Gaza: le ultime operazioni prima della tregua

 

In attesa che tra poche ore entri in vigore la tregua di 4 giorni stipulata da Israele e Hamas con la mediazione di Egitto e Qatar, tutta la Striscia di Gaza continua a restare interessata alle operazioni delle Forze di Difesa Israeliane (IDF).

Mentre il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Herzi Halevi, approva i piani per la continuazione dell’Operazione Swords of Iron, sul terreno i militari consolidano il controllo del quadrante settentrionale ed avanzano dall’ospedale al Shifa verso est – coerentemente con gli sforzi volti a creare i corridoi di evacuazione per tutti i civili che si spostano dalla parte occidentale a quella orientale di Gaza City.

Dall’inizio dell’offensiva a Gaza, il 27 ottobre, l’esercito israeliano ha scoperto e distrutto circa 400 imbocchi di tunnel nella Striscia, ha annunciato oggi un portavoce militare secondo cui “gli ingressi dei tunnel sono stati trovati nel profondo delle strutture civili, inclusi edifici residenziali, scuole, ospedali e altri luoghi”.

Le IDF hanno circondato l’ospedale al Ahli e creato percorsi sicuri ad est del complesso al Shifa e lungo la strada che dal campo di al Shati porta alla Salah al Din Road, espandendo le operazioni alle aree più a sud della Striscia. Secondo quanto pubblicato dal New York Times, le IDF hanno confermato che dal 17 novembre gli edifici del complesso ospedaliero al Shifa sono in totale sicurezza. Fonti palestinesi hanno invece dichiarato che negli ultimi giorni i raid israeliani hanno causato decine di vittime: il Ministero della Sanità di Hamas ha denunciato la morte di 41 membri della stessa famiglia, tutti uccisi in un raid contro la loro casa a Gaza City.

L’agenzia Wafa ha riferito che sono 15 i palestinesi morti in attacchi aerei contro i campi profughi di Nuseirat, nel nord della Striscia, e contro i quartieri residenziali di Khan Yunis, 10 chilometri a nord di Rafah. Continua, infine, l’azione israeliana volta a persuadere i civili palestinesi dall’abbandonare i quartieri di Jabalia, al Daraj, al Tuffah e Shujaia; distribuiti volantini ed opuscoli anche ai pazienti e ai rifugiati dell’ospedale indonesiano di cui il 22 novembre le IDF hanno imposto l’evacuazione dopo aver rilevato attività militare all’interno dell’ospedale. “Se tali attività non si fermeranno entro 4 ore – recita il messaggio -, l’esercito si riserva il diritto di intraprendere attività contro di esse in conformità con le leggi internazionali”.


Combattimenti anche vicino alla rotonda di al Samer, appena ad ovest dell’ospedale di al Ahli, e nel quartiere di Zaitoun, dove unità della 36a divisione si sono scontrate con le forze di Hamas. La 162a divisione delle IDF ha iniziato, invece, ad operare alla periferia di Jabalia, a nord di Gaza City, area ancora sotto il controllo della brigata settentrionale di Hamas. Qui le milizie mantengono un centro di comando e controllo e un numero non precisato di roccaforti ritenute strategiche. Secondo l’intelligence israeliano, solo due dei quattro battaglioni che compongono la brigata settentrionale sono però ancora in condizione di combattere, il che implica che gli altri due hanno limitata capacità operativa. Le IDF sono inoltre impegnate in combattimenti ravvicinati contro i miliziani del battaglione Zaytoun, unità che opera nell’omonima area, nel mezzo della Striscia di Gaza, vicino al Gaza Wadi.

I combattenti delle Brigate al Qassem (braccio militare di Hamas) stanno attaccando le truppe israeliane che avanzano a sud dell’area di Zaytoun, con colpi di mortaio e ordigni esplosivi improvvisati (IED); le Brigate al Quds (braccio militare della Jihad Islamica Palestinese) rivendicano di aver ferito e ucciso sei soldati, mentre le forze delle Tsahal tentavano di avanzare da ovest di Beit Lahia.

