Riprese le operazioni militari nella Striscia di Gaza

 

(Aggiornato alle ore 23,00)

Terminata la tregua, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) e le milizie palestinesi hanno ripreso i combattimenti in tutta la Striscia di Gaza. Israele ha dichiarato di aver ripreso le operazioni in seguito alle violazioni di Hamas al temporaneo cessate il fuoco stabilito grazie alla mediazione del Qatar; al contrario, il Movimento di liberazione palestinese ha accusato lo Stato ebraico di aver ripreso per primo le ostilità e di aver rifiutato le molteplici offerte di scambio di ostaggi con i prigionieri detenuti nelle carceri israeliane.

Ventiquattro ore prima, Khalil al Hayya, membro dell’Ufficio Politico di Hamas e rappresentante della città di Gaza, aveva anticipato che la resistenza palestinese avrebbe comunque ripreso i combattimenti il 1° dicembre.  Venerdì, allo scadere della tregua, i miliziani palestinesi hanno iniziato prendendo di mira le posizioni avanzate dell’esercito israeliano, sia a nord che a sud della città di Gaza.

Diversi combattenti hanno affermato di essersi scontrati con le forze israeliane nel nord della Striscia, area già dichiarata dalle IDF “zona di guerra”. Ripreso anche il fuoco indiretto contro Israele, con le Brigate al Qassem, ala militare di Hamas, e le Brigate al Quds, ala militare della Jihad islamica palestinese (PIJ), che in meno di 48 ore hanno lanciato più di 35 salve di razzi contro obiettivi nel centro e nel sud di Israele, da Gerusalemme a Tel Aviv, da Eliav, nella regione di Lachish, e Tekoa, in Cisgiordania, e Nir Am, kibbutz a pochi chilometri dalla Striscia, dove sono stati registrati cinque feriti.

Intensa inoltre l’attività di altri gruppi presenti nello scenario di guerra: in risposta agli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, le Brigate Abu Ali Mustafa, ala militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), hanno lanciato due salve di razzi contro il sud di Israele, mentre le Brigate della Resistenza Nazionale hanno lanciato razzi contro non specificate città e comunità israeliane al confine con la Striscia di Gaza. Diversi gli attacchi contro le forze israeliane, con l’utilizzo di razzi anticarro con carica tandem e munizioni antiuomo: colpito un soldato israeliano a nord dell’incrocio dei Martiri e centrate con colpi di mortaio le unità delle IDF a ovest della città di Gaza.

Sabato 2 dicembre, la Brigate al Qassem hanno preso di mira una posizione di comando e controllo israeliana a est di Beit Hanoun e un bulldozer delle IDF vicino a Juhor ad Dik; condotto, inoltre, un attacco complesso contro un avamposto israeliano ad al Tawam, nel nord-ovest della Striscia.  Rivendicato il lancio di tre droni da attacco unidirezionali e l’utilizzo, per il secondo giorno consecutivo, dei temuti Shawaz, sistemi d’arma EFP (explosively formed penetrator) prodotti nella Striscia di Gaza e già utilizzati in Siria dalla resistenza irachena contro le forze statunitensi. I combattenti di Hamas avevano già tre rivendicato attacchi con EFP, il 31 ottobre, il 17 novembre e il 1° dicembre.

Capaci di penetrare corazze d’acciaio di 200 mm, e per questo micidiali anche in ottica anti-tank, gli ordigni Shawaz erano già stati rivenuti e sequestrati dalle IDF durante un raid nel campo profughi di Jenin, il 16 novembre scorso.

Le Brigate al Quds (braccio militare della Jihad Islamica Palestinese) hanno rivendicato diversi attacchi contro le forze israeliane, a nord e a sud della città di Gaza. Abbattuto un drone Skylark nella zona centrale della Striscia e impegnati i soldati israeliani in scontri vicino all’incrocio di Netzarim, sulla Salah al Din Road, a sud di Zaytoun, e nell’area settentrionale di Sheikh Radwan, con particolare riguardo alla Ayoun Street, arteria principale del quartiere. Nella stessa zona, le forze israeliane hanno anche affrontato i miliziani delle Brigate dei Martiri di al Aqsa, autoproclamata ala militare di Fatah, mentre un gruppo non identificato di combattenti palestinesi ha teso un’imboscata ad una unità dell’esercito israeliano nel quartiere di Tal al Hawa.

