Washington minaccia di affondare anche il trattato Open Skies

Gli Starti Uniti hanno annunciato l’intenzione di uscire dall’ennesimo trattato internazionale, l’Open Skies Treaty, come ha confermato il 21 maggio lo stesso Presidente Donald Trump. La decisione degli Stati Uniti è stata accolta con una certa freddezza non solo da parte della Russia. Se da un lato molti paesi europei (Italia inclusa) hanno già dichiarato di essere preoccupati e che continueranno a mantenere in essere il trattato, dall’altro Mosca ritiene che questa iniziativa americana pregiudichi l’architettura della sicurezza internazionale.

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Un velivolo statunitense OC-135B impiegato nei voli su Russia e Bielorussia previsti dal Trattato Open Skies

Potremmo in seguito riconsiderare il nostro ritiro dal trattato qualora la Russia rispetti gli accordi dello stesso trattato”, ha affermato in una nota il Segretario di Stato statunitense Mike Pompeo. Quale sia la “piena osservanza” agli accordi, tuttavia, non è chiaro.

Chris Ford, Assistente Segretario di Stato per la Sicurezza Nazionale e la Non-Proliferazione, ha dichiarato che ci sono “molte variabili” su ciò che effettivamente comporterebbe l’osservanza al Trattato Open Skies, soprattutto perchè un cospicuo numero di reclami circa le attività russe in questione includerebbe fatti non “pienamente in violazione degli accordi”.

Ford ha citato come esempio le restrizioni dei voli imposti sulla enclave russa di Kaliningrad (tra la Polonia e la Lituania). In passato la Russia ha di fatto limitato la durata dei voli sulla regione (Oblast) nota come l’ex Prussia Orientale. Questo non costituisce una vera violazione del trattato ma ne contraddice la natura che punta a rafforzare la fiducia tra le parti.

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Un Tupolev Tu-214ON russo impiegato nell’ambito del Trattato Open Skies

In un tweet dei giorni scorsi, il Ministero Affari Esteri russo ha definito l’iniziativa statunitense “spiacevole”, aggiungendo che, sfortunatamente, essa si aggiunge ad altre decisioni dell’attuale corso politico di svincolarsi da trattati per ilcontrollo degli armamenti.

Secondo Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri cinese, il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal Trattato Open Skies influenzerà negativamente la sicurezza e la stabilità delle singole regioni. “Il ritiro degli Stati Uniti ridurrà seriamente l’area di applicazione del trattato e il regime generale di questo trattato si indebolirà“, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas.

Open Skies ha permesso di alleggerire le tensioni con la sorveglianza aerea e il controllo reciproco degli armamenti dei paesi aderenti tramite ricognizioni aeree.

Si ritiene che la prima proposta relativa ad un accordo del genere fosse stata originata dal presidente americano Dwight Eisenhower, nel 1955, proprio per alleviare le tensioni della Guerra Fredda. Il Trattato venne però firmato solo nel 1992, dopo il crollo dell’URSS, ed entrò in vigore dieci anni dopo e include 34 paesi firmatari.

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Open Skies consente ad aerei da ricognizione il sorvolo dei paesi partecipanti, secondo protocolli speciali e rotte prestabilite. Non è previsto alcun tipo di armamento a bordo degli aeromobili ma solo attrezzature per la sorveglianza: telecamere, videocamere, scanner infrarossi, radar.

In ogni caso, durante i voli è necessario che un rappresentante del paese ospitante sia a bordo del vettore aereo ricognitore per controllare le attività degli ispettori. L’accordo prevede una “quota passiva”, ovvero sia un certo numero di voli che ciascuno dei paesi si impegna ad accettare ogni anno.

I voli sono ancora necessari soprattutto per i paesi che non dispongono di sistemi satellitari militari, e questo è un aspetto particolarmente rilevante per i paesi europei più limitrofi alla Russia. Inoltre molti analisti ritengono che queste ricognizioni aeree non apportino più un valore aggiunto alla qualità delle immagini reperibili tramite l’utilizzo di sistemi satellitari, siano essi militari o commerciali.

Ad oggi gli USA hanno sorvolato la Russia più di quanto i russi abbiano fatto con gli Stati Uniti. I dati sui voli completati, ai sensi del Trattato Open Skies, sono disponibili al pubblico. Dai documenti si evince che gli USA hanno effettuato circa 181 voli sopra la Russia e la Bielorussia tra il 2002 e il 2019 mentre i russi hanno volato 77 volte sopra gli Stati Uniti.

Mantenendo lo stesso periodo di riferimento, la Russia è il paese ad aver effettuato più voli: 598. La differenza di approccio più ovvia ed evidente per le due superpotenze è la scelta di cosa voler osservare. Se da un lato gli USA hanno focalizzato le loro attenzioni principalmente su Bielorussia e Russia, dall’altro i russi oltre a “coprire” gli Stati Uniti, hanno dovuto selezionare zone a loro molto più vicine: basta dare uno sguardo alla attuale geografia delle alleanze, per capirne il motivo.

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Un C-130 francese utilizzato per i voli Open Skies sulla Russia

Il Dipartimento di Stato USA ha accusato la Russia di abusi e applicazione selettiva delle disposizioni del trattato: il divieto di sorvolo su Kaliningrad, così come zone limitrofe ad Abkhazia e Ossezia del Sud, nonché l’assegnazione di aeroporti della Crimea per il rifornimento di carburante di aeromobili da ricognizione. Iniziativa che secondo gli Stati Uniti mirava a legittimare indirettamente l’annessione della penisola alla Federazione Russa, contesta da Ucraina, NATO e Ue.

Le autorità russe affermano però che gli Stati Uniti hanno violato i termini di Open Skies. “La parte russa ha ribadito la sua intenzione di continuare ad attuare le disposizioni del Trattato. Esprimiamo la nostra ulteriore disponibilità al dialogo, che si svolge sulla base del rispetto reciproco e NON nella lingua degli ultimatum – nell’interesse della sicurezza europea ed internazionale“, ha detto la missione russa presso la NATO, il 23 maggio scorso.

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Un Antonov-30B Ucraino impiegato nei sorvoli sulla Russia nell’ambito del trattato

Tutte le parti aderenti al trattato dovranno definire chiaramente le loro posizioni e dichiararle in una conferenza speciale, la cui convocazione verrà richiesta per valutare le conseguenze e l’ordine di funzionamento di questo importante trattato multilaterale. I risultati di tale conferenza determineranno il destino di Open Skies“, ha concluso il comunicato russo.

Con il ritiro USA da questi accordi, gli aerei russi non potranno più sorvolare il territorio degli Stati Uniti, come, viceversa, i ricognitori americani non potranno più sorvolare il territorio russo. In ogni caso, però, aeromobili canadesi, inglesi ed europei potranno continuare a sorvolare il territorio russo, ed eventualmente passare informazioni all’interno dell’Alleanza Atlantica.

Dopo il Trattato Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty (INF, leggi in proposito l’ampia analisi di Mirko Molteni su Analisi Difesa), dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati nell’agosto 2019), e Open Skies, molti temono che gli USA abbiano già messo in agenda il ritiro dallo START III, il più importante trattato per la riduzione delle armi nucleari strategiche che scade nel 2021.

Foto: OSCE, Tupolev, Ministero Difesa Russo, e US DoD

Le immagini dei voli Open Skies sul sito dell’OSCE

 

 

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