più arretrata rispetto alla linea del fronte – anche se non di molto in questo caso, fornendo esclusivamente attività addestrative e di consulenza.

Invece di combattere direttamente contro i russi come molti volontari della Legione Straniera ucraina, gli uomini del Gruppo Mozart hanno preferito dare un contributo più significativo, come “moltiplicatori di combattimento”, trasferendo competenze fondamentali a centinaia o migliaia di ucraini. Permettendo, così, anche una distribuzione più capillare di tutte le armi ed equipaggiamenti occidentali ancora rallentata dalla mancanza di competenze specifiche.

Finora, Milburn e i suoi uomini si sono sempre conformati allo US Neutrality Acts che proibisce ai cittadini americani di arruolarsi in eserciti esteri o muovere guerra contro Paesi non in guerra contro gli Stati Uniti.

Tuttavia, un articolo del Daily Telegraph ha riportato l’interesse di Milburn, in futuro, a far partecipare i suoi uomini in maniera più diretta al conflitto; sia a livello di comando e controllo, che assistendo nella direzione del tiro d’artiglieria o di attacchi coi droni. Ciò li porterebbe a valicare il confine che separa civili e combattenti e combattenti illegali e non, con tutte le ripercussioni etiche e legali che ciò comporta.

Per quanto riguarda l’efficacia del Gruppo Mozart, sebbene il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov abbia recentemente indicato di “[…] non esagerare l’importanza di tale PMC. Non siamo a conoscenza di alcun ruolo significativo giocato da una PMC con tale nome”, questa sarebbe dimostrata non solo dal crescente numero di reparti ucraini che vi si sono affidati, ma anche dalle campagne di disinformazione dei russi e dalle minacce del Gruppo Wagner.

Rispetto alle altre PMSC decisamente discrete ed invise ai giornalisti, Milburn e il Gruppo Mozart hanno sempre attirato una grande e positiva attenzione mediatica. L’insolita politica comunicativa è stata caratterizzata da una vivace ed abbondante presenza, tanto sulle tradizionali testate giornalistiche e televisive, quanto sui social media.

Il tutto accompagnato da fotografie e filmati condivisi immediatamente in rete e rispondenti a precisi dettami: di breve durata, riprendendo personaggi fragili ed animali in condizioni di bisogno o pericolo, utilizzo di formule e termini shock come genocidio e paragonando le azioni dei russi a quelle dei nazisti o dello stato islamico.

Un sapiente utilizzo di codici e regole della guerra d’informazione moderna per coinvolgere emotivamente il pubblico ed ottenere donazioni. Il Gruppo Mozart, infatti, si vantava di un finanziamento totalmente indipendente, basato su donazioni private, crowdfunding o dalla vendita di gadget (nella foto sotto).

Mozartt gadget

In realtà, non si sarebbe trattato di un’organizzazione così autonoma. Secondo un articolo di Valère Llobet e Nicolas Auret pubblicato su Cf2R, il Gruppo Mozart sarebbe stato legato a diversi influenti esponenti delle relazioni ucraino-americane.

In particolare allo US-Ukraine Business Council (USUBC), gruppo di pressione fondato nel 1995 per “promuovere gli interessi delle società americane in materia di commercio e di investimenti sull’importante mercato emergente ucraino.”  All’interno di USUBC si trovano un gran numero di società e di associazioni del settore della difesa come Lockheed Martin, Northrop Grumman Corporation o BAE Systems.

Sul sito di USUBC troviamo anche l’intervento della giornalista Diane Francis, membro del think-tank Atlantic Council che accusa la Russia di aver fatto “di Marioupol l’Auschwitz del XX° secolo” e che auspica, oltre all’invio massiccio di materiale all’Ucraina da parte dei paesi NATO, il dispiegamento “di forze speciali o mercenari per sabotare o danneggiare l’esercito di Putin”.

Il Gruppo Mozart pareva quindi perfettamente integrato nell’ecosistema della difesa e degli interessi americani in Ucraina e, attraverso l’ormai ben nota opzione di negazione plausibile connaturata all’impiego di PMSC, avrebbe permesso agli Stati Uniti di sostenere Kiev evitando un coinvolgimento diretto.

Nonostante i regolamenti e controlli ideati e adottati nelle ultime tre decadi per un’adeguata supervisione ed attribuzione di responsabilità, per le società private che operano in zone di guerra è ancora troppo facile abbandonarsi alla corruzione e al crimine.

C’è ancora tanto da fare, soprattutto per quanto riguarda la trasparenza. “Senza sapere da dove arriva il denaro non è possibile comprendere pienamente le motivazioni di un gruppo” ha detto Sorcha MacLeod, membro del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sull’uso di mercenari. La proliferazione di volontari e PMSC come i Gruppi Wagner o Mozart, conclude, sono fonte di forti preoccupazioni.

Foto Gruppo Mozart

 

 

Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.

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