Nelle ultime 48 ore le IDF hanno operato lungo tutto l’enclave, attaccando oltre 400 obiettivi strategici e arrivando a colpire  target paganti nelle località di Khan Younis e Rafah.

Le forze di terra, impegnate contro il battaglione Zaytoun che operava nell’omonimo quartiere da prima della tregua, hanno diretto gli attacchi aerei sugli obiettivi più sensibili, perlustrato e ripulito le aree di combattimento dalle trappole esplosive, identificato e distrutto l’accesso ai tunnel, neutralizzate le postazioni di lancio dei razzi ed attaccato i posti comando di Hamas.

Il 2 dicembre, è stato, inoltre, pubblicato un video che mostra un significativo deposito di armi rinvenuto nel nord della Striscia di Gaza.  Le casse, nascoste tra il materiale dell’UNRWA, contenevano un numero significativo di razzi Grad da 122 mm.

Le IDF continuano ad espandere le operazioni offensive nel nord della Striscia ed in particolare a sud ovest della città di Jabalia, dove sono impegnate in feroci scontri con i miliziani.

Il capo di stato maggiore delle Forze armate israeliane, Tenete generale Herzi Halevi, ha affermato che la guerra sta entrando in una seconda fase. Per facilitare l’evacuazione dei civili, le IDF hanno pubblicato una mappa che divide l’intera Striscia di Gaza in settori; la mappa, progettata in base alle prossime fasi della guerra, dovrebbe consentire ai residenti dell’enclave di lasciare determinate aree.

Diramati ordini di evacuazione specifici che riguardano Jabalia, la città di Gaza e i governatorati orientali di Rafah e Khan Younis. Alla BBC, il consigliere senior del primo ministro israeliano, Mark Regev, ha confermato che Israele sta condividendo i piani di evacuazione della popolazione di Gaza con il segretario americano Blinken.

Le IDF continuano ad esortare i residenti ad evacuare l’area ad est di Khan Younis lanciando volantini nei quali si dichiarata il quadrante “zona di guerra”.

 

Le ultime notizie di oggi

Il 3 dicembre il ministero della Sanità della Striscia di Gaza governata da Hamas, ha aggiornato il bilancio complessivo delle vittime dallo scoppio della guerra il 7 ottobre. I morti sarebbero oltre 15.500, ha riferito, contro i 13.300 morti al 20 novembre. Il ministero non distingue tra vittime civili e combattenti. Del totale dei morti, ha riferito, il 70% sono donne e bambini. Oltre 40.000 persone sono rimaste ferite.

L’IDF ha riferito che, da quando è iniziata l’operazione di terra nel nord della Striscia di Gaza, sono stati individuati almeno 800 tunnel di Hamas, di cui circa 500 sono stati distrutti. In alcune occasioni, si legge nella dichiarazione, i tunnel sono stati trovati accanto o all’interno di scuole, asili, moschee e campi da gioco. “Questi risultati servono come ulteriore prova dell’uso cinico dei civili, da parte di Hamas, come scudo umano e come copertura per l’attività terroristica dell’organizzazione”. Sono oltre 10mila gli attacchi aerei effettuati dal 7 ottobre.

Nel pomeriggio i tank israeliani sono entrati a Khan Yunis con l’obiettivo di strappare alle milizie palestinesi anche il sud della Striscia: la radio militare israeliana ha confermato l’estensione dell’offensiva con unità terrestri e mezzi blindati in azione a nord di Khan Yunis. Un percorso aperto dai massicci bombardamenti aere, navali e dell’artiglieria.

