Crisi o transizione energetica? Come il conflitto in Ucraina cambia la strategia europea per la sostenibilità

 

 

«Quali sono e da dove originano i limiti della strategia europea, che sono anche i limiti della strategia italiana? Per quali ragioni ci troviamo a discutere di sicurezza energetica dell’Europa dopo che per anni non abbiamo neanche immaginato che quest’ultima potesse essere un problema? E quali mutamenti di scenario comporta oggi la guerra in Ucraina, con la conseguente volontà europea di ridurre la dipendenza dalle esportazioni di petrolio e gas naturale della Russia?»

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Con l’uscita dalla pandemia, la strategia europea per la sostenibilità ha iniziato a confrontarsi con la scarsità di fonti energetiche tradizionali e con l’assenza di quelle tecnologie che permetterebbero di completare il passaggio alle fonti naturali.

A questi fattori si aggiunge ora l’acuta crisi geopolitica provocata dal conflitto in Ucraina. La dipendenza europea dalle forniture di gas naturale dalla Russia obbliga a ripensare in tutta fretta le modalità di copertura del fabbisogno energetico.

Le possibilità di diversificare le importazioni di energia sono tuttavia esigue e le prospettive di incorrere in una scarsità nelle forniture stanno rapidamente aumentando.

I fattori geopolitici potrebbero in breve tempo divenire preminenti, qualora proprio la riconfigurazione dei mercati dell’energia rinsaldasse l’asse fra Russia e Cina, accentuando la preminenza dell’Asia nelle produzioni manifatturiere. Il conflitto ucraino accentua dunque il conflitto energetico latente, ponendo forse termine al processo di globalizzazione dei mercati. Eventualità che potrebbe trovare l’Europa del tutto impreparata.

 

La recensione di ADNKRONOS

L’invasione dell’Ucraina ha impresso una drammatica accelerazione alla crisi energetica, ma non ne è stata l’innesco. Neanche la fisiologica risposta dei mercati all’uscita della recessione provocata dal Covid, rivelatasi molto più rapida del previsto, può spiegare, da sola, gli eccezionali picchi del prezzo del gas e delle altre fonti fossili”. A scriverlo sono Stefano Fantacone e Demostenes Floros che nel loro libro ‘Crisi o Transizione energetica? Come il conflitto in Ucraina cambia la strategia europea per la sostenibilità’ (Diarkos) propongono una lettura diversa: “la lettura che proponiamo in questo volume – scrivono gli autori – evidenzia piuttosto il legame venutosi a determinare fra gli obiettivi della transizione green e la riconfigurazione dei mercati delle energie tradizionali”.

Il riferimento, sottolineano, “è in particolare alla lacune riscontrabili nella strategia europea, che si trova oggi costretta all’interno della peggiore delle combinazioni possibili: il contestuale aumento dei prezzi dell’energia del presente e dell’energia del futuro”. Il problema con la transizione energetica, rilevano gli autori, “è, nei fatti, che se pure tutti concordano sulla sua necessità, ancora non ci sono le convenienze di mercato a realizzarla”.

La scelta verde, attualmente osservano, “è, insomma, una scelta che impone un costo. E naturalmente per le famiglie e imprese è cosa ben diversa farsi carico dei costi della transizione in un contesto di bassi prezzi delle energie tradizionali, piuttosto che a fronte di una vera e propria esplosione delle bollette e dei costi di produzione”.

Condizione necessaria ancorché non sufficiente per la transizione, sottolineano Stefano Fantacone e Demostenes Floros, è che “non vi sia scarsità di energie fossili, ossia che i prezzi di queste ultime rimangano stabili o comunque all’interno di una fascia di oscillazioni compatibile con l’espansione dell’economia. Questa condizione ha iniziato a indebolirsi nella seconda parte del 2021 per venire definitivamente meno con la guerra in Ucraina”. Infatti, rilevano, nell’arco di 18 mesi, tra gennaio 2021 e giugno 2022, il prezzo del gas naturale è aumentato in Europa del 420%, il costo del petrolio è balzato da 52 a 115 dollari per barile e il carbone ha registrato un incremento del 366%.

“Il rialzo dell’inflazione che ne sta derivando mette a repentaglio la ripresa postpandemica e rende accidentato il percorso della transizione green”, sottolineano. Per Fantacone e Floros la situazione che si è venuta a creare è riconducibile, in particolare, all’aver sottovalutato “la dimensione geopolitica dei mercati dell’energia” e questo ha reso l’Italia e l’Europa “particolarmente vulnerabili allo shock di prezzo postpandemico”.

Una vulnerabilità che trova immediata misurazione, osservano, nell’aumento del costo dell’energia importata registrato nel 2021: +181% in Italia, +135% in Germania, +101% in Cina e India e +69% negli Stati Uniti. “Uno shock dunque con origine comune, ma con effetti asimmetrici, perché colpisce alcuni Paesi – segnatamente quelli europei – molto più degli altri”. La scelta del gas e della Russia da parte dell’Europa, sottolineano gli autori, era una strategia che “conteneva chiari elementi di razionalità” in vista della transizione energetica: “il gas naturale è infatti la meno inquinante delle fonti fossili ed è quindi logico privilegiarne l’utilizzo nel corso della transizione energetica. La Federazione Russa presentava poi vantaggio di essere un fornitore affidabile e a basso costo, senza contare il significato politico che rivestiva un allargamento dell’integrazione verso Est”.

Una soluzione “alla Pangloss” che “dietro alle apparenze del migliore dei mondi possibili nascondeva contraddizioni letali”. E ora l’Europa si ritrova a dover gestire il gioco della domanda e dell’offerta di gas naturale “avendo perso il controllo della prima e senza avere mai avuto il controllo della seconda”.

 

Stefano Fantacone.  Dal 2010 direttore del Centro Europa Ricerche, organizza l’attività di analisi e previsione dell’istituto, assicurandone la qualità e l’indipendenza e curando la redazione dei rapporti trimestrali. Esperto di valutazione quantitativa delle politiche pubbliche e di modelli di previsione macroeconomica, svolge abitualmente relazioni pubbliche sull’andamento dell’economia italiana e internazionale presso sedi istituzionali (Ministero dell’Economia e delle Finanze, Cnel, Corte dei conti, Ufficio parlamentare di Bilancio) e per conto di alcune delle principali associazioni sindacali e datoriali

Demostenes Floros.   Analista geopolitico ed economico. È docente presso il Master in Relazioni internazionali d’impresa Italia-Russia dell’Università di Bologna, oltre a essere responsabile e docente del XI corso di Geopolitica istituito presso l’Università Aperta di Imola (Bologna). Dal 2019, è Senior Energy Economist presso il Centro Europa Ricerche. Per Diarkos ha pubblicato il saggio: Guerra e Pace dell’Energia. La strategia per il gas naturale dell’Italia tra Federazione russa e Nato (2020).

 

CRISI O TRANSIZIONE ENERGETICA?

Stefano Fantacone e Demostenes Floros

EDITORE DIARKOS

COLLANA Biografie

PAGINE 192

PREZZO 15,00€

FORMATO 14 x 21 cm

LEGATURA Brossura con bandelle

EAN 978883616202


 

 

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