Marina, superstanziamento da 6 miliardi

Aggiornato il 10 dicembre ore 8,50

Pubblichiamo l’articolo di Gianni Dragoni da Il Sole 24 Ore  del 7 dicembre 2013 con la replica di Fincantieri

Dietro la facciata dei tagli dei fondi pubblici al settore della difesa, nella legge di stabilità per il 2014 c’è uno stanziamento straordinario a beneficio della Marina e dell’industria cantieristica, in particolare Fincantieri: circa 6 miliardi di euro. La cifra non è definitiva e al Senato è stata combattuta una guerra per questo tesoro. Adesso la battaglia si è spostata alla Camera, dove il testo ha avuto un primo parere favorevole nella commissione Difesa, contrari M5S e Sel. Da lunedì se ne occuperà la commissione Bilancio. L’importo a favore della Marina è così rilevante che la norma viene definita “legge navale”. Il meccanismo di spesa è quello dei contributi pubblici pluriennali, soldi che consentono alla Marina e all’industria che ne riceve le commesse di finanziarsi con mutui bancari, a spese dello Stato. Nella versione della legge di stabilità approvata dal Senato, la “legge navale” stabilisce che «al fine di assicurare il mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale (…), consolidando strategicamente l’industria navalmeccanica ad alta tecnologia» sono «autorizzati contributi ventennali» di 40 milioni di euro dal 2014, 110 milioni dal 2015 e 140 milioni dal 2016. Il totale per 20 anni è di 5,8 miliardi, scontando gli interessi il valore attualizzato è inferiore a 5 miliardi. Nell’esame al Senato la “legge navale” è stata un po’ scaricata, per i malumori di altre forze armate (Aeronautica ed Esercito, che però non hanno ottenuto quasi nulla) e dell’industria, soprattutto Finmeccanica: parte dei fondi è stata così dirottata al rifinanziamento della legge 808 del 1985, per la ricerca e sviluppo di prodotti, soprattutto aerospaziali.

Con un primo emendamento sono stati spostati sulla 808 50 milioni per 20 anni (pari a un miliardo complessivo). Ma nella guerra incrociata delle lobby la reazione di Fincantieri ha consentito al settore marittimo di recuperare 10 milioni per altri finanziamenti, sempre per 20 anni. Il conto finale è che alla cantieristica vanno altri 200 milioni (che con i 5,8 miliardi ricordati porta il totale a 6 miliardi in 20 anni), mentre ci sono 800 milioni per la legge 808. Il superstanziamento a favore della Marina è un successo del capo di Stato maggiore, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, i cui interessi si sono sposati con quelli della Fincantieri guidata da Giuseppe Bono. Non mancano perplessità per un maxistanziamento che premia un’azienda, Fincantieri, che il Governo intende privatizzare (per il 40%). Questo fiume di denaro si aggiunge ai finanziamenti ordinari del bilancio del ministero della Difesa, pari per il 2014 a 14,042 miliardi per la “funzione difesa” (-2,6% sul 2013). Il 67,5% della spesa, 9,477 miliardi, è assorbito dal personale delle tre armi, poi 1,34 miliardi (9,6%) per l’esercizio (formazione, addestramento, manutenzione), infine 3,22 miliardi (22,9%) per investimento, cioè acquisti di aerei, navi e armamenti dall’industria 3,22 miliardi. Queste cifre però non dicono tutto. Nella scarsa trasparenza dei fondi per la difesa, il M5S ha fatto notare che ci sono ulteriori 2,64 miliardi del ministero dello Sviluppo per “acquisti armati”, per un totale alla voce investimento di 5,86 miliardi. A questi si aggiunge il tesoro della “legge navale”.

 

La replica di Fincantieri

L’articolo di Gianni Dragoni “Marina, superstanziamento da 6 miliardi”, pubblicato sul Sole 24 Ore di ieri, ci impone una replica, anche a beneficio di una corretta informazione per i lettori. Il governo ha ritenuto che la Marina, quella tra le forze armate ad aver subito negli ultimi dieci anni i maggiori tagli, dovesse essere dotata dei mezzi necessari per assolvere a una molteplicità di compiti che, essendo sotto gli occhi di tutti, è perfino superfluo ricordare. Questi tagli si sono riverberati sull’industria cantieristica che, com’è noto, è un’eccellenza non solo italiana, ma mondiale. È risaputo che la cantieristica, in un momento di depressione, è quella che maggiormente può contribuire a una politica di crescita, dal momento che genera moltiplicatori di occupazione e di reddito, rispettivamente del 6 e del 3,43.

Sarebbe stato più utile riflettere su queste motivazioni piuttosto che parlare di “guerra incrociata delle lobby per un tesoretto”. Vogliamo rassicurare Gianni Dragoni che nessuna guerra è stata combattuta tra Fincantieri e Finmeccanica, dal momento che, come lui da profondo conoscitore del settore dovrebbe sapere, gli interessi delle due aziende sono pienamente convergenti: le nostre unità militari sono dotate di sistemi ed equipaggiamenti prodotti dalle aziende di Finmeccanica, che dal varo della “Legge navale” trarrebbe gli stessi nostri benefici. Per finire, non comprendiamo come, in un Paese in cui tutti invocano lo stanziamento di fondi per la ricerca, ci si meravigli che dopo tanti anni si torni a finanziare quella navale.
Fincantieri Media Relations

 

La risposta del Sole 24 Ore
Lo stanziamento previsto per il rinnovo della flotta della Marina (che in buona parte si riverbera sull’industria cantieristica), pari a 6 miliardi di euro con il trucco contabile dell’onere spalmato in 20 anni, raddoppia gli stanziamenti annuali per l’industria della difesa e l’acquisto di armamenti. È uno sforzo considerevole per il bilancio pubblico, non solo in tempi di crisi e di tagli. Il contrasto tra Fincantieri e Finmeccanica, come tra Marina e Aeronautica e anche Esercito (che reclamava il 20% dei fondi ma non ha ottenuto quasi nulla), è confermato dalla battaglia degli emendamenti al Senato per tirare la “coperta” dei fondi da una parte o dall’altra. (G.D.)

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