In Iraq armi croate anche per i curdi

La Croazia, su proposta degli USA, avrebbe accettato di unirsi ai paesi che si sono impegnati ad inviare il materiale bellico necessario affinché i Curdi riescano a contenere l’avanzata dello Stato Islamico in Iraq. La notizia, data a sorpresa dal Jutarnji List, come prevedibile, ha ben presto fatto il giro dei principali media balcanici, dando vita ad un accesso confronto sul ruolo quanto mai attivo del paese ex-jugoslavo negli affari legati ai conflitti esplosi in questi anni in Medio Oriente.
Nello specifico, il quotidiano zagabrese riporta che, durante una seduta a porte chiuse, il Governo ha deciso di rispondere positivamente all’invito degli Stati Uniti, ai quali ufficialmente fornirà parte delle rimanenze accumulatesi nei depositi militari dopo la guerra civile degli anni ‘90. Sarà invece Washington ad occuparsi del trasferimento delle armi direttamente ai combattenti in Iraq. La necessità di coinvolgere la Croazia in questa operazione deriva, molto probabilmente, dal fatto che i Peshmerga sono dotati principalmente di materiali di fabbricazione sovietica e quindi compatibili con i prodotti di origine jugoslava.

Oltre a ciò, come fanno notare alcuni commentatori, può aver giocato un ruolo importante anche l’affidabilità dimostrata da Zagabria durante le operazioni degli anni scorsi volte a rifornire di armi i combattenti islamisti siriani anti-Assad.  Alla luce delle segnalazioni provenienti da più fonti secondo cui parti di queste “donazioni” sarebbero poi state impiegate anche dalle truppe dell’IS in Iraq sembra prefigurarsi uno scenario in cui entrambi i contendenti potranno contare su materiale direttamente o indirettamente fornito dalla Croazia.

Interrogato a tal proposito, il primo ministro croato Zoran Milanović ha sfoggiato il suo savoir-faire tipicamente balcanico, rispondendo che il suo Paese non fa altro che rispettare i vincoli imposti dalla membership nella NATO e nella UE, aggiungendo in maniera piuttosto oscura che i materiali in questione “non sono armi per i curdi”, ma solo “quantità trascurabili”. Proseguendo il discorso, egli ha anche evidenziato che la Croazia, negli ultimi sei mesi, ha ricevuto “quasi 200 camion logistici di ultima generazione” (probabile riferimento ai 212 MRAP regalati da Washington a Zagabria) e che pertanto il paese non può “fuggire dalle proprie responsabilità”, pur senza “spingersi in prima linea”.

Nonostante questo tentativo di rassicurare la popolazione, è comunque chiaro che il Paese sta cercando di diventare sempre più un partner fidato degli Stati Uniti, che annualmente offrono dieci milioni di dollari in aiuti militari all’esercito croato, ed uniformarsi ai sistemi d’arma dei paesi NATO, abbandonando così le piattaforme di origine sovietica.

A tal proposito è interessante sottolineare altresì che nei giorni scorsi vi era stata grande attenzione attorno ad un’indiscrezione pubblicata sempre dal Jutarnji List secondo cui il paese era pronto a “scambiare” dei vecchi elicotteri Mi 8 MTV con dei recenti Black Hawk forniti dagli USA. I mezzi croati usati sarebbero poi stati inviati in Ucraina e dati in dotazione all’esercito impegnato nella campagna contro i filo-russi.  Interrogato sul tema, il Presidente Ivo Josipović non ha fornito informazioni chiare, limitandosi a dire che “l’America non cerca niente da noi” e aggiungendo poco dopo che non era sicuro ci fosse “la volontà della controparte di giungere ad un tale accordo”.

Foto: Brown Moses Blog, AFP, EPA

Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.

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