Le armi chimiche del Califfo

Il timore è che lo Stato Islamico dell’Iraq e della Grande Siria (ISIS) sia entrato in possesso di una notevole quantità di armi chimiche e che, se sottoposto ad una forte pressione militare, possa decidere di utilizzarle come mezzo di ritorsione contro la popolazione civile . A dirlo è l’ex colonnello Hamish de Bretton-Gordon, capo operativo della SecureBio Ltd, società che opera nel settore della protezione e difesa da incidenti e disastri CBRN (Chimici, Biologici, Radiologici e Nucleari), che ai microfoni del network curdo Rudaw ha affermato: “Penso sia molto probabile che l’ISIS utilizzerà armi chimiche, soprattutto se le cose iniziassero ad andare male”.

Secondo l’esperto britannico, che, dopo aver contribuito a fornire le prove sull’uso del gas da parte delle truppe di Bashar al-Assad, sta lavorando per rendere possibile la fornitura di maschere anti-gas alle truppe irachene, i militanti dell’esercito di Abu Bakr al-Baghdadi hanno già provato gli effetti degli agenti chimici rilasciati dai razzi usati dai reparti siriani e nelle ultime settimane hanno dimostrato l’intenzione di volerne fare uso contro le truppe irachene.

Durante l’avanzata estiva, l’ISIS è entrato in possesso di un certo quantitativo di sostanze chimiche: prova ne è la morte di tre militanti uccisi dall’esplosione di un razzo durante la fase di assemblaggio di una testata caricata con aggressivo chimico e dei ripetuti attacchi sferrati nella provincia di Al Ambar e nell’Iraq settentrionale.

Ci sono poi le vittime denunciate dal parlamento iracheno, – circa 300 solati secondo Ali Al-Budairi, un membro del partito sciita Iraqi National Alliance – e le dichiarazioni del rappresentante russo al Consiglio esecutivo dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw) che ha parlato della presenza di barili e fusti di gas abbandonati e di attacchi con sostanze tossiche contro la città di Dulu’iyya, nella provincia di Salah ad Din, 80 chilometri a nord di Baghdad.

Su quante siano queste armi ci sono infine le indicazioni fornite dall’Ambasciatore iracheno all’Onu, Mohamed Ali Alhakim, che indica l’esistenza di un vecchio impianto per la produzione di sostanze chimiche caduto nelle mani dell’ISIS già dallo scorso 11 giugno (OneIndia). Mohamed Ali Alhakim riferisce di 2,500 razzi al sarin e di altri agenti chimici (180 tonnellate di cianuro di sodio) saccheggiati da gruppi armati penetrati all’interno di una struttura che sorge a 55 chilometri a nord ovest di Baghdad.

Questo tipo di armi potrebbe anche essere usato per conquistare definitivamente Kobane (Ain Al-Arab), la città curda a meno di 9 chilometri dal confine con la Turchia dove un pugno di combattenti del Ypg, l’ala militare del Partito dell’Unità democratica (Pyd), resiste disperatamente all’attacco delle truppe de califfo nero.

I curdi, che si dicono in grado di poter affrontare le bombe e dai cecchini, rispetto agli attacchi con il gas non si sentono sicuri neanche al di là del confine turco: Kobane è a meno di 20 chilometri da Suruc e a poco più di 50 chilometri da Sanliurfa, capoluogo a maggioranza curda dell’Anatolia meridionale dove vivono più di 400 mila abitanti. Negli ultimi anni le armi chimiche hanno messo a dura prova sia la popolazione siriana che quella curda: sono passati solo 26 anni della strage di Halabja, la città del Kurdistan iracheno, governatorato di al-Sulaymaniyya, che il regime di Saddam Hussein ha gasato il 16 marzo 1988, causando 5.000 morti diventati poi 12.000 per i danni fisici che la popolazione ha subito con il passare del tempo..

Foto: AFP, AP e Stato Islamico

Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli

Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.

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