Dubbi e perplessità circa segreti svelati e controffensive annunciate

 

 

(aggiornato alle ore 14,55)

La più volte preannunciata controffensiva ucraina che dovrebbe tagliare in due lo schieramento russo separando il Donbass dalla Crimea raggiungendo Mariupol e le coste del Mare d’Azov continua a dominare il dibattito sul conflitto in Ucraina riducendo l’attenzione a quanto accade sul campo di battaglia dove i russi continuano ad avanzare lentamente ma in modo continuativo in diversi settori: Kupyansk, Lyman, Marynka, Bakhmut e Avdiivka (nella mappa qui sotto), dove le truppe ucraine avrebbero iniziato ad arrendersi in massa secondo quanto riportato ieri da Igor Kimakovsky, consigliere del capo ad interim dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk.

Nella roccaforte ucraina di Bakhmut i contractors del Gruppo Wagner e le truppe aviotrasportate russe hanno conseguito importanti successi stringendo ulteriormente la morsa sulle forze ucraine, occupando il centro amministrativo della città e la sponda occidentale del fiume Bakhmutka, conquistando anche lo stadio Metallurg e la stazione ferroviaria, ormai completamente sotto il controllo delle unità Wagner PMC.

Dai report forniti dal Gruppo Wagner i combattimenti continuano intorno alle aree di Vodokanal e del monumento aeronautico, nei sobborghi di Khromovo e Ivanovskoye mentre l’80 per cento del centro abitato sarebbe sotto il controllo russo (notizia subito smentita da Kiev).

L’unica via di rifornimento ancora utilizzabile dalle truppe ucraine a ovest della città è sotto il tiro ravvicinato dei russi e potrebbe venire presto occupata chiudendo di fatto l’accerchiamento delle brigate ucraine. Per questa ragione il comando ucraino potrebbe ordinare la ritirata dai quartieri occidentali di Bakhmut verso l’ultima linea di difesa del Donbass, tra Slovyansk e Kramatorsk.

Nei giorni scorsi  il leader del Gruppo Wagner, Evgeny Prigozhin, ha valutato con prudenza che la caduta della roccaforte ucraina nella regione di Donetsk richiederà ancora alcune settimane. ‘Le forze ucraine stanno continuando a resistere ai tentativi di Mosca di conquistare la città orientale di Bakhmut, che ora potrebbe essere conquistata in tre o quattro settimane’ ha scritto su detto su Telegram il 6 aprile.

Altre fonti ritengono invece che Mosca intenda proclamare la conquista di Artemovsk (nome russo della città) in occasione della Pasqua Ortodossa, il 16 aprile. La caduta della roccaforte costituirebbe un successo considerevole per Mosca che vedrebbe vicino l’obiettivo di liberare le due regioni del Donbass (Donetsk e Lugansk) annunciato da Vladimir Putin fin dal 24 febbraio dello scorso anno e allontanerebbe con ogni probabilità la prospettiva di una consistente controffensiva ucraina. Dall’inizio di quest’anno i russi hanno ripreso l’iniziativa militare a cui gli ucraini hanno replicato solo con alcuni contrattacchi locali nell’area di Bakhmut e Zaporizhia risoltisi senza alcun successo.

 

La controffensiva annunciata 

Proprio in quest’ultima regione i russi sembrano attendersi un contrattacco su vasta scala con 30/50 mila uomini equipaggiati con le ultime forniture occidentali che includono carri armati Leopard 2A4/A6 e T-72, cingolati BMP 1 e veicoli ruotati Stryker e MRAP.

Sulla televisione ucraina il capo delle forze armate ucraine generale Valerj Zaluzny ha riferito di 200 mila uomini e 2.000 veicoli corazzati, blindati e artiglierie pronti a scatenare il contrattacco per riconquistare i territori perduti con il supporto anglo-americano in termini di consulenza e intelligence: 20 brigate nelle regioni di Zaporizhia e Dnipro, 5 brigate a Nikolaev Kherson, diverse brigate a Nikopol/Marganets più riserve nell’Ucraina Occidentale.

