Parigi chiama la Ue contro il traffico di armi

da Il Sole 24 Ore del 21 novembre

La Francia a caccia di terroristi sprona la Commissione Europea a mettere a punto un piano per stroncare i traffici di armi che dai Balcani inondano di kalashnikov (ma pagando si possono ottenere anche di lanciagranate Rpg ed esplosivo) il mercato del nord Europa.
La richiesta francese ai partner è giunta ieri durante il Consiglio straordinario dei ministri degli Interni e della Giustizia a Bruxelles, e la Commissione prevede di proporre una revisione della direttiva in cui si vieterà il commercio online e l’uso di armi semiautomatiche.  Una misura che rischia di non danneggiare il traffico clandestino gestito dalla malavita balcanica le cui ramificazioni in Bosnia, Kosovo, Montenegro, Macedonia e Albania hanno messo le mani su molte armi da guerra dismesse dagli arsenali degli eserciti della regione dopo il termine dei conflitti balcanici.

Sulla stessa rotta confluiscono anche armi provenienti dal mercato mediorientale e libico come i più moderni AK-74 che arriverebbero in Europa dalla Turchia.

Un kalashnikov che in Kosovo si può acquistare con 450 euro circa a Bruxelles o Parigi può essere smerciato a 2mila o 2500, sosteneva l’anno scorso Fabrice Rizzoli, criminologo docente di “Terrorismo e criminalità organizzata ” alla École des Hautes Études Internationales et Politiques (HEI-HEP) di Parigi.

Ma per altre fonti il prezzo può scendere a Bruxelles anche intorno ai 1.500 euro, dipende dalle condizioni delle armi, dal numero di esemplari ordinati e dalla versione della nota arma di origine sovietica, la meno pregiata è quella albanese a sua volta copia di quella cinese.

Nel gennaio scorso, dopo il massacro alla redazione di Charlie Hebdo effettuato con kalashnikov AK-103, fonti francesi ben informate confermarono al Sole 24 Ore che la rotta balcanica è ancora oggi quella che fornisce il maggior numero di armi da guerra al mercato francese e i trafficanti sono in molti casi gli stessi che gestiscono il mercato della droga e dell’immigrazione illegale.

“Le armi vengono contrabbandate in piccoli numeri, tre o quattro per volta, spesso smontate e solitamente a bordo dei camion che dai Balcani attraversano l’Europa” .

Le misure all’esame della Ue potrebbero forse ridurre il numero delle armi smilitarizzate vendute anche on line ma difficilmente influiranno sull’approvvigionamento di armi da guerra che sfrutta la facilità con cui si possono attraversare i confini comunitari per rifornire una clientela “d’élite” composta fa malavitosi di rango e terroristi.

Se Parigi e Bruxelles sono considerati i mercati più ricchi per lo smercio di armi illegali, la Gendarmerie francese stima che solo 4 mila armi in circolazione in Francia siano da guerra, circa il 5% del totale delle armi detenute illegalmente Oltralpe ma negli ultimi anni si sono registrati incrementi costanti dei sequestri di materiale bellico confermando una crescente richiesta.

Tra i criminali i kalashnikov vengono utilizzati come “status symbol”, per efferate esecuzioni e regolamenti di conti e per le rapine ai furgoni portavalori, le cui blindature sono perforabili dai potenti fucili d’assalto russi. Circa le forniture ai terroristi islamici è possibile ipotizzare una saldatura tra i gruppi jihadisti balcanici e le cellule dello Stato Islamico presenti in Francia e nel resto d’Europa con i primi che fungono da armieri e custodi degli arsenali dei secondi.

@GianandreaGaian

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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