Battaglia urbana nella città di Gaza (AGGIORNATO)

 

(Aggiornato alle ore 23,50)

Israele entra nella quinta settimana di guerra dopo l’attacco del 7 ottobre di Hamas alle comunità israeliane nel sud di Israele. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) continuano ad operare nella Striscia di Gaza, combinando le forze aeree, navali e di terra con l’Agenzia di sicurezza israeliana (Shabak/ISA) e l’intelligence militare Aman. I soldati del 36° battaglione, guidati dall’unità esplorante della Brigata Golani, hanno raggiunto la costa a sud di Gaza City, separando di fatto le roccaforti settentrionali di Hamas dal resto della Striscia.

Le unità più avanzate sono ormai entrate nel cuore della città dove secondo il portavoce del governo israeliano Eylon Levy sarebbero rimasti n0n più di 100 mila civili su 1,1 milioni di residenti prima dell’attacco israeliano. Nella serata dell’8 novembre le IDF hanno reso noto che Hamas ha “perso il controllo” del Nord di Gaza.

Da quando le prime unità del Tsahal hanno iniziato l’invasione sono stati colpiti oltre 2.500 obiettivi terroristici, posti comando, punti di osservazione, tunnel, depositi di armi e capi militari che hanno ricoperto incarichi di alto livello all’interno delle due maggiori organizzazioni terroristiche che controllano la Striscia, Hamas e la Jihad islamica palestinese-

il portavoce delle IDF, Daniel Hagari, ha confermato l’uccisione di diversi comandanti sul campo di Hamas durante gli attacchi aerei e le operazioni notturne del 6 novembre e questo “danneggia in modo significativo la capacità di Hamas di effettuare contrattacchi” mentre il genio sta demolendo ogni singolo tunnel che incontra utilizzando “diverse metodologie”.

Le IDF hanno reso  noto di aver preso il controllo di un avamposto militare di Hamas nel cuore di Gaza City in  cui  erano stati posizionati lanciatori, missili anticarro, armi e materiale di intelligence.

L’esercito israeliano afferma che negli ultimi raid gli aerei hanno colpito una cellula di Hamas formata da dieci membri e guidata dalle truppe di terra della brigata Nahal. Le truppe hanno successivamente identificato una squadra anticarro che operava nelle vicinanze e hanno condotto un ulteriore attacco aereo.

Le truppe israeliane sono entrate “nel cuore della città di Gaza” ha dichiarato in una conferenza stampa il 7 novembre il ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant. “Sono arrivate da nord e da sud. Sono entrate nel pieno coordinamento delle forze di terra, aria e mare. Stanno compiendo manovre con fanteria, veicoli corazzati e carri armati, oltre al genio, da tutte le direzioni e hanno un solo obiettivo: i terroristi di Hamas a Gaza, la loro infrastruttura, i loro comandanti, i bunker, i centri di comunicazione”.

Il ministro ha messo nel mirino direttamente il capo di Hamas nella Striscia: Yahya Sinwar “si nasconde nel suo bunker” e non ha più “contatti con i suoi associati”, ma “sarà eliminato” anche lui.

Il 6 novembre i militari israeliani del 460° battaglione corazzato hanno localizzato e distrutto diverse strutture a Gaza, inclusa una all’interno di una moschea, utilizzate per lanciare razzi su Israele, ha scritto il Jerusalem Post citando fonti delle IDF aggiungendo che un’altra struttura i militari del 50° battaglione della Brigata Nahal hanno trovato oltre 50 razzi.

Secondo stime dell’IDF, dall’avvio della guerra sono stati colpiti più di 14 mila obiettivi a Gaza, distrutti più di 100 ingressi di tunnel e recuperate 4.000 armi e razzi nascosti nelle infrastrutture civili. Grazie alle informazioni ottenute dai prigionieri negli interrogatori e al materiale intelligence fornito dalle agenzie, le IDF sostengono di aver neutralizzato numerose cellule terroristiche, prendendo di mira i centri di comando e controllo, le infrastrutture, le postazioni ricavate sui tetti dei palazzi e nei pressi degli accessi ai tunnel.

Hamas continua ad attaccare le forze israeliane con colpi di mortaio, missili anticarro e attacchi a sorpresa che avrebbero danneggiato o distrutto diversi veicoli corazzati.

Assieme alle forze speciali dell’esercito Sayeret Matkal, lo Shin Bet – il servizio di sicurezza interna, – ha creato l’unità Nili specializzato nella guerra dei tunnel.  Nili, é l’acronimo del versetto della Bibbia “La Gloria di Israele non mentirà” già usato per una rete di spionaggio ebraica durante il primo conflitto mondiale.