Più realisticamente secondo i report della NATO apparsi nei giorni scorsi (vedi sotto) gli ucraini avrebbero mobilitato a Zaporizhia 12 brigate per questa offensiva equipaggiate con le ultime forniture giunte dagli alleati della NATO, di cui 9 (5 meccanizzate, 2 di fanteria, e 3 aeromobili) operative entro fine aprile:  in totale circa 54mila uomini se ogni brigata fosse realmente a pieni effettivi (circa 4.500 uomini) aspetto su cui molti osservatori mostrano uno scetticismo che si allarga anche al livello di addestramento delle truppe ucraine.

I reparti sono composti per lo più da reclute con poche settimane di addestramento, gli stessi equipaggi dei carri armati e dei veicoli da combattimento di tipo occidentale hanno avuto solo sei settimane per addestrarsi a impiegare i nuovi mezzi e non ci sono ufficiali ucraini esperti nel condurli in battaglia.

“Grazie alle armi occidentali e alle unità d’assalto di nuova creazione, l’Ucraina è pronta per una decisiva controffensiva primaverile, ma la dura prova sarà recuperare le perdite e mantenere la motivazione delle truppe stanche della guerra” ha scritto nei giorni scorsi il New York Times che ieri ha rivelato che i sistemi di difesa aerea ucraini stanno esaurendo le munizioni e senza l’arrivo di ingenti forniture missilistiche occidentali entro maggio non saranno in grado di contrastare gli attacchi aerei e missilistici russi.

Manutenzione a un Sukhoi Su-25 ucraino

La valutazione è stata espressa da fonti militari statunitensi su alcuni dei documenti classificati del Pentagono finiti sui social media nei giorni scorsi. Le scorte di missili per i sistemi di difesa aerea S-300 e Buk M1 di costruzione russo/sovietica, che costituiscono l’89% della difesa aerea dell’Ucraina, saranno completamente esaurite tra metà aprile e il 3 maggio, secondo uno dei documenti trapelati.

Il testo, che risale al 28 febbraio, basava la valutazione sui ritmi di consumo dei missili in quel momento. Lo stesso documento valutava che le riserve di munizioni per le difese aeree ucraine destinate a proteggere le truppe in prima linea, dove è concentrata gran parte della potenza aerea russa, saranno “completamente esaurite” entro il 23 maggio, con conseguenti difficoltà anche sulla rete di difesa aerea più in profondità nel territorio ucraino.

Per il supporto aereo alla controffensiva l’aeronautica Ucraina impiegherà anche i Mig 29 recentemente forniti da Polonia e Slovacchia e sono stati resi pubblici su alcuni canali Telegram immagini di decolli di Sukhoi Su-27 e MiG-29 da tratti autostradali, presumibilmente nella regione di Dnipropetrovsk,  con l’obiettivo di disperdere i velivoli e renderli meno vulnerabili agli attacchi missilistici contro gli aeroporti.

Fonti militari russe hanno rivelato l’8 aprile che l’artiglieria della 58a Armata ha colpito con razzi a lungo raggio BM 30 Smerch da 300 mm e obici da 152 i depositi nemici vicino alla stazione ferroviaria di Orekhovo distruggendo nei magazzini situati più vicino al campo di calcio due veicoli lanciarazzi multipli statunitensi HIMARS (nella foto sotto), un obice trainato M777 da 155 mm, diversi veicoli corazzati non identificati e munizioni di artiglieria.

I russi valutano che si trattasse di armi e attrezzature militari trasferite a Orekhov in preparazione dell’offensiva per fornire supporto alle forze di terra durante l’assalto alle posizioni russe.

