Per gli afghani meglio i Mi-17 dei Black Hawk

Secondo la relazione trimestrale sulle operazioni militari statunitensi in Afghanistan redatta dall’Ispettore generale del Dipartimento della Difesa statunitense, Glenn Fine, gli elicotteri Mil Mi-17 si sono mostrati superiori in numerose situazioni rispetto ai Sikorsky UH-60 Black Hawk.

A riportare le sue affermazioni numerose testate web tra cui The War Zone e Bloomberg: – “La transizione operativa degli equipaggi afghani dai Mi-17 agli UH-60 – scrive Fine – crea una serie di problemi che allo stato attuale non possono ancora essere risolti.

L’UH-60 non è in grado di trasportare carichi di grandi dimensioni ai quali, di contro, il Mi-17 fa fronte. Dobbiamo utilizzare quasi due Black Hawk per consegnare un volume di carico trasportato da un solo Mi-17.”

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Come se non bastasse, inoltre, gli elicotteri americani non sono in grado di volare in condizioni “hot and high” e pertanto non sono efficaci per l’utilizzo nelle zone remote dell’Afghanistan a differenza di quello che invece sembrava essere l’ambiente idoneo per i Mi-17.

Una simbolica battuta d’arresto che giunge cinque anni dopo il primo tentativo intrapreso dal Congresso statunitense di interrompere gli acquisti di elicotteri russi per le forze afghane in virtù del fatto che, secondo le relazioni preparate a suo tempo dagli americani, i Mi-17 venivano utilizzati dal regime di Bashar al-Assad in Siria contro i civili.

Gli stessi legislatori che due anni dopo, nel 2014, colsero l’occasione propizia della crisi russo-ucraina in Crimea per sospendere ogni acquisto di Mi-17 dalla Rosoboronexport, dopo averne acquistati ben 86 esemplari destinati a Kabul.

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Nel 2017, dopo pesanti pressioni da parte dei deputati e senatori del Connecticut (Stato dove è presente l’impianto Sikorsky deputato alla costruzione dei Black Hawk), il Congresso ha stanziato 814 milioni di dollari per l’acquisto di 159 UH-60.

Il Mi-17 oggi è quindi in fase di ritiro dalle forze aeree dell’Afghanistan e si prospetta una riduzione effettiva dai 47 impiegati a tutt’oggi ad un numero finale di 12 elicotteri entro il dicembre 2022, mentre, di converso, si prevede di avere in servizio 52 UH-60 entro la fine del 2019.

Secondo il tenente colonnello dell’esercito Kone Faulkner, un portavoce del Pentagono che ha cercato di minimizzare i toni allarmanti del rapporto Fine, i Black Hawks potrebbero eseguire fino al 90% delle missioni della flotta Mi-17.

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Inoltre, l’elicottero statunitense offre una potenza di fuoco più elevata rispetto al Mi-17 armabile di soli razzi non guidati.

Un’affermazione contestabile considerando che proprio a partire dalle versioni base dei Mi-17 possono essere installati su 6 punti di attacco esterni fino a 1500 kg di carichi bellici, tra questi non solo i razzi S-5 da 57 mm, ma anche bombe, gun pod o missili controcarro 3M11 Falanga (“AT-2 Swatter” per la NATO), senza contare infine persino la possibilità d’installazione di mitragliatrici addizionali sulle porte di prua della cabina principale; a tal proposito lampante è il dato che tra giugno e novembre 2017, i Mi-17 hanno condotto quasi il 50% di tutte le missioni di supporto con armi aria-terra effettuate dalle forze afghane.

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Ma la problematica afghana non si limita a mere considerazioni tecniche poiché è noto che i piloti afghani volano sui Mi-8/17 dagli anni ’80 ma soprattutto che l’80% delle manutenzioni tecniche sugli elicotteri russi viene effettuata in loco dai tecnici afghani poiché – scrive ancora Fine – “…i compiti di manutenzione del Mi-17 sono molto più idonei al livello di istruzione medio della popolazione generale afghana, mentre con i Black Hawk l’Afghan Air Force (AAF) sarà quasi interamente dipendente dagli appaltatori statunitensi (contractors) per la manutenzione dei nuovi elicotteri per lunghi periodi.

Ora che i Mi-17 vengono rimpiazzati gradualmente a favore dei Black Hawk le sfide – scrive Glenn Fine – le operazioni diventeranno senza alcun dubbio più complesse, per lo meno nel breve e medio termine.”

Non soltanto le capacità dell’AAF potrebbero subire un brusco e sensibile deficit operativo a causa del divario che si presenterà per il passaggio operativo da una macchina semplice e affidabile come il Mi-17 (non a caso uno degli elicotteri militari più venduti al mondo), ad una macchina radicalmente nuova e decisamente più complessa come l’UH-60.

Foto: Aviafora, X Air Force, Us DoD e UK MoD..

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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