Le nuove navi polivalenti della Marina Militare

Una nuova classe di unità modulari e polivalenti costituirà l’ossatura della nuova flotta che la Marina Militare sta pianificando grazie ai 6 miliardi di euro garantiti dalla Legge Stabilità sotto forma di contributi ventennali. Nuove navi con le quali sostituire almeno una parte delle 50 unità sulle 60 in servizio destinate al disarmo nei prossimi dieci anni. A finire smantellate o cedute a Paesi africani, asiatici e dell’America Latina saranno tutte le navi costruite negli anni ’70 e ’80 grazie alla Legge Navale che nel 1975 stanziò mille miliardi di lire in dieci anni per rinnovare una flotta composta ancora in buona parte da navi risalenti alla Seconda guerra mondiale o all’immediato dopoguerra.

In futuro l’ossatura portante della Marina sarà strutturata sulla portaerei Cavour, 2 cacciatorpediniere tipo Orizzonte, 10 fregate lanciamissili Fremm realizzate con i fondi del Ministero dello sviluppo economico (8 già finanziate) e 14/20 unità nuove unità di vario tipo realizzate con gli ultimi stanziamenti ad hoc e con i fondi che si renderanno disponibili nel bilancio ordinario. Gli stanziamenti aggiuntivi nella Legge di Stabilità garantiranno infatti per molti anni lavoro agli stabilimenti Fincantieri impegnati nelle costruzioni militari con ampie ricadute su tutta l’industria nazionale della Difesa che fornisce motori, allestimenti, dotazioni, equipaggiamenti, sensori e armamenti navali.

Pattugliatori d’altura o fregate?
Circa le caratteristiche delle nuove unità Analisi Difesa ha raccolto informazioni presso fonti ben informate vicine agli ambienti tecnici della Marina Militare. La nuova classe di “pattugliatori d’altura” da realizzare col concetto modulare (con imbarco e sbarco in tempi rapidi di shelter contenenti armamenti ed equipaggiamenti) sarà composta inizialmente da 10 unità, 6 in versione leggera (light)  e 4  in versione completa (full).

Unità con caratteristiche di base simili ma con stazza, equipaggiamenti, armi, dotazioni (e costi)  molto diversi per far fronte a varie tipologie di missione. Una scelta resa necessaria dall’esigenza della Marina di rimpiazzare ben 6 classi di unità diverse di stazza compresa tra le 1.285 e le 5.700 tonnellate: i 2 cacciatorpediniere classe Durand De La Penne, le 8 corvette Minerva divise in due serie di 4 unità, i 6 pattugliatori classe Cassiopea e Sirio e le 4 ex-fregate Lupo (originariamente destinate all’Iraq) declassate a pattugliatori di squadra classe Soldati.
Per questo le nuove navi saranno lunghe 120 metri e larghe 16 per una stazza di circa 4.500 tonnellate (dimensioni intermedie tra le fregate Maestrale e le Fremm), avranno una velocità massima di 35 nodi, appena 90 uomini d’equipaggio e potranno imbarcare uno o due elicotteri, velivoli teleguidati e droni subacquei.
I pattugliatori d’altura (che in versione “full” saranno simili a vere e proprie fregate) avranno moltissimi elementi standardizzati abbattendo i costi di gestione del 30 per cento rispetto alle navi oggi in servizio. I moduli contenenti armi e dotazioni saranno imbarcabili e sbarcabili rapidamente consentendo veloci cambiamenti di configurazione.

La  propulsione prevista è mista elica/idrogetto con il diesel che alimenta l’elica fino a velocità di crociera di 24 nodi mentre la turbina alimenta l’idrogetto per spunti fino a 35 nodi.   Tra le versioni “light” da pattugliamento e “full” da combattimento che avranno anche una differenza di costo prevista oggi in 300/350 milioni a nave per la prima e 500 milioni per la seconda. Differenze dovute soprattutto ai diversi equipaggiamenti e armamenti imbarcati che includeranno cannoni da 76 o 127 millimetri, sistemi antisiluro, di difesa di punto, suite da guerra elettronica. La marina sta valutando la prossima adozione su queste unità di radar polifunzionali a facce fisse, che potrebbe venire installato sulla quarta unità, la prima in configurazione “full”.

Pattugliatori con l’Aegis?
Per queste dotazioni la Marina vorrebbe valutare (ha chiesto un preventivo di costi a Lockheed Martin) il radar statunitense AN/SPY-1 impiegato dal sistema di difesa aerea e antimissile Aegis. Un’opzione che riguarderebbe la versione F del radar, ottimizzata per unità delle dimensioni di una fregata. e aprirebbe la strada all’adozione del missile Standard per la difesa antiaerea a lungo raggio (SM-2) e contro i missili balistici (versione SM-3) rendendo davvero difficile continuare a chiamare  “pattugliatori d’altura” unità con simili dotazioni.