Nel pomeriggio del 5 novembre il portavoce Hagari ha rivelato informazioni di intelligence che mostrano l’utilizzo a fini militari da parte di Hamas di edifici destinati all’assistenza sanitaria come l’ospedale Sheikh Hamed, l’ospedale al-Shifa e l’ospedale Indonesiano. Hamas avrebbe destinato parte delle strutture ad attività militari, utilizzando le ambulanze per fare uscire i suoi miliziani da Gaza via Rafah. Hagari ha anche aggiunto che alla base dello ospedale Sheikh Hamed è stato individuato l’ingresso a un tunnel e che dallo stesso edificio sarebbero partiti colpi di arma da fuoco contro i soldati israeliani. L’ospedale Indonesiano sarebbe poi stato costruito sopra strutture militari già esistenti, e anche da lì partirebbero razzi e colpi di artiglieria.

Nel pomeriggio di oggi le truppe israeliane si sarebbero spinte fino a 700 metri dall’ospedale di al-Shifa, secondo quanto riferito da al-Jazeera che cita testimoni. Le forze israeliane hanno finora distrutto 130 tunnel nella Striscia di Gaza e i soldati della Brigata Nahal hanno fatto irruzione in una presunta struttura di addestramento di Hamas nel nord della Striscia, distruggendo le aperture dei tunnel trovate nell’area, secondo quanto riferito da Haaretz.

Il portavoce israeliano ha quindi concluso dichiarando che le riserve di carburante destinate alle attività mediche vengono sequestrate da Hamas e ai civili viene negata la possibilità di abbandonare l’area settentrionale della Striscia di Gaza. Hamas nega tali addebiti mentre Israele stima che sono circa 800.000 i palestinesi fino ad ora scappati verso sud dalla zona settentrionale della Striscia e che centinaia di migliaia siano ancora intrappolate a nord, ostaggio dei miliziani che ne impediscono la fuga.

Quanto agli attacchi contro il territorio israeliano il 5 novembre un missile Arrow ha intercettato un razzo a lunga gittata lanciato da Hamas contro il Consigli regionale di Arava, a sud del Mar Morto.

Hamas ha rivendicato l’azione dichiarando di aver lanciato verso Eilat un razzo Eyash 250. Si tratta della seconda intercettazione da parte del sistema di difesa aerea a lungo raggio dall’inizio della guerra, dopo che un missile balistico lanciato dallo Yemen verso Eilat è stato abbattuto la settimana scorsa.

In Giudea e Samaria le IDF e l’ISA hanno arrestato nell’ultimo mese 850 palestinesi, tutti sospettati di attività terroristiche riconducibili ad Hamas. IL premier Benyamin Netanyahu ha nuovamente chiarito che un cessate il fuoco nella Striscia dipende dal rilascio di tutti gli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas, anche se ha ventilato la possibilità che Israele possa consentire “pause tattiche” per scopi umanitari.

Il presidente statunitense Joee Biden avrebbe chiesto a Netanyahu “tre giorni di pausa nei combattimenti”, per favorire le trattative per la liberazione. Secondo la proposta che si starebbe discutendo in queste ore fra Stati Uniti, Israele e Qatar, Hamas rilascerebbe 10-15 ostaggi e userebbe i tre giorni per verificare l’identità di tutti i prigionieri e consegnare un elenco con i nomi.

“A quelli che pensano che Hamas scomparirà, Hamas resterà ancorato nella coscienza del nostro popolo e nessuna forza sulla terra potrà annientarlo o marginalizzarlo” ha detto ieri Osama Hamdan, il capo dell’ufficio politico di Hamas in Libano, nel corso di una conferenza stampa.

“Il nostro popolo – sottolinea – non permetterà agli Stati Uniti di imporre i suoi piani che puntano a creare un’amministrazione che gli conviene e che conviene all’occupante. Il nostro popolo non accetterà un nuovo governo Vichy”, ha aggiunto Hamdan riferendosi al governo francese collaborazionista col Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale.

Sono già oltre 10.500 i morti tra i civili palestinesi inclusi 4.300 minori, 2.823 donne e 649 anziani mentre i feriti sono 26.475 ha riferito nel pomeriggio di oggi il ministro della Sanità di Gaza controllato da Hamas, aggiungendo che i dispersi sono almeno 2.550 tra cui 1.350 minori. Morti anche 193 membri del personale sanitario e 45 ambulanze sono fuori servizio.  E’ salito invece a 32 il numero dei militari israeliani uccisi nella Striscia di Gaza da quando, lo scorso 27 ottobre, sono iniziate le operazioni incursioni terrestri nell’enclave palestinese mentre sono 350 quelli uccisi dal  7 ottobre.

