L’Ucraina punta alla NATO, Mosca cambia la dottrina strategica

Nonostante le tante “rassicurazioni” occidentali alla Russia il governo ucraino marcia a rapidi passi verso l’adesione alla NATO.Il Parlamento di Kiev (Verkhovna Rada) ha approvato il 24 dicembre la legge voluta dal presidente Petro Poroshenko (nella foto a sinistra), destinata ad alimentare ulteriormente la tensione con la Russia.  Kiev ha rinunciato allo status di “Paese non allineato”, di cui fanno parti 120 nazioni, per avviare la richiesta di ingresso nella Nato.

Un passo che Mosca non potrà che considerare ostile come conferma la risposta russa. La decisione dell’Ucraina di rinunciare allo status di “Paese non allineato” per poter entrare in futuro nella Nato, é una mossa destinata ad “esacerbare il clima di confronto” con la Russia”. Queste le parole del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov.

Si tratta di un passo “controproducente che contribuirà solo ad acuire il confronto e acuirà l’illusione che sia possibile risolvere la profonda crisi interna ucraina approvando questo tipo di leggi”, ha aggiunto Lavrov, riferito al voto della Verkhovna Rada. La Nato prende tempo e accoglie con prudenza la decisione dell’Ucraina di rinunciare al suo status di Paese non allineato per poter entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica:

“Le nostre porte sono aperte e l’Ucraina diventerà membro della Nato se lo richiederà e se dimostrerà di essere in grado di rispettare gli standard ed i principi necessari per aderire”, ha riferito un portavoce di Bruxelles, ricordando che in ogni caso ci vorranno anni. L’Ucraina era uno dei 17 Paesi osservatori tra i “non allineati”, che includono come membri effettivi Paesi come Iran, Iraq, Cuba ed anche la Cina.

Secondo l’inviato di Mosca all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse), Andrei Kelin, la rinuncia formale dell’Ucraina allo  status di osservatorio all’unione dei Paesi “non allineati” è “un atto ostile” verso la Russia e “aggiungerà solo nuove seccature e fastidi nelle relazioni”.

La Russia è pronta a tagliare i legami con la Nato se l’Ucraina entrerà nell’Alleanza Atlantica ha detto il vice ministro della Difesa di Mosca, Anatoly Antonov ripreso dall’agenzia Ria Novosti. “Se questa decisione in futuro assumerà un carattere militare, risponderemo adeguatamente.

Ci sarà un completo taglio dei legami con la Nato che sarà impossibile riparare” ha affermato Antonov in riferimento al voto con il quale il Parlamento ucraino ha deciso di abbandonare lo status di Paese non allineato.

La crisi ucraina, considerata a Mosca un complotto statunitense con la complicità della riluttante Ue, per stringere d’assedio la Russia, ha indotto il Cremlino ad aggiornare la sua dottrina militare strategica che vede nuovamente la Nato, come in piena Guerra Fredda, nemico per eccellenza definito “una minaccia fondamentale alla sicurezza russa”.

Un passo che riflette il deteriorarsi delle relazioni tra Washington e Mosca. Approvata dal presidente Vladimir Putin la “dottrina” condanna “il rafforzamento delle capacità offensive Nato  direttamente ai confini della Russia e le misure prese per schierare un sistema anti-missile globale” nell’Europa centrale.

Il riferimento è allo schieramento di forze Nato a rotazione in Polonia e nei Paesi Baltici deciso al summit dell’Alleanza in Galles il 4 ed il 5 settembre.

Il Cremlino condanna anche il piano Usa dello “scudo antimissile” in Europa voluto inizialmente da George W. Bush e confermato, con limitate modifiche da Barack Obama. Un piano che prevede “l’accerchiamento di fatto della Russia” con un schieramento di batterie di missili intercettori, radar e navi da guerra nel Mediterraneo, a formare una linea di difesa contro i missili balistici.

Sistema che ufficialmente gli Usa vogliono per difendere l’Europa dalla presunta minaccia di missili balistici iraniani e nordcoreani la cui consistenza effettiva è quanto meno discutibile.

Lo “scudo anti-missile” per Mosca rappresenta un sistema per indebolire il proprio deterrente balistico e nucleare costituendo  quindi una pericolosa alterazione dell’equilibrio basato sugli degli arsenali atomici su cui si è basata la pace durante tutta la Guerra Fredda.

La nuova dottrina militare russa introduce anche il concetto di “dissuasione non nucleare” basata sul mantenimento di un alto livello di preparazione capacità di risposta delle forze convenzionali così come il rafforzamento di organizzazioni di sicurezza regionali come l’Unione degli Stati Indipendenti formata da 9 ex repubbliche sovietiche e la SCO, la Shanghai Cooperation Organisation formata oltre che da Russia e Cina da sette repubblica ex-sovietiche.

Foto AP, Eliseo Bertolasi, Cremlino e Sukhoi

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