Combattimenti anche nei quartieri di Sheikh Ijleen e Rimal. Un video pubblicato il 17 novembre sul microblogging X mostra una pattuglia israeliana che transita in Rashid Street, nella parte occidentale di Gaza City, posizione che suggerisce il ricongiungimento delle truppe israeliane che avanzano da nord con quelle che occupano il settore centrale. Localizzato un sito dell’intelligence militare di Hamas dove sono stati rinvenuti e sequestrati un deposito di armi e sette lanciarazzi.

I vertici militari israeliani ritengono che Hamas abbia perso il controllo della zona settentrionale della Striscia di Gaza e in questa fase del conflitto stia cercando di rallentare le operazioni delle IDF impedendo ai civili di spostarsi verso sud. La radio dell’esercito israeliano ha affermato che solo il 25% dei residenti di Jabalia sono stati evacuati.


Il 20 novembre le milizie palestinesi hanno sferrato sette attacchi di fuoco indiretti verso Israele. Nel tentativo di fermare l’avanzata israeliana, le milizie palestinesi hanno condotto negli ultimi giorni diversi attacchi contro la seconda linea israeliana, il che è in linea con la natura delle operazioni di sgombero.

Le Brigate al Quds, ala militare della Jihad islamica palestinese (PIJ), hanno preso di mira le forze e i veicoli militari israeliani in quattro quartieri della città di Gaza, utilizzando razzi, razzi anticarro con carica tandem e granate con propulsione a razzo (RPG). Le IDF hanno affermato che le forze di fanteria corazzata e del genio, sostenute dal fuoco dei caccia dall’aeronautica israeliana, sono impegnate in pesanti combattimenti. Le Brigate al Qassem, ala militare di Hamas, e le forze israeliane si sono scontrate vicino all’ospedale al Shifa. Un media locale ha riferito che ci sono battaglie “significative” nelle vicinanze del complesso medico. È dal 10 novembre che Hamas e PIJ attaccano le truppe israeliane ad est dell’ospedale, zona di operazione dove Israele sta tentando di consolidare un corridoio di evacuazione.

Le Brigate al Qassem hanno pubblicato un filmato che mostra i combattimenti che i miliziani avrebbero condotto a Beit Hanoun, dove le forze israeliane operano dall’inizio dell’operazione di terra rivendicando un attacco missilistico contro una base militare israeliana nel sud di Israele e affermando di aver ucciso cinque soldati israeliani in un’esplosione causata all’interno di in tunnel, trappola scattata mentre i soldati stavano conducendo un’operazione di sgombero nei pressi della moschea al Umm al Nasr a Beit Hanoun.

Le Brigate al Qassem hanno anche attaccato un avamposto israeliano nel distretto di Hayy al-Nasr, area occidentale della città di Gaza, a nord-ovest di al-Daraj. Sempre nello stesso distretto, tre miliziani delle “squadre suicide” hanno eseguito una “operazione di martirio” nei pressi dell’ospedale specializzato Rantisi, dove le forze israeliane hanno stabilito un avamposto di combattimento dal 13 novembre scorso.

Rivendicate anche azioni combinate con le Brigate al Quds e due attacchi di fuoco indiretto sul territorio israeliano, un attacco missilistico contro Tel Aviv, come rappresaglia per la morte di civili, e un attacco con mortai contro il Kibbutz Nirim, nel sud di Israele. Combattenti di milizie palestinese non specificate hanno lanciato una salva di razzi contro Ashdod. Diverse le sortite contro le unità IDF impegnate nella bonifica delle aree che rientrano sotto il controllo israeliano, attacchi portati principalmente con l’utilizzo di armi leggere ed RPG.

Sia le Brigate al Qassem che le Brigate al Quds hanno affermato di aver teso un’imboscata ed attaccato le forze israeliane vicino a Juhor ad-Dik. Le Brigate al Quds hanno, inoltre, reso noto di aver distrutto due carri armati israeliani, uno a Beit Hanoun ed uno ad ovest di Beit Lahia, e di aver lanciato due attacchi missilistici nel sud di Israele. Secondo le IDF, le Brigate al Qassem si starebbero preparando ad una difesa flessibile e prolungata lungo tutta la Striscia di Gaza.