In quest’area si ritiene che si nasconda il leader di Hamas Yahya Sinwar, che resta l’obiettivo numero uno insieme al capo delle Brigate al-Qassam Mohammed Deif ed al suo vice Marwan Issa.

 

Aerei britannici e nave ospedale italiana

Londra ha reso noto di aver deciso di inviare aerei di sorveglianza britannica sorvolare la Striscia di Gaza per aiutare Israele a trovare gli ostaggi rimasti. Secondo il governo britannico gli aerei non dovrebbero avere armi a bordo e lo scopo è esclusivamente quello di raccogliere informazioni su dove si trovano gli ostaggi. Il Ministero della Difesa britannico farà volare aerei di sorveglianza sul Mediterraneo orientale, compreso lo spazio aereo sopra Israele e Gaza.

L’impiego di velivoli-spia con ogni probabilità rischierati sulla base aerea britannica di Akrotiry a Cipro (a quanto riferisce BBC si tratterà dei Beechcraft Shadow R2), permetterà a Londra di raccogliere informazioni d’intelligence non certo limitate esclusivamente alla ricerca degli ostaggi.

L’Italia invece ha inviato l’unità della Marina Militare Vulcano attrezzata come nave ospedale arrivata oggi nel porto egiziano di El Arish e che curerà a bordo decine di feriti palestinesi provenienti dalla Striscia di Gaza. ”L’operazione ha richiesto uno sforzo congiunto di Farnesina, Difesa e Intelligence, in stretto raccordo tra l’Ambasciata d’Italia al Cairo e le autorità egiziane”, fa sapere l’ambasciata italiana in Egitto in una nota.

 

Una zona cuscinetto nel futuro della Striscia

Secondo quanto riferito dagli organi di stampa, il governo israeliano ha informato gli stati arabi di voler creare, una volta terminato il conflitto, una zona cuscinetto nella Striscia di Gaza. Lo scopo è quello di prevenire un nuovo 7 ottobre. Fonti egiziane hanno confermato che Israele ha trasmesso i piani all’Egitto, alla Giordania, agli Emirati Arabi Uniti, alla Turchia e all’Arabia Saudita. Un consigliere per la politica estera del primo ministro israeliano ha affermato che il progetto della zona cuscinetto è parte di un “processo a tre livelli” che include la distruzione di Hamas, la smilitarizzazione di Gaza e la deradicalizzazione dell’enclave.

Il 1° dicembre, i gruppi palestinesi che aderiscono alla lotta armata in Cisgiordania hanno condotto sette attacchi contro le forze israeliane, mentre le IDF hanno reso noto l’arresto di 15 ricercati e il sequestro di un quantitativo di armi, esplosivi e attrezzature militari non specificate.  Cinque le città della Cisgiordania in cui si sono registrati scontri il 2 dicembre: le IDF hanno riferito che militanti non identificati hanno sparato contro i militari con l’uso di armi leggere e fatto esplodere IED durante un raid israeliano a Nablus.

I media locali hanno, inoltre, affermato che combattenti palestinesi hanno fatto esplodere IED contro le forze israeliane ad al Yamoun, a nord-ovest di Jenin. Danneggiato un veicolo militare israeliano a Jalbun e ingaggiato scontri a fuoco con armi leggere vicino a Nablus.

Le filiali di Hamas a Ramallah, Betlemme, Tulkarem, Jenin, Hebron, Qalqilya hanno indetto manifestazioni anti-israeliane in tutta la West Bank . Il Centro palestinese per i sondaggi e la ricerca politica ha riferito che in Cisgiordania il sostegno ad Hamas e alla formazione di gruppi armati in risposta agli attacchi dei coloni è passato dal 12% di settembre al 40% di novembre, quasi la metà della popolazione palestinese che vive ad est di Gerusalemme.

Il direttore del centro ha riferito che ad influire sul notevole aumento c’è il processo intrapreso dal Movimento di liberazione per di rilascio degli ostaggi in cambio dei prigionieri detenuti nelle carceri israeliane. A tal proposito, il segretario di Stato americano, Blinken, ha informato il primo ministro israeliano Netanyahu che gli Stati Uniti inizieranno ad annunciare il divieto di visto contro i coloni israeliani coinvolti in attacchi contro civili palestinesi.

