L’ammiraglio Treu difende il tour promo del Cavour

AGI – Difende a spada tratta la missione della flotta guidata dalla nave Cavour in giro per l’Africa per fare promozione ad alcune grandi industrie italiane, Paolo Treu, comandante del trentesimo gruppo navale, arrivato a Luanda sabato per la tappa in Angola. “E’ una stupidaggine dire che questa campagna costa soldi al contribuente – ha detto Treu all’Agi – non é vero perché la Marina per sostenere questa campagna impiega le risorse che avrebbe comunque impiegato per fare addestramenti. Si tratta di risorse che per esempio sarebbero state utilizzati per fare attivita’ nel Mediterraneo, l’addestramento è necessario, perché quando c’é un’esigenza reale non si può affrontare senza addestramento. Questi soldi il contribuente li avrebbe comunque spesi, solo che sarebbero bastati solo per un’attività di due mesi. Il resto dei fondi per questa campagna di 5 mesi li hanno messi gli sponsor”.

Al di là dei costi sulla missione della Cavour ci sono state una serie di polemiche sulle reali intenzioni di questa campagna che vede in prima linea grandi imprese dell’industria militare italiana e che tocca paesi che hanno combattimenti interni. “E’ una stupidaggine dire che vendiamo armi – prosegue Treu – io non vendo armi. Mi dice che ospito aziende che vorrebbero farlo? Le rispondo che chi vuole comprare armi non si rivolge al sottoscritto ma al governo italiano il quale verifica se l’acquirente può comprare certe cose dall’Italia e nel caso vende quello che e’ disponibile. In caso contrario il governo dirà di no. Noi non stiamo vendendo armi, facciamo promozione, destiamo interesse nei potenziali clienti e acquirenti, ma questi acquirenti non possono comprare se il governo italiano non autorizza la vendita. Fare pubblicità non è uguale a vendere, quindi dire che questa campagna incentiva la vendita a paesi a cui non possiamo vendere non è vero. Ci sono regole precise che vanno rispettate, molti non sono d’accordo, vorrebbero restringere il numero di paesi ai quali l’Italia vende ma questo allora diventa un discorso politico. Tutto ciò che viene fatto qui avviene secondo la legge”.

“Io vado in giro, ho gli stand, gli elicotteri gli aeroplani che possono essere visitati – prosegue Treu – certamente sostengo l’industria nazionale, militare e non. Poi c’é anche chi è contrario all’industria militare, ma se noi accettiamo di avere un’industria militare che da mangiare a 50mila operai che lavorano grazie a questa industria, dobbiamo accettare di promuoverla se no tanto vale chiuderla. Poi dovremo anche decidere se vogliamo le forze armate, se non le vogliamo chiudiamo anche quelle, e in caso di necessità ci difenderemo con i coltelli da cucina”. Treu risponde anche riguardo alle polemiche sul mescolare obiettivi miliari e umanitari. “Abbiamo toccato paesi come il Madagascar solo perché c’erano obiettivi umanitari – prosegue Treu – io qui ho una portaerei che ha un ospedale con due sale operatorie, in cui si possono fare operazioni chirurgiche avanzatissime. Siamo in giro e stiamo facendo questa campagna commerciale. Perché mai io non dovrei usare queste strutture ospedaliere, che spero di non usare mai per i miei marinai, per curare bambini poveri che vengono da famiglie che non si possono permettere queste operazioni? E’ davvero ciò che vogliono le onlus che hanno scritto a Napolitano? Perché mai non dovremmo usare questo strumento, questo ospedale mentre sono in giro per il mondo a fare promozione industriale?”.

Foto: Marina Militare

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