I MARINES BOMBARDANO LO STATO ISLAMICO A SIRTE

Su richiesta del governo di unità nazionale libico Barack Obama ha approvato i primi raid a Sirte contro i combattenti dello Stato Islamico aprendo, a pochi mesi dalla fine del suo mandato presidenziale, un nuovo fronte nella guerra contro il terrorismo islamico.

I raid ”andranno avanti fino a che lo richiederà” il governo di unità libico, ha affermato ieri il portavoce del Pentagono, Peter Cook, confermando le incursioni effettuate ieri contro obiettivi dello Stato Islamico nella città che diede i natali a Muammar Gheddafi.

Nel mirino dei velivoli teleguidati americani ci sarebbero stati ieri veicoli blindati e un carro armato T-72 dell’Isis: bersagli individuati da droni Reaper decollati da Sigonella e colpiti dagli elicotteri da attacco AH-1Z Super Cobra decollati dalla portaelicotteri da assalto anfibio USS Wasp che naviga con a bordo una forza d’assalto di 2mila marines non lontano dalle coste libiche.

L’obiettivo dell’intervento statunitense è aiutare le milizie di Misurata e i loro alleati (come le Guardie delle Infrastrutture Petrolifere di Ibrahim Jadhran) a conquistare Sirte dopo che da due mesi sono inchiodate alla periferia della città dalla strenua resistenza dei jihadisti.

A Sirte, mette in evidenza il Pentagono, ci sarebbero 1.000 combattenti dell’Isis. ”Ulteriori raid continueranno ad avere nel mirino l’Isis a Sirte per consentire” al governo di unità libico ”un’avanzata decisiva e strategica” ha evidenziato Cook.

L’utima mini-guerra di Obama

Le limitate incursioni aeree, che avrebbero inflitto “pesanti perdite” agli uomini del Califfato, sono state autorizzate da Barack Obama su raccomandazione del segretario alla Difesa Ashton Carter e dietro richiesta del premier libico Fayez al Sarraj che però ha precisato che “l’aiuto solo aereo sarà limitato ad un lasso di tempo ben determinato, sempre nell’area di Sirte e della sua periferia e non ci saranno presenze militari americane sul terreno”.

Rassicurazione che sembra aver lo scopo di non innervosire troppo le milizie islamiste che sostengono il governo di Tripoli, dai Salafiti ai Fratelli Musulmani, che potrebbero vedere con timore e diffidenza l’intervento aereo statunitense.

Non a caso ieri il generale Mohamed al-Ghasri, portavoce delle milizie che partecipano all’operazione militare “al-Bayan al-Marsus” (“Struttura Solida”) per la liberazione di Sirte dall’Isis, in una telefonata con l’agenzia ANSA ha “difeso” l’intervento americano condotto con raid aerei nella città costiera, precisando che “è mirato ad eliminare lo Stato Islamico, il nemico più potente nel Nord Africa.

Chi è contrario all’intervento Usa sostiene in un modo o nell’altro l’Isis”, ha aggiunto.  “Dobbiamo proteggere i nostri figli ed il popolo libico che sostiene questa operazione. Daesh possiede armi sofisticate e per questo motivo dobbiamo chiedere aiuto a chi ha una tecnologia militare che sia in grado di colpire minuziosamente determinati obiettivi”.

Al-Ghasry ha poi annunciato l’arresto di un leader della filiale libica dello Stato Islamico a Sirte. “Le nostre forze sono riuscite a catturare uno dei leader dell’Isis mentre questi stava tentando di scappare via mare” ha detto il generale in una conferenza stampa tenuta ieri e trasmessa dalla tv satellitare “Misurata”.

Annunciando il richiesto intervento statunitense, al-Sarraj (nella foto sotto) ha confermato allo stesso tempo il “rifiuto del suo governo ad ogni tipo di ingerenza straniera senza mandato o autorizzazione del governo di intesa nazionale”. Un riferimento diretto alla Francia – anche se non citata nel suo discorso – che proprio qualche giorno fa aveva ufficializzato la presenza di forze speciali impegnate in Libia al fianco delle tr5uppe del generale Haftar e ovviamente senza il consenso di Tripoli.

Quelli di ieri non sono stati i primi raid aerei statunitensi contro l’Isis in Libia.

Nel febbraio scorso i cacciabombardieri F-15E decollati dalla Gran Bretagna (Roma non consentì l’uso di basi italiane per azioni offensive) colpirono un campo di addestramento a Sabratha, tra Tripoli e il confine tunisino.

Nell’attacco vennero uccisi due serbi ostaggi dei jihadisti e una quarantina di miliziani, tra cui Noureddine Chouchane, considerato la mente dei sanguinosi attacchi al museo del Bardo di Tunisi e al resort a Sousse.

