LIBIA: LE MISTIFICAZIONI DI KOBLER SULL’IMMIGRAZIONE ILLEGALE

“In Libia sono presenti 235 mila rifugiati” mentre “dall’inizio dell’anno oltre 77 mila hanno lasciato questo Paese per l’Europa ed in estate si prevede che aumenteranno i flussi”.

Lo ha detto ieri Martin Kobler, alla testa della missione dell’Onu in Libia, in un intervista ad una radio tedesca aggiungendo che per contrastare i trafficanti di esseri umani è necessario “ricostruire il potere centrale dello Stato”.

Del tutto fuorviante il termine “rifugiati” utilizzato da Kobler poiché si tratta in realtà di immigrati illegali o “migranti economici” provenienti dall’Africa Occidentale che non fuggono da guerre e hanno speso cifre intorno ai 10 mila euro a testa per compiere la traversata fino alle coste libiche e pagarsi il viaggio verso l’Italia e l’Europa.

Il termine rifugiati indica infatti uno status che eventualmente potrebbe venire loro riconosciuto dopo un esame caso per caso una volta giunti in Europa ma queste persone si trovano illegalmente in Libia e altrettanto illegalmente si riversano verso l’Italia utilizzando i canali gestiti dalla criminalità organizzata.

L’inviato Onu per la Libia ha poi annunciato “programmi per la formazione dei guardiacoste libici” precisando che l’operazione Sophia (Eunvfor Med, varata l’anno scorso dall’Unione Europea per contrastare i trafficanti) “non può riportare i migranti in Libia perché tale operazione interviene solo in acque internazionali e non in acque libiche”.

Se l’obiettivo di Kobler fosse davvero quello di “contrastare i trafficanti di esseri umani” le Nazioni Unite autorizzerebbero la missione europea a entrare in acque libiche e a riportare sulla costa dell’ex colonia italiana i “rifugiati” per poterli poi rimpatriare con un ponte aereo gestito dalla comunità internazionale.

Tanto più che lo stesso Kobler parla di profughi “scioccati che in parte vorrebbero tornare nei loro Paesi mentre altri invece vorrebbero continuare il loro cammino verso l’Europa”.

Del resto il traffico di esseri umani sostiene indirettamente il governo di Fayez al-Sarraj (nella foto sotto), voluto e varato dall’Onu, dal momento che tutte le milizie e forze tribali che lo sostengono ne sono coinvolte.

Secondo dati forniti dall’ammiraglio Enrico Credendino, alla testa di Eunavfor Med, tra il 30 e il 50 per cento del PIL della Tripolitania è generato dai traffici di immigrati verso l’Italia.

Non a caso il premier britannico Theresa May, in visita a Roma, ha detto ieri che “i nostri Paesi devono avere il coraggio di fare di più in Libia per arginare il flusso dei migranti e il traffico di esseri umani.”

@GianandreaGaian

Foto: Nazioni Unite, AP e Marina Militare Italiana

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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