Mosca invia in Siria quattro Sukhoi Su-57

(Aggiornato il 25 febbraio ore 15.00)

Circolavano da due giorni sul profilo Twitter del blogger Wael Al Hussaini alcuni spezzoni video e immagini relative alla presenza di due o quattro caccia russi di quinta generazione Sukhoi Su-57 (PAK-FA) in volo sulla Siria. Sembra che la coppia di caccia faccia parte di un reparto  aereo recentemente inviato da Mosca presso la base aerea russa di Hmeimim composta da 4 Sukhoi Su-35, 4 Sukhoi Su-25 e un aereo AEW Beriev A-50U, come già antcipato da Analisi Dfesa.

Nessuna conferma ufficiale finora dal Ministero della Difesa russo, che non ha commentato la notizia, ma la presenza dei Si-57 in Siria è stata rilevata anche dalla ricognizione satellitare israeliana e la stampa di Gerusalemme ne ha dato notizia. .Non è ipotizzabile che i velivoli possano variare gli equilibri di potere aereo nel teatro siriano. L’aereo è infatti ancora in fase di collaudo, è privo dei motori definitivi di cui sarà dotato in futuro e delle armi specifiche che sono anch’esse in fase di sperimentazione.

Poco probabile appare inoltre la volontà di promuovere il velivolo nei confronti dell’unico paese formalmente interessato ad una sua versione biposto, ovvero l’India col progetto FGFA che si mostra tra l’altro sempre più dubbiosa in merito. Più comprensibile risulterebbe invece la decisione di inviare i caccia di quinta generazione in Siria per valutarli in un contesto operativo.

Considerando che nel conflitto siriano è stato destinato praticamente quasi ogni mezzo volante in dotazione alla Forza Aerospaziale di Mosca, all’Aviazione della Marina senza contare l’impiego dei mezzi terrestri e di difesa aerea, l’occasione potrebbe essere propizia ai costruttori russi per arrivare alla maturità progettuale del nuovo caccia Sukhoi con un collaudo operativo.

I rischi certo non mancano, come in ogni conflitto. Il Su-57 potrebbe essere infatti un “ricercato speciale” dagli insorti anche se i loro missili spalleggiabili a breve raggio dovrebbero risultare inutili contro un velivolo questo il cui impiego non prevede operazioni a bassa quota.

Probabilmente i Su-57 verranno scortati da altri velivoli russi ma resta il fatto che il caccia costituirebbe un “bersaglio pagante” per le forze statunitensi e israeliane presenti in Siria e certo pronte a tutto pur di vedere da vicino il caccia russo e a registrarne dati ed emissioni elettroniche.

Il dispiegamento russo “alza il livello delle capacità aeree russe di attacco e difesa in Siria fino ai più alti standard mondiali dell”aviazione, con abbastanza forza da affrontare la superiore potenza americana e israeliana nell”arena siriana”, nota Debka, sito vicino all’intelligence israeliana.

Certo potrebbero esserci notevoli differenze tra le versioni oggi eventualmente presenti in Siria a quelle combat ready disponibili nei prossimi anni provviste di tutti gli equipaggiamenti avionici standard oggi sottoposti a collaudo.

Intervistato dal sito russo Sputnik, il presidente del comitato per l”Industria militare del parlamento di Mosca, Vladimir Gutenov, ha affermato che i Su-57 rappresentano un deterrente “per le aviazioni degli stati vicini, che periodicamente entrano non invitati nello spazio aereo siriano”.

La presenza dei Su-57 in Siria non costituisce una novità di rilievo o un’anomalia nel più ampio dispiegamento dei mezzi militari operato da Mosca. Se guardiamo alla storia, nel conflitto sovietico in Afghanistan operarono non soltanto i Su-25 appena giunti ai reparti di volo, ma persino – e in gran segreto – l’elicottero all’epoca sperimentale Kamov Ka-50.

Foto Sukhoi

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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