Sul piano operativo l’intervento dei velivoli imbarcati sulla portaelicotteri da assalto anfibio USS Wasp (Cacciabombardieri AV-8B Harrier, elicotteri da attacco AH-1Z Super Cobra e convertiplani MV-22 Osprey) richiede uno stretto coordinamento con il Comando militare libico unificato che sovrintende alle operazioni contro l’Isis a Sirte.

Struttura di recente costituzione in cui sono presenti i leader delle milizie che sostengono il governo di Tripoli e “consiglieri” statunitensi, britannici e forse anche francesi e italiani.

La campagna aerea potrebbe non essere limitata a conseguire la vittoria a Sirte ma estendersi al contrasto delle forze dell’Isis, che in buona parte si sono disperse nelle zone desertiche a sud di Sirte.

Nel complesso quindi i raid americani dovrebbero restare a intensità limitata anche per la carenza di obiettivi da colpire, limitati a postazioni e veicoli: una campagna che Harrier e Super Cobra della Wasp potrebbero gestire a lungo da soli con il supporto dei velivoli teleguidati basati a Sigonella il cui impiego offensivo non è autorizzato dall’Italia.

Roma approva ma non partecipa

I raid sono stati valutati “positivamente dall’Italia” ha reso noto la Farnesina, precisando che Roma “incoraggia a realizzare le iniziative per ridare stabilità e pace ai libici”.

Il governo ha però precisato  che il nostro Paese non partecipa alle operazioni belliche “nè con l’invio di militari nè con il supporto di basi e di aerei ricognitori” come chiariscono fonti di governo ricordando però l’accordo per operazioni antiterrorismo su richiesta del governo libico.

“Il sostegno italiano al governo libico si è concretizzato in forme diverse nel corso degli ultimi mesi, in particolare attraverso importanti operazioni umanitarie”, ha comunicato la Farnesina smentendo le notizie sui media internazionali della presenza di forze speciali italiane.

“L’Italia – ribadisce oggi la Farnesina – sostiene il governo di unità nazionale e lo incoraggia a realizzare le iniziative necessarie per ridare stabilità e pace al popolo libico”.

E nella lotta al terrorismo, l’Italia apprezza lo sforzo di Serraj “in particolare l’operazione Bunyan al Marsous per liberare la città di Sirte da Daesh”.

Mi auguro” che l’intervento americano contro l’Is a Sirte “sia risolutivo, sarebbe un messaggio molto forte non solo per la lotta al terrorismo ma anche per la stabilizzazione della Libia” ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ribadendo che “è molto positivo che gli Stati Uniti abbiano deciso di intervenire”.

Roma apprezza gli sforzi bellici contro il Califfato ma non intende parteciparvi, forse nel timore (o certezza) che essi determinerebbero una forte rappresaglia terroristica sul nostro territorio nazionale.

La linea italiana quindi non cambia: come stabilito nel decreto missioni approvato in Parlamento, l’Italia non è coinvolta nelle operazioni militari. Fonti qualificate chiariscono che i caccia da sorveglianza e ricognizione italiani non hanno supportato il blitz, né gli aerei americani che hanno condotto gli attacchi sono partiti da basi situate in Italia.

I raid su Sirte aiutano Hillary Clinton?

I raid americani contro l’Isis a Sirte potrebbero dare una mano anche alla candidata democratica Hillary Clinton togliendo armi al suo avversario Donald Trump, Che accusa i democratici di non combattere per davvero il Califfato.

Il ruolo più simbolico/politico che militare delle prime incursioni su Sirte appare del resto evidente. Non sarà la distruzione di qualche mezzo blindato o corazzato a rivelarsi decisiva per le sorti della battaglia di Sirte mentre la mini-guerra condotta con pochi velivoli dei marines avrà un costo finanziario molto limitato.

Di certo è inusuale che un presidente USA scateni una nuova campagna militare a pochi mesi dalla fine del suo mandato e secondo Mattia Toaldo, dell’ European Council on Foreign Relations (Ecfr) ”se i libici riusciranno sconfiggere l’Isis a Sirte, come hanno fatto a Falluja, l’amministrazione Obama riuscirà a portare acqua al mulino di Hillary Clinton e della sua campagna elettorale”.

In un’intervista all’Ansa, Toaldo sottolinea le difficoltà di al-Sarraj all’origine della richiesta di intervento statunitense. “La sorte del governo di unità è appesa a un filo, e il premier designato “rischiava di arrivare a fine agosto con una situazione di grande difficoltà, a causa della crisi economica e di sicurezza.

Se riesce anche a conquistare Sirte, gli rimarrà di portare la luce nelle case per arrivare alla vittoria” e al consolidamento del potere del suo governo, sottolinea l’analista.

Per quanto riguarda gli Usa, “non credo che siano pronti a una escalation. I raid di ieri sono stati mirati come quelli del recente passato”.

Foto: DFI, Ansa, Reuters, US Navy, AFP, Libya Today, Askanews e Getty Images

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