L’accordo per gli ostaggi

Il portavoce delle IDF, contrammiraglio Daniel Hagari, ha mostrato un video nel quale vengono ripresi, all’interno dell’ospedale al Shifa, due degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre scorso. In uno degli edifici, sotto ai quali è stato scoperto un tunnel lungo 55 metri e una sala comando che i miliziani avevano aperto a livello -2, avrebbe trovato la morte anche la soldatessa Noa Marciano, uccisa dai miliziani e non dalla ferita causata dalle IDF duaratne un attacco, questo secondo il patologo e le informazioni intelligence in mano agli israeliani.

Gli ostaggi che appaiono nel video sono stati identificati come “un nepalese e un thailandese”, trascinati a forza dentro l’ospedale e ripresi dalle telecamere di sorveglianza “tra le 10:42 e le 11:01” del 7 ottobre. L’ingresso al tunnel, ancora in gran parte inesplorato, è stato scoperto sotto un capannone, accanto ad un veicolo carico di armi, fucili kalashnikov, lanciagranate ed esplosivi.

Dotato di vari sistemi di difesa, tra cui una porta idonea a resistere alle esplosioni, attrezzata con un foro per sparare all’esterno, il tunnel è accessibile da una scala che scende nel sottosuolo per circa 10 metri. Durante la perquisizione negli appartamenti di alcuni esponenti di Hamas, nei quartieri residenziali di Sheikh Ajlin e di Rimal, a Gaza City, le IDF hanno, inoltre, scoperto l’ingresso a 35 tunnel, e nella stessa Rimal sono state trovate svariate infrastrutture utilizzate da Hamas come postazioni per il lancio di razzi.

Ma circa gli ostaggi la notizia più rilevante riguarda l’intesa tra Israele e Hamas raggiunta con la mediazione di Egitto e Qatar per la liberazione di 50 donne e bambini in mano ad Hamas in cambio della liberazione di un numero imprecisato di donne e minori palestinesi (150 secondo Hamas) dalle carceri israeliane e di 4 giorni di tregua nei combattimenti. Parallelamente, secondo una comunicazione di Hamas diffusa attraverso il Centro di informazione palestinese, nella regione potranno arrivare centinaia di camion con aiuti umanitari, medicinali e carburante. A Gaza sono detenuti oltre 230 ostaggi catturati durante gli assalti dei commando di Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre, che hanno provocato anche 1.200 vittime. I palestinesi detenuti nelle carceri di Tel Aviv sono diverse migliaia.

Il ministero degli Esteri del Qatar ha definito ”un accordo per una pausa umanitaria” ipotizzando un cessate il fuoco più esteso che permetta di liberare ulteriori ostaggi.

Durante la tregua agli abitanti di Gaza non sarà consentito tornare alle loro case nel nord della Striscia. In Israele l’intesa non piace a tutti soprattutto nell’ala destra del governo israeliano. Il ministro Ben Gvir ha detto che “potrebbe essere un grave errore e potrebbe portare al disastro”. Critico anche il ministro dell’Economia Bezalel Smotrich: “L’accordo è dannoso e va respinto”, perché “riduce la possibilità di avere indietro il resto degli ostaggi, compresi i nostri soldati”.

 

Il fronte della Cisgiordania

In Cisgiordania le IDF hanno condotto il 20 novembre un’operazione nel campo di Jenin e un attacco con droni contro il quartier generale della milizia palestinese, nel campo profughi di Balata, nel nord della Cisgiordania. In coordinamento con lo Shin Bet, le IDF hanno centrato una struttura che la milizia utilizza per pianificare attacchi contro obiettivi civili e militari israeliani. Durante l’operazione è rimasto ucciso un militante coinvolto nel reclutamento di una squadra destinata ad attività terroristiche.

