Rapporti dell’Onu condannano la ”guerra dei droni”

di Alessandra Baldini – Ansa –  L’Onu condanna gli Usa per l’uso dei droni: nel giorno della nomina a capo della Homeland Security di Jeh Johnson, l’ex alto funzionario del Pentagono che ha elaborato la dottrina per gli attacchi aerei senza pilota, due rapporti delle Nazioni Unite ne criticano severamente l’uso. Ben Emmerson, relatore Onu per i diritti umani e l’anti-terrorismo, ha identificato 33 raid effettuati dai droni della Cia che hanno provocato morti tra i civili e violato potenzialmente la legge internazionale. “Come forma di polizia globale il loro impiego reca danni alla sicurezza globale e incoraggia stati e gruppi terroristici ad entrarne in possesso”, ha scritto a sua volta il suo collega Christof Heyns che riferisce all’Onu in materia di uccisioni extragiudiziarie. I due rapporti sono stati consegnati all’Assemblea Generale in vista di un dibattito in programma il 25 ottobre. Emmerson, nel suo dossier di 22 pagine, esamina incidenti avvenuti in Afghanistan, Yemen, Iraq, Libia, Somalia, Pakistan e Gaza. Nazioni Unite. In Pakistan il “rapporteur” si è sentito dire da fonti ufficiali che 330 attacchi di droni dal 2004 nelle aree tribali del nord ovest del paese hanno provocato 2.200 morti, di cui 400 civili. In Yemen i morti per droni sono stati almeno 58: “Anche se non implica automaticamente una violazione del diritto internazionale, il fatto che civili siano morti o feriti solleva senza dubbio questioni di responsabilità e trasparenza”. Heyns, un giurista sudafricano, non ha identificato specificamente alcuno stato nel suo rapporto, ma i suoi commenti sono apparsi implicitamente diretti ai problemi legali sollevati dal programma di attacchi aerei senza pilota degli Stati Uniti. L’esperto Onu, che si era già in passato pronunciato per una moratoria dei robot-killer sui campi di battaglia, ha lanciato un appello per il rispetto rigoroso del diritto internazionale. Gli Stati Uniti sostengono che l’uso dei droni contro al-Qaeda è un atto di auto-difesa, dunque ammissibile nell’ambito della guerra contro il terrorismo. Secondo il giurista c’è invece un solo caso in cui l’impiego di droni armati può essere consentito: quando il bersaglio pone una “minaccia imminente” alla vita: “L’opinione che un individuo ha avuto in passato un coinvolgimento nella pianificazione di un attacco non basta a farne un bersaglio”

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