Tobruk chiede raid aerei contro l’ISIS a Sirte

L’aveva già formalizzata al vertice della Lega Araba la scorsa settimana ottenendo in cambio solo una vaga disponibilità per forniture militari ma ieri il governo di Tobruk (quello riconosciuto dalla comunità internazionale) ha rilanciato a Parigi la richiesta di un “intervento internazionale il più presto possibile” contro le milizie dello Stato Islamico in Libia.

Il governo laico che ha sede a Tobruk chiede la revoca dell’embargo sulle armi in vigore dall’epoca della guerra civile del 2011, ma soprattutto bombardamenti aerei anti-jihadisti. “La situazione è estremamente grave”, ha ammonito il ministro degli Esteri Mohammed al-Dayri (foto sotto), in visita a Parigi. “La gente muore, c’è chi viene crocifisso, chi dissotterrato dalla tomba, chi arso vivo.

I libici non comprendono perché la comunità internazionale non si renda conto di simili pericoli” che, ha enfatizzato, “sono in aumento”.

Dopo aver denunciato che dal 2011, quando fu rovesciato il regime di Muammar Gheddafi, la Libia è stata “abbandonata al suo destino”, Dayri ha messo in guardia sul fatto che l’ISIS intende farne una propria “retrovia”: tanto da essere presente non solo a Sirte, dove ha appena dato vita a un emirato, ma anche  a Bengasi, Derna e Sabratha, quast’ultima situata all’estremità occidentale della Tripolitania ospiterebbe un centro d’addestramento dell’ISIS dive si sarebbero addestrati soprattutto i jihadisti tunisini ed è uno dei porti di partenbza dei barconi di immigrati clandestini diretti in Italia.

“Finora non si sono impadroniti dei campi petroliferi, ma temiamo che possano aver assunto il controllo di numerosi pozzi”, ha aggiunto. I mezzi per contrastare una deriva del genere, stando al ministro, consistono appunto nella fine dell’embargo e nei raid aerei.

“Non si tratta di equipaggiamento militare sofisticato, ma ci occorre almeno il minimo per combattere adeguatamente il terrorismo”, ha sottolineato sul primo punto. Circa l’intervento internazionale “non è l’invio di truppe di terra ciò che auspichiamo, ma appoggio aereo per le Forze Armate libiche”.

“Prima d’intervenire in Iraq, la comunità internazionale ha aspettato che Mosul cadesse”, ha ricordato infine il capo della diplomazia di Tobruk. “Noi non vogliamo assistere anche alla caduta di Tripoli o di Misurata”.

Foto AP, web

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