Accordo logistico tra Tobruk e Mosca: a Sirte l’IS resiste ancora

Libia e Russia hanno firmato accordi per la manutenzione di mezzi militari di fabbricazione ex-sovietica. Lo ha detto il portavoce dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (LNA), colonnello Ahmed a- Mismari, in un’intervista al quotidiano egiziano “Youm 7″.

Le autorità del Cairo, secondo il portavoce, stanno sostenendo l’LNA guidato dal “feldmaresciallo” Khalifa Haftar nella lotta contro i terroristi in Libia. Nell’ultima visita di Haftar a Mosca avvenuta nei mesi scorsi, ha detto ancora al-Mismari, era stato concordato di riattivare i precedenti contratti per ricevere armamenti russi, tra cui le intese firmate prima della rivoluzione del 2011, del valore stimato di circa 4,4 miliardi di dollari.

Il portavoce dell’LNA, infine, ha sottolineato che l’eventuale importazione di armi russe “avverrà a determinate condizioni” e che Mosca “per il momento ha rallentato il processo”.

In Libia è in vigore un embargo Onu sulle armi che impedisce la fornitura di armamenti nell’ex Jamahiriya di Muammar Gheddafi.

Gran parte degli armamenti in dotazione all’autoproclamato esercito libico di Haftar sono di fabbricazione russo-sovietica e sono frutto della lunga partnership militare tra Mosca e il defunto leader libico Muammar Gheddafi iniziata nel 1974 e durata fino alla metà degli anni ’80.

Nel dicembre del 1974, la Libia divulgò un accordo di acquisto di armi su larga scala con l’Unione Sovietica che riguardava l’acquisto di bombardieri Tu-22 bombardieri, caccia MiG-23 combattenti, elicotteri e carri armati T-62 oltre a missili anticarro e antiaerei.

Un secondo accordo venne firmato nel maggio del 1975 per garantire ulteriori flussi di armamenti e l’invio di consiglieri militari in Libia fino alla fine degli anni’70.

In particolare l’accordo del 1975 estese alla Libia la vendita di sottomarini mentre accordi successivi furono sottoscritti da Mosca e Tripoli nel 1977, 1978 e 1980.

Il valore di tali operazioni è stato stimato in oltre 20 miliardi di dollari. Un nuovo ciclo di acquisti di armamenti di importante entità risale al 1978 dopo la serie di scontri con il vicino Egitto del 1977.

Per la prima volta Mosca concesse ad un paese al di fuori del Patto di Varsavia di acquistare una partita di caccia Mig 25 Foxbot nelle configurazioni da combattimento, ricognizione e addestramento.

Le consegne di sofisticate attrezzature militari furono accompagnate dai tecnici sovietici che giunsero, secondo stime del dipartimento di Stato Usa, a 2.600 persone nel 1984.

Alla fine del 1985, questi tecnici vennero integrati da un considerevole numero di specialisti per installare e contribuire a gestire un nuovo sistema di difesa antiaerea.

Dall’inizio della cooperazione fino al 1984 circa 7.600 militari libici ricevettero una formazione in Unione Sovietica o in Europa orientale.

Le consegne dei moderni armamenti sovietici proseguirono durante i primi anni ’80, registrando una diminuzione tra il 1983 e il 1985, passando da 2,9 miliardi di dollari a 1,3 miliardi.

La Libia è stato il primo paese al di fuori del patto di Varsavia a ricevere gli elicotteri antisommergibile Mi-14, navi a ricevere gli elicotteri antisommergibile Mi-14, navi dragamine classe Natya e corvette veloci lanciamissili classe Nanuchka, oltre a sistemi di batterie lanciamissili Sa-5.

Nel 1987 i rapporti tra Mosca e Libia si incrinano a causa del fallimento di Gheddafi nell’inviare alla Russia le forniture di petrolio promesse, ma anche per la disillusione del governo sovietico rispetto alle reali capacità libiche contro gli attacchi aerei da parte degli Stati Uniti e per la disfatta dell’esercito libico nella guerra contro il Ciad, con l’abbandono di grandi quantità di moderne attrezzature di fabbricazione sovietica nelle mani del nemico.

Tornando all’attuale teatro operativo gli Stati Uniti, dopo aver sospeso a fine ottobre le incursioni aeree contro lo Stato Islamico a Sirte, si sono detti pronti a “ulteriori raid aerei” contro l’Isis in Libia “se necessari”.

Lo ha affermato nei giorni scorsi il portavoce del Pentagono Peter Cook.

“Continueremo a sostenere il governo di intesa nazionale libico (GNA) e le forze che lo sostengono e siamo pronti a proseguire nei raid aerei”.

Cook ha poi precisato che “l’area occupata dall’Isis a Sirte si è estremamente ridotta, in sostanza in un quartiere se non addirittura in pochi palazzi”, ma “se ulteriori raid saranno necessari siamo pronti a lanciarli”, affudati con ogni porobabilità ai veuivoli telrguidati Reaper basati a Sigonella e agli elicotteri Super Cobra imbarcati sulla nave da assalto anfibio USS San Antonio.

Dall’inizio di agosto le azioni aeree militari americane si sono prolungate fino a fine ottobre per un totale di oltre 360 raid effettuati in buiona parte dai cacciabombardieri AV-8B Harrer della portaelicotteri USS Wasp.

Sul campo procede l’azione militare condotta dalle milizie, provenienti in particolare da Misurata, che hanno annunciato al portale Alwasat “progressi nell’avanzata nel quartiere di Giza Bahareya, ultimo bastione dello Stato islamico a Sirte”.

(con fonti AGI/Nova e Ansamed)

Foto: Lapresse, US DoD, Reuters, Jane’s e AFP

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