Difficile infatti immaginare un’unità Aegis con capacità antimissili balistici la cui sigla identificativa mostri la lettera P (per pattugliatore)  nel “pennant number” al posto di un più realistico F (fregata) o D (destroyer/cacciatorpediniere).
Se queste indicazioni trovassero conferma la Marina Militare sarebbe inoltre l’unica forza navale a disporre di due diversi (e costosi) sistemi di difesa contro i missili balistici: radar EMPAR e missili Aster 30 sui cacciatorpediniere tipo Orizzonte e fregate FREMM e radar SPY-1F con missili Standard SM-3 sui nuovi “pattugliatori”.

Una scelta che (se venisse confermata) duplicherebbe i sistemi, uno europeo (italo-francese) e uno statunitense replicando in campo navale lo stesso binomio che caratterizzerà la linea di aerei da combattimento dell’Aeronautica con l’Eurofighter Typhoon europeo (con armamenti e dotazioni “made in Europe”) e il Lockheed Martin F-35 statunitense (con armi e dotazioni “made in USA”). Scelte discutibili sul piano strategico e logistico ma soprattutto insostenibili sul piano finanziario anche considerando le prospettive non certo rosee del bilancio della Difesa. I 10 nuovi “pattugliatori d’altura”  previsti inizialmente assorbiranno circa 4 miliardi (Aegis a parte), cioè l’80 per cento dell’intero stanziamento assegnato dalla Legge di Stabilità che, tolti gli interessi e considerando il valore attualizzato, assommeranno a meno di 5 miliardi di euro. La prima unità “light” dovrebbe venire ordinata entro quest’anno per entrare in servizio a fine 2016. La Marina vorrebbe mettere in servizio 16 navi di questo tipo anche se molto dipenderà dalla disponibilità di ulteriori fondi assegnati al bilancio della Difesa ed extra-bilancio.

Le altre unità
Con 250 milioni della Legge di Stabilità e 50 milioni stanziati dal ministero dell’Università e Ricerca (Miur) verrà finanziata la nuova nave oceanografica e appoggio sommergibili da 10 mila tonnellate  e 127 metri che avrà un’autonomia di 6mila miglia a 12 nodi,  un equipaggio di 80 marinai ma potrà ospitare altre 180 persone e 2 elicotteri EH-101. L’unità, che avrà propulsione mista a gas naturale liquido e gasolio per potersi muovere anche all’interno di aree naturali protette, rimpiazzerà due vecchie navi in radiazione. Con altri 300 milioni la Marina  rinnoverà anche il settore logistico con una nuova nave da rifornimento (carburante, armamento, ricambi) da 23 mila tonnellate  che potrà fungere anche da nave ospedale.

Con quanto rimane dei fondi assegnati dalla Legge di Stabilità la Marina punta a realizzare anche un  numero imprecisato di piccole imbarcazioni veloci, costruite con materiali e design utili a renderle invisibili ai radar, da assegnare alle forze speciali (incursori). La nave più importante tra quelle in avanzata fase progettuale è quella da assalto anfibio portaelicotteri (LHD), che verrà realizzata con i fondi previsti dal bilancio ordinario della Difesa. Si tratta di un’unità da oltre 20 mila tonnellate, 180 metri di lunghezza e 25 nodi di velocità destinata a rimpiazzare le prime due delle tre LPD in servizio, San Giorgio e San Giusto.

La nuova unità sostituirà di fatto anche la portaerei Garibaldi oggi declassata a portaelicotteri e di prossina vendita o radiazione. Non sono ancora disponibili dati circa le previsioni di spesa per realizzare la LHD, che dipenderanno anche dalla tipologia degli armamenti che verranno imbarcati e dall’equilibri tra le capacità elicotteristiche e anfibie. L’unità potrà fungere da nave comando disporrà di 5 “spot” per elicotteri uno deib quali rinforzato per accogliere i cacciabombardieri Stovl Harrier ed F-35B, 4 mezzi da sbarco e mille persone incluso l’equipaggio (200 marinai), 700 fucilieri della brigata San Marco e 100 uomini del comando operativo. La nave dovrebbe disporre di cannoni da 76 millimetri e missili da difesa aerea Aster 15 e radar a facce fisse. I tempi di realizzazione di questa grande unità (cui la Marna vorrebbe far seguire in futuro una seconda unità) dipenderanno dalla disponibilità di fondi nel bilancio e dalla programmazione degli investimenti nella Difesa che verranno sanciti dal Libro Bianco che il ministro Roberta Pinotti prevede di elaborare entro la fine dell’anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Immagini: ipotesi circa le nuove LHD, nave logistica e soccorso/appoggio sottomarini (Fincantieri);  i nuovi pattugliatori (Navarm); lancio di un missile standard SM-3 da un’unità statunitense (US Navy)

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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