 

Prospettive limitate

Dmitrij Suslov, consigliere del Cremlino che dirige il Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia di Mosca, ha valutato le prospettive militari del conflitto in un’intervista al Corriere della Sera.

“La questione più importante è: cosa succederà se gli ucraini falliscono, nonostante tutti questi aiuti? L’Occidente non avrà molto per rimpiazzare questo arsenale. L’Ucraina si troverà quasi scoperta. Mentre la Russia, come hanno correttamente valutato alcuni media occidentali, mobiliterà 400 mila nuovi volontari entro la fine dell’anno e sarà pronta a lanciare una vera offensiva. Siamo sicuramente alla vigilia di una grossa offensiva da parte dell’Ucraina, il cui principale obiettivo sarà probabilmente il Mare di Azov nel tentativo di tagliare il collegamento con la Crimea.

La narrazione occidentale che Mosca abbia tentato e fallito l’offensiva in Donbass è falsa. Non è stato un tentativo su vasta scala nel senso convenzionale del termine ma una maggiore pressione senza uso massiccio di truppe sul terreno. Sono state impiegate piccole unità, non ci sono state vere manovre . La Russia sta usando detenuti (con riferimento ai carcerati arruolati dal Gruppo Wagner NdR), l’Ucraina truppe regolari” – ha aggiunto Suslov.

Circa l’ipotesi di negoziati Suslov valuta che “la probabilità è zero. L’Occidente non permetterà all’Ucraina di partecipare ad alcun negoziato prima dell’offensiva di primavera. La nostra lettura della posizione occidentale è che se l’attacco ucraino avrà successo e la Crimea sarà minacciata, allora la situazione sarà propizia a un negoziato. Ma se questo non succede, sarà la Russia a non consentire alcuna trattativa prima della sua controffensiva in autunno.  Non mi aspetto nulla sul fronte negoziale entro il 2023″.  

Forse non a caso, come ha scritto il Financial Times, Stati Uniti, Germania e Ungheria si sono opposti alla proposta di alcuni alleati di offrire all’Ucraina una road-map per l’adesione all’Alleanza Atlantica in occasione del prossimo vertice di Vilnius.

Quattro fonti diplomatiche citate dal quotidiano hanno riferito di un acceso dibattito tra i ministri degli esteri della Nato a Bruxelles riunitisi nei giorni scorsi su ciò che dovrebbe essere offerto all’Ucraina. Anche se tutti i membri dell’Alleanza concordano sul fatto che l’adesione alla Nato non può essere seriamente discussa mentre la guerra è ancora in corso, Polonia e Paesi Baltici premono per offrire all’Ucraina una “tabella di marcia” per l’adesione, che “rafforzerebbe” le relazioni tra l’Alleanza e Kiev.

Non è difficile intuire le perplessità nutrite in tal senso da Washington, Berlino e Budapest. Se la guerra tra russi e ucraini non terminasse con una pace stabile ma solo (come è altamente probabile) con un cessate il fuoco, il riesplodere del conflitto dopo l’ingresso di Kiev nella NATO imporrebbe agli alleati di entrare in guerra contro la Russia in base all’articolo 5 del trattato che ha istituito la NATO.

Anche tra gli analisti occidentali non mancano perplessità circa le capacità ucraine di lanciare un contrattacco su vasta scala a causa del numero insufficiente di armi, mezzi, e munizioni fornite dalle nazioni della NATO e del resto lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky nei giorni scorsi aveva evidenziato come tali carenze avrebbero reso non attuabile al momento una controffensiva.

Ieri il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, ha fatto sapere che una controffensiva su larga scala da parte delle forze armate ucraine per respingere le forze militari russe potrebbe iniziare quest’estate poiché “tutti i nostri amici e partner comprendono chiaramente che per passare alla controffensiva, bisogna essere preparati al 100% e ancora di più”.

