Droni turchi sulla Siria, le truppe di Damasco avanzano a Idlib

I droni turchi hanno iniziato a operare nella Siria settentrionale, dove Washington e Ankara hanno concordato di creare una zona di sicurezza, ha reso noto nei giorni scorsi il Ministero della Difesa turco.

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Turchia e Stati Uniti hanno concordato la scorsa settimana di istituire un centro operativo congiunto per istituire una fascia di sicurezza nel nord della Siria, che Ankara chiedeva da anni.

Una delegazione statunitense di sei persone ha raggiunto il 12 agosto la città di Sanli Urfa, nel sud-sst della Turchia, 50 chilometri a nord del confine con la Siria per lavorare alla creazione del centro operativo.

Il ministero della Difesa ha aggiunto che i droni turchi hanno iniziato a lavorare nell’area in cui si troverà la zona di sicurezz, ma non hanno fornito ulteriori informazioni sulle operazioni dei droni.

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Non è chiaro quali velivoli teleguidati vengano impiegati in questa operazione ma è probabile si tratti dei TAI Anka-S (10 in servizio),  e dei Bayraktar TB-2 (75 in dotazione all’Esercito dei 151 ordinati, 6 in dotazione ai servizi d’intelligence e 22 assegnati alla Gendarmeria) impiegabili anche in versione armata e utilizzati anche in Libia a supporto delle milizie del GNA di Tripoli. L’anno scorso un Bayraktar TB-2 cadde o venne abbattuto dalle milizie curde dell’YPG nella Siria Orientale a est del fiume Eufrate.

A dispetto dell’intesa raggiunta Washington e Ankara sono in contrasto circa la gestione della Siria nord-orientale, dove gli alleati statunitensi sul campo nella battaglia contro lo Stato islamico includono la milizia curda Unità di Difesa Popolare (YPG) confluita nelle Forze Democratiche Siriane (FDS) che incorporano anche milizie arabe) che la Turchia considera terroristi per la loro vicinanza con il Partito Curdo dei Lavoratori (PKK) attivo nel sud della Turchia e con basi nell’estremo nord dell’Iraq.

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Gli alleati hanno discusso di una zona sicura vicino alla frontiera turca, mantenuta libera da combattenti e armi pesanti, ma la Turchia vuole che si estenda oltre il doppio nel territorio siriano, come proposto dagli Stati Uniti.

Il 12 agosto il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha annunciato che Ankara ha posto delle scadenze agli Stati Uniti circa l’istituzione del centro operativo congiunto. Akar ha spiegato che la Turchia non permetterà  alcuno stallo nel processo.

“Abbiamo detto agli Stati Uniti che occorre urgentemente che fermino il loro sostegno all’ YPG che non è  diverso dal Pkk, e che ci aspettiamo che adottino misure il più  presto possibile” ha detto il ministro.

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Ankara punta a realizzare il suo vecchio progetto (finora bocciato dagli USA oltre che, ovviamente, da Damasco) rdi istituire una “safe zone” larga 30-40 chilometri di profondità in territorio siriano considerato da Damasco e dai suoi alleati una vera e propria invasione.

Gli USA puntano invece a una fascia molto ristretta in cui sia vietato il transito di milizie e di armi da monitorare con pattuglie congiunta turco-americane.

In assenza di un accordo Ankara minaccia di agire unilateralmente e Akar ha aggiunto che la Turchia dispone di “un piano B e un piano C alternativi” alla cooperazione con gli Stati Uniti.

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L’ intesa di massima per l’istituzione della “safe zone” è stata trovata, dopo ripetute minacce da parte di Ankara di intervenire unilateralmente, negli incontri di del 5-7 agosto scorso, ultimi di una lunghissima serie di negoziati bilaterali.

Già il 10 agosto era stato segnalato un significativo incremento delle forze militari turche al confine con la Siria. Dopo aver inviato uomini e mezzi blindati al confine sud ovest con le regioni siriane di Afrin e Reyhanli (già sotto il controllo turco e delle milizie dell’Esercito Siriano Libero fedeli ad Ankara), reparti blindati e di artiglieria sono stati segnalati al confine di Akcakale e Suruc, nella provincia di Urfa confinante con l’area di Tel Abiad, nel centro nord della Siria.

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L’isitituzione di una vasta fascia di sicurezza in mano ai turchi nekl nod della Siria sui aggiungerebbe ai territori già controllati da Ankara nel nord ovest del paese dove milizie filo turche tengono i collegamenti con la “sacca di Idlib”, dove le milizie qaediste di Tahrir al Sham (ex Fronte al Nusra, braccio siriano di al-Qaeda)) resistono tenacemente all’offensiva delle truppe di Damasco determinate a riprendere il controllo dell’intero territorio nazionale.

Di fatto oggi i turchi e le milizie siriane a loro fedeli sono gli unici alleati dei qaedisti impegnati in queste ore in durissimi scontri con l’esercito siriano a Tal Nar, sul fronte di Khan Sheikun.

Lo stesso settore in cui, nell’ambito delle operazioni aeree condotte dai jet russi e siriani a supporto dell’offensiva, il 14 agosto è stato abbattuto dai jihadisti un aereo da attacco al suolo siriano Sukhoi Su-22 (nelle foto sopra parte del relitto) il cui pilota è stato catturato, secondo quanto riferito dall’ Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong vicina ai ribelli anti-Assad che ha sede a Londra.

Foto AFP, DPA, Reuters e Facebook

 

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