Il MIT turco ferma il Mossad che voleva rapire un hacker palestinese

 

Il servizio d’intelligence turco (National Intelligence Organization – MIT) avrebbe ostacolato e impedito un’operazione del Mossad per catturare un hacker palestinese, noto come “Omar A”, responsabile di aver hackerato il sistema di difesa “Iron Dome”. Lo ha riferito il 22 novembre il quotidiano turco Daily Sabah precisando che Omar A, nato nel 1991 e laureato in Informatica dell’Università Islamica di Gaza, avrebbe disattivato con successo più volte il sistema di difesa contro i razzi e i missili a corto raggio “Iron Dome” nel 2015 e nel 2016, come rivelato da fonti di sicurezza e di intelligence sentite dal giornale.

Le fonti del MIT (nella foto il quartier generale di Ankara) evidenziano gli sforzi persistenti del Mossad per arrestare Omar, comprese finte offerte di lavoro e tentativi di attirarlo fuori dalla Turchia dove l’hacker palestinese vive dal 2020 dove sembra viva offrendo lezioni di programmazione informatica online. L’anno precedente Omar A ha rifiutato le offerte di lavoro di un’azienda norvegese, sospettando si trattasse di un’esca del Mossad.

Secondo quanto rivelato il Mossad avrebbe inviato un agente di nome Riad Ghazal per contattarlo nell’aprile 2021 spacciatosi per un funzionario della società francese “ThinkHire”. Successivi incontri si sono svolti a Istanbul tra Ghazal e Omar, discutendo di progetti di lavoro prima che l’incarico passasse a un altro agente, Omar Shalabi. L’obiettivo finale era garantire il trasferimento di Omar in Europa per il successivo rapimento e trasferimento in Israele.

L’intelligence turca sarebbe quindi intervenuta nel 2022, impedendo a Omar A di lasciare il Paese. In settembre Omar pianificò un viaggio turistico in Malesia, dove il Mossad riuscì a sequestrarlo il 28 settembre detenendolo in una casa colonica non lontano da Kuala Lumpur. Qui, secondo il resoconto del Daily Sabah, subì 36 ore di torture e interrogatori da parte dei funzionari dell’intelligence di Tel Aviv collegati in videoconferenza. L’intelligence turca, a conoscenza della posizione di Omar, avrebbe informato le autorità malesi che lo liberarono arrestando 11 persone coinvolte nel suo rapimento. Omar sarebbe stato riportato in Turchia, dove il MIT gli ha fornito un rifugio per continuare il suo lavoro.

Foto Anadolu

 

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