Nella saga della “controffensiva di primavera” che forse diventerà la “controffensiva estiva”, il 7 aprile il portavoce della Aeronautica Ucraina, Yuriy Ignat, ha dichiarato che per attuare la controffensiva Kiev dovrebbe prima ottenere la superiorità aerea.

Per Ignat, “affinché l’offensiva abbia successo, l’aeronautica deve acquisire la superiorità su quella russa, perché senza il controllo dei cieli è difficile compiere azioni offensive. Ci ritroveremmo sotto il fuoco degli aerei nemici. Oggi il nemico continua i suoi attacchi a terra dall’aria, soprattutto tramite droni esplosivi e missili in larga parte lanciati dalle unità navali. Conduciamo una battaglia antiaerea, colpiamo i mezzi di distruzione, a volte aerei nemici, quando sono vicini ai nostri confini. È però quasi impossibile affermare che una controffensiva possa avere luogo senza rafforzare il nostro dominio nell’aria”.

Ignat ha inoltre ricordato che la fornitura occidentale di sistemi Patriot e SAMP/T (nella foto sotto), assieme all’addestramento del personale militare per utilizzare questi sistemi d’arma, rafforzerà il dispositivo antiaereo in alcune regioni ma ha ribadito la necessità di ottenere il più rapidamente possibile la fornitura di moderni velivoli polivalenti di quarta generazione, ovvero gli F-16.

Il portavoce ha specificato che l’addestramento dei piloti ucraini negli Stati Uniti è già avvenuto. Secondo le prime valutazioni dei test, si può concludere che ci vorrà meno tempo per renderli operativi rispetto a quanto annunciato in precedenza.

Valutazioni che cozzano per il momento con la rinuncia di USA e alleati a fornire aerei da combattimento occidentali durante il conflitto, anche per l’impossibilità di mettere in campo in Ucraina l’ampio supporto logistico necessario a riconfigurare le forze aeree di Kiev su velivoli “standard NATO”.

Difficile comprendere se per scatenare la controffensiva gli ucraini attendono davvero gli F-16 o se la carenza di aerei, armi e munizioni costituirà una valida ragione per posticipare o rinunciare a un contrattacco che potrebbe risultare fatale per le forze ucraine che potrebbero venire meglio impiegate per opporre una valida ed efficace difesa contro gli attacchi russi contenendo ulteriori perdite territoriali.

La rinuncia alla controffensiva aumenterebbe le capacità degli ucraini di fronteggiare l’avanzata russa ma potrebbe politicamente metterebbe all’angolo il regime di Kiev evidenziandone l’incapacità di rovesciare le sorti della guerra. Proponendo un parallelo storico quindi, la controffensiva ucraina scatenata senza disporre di forze adeguate e sufficienti nonché di ampie riserve per alimentare lo slancio offensivo, rischierebbe di ricordare quella scatenata dai tedeschi nelle Ardenne nel dicembre del 1944, che anticipò di pochi mesi la resa della Germania.

Per frenare un contrattacco ucraino i russi hanno realizzato ampie fortificazioni difensive soprattutto nella regione di Zaporizhia e in ogni caso Kiev potrebbe giocarsi nell’eventuale contrattacco tutte le carte ancora rimastegli. In caso di successo gli ucraini potrebbero riconquistare alcune porzioni di territorio occupato dai russi col rischio però di non disporre più di risorse militari sufficienti a rispondere a un ulteriore attacco russo su diversi fronti.

Ovviamente non si può escludere che tutte o una parte delle analisi e dichiarazioni circa la controffensiva ucraina (forse la più “telefonata” della storia militare) che abbiamo riportato perseguano l’obiettivo di ingannare i russi circa i tempi, gli obiettivi, le capacità e la portata del contrattacco. Così come è lecito esprimere riserve circa la veridicità dei documenti e delle mappe statunitensi “top secret” apparsi negli ultimi giorni su alcuni social che descrivono in dettaglio la preparazione dell’esercito ucraino per la controffensiva.

 

Segreti violati?