 

Il fronte libanese

Dalla fine della tregua, Hezbollah ha condotto cinque attacchi nel nord di Israele: sono stati lanciati razzi contro quattro siti militari israeliani, colpendo due volte il sito di al Marj. Le IDF hanno affermato di aver risposto agli attacchi e di aver centrato alcune postazioni sciite del Libano meridionale. Intercettato anche un “sospetto” oggetto volante mentre si avvicina al kibbutz di HaGorshrim, nella Galilea settentrionale: nessun gruppo militante ha rivendicato la responsabilità del tentativo di infiltrazione. Gruppi non identificati hanno lanciato missili anti-carro contro le postazioni israeliane e a Moshav Dov, in Alta Galilea, è stato colpito un edificio civile. Era dal 23 novembre che Israele non subiva attacchi dal Libano.

 

Il fronte irakeno

Un account sui social media iracheni (Tammuz Intel) ha riferito che la 30a brigata delle Forze di mobilitazione popolare irachene (PFM) ha bloccato un convoglio del servizio antiterrorismo iracheno e delle forze statunitensi in Iraq. L’attacco è avvenuto nelle vicinanze di Nimrud, antica città assira situata a sud di Ninive, sul fiume Tigri. Non è chiara la partecipazione del 30a Brigata all’azione, sta di fatto le PFM sono un’organizzazione ombrello affiliata alle milizie irachene che in teoria fanno capo al primo ministro iracheno, ma che in pratica sovvertono spesso la catena di comando per riferire ai delegati che godono del sostegno iraniano.

Nota anche come Hashd al Shabak, la 30a Brigata opera nella provincia di Ninive, nel nord dell’Iraq, ed è composta principalmente dal gruppo etnico Shabak e dai turkmeni sciiti. Ha forti legami con i membri della Resistenza Islamica dell’Iraq, una coalizione di milizie appoggiate dall’Iran che vede la partecipazione di Kataib Hezbollah, Harakat Hezbollah al Nujaba e dell’Organizzazione Badr. Accusata di violazioni dei diritti umani e di aver preso di mira gruppi minoritari nella pianura di Ninive, la 30a Brigata aveva già attaccato le forze statunitensi  el 2019, a Mosul, nel nord dell’Iraq.

 

Il fronte yemenita

Le milizie yemenite Houthi hanno preso di mira alcune navi commerciali nella strategica zona del Golfo di Aden. “Due navi collegate a Israele” sono state colpite in risposta all’invasione di Gaza, hanno rivendicato le milizie filo-iraniane riferendosi a due mercantili battenti bandiera delle Bahamas ma gestiti da società israeliane anche se Gerusalemme ha però smentito ogni legame con i cargo attaccati.

Le due navi attaccate dai ribelli Houthi dello Yemen nel Mar Rosso non hanno alcun legame con Israele, secondo quanto ha dichiarato il portavoce delle Forze di difesa israeliane (IDF) Daniel Hagari. “Oggi sono stati lanciati missili verso due navi commerciali, che non hanno nulla a che fare con Israele. Una nave è stata gravemente danneggiata. È in condizioni critiche e rischia di affondare”, ha dichiarato.

In  soccorso alle due navi attaccate è intervenuto il cacciatorpediniere della US Navy USS Carney, che ha abbattuto 3 droni come ha reso noto lo US Central Command (CENTCOM) spiegando che oggi “ci sono stati quattro attacchi contro tre diverse navi commerciali che operavano in acque internazionali nel Mar Rosso meridionale. Il cacciatorpediniere classe Arleigh-Burke USS Carney ha risposto alle chiamate di soccorso delle navi e ha fornito assistenza” e ha abbattuto tre droni che si stavano dirigendo verso la nave militare, si legge in una nota.

Foto IDF, ISW e Marina Militare

 

Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli

Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.

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