 

Il fronte libanese

Ai confini con il Libano, le IDF hanno risposto al fuoco di Hezbollah: continua il lancio di missili contro i tank israeliani, l’artiglieria, gli aerei da combattimento e contro le aree residenziali lungo la Blue Line che segna il confine israelo-libanese. Le IDF hanno colpito posti di comando, le postazioni di lancio e i depositi di armi.

Il 5 novembre le milizie Hezbollah (che dall’inizio delle ostilità hanno registrato oltre 50 caduti, hanno lanciato un missile anticarro in direzione di Metula e il giorno successivo è stato identificato e intercettato un UAV che volava dal profondo del Libano verso Israele mentre sono stati lanciati razzi dalla contro il moshav Avivim, nel nord di Israele.

Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha messo in guardia il leader sciita del movimento libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, dall’attaccare lo Stato ebraico. In visita alle truppe delle IDF nel nord di Israele, Gallant ha chiarito le che la priorità rimane la Striscia di Gaza: “Non intendiamo entrare in una guerra nel nord, ma siamo preparati a qualsiasi compito. L’aeronautica mantiene la maggior parte della sua potenza di fuoco sull’arena libanese, contro Hezbollah”.


Il ministro ha poi aggiunto che il movimento di resistenza palestinese “ha commesso un errore fatale e ha segnato il destino di Hamas e quello di Gaza. Se Nasrallah commettesse un errore simile, segnerebbe il destino del Libano”.

Il 7 novembre le IDF hanno reso noto un video che mostra diversi attacchi in Libano precisando che gli aerei hanno colpito un deposito di Hezbollah, posizioni di lancio e un gruppo di combattenti che cercavano di lanciare missili anticarro: nella giornata di ieri sono stati 20 i razzi sparati contro Israele dal Libano mentre rapporti citati dal quotidiano Haaretz e finora non confermati hanno riferito di aerei da combattimento caccia con lo Stella di David che hanno sorvolato Beirut.

Circa le forze navali occidentali che si stanno concentrando nel Mediterraneo Orientale, oltre a due portaelicotteri francesi, gli Stati Uniti hanno aggiunto ai gruppi navali delle portaerei nucleari Eisenhower e Ford un sottomarino classe Ohio armato con 154 missili da crociera Tomahawk, ulteriore strumento deterrente teso a scongiurare il coinvolgimento iraniano o degli Hezbollah nel conflitto. Anche le fregate italiane FREMM Margottini e Fasan “operano a supporto dei due gruppi portaerei. L’elevato grado di interoperabilità’ raggiunto ben testimonia lo stretto e profondo legame che unisce le Marine di Italia e Stati Uniti”. Lo scrive la Marina Militare italiana sulla presenza delle fregate italiane ‘Margottini’ e ‘Fasan’ nel mare antistante Gaza e il Libano.

 

Fuori Hamas da Gaza: il piano della UE

Dall’Unione Europea emerge intanto la proposta di estromettere per sempre Hamas dalla Striscia di Gaza, che dovrà passare sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese evitando l’occupazione israeliana e l’espulsione forzata della popolazione palestinese. Questi i punti salienti del piano per il futuro di Gaza presentato il 6 novembre dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parlando agli ambasciatori dell’Ue nel mondo.  Un piano già ipotizzato il 21 ottobre da Analisi Difesa  per un negoziato utile a risolvere la crisi.

“Innanzitutto Gaza non può essere un rifugio sicuro per i terroristi. Sappiamo cosa è successo dopo le precedenti guerre di Gaza. Hamas ha immediatamente iniziato a ricostruire il suo arsenale e a prepararsi per il prossimo conflitto. Non può più essere così. Si stanno discutendo diverse idee su come ciò possa essere garantito, inclusa una forza di pace internazionale sotto mandato delle Nazioni Unite”, ha evidenziato von der Leyen. “In secondo luogo, ciò implica che l’organizzazione terroristica Hamas non può controllare o governare Gaza. Dovrebbero esistere una sola Autorità Palestinese e uno Stato palestinese. In terzo luogo, non può esserci una presenza di sicurezza israeliana a lungo termine a Gaza, parte essenziale di qualsiasi futuro Stato palestinese. Quarto: nessuno sfollamento forzato dei palestinesi da Gaza. Questa sarebbe solo una ricetta per una maggiore instabilità regionale”.

Foto IDF

 

Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli

Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.

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