La vice addetta stampa del Pentagono, Sabrina Singh, ha dichiarato il 9 aprile che sono in corso indagini su chi possa aver provocato la fuga dei documenti che illustrano lo stato delle forze ucraine tra il 23 febbraio e il 1° marzo scorso.

Cinque fogli su carta gialla con mappe, schede e grafici che rivelerebbero dettagli di operazioni, dispiegamenti, ruoli, dotazioni e perdite dell’alleanza che supporta l’Ucraina: dati “sensibili” che hanno iniziato a comparire sui siti e piattaforme social il 7 aprile venerdì mentre un secondo blocco di file riservati riguardanti invece i rapporti tra Stati Uniti, Medioriente e Cina, è apparso sul website anonimo 4Chan e poi su altri social.

I documenti rivelano che allestire 9 brigate per la controffensiva ha richiesto 253 carri armati, 380 veicoli da combattimento cingolati, 480 ruotati, 147 pezzi d’artiglieria e 571 veicoli 4×4 Humvee.

Nel dettaglio questo è l’equipaggiamento di ogni brigata:

  • 46a Brigata con 13 tank T-64BV (Ukr),17 tank di tipo non precisato, 90 cingolati BMP-1 (Pol/Rep, Ceca) 12 obici semoventi AS90 (UK) e 10 2S (Ukr)
  • 21a Brigata con 30 tank T-64, 20 cingolati CVRT (UK), 20 cingolati Bulldog (UK), 10 cingolati M-113 (US), 21 ruotati Husky (UK), 30 ruotati Senator (Canada)  e 10 obici FH-70 (Italia)
  • 32a Brigata con 10 tank T-72, 20 tank non precisati, 9o veicoli ruotati MAaxxPro (US) e 12 obici D-30 (Estonia)
  • 47a Brigata  con 22 tank T55S (Slo), 99 cingolati M2 Bradley (US), 12 obici semoventi M-109 (US) e 12 obici D-30 (Ukr)
  • 33a Brigata con 32 tank Leopard 2A4/A6 (Pol/Can/Germ), 90 ruotati MaxcPro (USA) e 12 ruotatati M-119 (USA)
  • 37a Brigata con 16 tank di tipo non precisato, 14 blindati AMX-10 (FRA), 60 ruotati Mastiff (UK) e 12 obici D-30 (Ukr)
  • 82a Brigata con 14 tank Challenger 2, 40 cingolati Marder (Ger), 90 ruotati Stryker (USA) e 24 ruotati M-119  (USA)
  • 117a Brigata con 31 tank PT-91 (T-72 polacchi), 30 cingolati M113, 28 cingolati Viking (NL), 12 obici D-30 (Ukr)
  • 118a Brigata con 28 tank T-72 (Pol), 90 cingolati M-113 (USA) , 6 obici semoventi M-109 (USA) e 8 obici FH-70 (Estoni)

I documenti NATO rivelano però che su 9 brigate ben 5 avevano un livello di addestramento pari a zero (82a brigata aviotrasportata, 32a, 117a e 118 brigate di difesa territoriale e 21a brigata meccanizzata) e solo quattro sarebbero in grado di combattere con una prontezza al combattimento del 40 per cento per la 47a meccanizzata e del 60 per cento  per la 46a brigata d’assalto aereo.

Secondo il New York Times, che cita funzionari del Pentagono, i documenti “top secret” pubblicati sarebbero stati modificati rispetto alla versione originale aumentando le stime americane dei morti di guerra ucraini e rivedendo al ribasso quelle sulle vittime della Russia. Il che farebbe pensare che la fuga di notizie sia un tentativo di disinformazione da parte di Mosca.

Resta però un mistero chi li abbia diffusi e con quale scopo e se si tratti di documenti che evidenziano le difficoltà degli ucraini e la penuria degli aiuti occidentali o se invece si tratti di un inganno per far credere ai russi che le forze di Kiev sono deboli.

