LIBIA: HAFTAR SI CONSOLIDA, ISIS RESISTE, EUROPA IN PERICOLO

Le forze dell’Esercito nazionale libico (LNA) del maresciallo Khalifa Haftar hanno iniziato la costruzione di una “barriera di sabbia” intorno alla città di Agedabia (Ajdabiya), 140mila abitanti a circa 16 chilometri dalla costa mediterranea e 154 chilometri da Bengasi, per proteggerla dai gruppi armati islamisti.

Secondo Heni Nsaibia, esperto di sicurezza e terrorismo, si tratta di una barriera formata da un fossato (per bloccare l’accesso a veicoli e autobomba) e un terreno rialzato simile a quella utilizzata dalle autorità tunisine al confine con la Libia.

Nella città sono schierate la 101a brigata dell’LNA e la 21a brigata delle Guardie di frontiera. Agedabia è passata nelle scorse settimane sotto il controllo delle forze del comandante Haftar nell’ambito dell’offensiva per occupare i porti della cosiddetta Mezzaluna petrolifera.

Mentre Haftar (nella foto a fianco) consolida le sue posizioni il governo a cui risponde, quello laico di Tobruk, sembra voler cogliere il momento di estrema debolezza dell’esecutivo di Tripoli varato dall’Onu e guidato da Fayez al-Sarraj per delegittimarlo.

Lo speaker della Camera dei rappresentanti (Hor) di Tobruk, Aqila Saleh, ha affermato che il governo di al-Sarraj è “illegittimo perché non ha avuto la fiducia del Parlamento” e ha chiesto a tutte le istituzioni dello Stato di non applicare alcuna risoluzione del governo di concordia di Tripoli.

In una nota – scrive il sito al-Wasat – Saleh ha sottolineato che “il governo provvisorio di Abdallah al Thani (quello di Tobruk, ndr) è l’unico governo legittimo”.

Fayez al Sarraj, il cui governo non controlla milizie e guardia costiera al punto da non essere riuscito a fornire all’Unione Europea i nominativi del personale militare marittimo che dovrebbe essere addestrato dalla missione navale Eunavfor Med- Operazone Sophia, si è detto pronto a negoziare con chiunque possa risolvere i problemi della Libia, compreso l’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar.

“Ci sono molti ostacoli, naturalmente, e uno di questi è provare ad avere un esercito unico sotto il controllo dell’organismo politico”, ha spiegato il premier di Tripoli a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Al-Sarraj ha ricordato che per raggiungere l’obiettivo di una Libia unita è molto importante mantenere la separazione dei poteri, così come è essenziale dotarsi di armi per vincere la guerra contro l’Isis.

“Siamo coscienti delle preoccupazioni sulla sicurezza, ma siamo seriamente intenzionati a ripristinarla” ha detto, lanciando un appello a tutti i libici: “Unitevi a noi, tutti voi che credete in uno Stato forte con un esercito forte in grado di difendervi da ogni aggressore”.

La debolezza anche militare di al-Sarraj (nella foto a sinistra) sembra trovare conferme anche dall’infinita battaglia di Sirte dive un pugno di miliziani dello Stato Islamico continua a resistere da quattro mesi, barricato nell’ultimo quartiere della città ancora sotto il suo controllo, dopo aver subito perdite imprecisate e aver ucciso quasi 500 nemici ferendone 2.500 per lo più appartenenti alle milizie di Misurata.

Contro le postazioni dei jihadisti si accaniscono anche i raid aerei statunitensi, 175 dall’inizio di agosto secondo quanto riferito ieri dal Comando Usa per l’Africa (Africom).

A Sirte lo Stato islamico in Libia starebbe impiegando anche donne addestrate come tiratori scelti, riferiscono alcuni miliziani al sito Middle East Eye, che a sua volta parla di un cambiamento nella strategia di combattimento dei jihadisti che finora non avevano mai impiegato donne combattenti.

A rivelarlo è stato un soldato, Ali Zeid, che ha confessato di essere rimasto “sorpreso” quando ha visto a “circa 300 metri di distanza, una donna su un tetto di un edificio che stava sparando” nella sua direzione.

Dopo avere trovato un riparo sicuro il soldato ha sbirciato verso l’edificio dove la combattente sparava e ha potuto constatare che si trattata effettivamente di una donna.

“Era alta, di corporatura grossa e sembrava un gladiatore e poteva essere araba” ha raccontato precisando che la combattente non portava un velo nero che le copriva la testa o un “niqab” come l’Isis ha ordinato in passato alle donne.

“Aveva pantaloni neri e una camicia grigia, con un velo sciolto che lasciava intravedere i suoi capelli”. Zeid ha poi descritto la donna, che imbracciava una mitragliatrice, come un abile tiratore ma non brillante.

Altri combattenti hanno confermato la presenza di almeno due donne nelle prime linee dopo averle sentito che si scambiavano informazioni l’un l’altra all’interno di un edificio.

La caduta di Sirte non sancirà comunque la sconfitta definitiva dello Stato Islamico in Libia.

Il coordinatore anti-terrorismo della Ue, Gilles de Kerchove, valuta che la Libia rischi di diventare la nuova culla dell’Isis per pianificare attentati contro l’Europa.

In un’audizione all’Europarlamento, de Kerchove ha messo in guardia contro il possibile utilizzo di “armi chimiche” e “auto bomba”.

L’esponente europeo lega la disfatta del Califfato in Siria (che in realtà non pare proprio imminente) ad un inevitabile “esodo di migliaia di combattenti” verso altri “punti caldi”, indicando in particolare la polveriera libica.

Ma anche l’Europa – avverte – sarà tra le destinazioni, per questo dobbiamo essere pronti. “Per alcuni Paesi la minaccia non è mai stata così alta, negli ultimi vent’anni” – evidenzia – ribadendo che l’Isis “ha infiltrato suoi uomini tra i flussi di migranti” anche se “non in numero massiccio”.

I jihadisti che arriveranno in Europa “avranno molti profili, e tra loro ci sarà chi ha combattuto in prima linea”, avverte.

Ma ci saranno anche dei bambini. “Sono almeno 500 quelli nati” nel Califfato da genitori europei. Quest’ultimi, secondo un Europol potrebbero essere autentiche bombe ad orologeria. Il coordinatore richiama l’attenzione anche sulla “vulnerabilità dei rifugiati”.

“Sappiamo che gruppi salafiti stanno facendo reclutamenti nei campi profughi”, invitando a fare tutto il possibile per contrastare la radicalizzazione.

Tra le lezioni apprese dai passati attacchi indica la diversa galleria di attentatori: dai network di gruppi inviati da Raqqah” come quelli che hanno agito a Bruxelles, ai “lupi solitari diretti o ispirati” come ad esempio avvenuto con “Rachid Kassim che ha trascorso maggior parte dell’estate” cercando di dirigere attacchi via Telegram in Francia”, ritenuto la mente dell’assassinio di padre Hamel.

Internet continua intanto ad avere un ruolo importante, soprattutto la diffusione dei messaggi radicali, mentre si nota un “crescente collegamento tra terrorismo e attività criminali” utilizzate per il “finanziamento”.

Fot0: Ansa, Reuters, AFP, AP, Askanews, Stato Islamico e US DoD

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