Tokyo: nuove armi e unità militari per la difesa delle isole contese

Per il prossimo anno fiscale le Forze di Autodifesa giapponesi hanno chiesto l’aumento della spesa militari a conferma che Tokyo, nonostante la promessa di Pyongyang di abbandonare le armi nucleari, continua a percepire la minaccia nordcoreana e a mostrare preoccupazione per la rapida modernizzazione delle forze armate cinesi, delle loro migliorate capacità operative e dell’escalation delle attività nel Mar Cinese Orientale.

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Un report del Ministero della Difesa giapponese evidenzia come la Marina e l’Aeronautica cinesi stiano espandendo le loro aree operative nelle regioni insulari del Mar Cinese Meridionale e Orientale, inclusa l’area attorno alle isole Senkaku, intraprendendo ulteriori attività che sembrano essere basate sulla rivendicazione delle isole.

Nel documento viene riportato anche il tentativo da parte della Cina di rendere la navigazione delle sue navi militari attività di routine nelle acque vicine al Giappone.

Secondo la rivista della difesa giapponese (Japan Defense Focus), durante il primo trimestre dell’anno fiscale 2018 (1 aprile – 30 giugno 2018), i caccia delle forze aeree giapponesi (JASDF) hanno effettuato 173 scrambles (decolli su allarme per possibili violazioni dello spazio aereo nazionale) per intercettare aerei cinesi, con un incremento di 72 volte rispetto allo stesso periodo dell’anno fiscale precedente.

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Solo una decina di scrambles contro gli aerei russi, una diminuzione di 30 volte rispetto allo stesso periodo dell’anno fiscale precedente.

La proposta di bilancio del ministero della Difesa, pubblicata alla fine del mese di agosto scorso, prevede di aumentare la spesa per la difesa del 2,1% portandola a 5,3 trilioni di yen (48 miliardi di dollari) per l’anno a partire dal 1° aprile 2019.

Attualmente, il Ministero della Difesa giapponese starebbe sviluppando bombe plananti supersoniche, di nuova generazione, per rafforzare la difesa delle isole lontane, tra cui le citate Senkaku, rivendicate dalla Cina ma amministrate da Tokyo.

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La bomba planante può essere lanciata da un missile, da cui si separerebbe ad un’altitudine molto elevata e da una distanza di sicurezza, per poi cadere a velocità supersonica verso il bersaglio sul terreno rendendone difficile l’intercettazione.

Le bombe verrebbero impiegate da lanciatori mobili e il ministero della Difesa, che punta a renderle operative nel 2026, ha chiesto per il prossimo anno fiscale 13,8 miliardi di Yen per la ricerca e sviluppo di queste armi.

A causa del loro lungo raggio d’azione, le bombe plananti insieme ai missili da crociera a lungo raggio programmati dal Giappone, sono considerabili di natura offensiva e quindi destare preoccupazioni tra i paesi vicini.

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Il ministero starebbe promuovendo lo schieramento di unità missilistiche antinave sulle isole Miyako e Ishigaki nella prefettura di Okinawa in risposta alle attività di Pechino, che ha intensificato le sue attività nel Mar Cinese Orientale. Le unità missilistiche potrebbero essere equipaggiate con bombe plananti.

Secondo un alto funzionario del Ministero della Difesa, la brigata anfibia di intervento rapido della Forza di Difesa Terrestre verrà mobilitata nel caso in cui un’isola venga invasa.

La nuova brigata anfibia di intervento rapido (ARDB) costituisce una delle risposte all’espansione marittima cinese. L’ARDB, posta alle dipendenze del nuovo Ground Component Command opererà dalla base di Camp Ainoura, vicino a Sasebo sull’isola di Kyushu, di fronte alle Senkaku. Secondo il governo, la creazione dell’unità anfibia composta da 2.100 militarti rafforza la prontezza di intervento, oltre al fatto che il Giappone sarà in grado di potenziare la sua deterrenza contro potenziali attacchi nemici.

Foto: Kyodo, Reuters e AP

 

Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.

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