Swisscoy In Kosovo fino al 2020

L’impiego dei militari svizzeri nella forza multinazionale di pace in Kosovo sarà prolungato fino al termine del 2020. Al tempo stesso, l’effettivo massimo autorizzato sarà gradualmente ridotto. Secondo il Consiglio federale, che ieri ha trasmesso al Parlamento la richiesta di rinnovo degli impegni in Kosovo, la presenza internazionale contribuisce alla stabilità dei Balcani occidentali ed è nell’interesse della politica di sicurezza elvetica.

L’effettivo del contingente, attualmente di 235 militari al massimo, sarà ridotto: entro ottobre 2019 sarà di massimo 190 militari ed entro dicembre 2020 di 165. Con conseguente riduzione dei costi, dagli attuali 42 milioni di franchi a 33,2. Il Consiglio federale si riserva però di aumentare temporaneamente l’effettivo del contingente in caso di necessità. La stessa forza multinazionale (KFOR) sarà progressivamente ridimensionata. Il suo effettivo è passato dai 50.000 militi del 1999, anno di inizio della missione e di entrata in scena della Svizzera, agli attuali 4.650. Al termine del 2020 nel Paese dovrebbero restare in tutto 2.650 militi.

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Swisscoy dovrà pertanto eseguire altri compiti che, rispetto ad oggi, richiederanno l’impiego di meno mezzi pesanti. Il Consiglio federale prevede quindi di ridurre il contingente in primo luogo nei settori dei trasporti e del genio. L’impiego della truppa svizzera avviene attualmente anche a livello di collegamenti fra comandi, osservazione, logistica, polizia militare, trasporto aereo, forniture mediche, condotta di cellule informative ed eliminazione di armi e mine.

Finora il Parlamento ha sempre dato il suo assenso al prolungamento della missione. Poiché l’impiego all’estero è armato e dura oltre tre settimane, servirà anche l’approvazione da parte dell’Assemblea federale. In questi diciassette anni di presenza nei Balcani, il Parlamento ha sempre confermato le richieste del Consiglio federale.
Resta ancora da stabilire in quale forma potrebbe essere prolungata la presenza svizzera una volta giunto a termine anche il nuovo mandato. Per questo l’Esecutivo ha incaricato il Dipartimento della difesa, in collaborazione con quello degli Esteri, di esaminare quali possibilità ci saranno in futuro per trasferire risorse dall’impiego militare alla promozione civile della pace e di presentare un rapporto entro il 31 dicembre 2018.

da Il Corriere del Ticino del 25 novembre 2016

Foto Keystone

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