I documenti rivelano diverse informazioni sensibili, inclusa la presenza in Ucraina di 97 consiglieri militari della NATO in Ucraina: 50 britannici, 17 lettoni, 14 americani, 15 francesi (ma Parigi ha prontamente smentito la presenza di suoi militari in Ucraina) e un olandese che si occupano di “targeting”, intelligence e impiego dei droni ma anche la consistenza del dispositivo alleato mobilitato intorno all’Ucraina con 92 mila militari, 17 navi, 5 sottomarini nucleari, 7 reparti di aerei da combattimento (2 con F-35) e 4 bombardieri B-52.

In evidenza nei documenti segreti trafugati anche che delle 952mila munizioni d’artiglieria fornite dall’Occidente a Kiev al 1° marzo ne restavano solo 10mila e l’usura delle brigate ucraine con 13 gruppi di artiglieria, 34 brigate di manovra e 26 di riserva territoriale giudicate inadatte alla guerra di movimento e quindi ad azioni offensive.

Le stime della NATO quantificano le forze russe in 527 gruppi da combattimento (battaglioni) di cui 110 non operativi per usura, mancanza di addestramento o carenza di effettivi. Molti osservatori hanno trovato sconcertanti i dati emersi dai documenti circa le perdite accertate: 17.500 caduti russi contro 71 mila ucraini.

Numeri ritenuti da molti non credibili, al punto da sospettare una manipolazione russa, adducendo come motivazione che il generale Mark Milley, capo di stato maggiore interforze statunitense, lo scorso novembre aveva dichiarato pubblicamente che la Russia aveva perso “ben oltre” 100mila soldati e anche l’Ucraina ne ha perse altrettanti. Che dire allora delle fonti ucraine che oggi hanno reso noto un bilancio di perdite russe pari a 180 mila caduti.

In realtà i dati forniti da Kiev o annunciati sei mesi or sono da Milley è che si tratta di numeri resi pubblici, quindi utilizzati per scopi propagandistici o per diffondere la percezione che i russi stanno subendo perdite spaventose, tema molto caro alle Info Ops di Ucraina, USA e NATO. I dati riportati sui documenti NATO invece dovevano restare segreti e potrebbero quindi rivelarsi credibili pur non potendo escludere manipolazioni.

Il 3 marzo scorso la BBC, riprendendo i dati del siti di opposizione russa Mediazona, riportò che i caduti russi accertati erano circa 16.071, un terzo dei quali contractors e volontari, mentre nel conto non erano incluse la perdite sofferte dalle milizie ucraine filo-russe del Donbass. Al 7 aprile Mediazona riportava un numero complessivo di perdite russe accertate pari a 19.688 dei quali 1.665 caduti nelle ultime due settimane e 1.783 morti registrati tra i 300 mila riservisti mobilitati nel settembre scorso.

Del resto circa le perdite subite da russi e ucraini le stime si sprecano e nessuna è verificabile: nei giorni scorsi l’ex marine e ufficiale dell’intelligence militare statunitense Scott Ritter ha stimato che gli ucraini abbiano già perso più di 300.000 uomini tra morti e dispersi. Ritter ritiene che il capo di stato maggiore delle forze armate ucraine, generale Valerj Zaluzhnyi, durante una conversazione con il presidente con l’omologo statunitense Mark Milley, abbia affermato che 250.000 militari ucraini sono stati uccisi. Inoltre i dispersi sono circa 83.000 e di questi circa 60.000 sono probabilmente morti potando così il bilancio delle perdite approssimativo a 315.000.

Molti analisti citati dai media americani sembrano ritenere la fuga di notizie dal Pentagono molto grave poiché riguarda anche informazioni classificate sul teatro militare Indo-Pacifico, sul confronto con la Cina a Taiwan e sul Medio Oriente. Un alto dirigente dell’intelligence Usa ha definito la fuga di notizie “un incubo per i Five Eyes” (l’alleanza per la condivisione dell’intelligence tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda e Canada).