Nelle due azioni le IDF hanno localizzato e distrutto un sito per la produzione di IED e sono stati scoperti diversi magazzini di armi, intercettato ordigni sepolti, confiscate numerose armi leggere e arrestate 20 persone. La Brigata dei Martiri di Al Aqsa, autoproclamata ala militare di Fatah, ha pubblicato un comunicato in onore dei cinque combattenti morti nei giorni scorsi. Per attaccare alle forze israeliane che operano in Cisgiordania, i miliziani stanno usando armi leggere e IED.

Tra il 18 e il 19 novembre, i le cellule palestinesi hanno ingaggiato le forze israeliane 11 volte, principalmente vicino alle città di Nablus, Jenin, Tubas e Gerico. In sei casi sono stati utilizzati IED, sia contro i militari che contro i veicoli blindato, compreso un ordigno esploso nel campo profughi di Dheisheh. Durante una manifestazione contro Israele, tenutasi a Ramallah, le IDF hanno arrestato 38 ricercati, almeno 70 civili secondo le informazioni diffuse dall’Autorità per gli Affari dei Prigionieri ed Ex-Detenuti Palestinesi. Hamas e le Brigate al Qassem stanno incoraggiando i cittadini della Cisgiordania a sostenere l’operazione Al Aqsa Flood con attacchi contro le forze israeliane. Appelli alla guerriglia sono stati trasmessi dagli altoparlanti dei minareti di Beita, a sud di Nablus.

Il fronte libanese

Tra il 18 e il 19 novembre, Hezbollah e i gruppi libanesi e siriani filo-iraniani hanno condotto contro Israele 24 attacchi trans frontalieri. Il Movimento sciita guidato da Hasan Nasr Allah ne ha rivendicato 21 nei quali ha utilizzato munizioni anticarro, razzi e armi leggere, prendendo di mira sia le unità che le infrastrutture militari.

Le IDF hanno risposto con i caccia e l’artiglieria: intercettato con successo un missile terra-aria lanciato dal territorio libanese contro un drone israeliano; localizzata e distrutta una postazione di lancio per missili superficie-superficie che operava dal Libano meridionale; intercettati ed abbattuti diversi droni Hezbollah penetrati nello spazio aereo israeliano e nella regione dell’Alta Galilea, sui cieli di Dalton e Hatzor Haglilit. Uccisi, inoltre, due miliziani intercettati nei pressi di Shtula, moshav a ridosso della Linea Blu che dal 2000 separa il Libano da Israele. Il 19 novembre, i miliziani sciiti hanno pubblicato il presunto filmato dell’intercettazione e dell’abbattimento di un UAV israeliano multi-missione Hermes 450, notizia subito smentita da Israele.

Il 20 novembre Israele ha subito 18 attacchi dal Libano, una percentuale superiore alla media dei 15 attacchi al giorno registrati dall’inizio della guerra. In 10 dei 18 attacchi, Hezbollah e altre cellule non identificate hanno preso di mira i siti militari israeliani lungo il confine: rivendicato un attacco con missili Burkan contro la caserma della 91a Divisione, a Biranit, nei pressi di Rosh ha-Nikrah, e contro l’avamposto di Tzurit, nei pressi di Yi’ron.

Dura la risposta israeliana, con l’aviazione e l’artiglieria che hanno effettuato intensi bombardamenti sulle postazioni nemiche nel sud del Libano. Due giornalisti e un civile sono rimasti uccisi nell’attacco israeliano avvenuto nella zona tra Tayr Harfa e Jebbin, nel settore occidentale della linea del fronte che divide Hezbollah da Israele; identificate e colpite tre cellule armate e diversi obiettivi riconducibili ad Hezbollah, incluse infrastrutture militari e strutture predisposte per dirigere attività terroristiche. Cinque i miliziani uccisi, mentre si trovavano a bordo di un’auto colpita da un drone nei pressi di Tiro. Infine, colpi di mortaio sono stati sparati dal Libano contro una postazione militare israeliana nel nord di Israele; anche in questo caso l’artiglieria ha risposto al fuoco.

Foto: IDF, ISW e Brigate Ezzedin el Qassam

 

Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli

Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.

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