Verso un'escalation militare in Ucraina?

Nonostante gli appelli per una soluzione politica la crisi ucraina è sempre più caratterizzata da precisi segnali di escalation militare, per il momento controllata. Quelli più importanti sul piano strategico concernono la conferma della presenza di truppe russe in Crimea (anche se in numero forse più ridotto rispetto ai 19 mila denunciati dall’Ucraina) e la richiesta di aiuti militari in armi, munizioni e sostegno d’intelligence formulata da Kiev agli Stati Uniti. Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal, che cita alti funzionari dell’Amministrazione, la Casa Bianca avrebbe respinto “per ora” la richiesta consentendo solo l’invio di 300mila razioni alimentari all’esercito ucraino. Fornitura confermata dalla portavoce del Pentagono, Eileen Lainez. Le razioni individuali, conosciute con il nome “meals ready to eat”, MREs, vengono solitamente impiegate dai militari Usa in missione e anche inviate alle popolazioni civili nelle aree colpite da disastri naturali, sia negli Stati Uniti che all’estero. Il supporto diretto di Washington rischia di accrescere la tensione con Mosca a cui contribuisce anche la notizia non confermata di un drone statunitense sorpreso in volo a 4 mila metri di quota sulla Crimea.

La notizia della richiesta di aiuti militari desta perplessità perché all’Ucraina non mancano certo le armi e le munizioni (nrella foto a sinistra un deposito di tank) dal momento che vende una delle sue maggiori fonti di valuta pregiata è rappresenta dall’export verso Cina, Asia e Africa di surplus militare dell’epoca sovietica. Probabile quindi che a Washington siano stati chiesti armamenti molto sofisticati dal momento che gli arsenali di Kiev sono in grado di equipaggiare, anche se con dotazioni non certo modernissime, non solo i 130 mila militari in servizio ma anche i riservisti (in teoria un milione di uomini ma fra questi vi sono anche molti russi o filo-russi) e la neo costituita Guardia Nazionale. Il nuovo organismo paramilitare è stato istituito giovedì dalla Verchovna Rada (Parlamento) di Kiev con compiti di “sicurezza, ordine pubblico controllo delle frontiere e antiterrorismo” come ha detto il presidente ad interim Oleksander Turchinov. La milizia dipenderà dal Ministero degli Interni e sarà costituita da volontari provenienti dai “gruppi di autodifesa” formatisi durante la protesta del Maidan. L’iniziativa è stata giustificata col timore di intrusioni dell’esercito russo nell’est del Paese ma potrebbe essere motivata anche da altre valutazioni. L’esercito ucraino (foto d’apertura) non è molto affidabile poiché composto anche da russi (molti reparti hanno defezionato in Crimea) e lo stesso ministro della Difesa ucraino,  Igor Tenyukh valuta che le unità pronte al combattimento non contino più di 6 mila soldati. Benché priva di capacità militari, la Guardia Nazionale potrebbe quindi essere destinata all’impiego in ambito urbano probabilmente per contrastare i movimenti di piazza filorussi organizzatisi nell’Est del Paese.

Alla mobilitazione ucraina Mosca risponde con nuove esercitazioni ai confini. La prima coinvolge un numero imprecisato di truppe (solo a Rostov 8.500 militari, 500 mezzi corazzati e blindati e 36 velivoli) e mobilita a Rostov, Belgorod, Tambov e Kursk unità di fanteria motorizzata, paracadutisti, mezzi corazzati e di artiglieria che simulano azioni di attacco. La seconda è un’esercitazione della difesa aerea in atto da una settimana nel Distretto militare occidentale e prolungata per un mese mobilitando i sistemi missilistici antiaerei S-300  e Buk M-1/2. Manovre che sembrano una risposta in puro “stile Guerra Fredda” allo schieramento di jet statunitensi:12 F-16 e 10 F-15 (nella foto sopra)  con 2 tanker KC-130)in Polonia e nelle Repubbliche Baltiche e all’avvio dei sorvoli dei velivoli radar Awacs della Nato a tutela dello spazio aereo ucraino.

Anche se Turchinov ha definito le forze russe concentrate ai confini “pronte ad invaderci in qualsiasi momento” i  movimenti delle truppe di Mosca sembrano avere lo scopo di scoraggiare azioni contro la Crimea e rassicurare l’ultimo alleato di Mosca in Europa, la Bielorussia, dove 6 caccia russi Su-27 e tre aerei da trasporto con a bordo personale sono atterrati nella base di Bobruisk per esercitazioni congiunte. Il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha detto ieri che chiederà a Mosca almeno 15 caccia per bilanciare quelli statunitensi ai confini del Paese. E a proposito di esercitazioni che hanno lo scopo di “mostrar bandiera” una fregata bulgara e tre rumene sono in addestramento nel Mar Nero, a sud della base della Marina russa di Sebastopoli, insieme al cacciatorpediniere lanciamissili statunitensi Truxton.

 

con fonti$: Il Sole 24 Ore, AP, Reuters, Ansa

Foto: Nbc, RFE/RL, Ukraina Defense

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