In alcuni documenti di intelligence statunitensi recentemente comparsi su alcune piattaforme social, ottenuti dall’emittente NBC News, ripresa in Italia dall’agenzia Nova, si fa riferimento ad una serie di operazioni effettuate da Kiev in Russia e Bielorussia nonostante alcuni alleati occidentali avessero scoraggiato simili iniziative. In un documento “top secret” si fa riferimento ad una valutazione del Servizio di sicurezza ucraino, i cui funzionari affermerebbero che alcuni agenti in Bielorussia avrebbero “disobbedito agli ordini”, attaccando un aereo-radar russo A-50U presso un aeroporto militare in Bielorussia, lo scorso 26 febbraio.

Un’operazione simile avrebbe avuto luogo due giorni dopo, in Russia, quando alcuni droni ucraini hanno attaccato un impianto per la compressione del gas alla periferia di Mosca. In un altro documento classificato si fa riferimento al suggerimento espresso dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di colpire alcuni obiettivi situati nella regione russa di Rostov.

La fuga dei documenti segreti pone “un grave rischio per la sicurezza” secondo fonti del Pentagono ma a Kiev nessuno sembra volerle attribuire troppo rilievo. Il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell’Ucraina, Olexiy Danilov, ha infatti espresso dubbi sul fatto che l’Ucraina possa aver modificato alcuni dei suoi piani militari a causa dei documenti top secret del Pentagono finiti sui social, come riportato dalla CNN.

“Non so con chi abbia parlato la CNN. In ogni caso, posso dire che il numero di persone che conoscono i nostri piani sul territorio nazionale è estremamente limitato. E non credo che l’informatore che era in contatto con la CNN abbia qualcosa a che fare con questi”, ha detto Danilov alla tv tedesca ARD.

“Le fughe di notizie sono molto interessanti, tutti le stanno studiando, analizzando e discutendo ampiamente” ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che aveva già dichiarato che tali documenti mostreranno fino a che punto gli Stati Uniti e i Paesi della Nato siano coinvolti nella guerra in Ucraina. Analisti militari russi sui canali Telegram evidenziano che fughe di documenti di questo tipo non si sono mai verificate dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale russa in Ucraina ma che alcuni elementi sembrano indicare non si tratti di documenti “top secret”.

Tra questi dettagli, la posizione dei reparti russi sulla mappa è presumibilmente ripresa da fonti aperte come canali Telegram ucraini che contengono informazioni quasi identiche.

Inoltre, il fatto che i documenti rivelino che 5 delle 9 brigate ucraine predisposte per la controffensiva vengano indicate a un livello addestrativo “zero” è considerato non credibile e suscita perplessità tra i russi, che temono un inganno e sospettano che i documenti siano stati in realtà redatti dall’intelligence con l’obiettivo preciso di diffonderli simulando una fuga di notizie per convincere Mosca che i reparti ucraini mobilitati per la controffensiva versano in pessime condizioni.

Gli esperti militari del canale Telegram russo Rybar valutano che le formazioni ucraine organizzate per la controffensiva dagli alleati della NATO siano strutturate su due corpi d’armata che includono le brigate citate nei documenti. Più di 20 brigate sono state addestrate in Ucraina e nei paesi occidentali ma solo 12 sarebbero al momento impiegabili in combattimento mentre altre 13 sono in via di costituzione. Infine, l’analisi di Rybar non dà per scontato che l’offensiva venga scatenata nei territori ucraini in mano ai russi e non esclude che gli obiettivi possano includere anche le regioni russe di Belgorod e Bryansk.

@GianandreaGaian

 

Foto: Ministero Difesa Russo, RIA FAN, Ministero Difesa Ucraina, Gruppo Wagner, Telegram ed Esercito Italiano

 

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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