La Geopolitica rivisitata

 

 

di Alberto Cossu

La parola geopolitica è così tanto diffusa nel linguaggio corrente che non si riflette a sufficienza sulle basi teoriche su cui si fonda. Infatti, viene dato quasi per scontato il suo significato e si dilatano i confini di questa disciplina tanto da farne perdere le vere caratteristiche distintive. Spesso si usa questo termine a sproposito.

Non avendo uno statuto epistemologico ben definito, la geopolitica è esposta al rischio di un “uso disinvolto” da parte di studiosi e mass media. La raccolta di saggi dello studioso americano Phil Kelly intitolata Saggi Scelti di Geopolitica classica. Dai nuovi heartland alle guerre dell’acqua, curata da Tiberio Graziani e Emanuel Pietrobon, edita da Callive Edizioni nella collana Heartland. Storia e Teoria della geopolitica diretta dallo stesso Graziani, e prefata da Federico Bordonaro, esperto di geopolitica anglo-statunitense, cerca di riportare un po’ di ordine con il rigore del ragionamento dello studioso che da anni si occupa di questa disciplina.

Kelly delimita le funzioni esplicative della geopolitica a delle variabili ben circoscritte e ripensa ed aggiorna i concetti fondamentali, in particolare quello di heartland. La linea di pensiero di Kelly si colloca nella tradizione teorica di J. Mackinder, ma compie una revisione individuando lo spazio dell’heartland in un diverso contesto terrestre pur utilizzando lo stesso apparato speculativo che appunto per questo- secondo Phil Kelly- ne conferma la validità. L’operazione di rivisitazione della geopolitica classica ha implicazioni interessanti per leggere le vicende internazionali recenti.

L’autore asserisce che la geopolitica è un “modello delle relazioni internazionali” e, come spesso accade per le scienze politiche in genere, non può essere scienza dotata di una capacità di previsione certa, ma fornisce modelli, grazie ai quali si possono produrre previsioni nell’ambito dell’interazione di geografia e politica estera. Karl Haushofer era convinto che la geopolitica era una scienza quando, invece, come sostiene Hans Morgenthau non era altro che una pseudo scienza o piuttosto un’ideologia che “aveva la pretesa di indicare le direttrici della vita politica agli stati”.  Questo genere di geopolitica piuttosto che migliorare la comprensione della realtà aveva lo scopo di orientare l’opinione pubblica nella direzione degli interessi che venivano portati avanti. La moderna geopolitica ha abbandonato questa funzione a favore dello sviluppo di modelli sistemici che, come sostiene Kelly, possono essere utili per costruire scenari futuri.

Da quando la parola geopolitica, inventata dal geografo svedese Rudolf Kjellen, esiste, molti ne hanno proposto una definizione, spesso aumentando la confusione.

La geopolitica per Kelly ha confini ben definiti e riguarda “l’influenza della geografia di uno stato sulla sua politica estera”. L’autore la distingue dalla tradizione realistica delle relazioni internazionali che, invece, studia come viene esercitato il potere per superare conflitti, costruire, mantenere un ordine internazionale, un balance of power. La geopolitica- secondo Kelly- ha una funzione descrittiva e analitica. Essa però può diventare prescrittiva o normativa per aiutare la politica, considerato il fatto che permette di fare delle previsioni sulla base di un modello descrittivo e sistemico. Il modello geopolitico di Kelly non considera la politica come variabile fondamentale ma preferisce basarsi sulle variabili geografiche che interagiscono con le opzioni strategiche.

L’autore mette in discussione il concetto di cuore del mondo, heartland o anche area pivot, alla base della teoria classica della geopolitica, argomentando in modo serrato che – forte anche di una visione aggiornata ai nostri tempi delle vicende internazionali – la posizione degli Usa assume un particolare significato strategico nel contesto attuale per la centralità conferitagli dalla geografia.

La conclusione di Kelly è che il Nord America e gli Stati Uniti sarebbero il centro della terra cioè l’Heartland. Secondo Kelly, il cuore della Terra euroasiatico, l’heartland di Mackinder, non supera la prova della logica e della storia. La sua posizione centrale e isolata non ha garantito ricchezza e sicurezza. Le sue risorse non sono sufficienti a dominare il mondo. È circondato da nazioni potenzialmente ostili e la maggior parte dei suoi confini sono controllati dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Il nucleo russo non possiede nessuna straordinarietà. Ha un’importanza più o meno uguale a quella delle altre Grandi potenze periferiche del continente.

L’America settentrionale, invece, corrisponde alla teoria di Mackinder perché è isolata, distante, con un’economia integrata, alimentata da abbondanti risorse naturali che permettono agli Stati Uniti di svolgere un ruolo egemonico sull’Eurasia e sul mondo.

Una tesi del genere è sostenuta anche da altri autori, ma sempre in modo velato e non dichiarato esplicitamente come fa Kelly.

In conclusione, una lettura affascinante per gli studiosi ed esperti di geopolitica i quali, attraverso questa raccolta di saggi analitici, ricchi di riflessioni ben documentate, possono ripercorre le basi teoriche di una disciplina che sempre di più è uno strumento indispensabile per interpretare le vicende internazionali contemporanee. Inoltre, considerati gli stimoli derivanti dal saggio non mancheranno nuove analisi alla luce di una geopolitica rivisitata.

 

La raccolta di saggi scelti di Phil Kelly è senza dubbio un’importante novità editoriale nel panorama delle pubblicazioni geopolitiche in lingua italiana. È persino superfluo rilevare per l’ennesima volta come la geopolitica, complice una storia travagliata sul piano accademico e scientifico, sia materia a volte sfuggente a causa di una troppo frequente imprecisione del suo statuto epistemologico. Ciò la espone a un uso fin troppo disinvolto, indebitamente esteso a troppi ambiti e banalizzato da parte di scienziati politici e giornalisti. Tutta l’opera di Kelly e dei suoi co-autori nel corso di quattro decenni è un efficace antidoto a tale mancanza di rigore e, già solo per questo, la sua lettura è consigliata a studenti e studiosi di materie internazionali e politologiche.

(Dalla prefazione di Federico Bordonaro)

 

Indice

  • Prefazione (Federico Bordonaro)
  • Conversazione con Phil Kelly sulla geopolitica classica (Tiberio Graziani, Emanuel Pietrobon)
  • Contrasto tra due versioni della geopolitica, critica e classica (Phil Kelly)
  • Salvare la geopolitica classica separandola dal realismo (Phil Kelly)
  • Il potere marittimo statunitense, l’inevitabile ed imperativo stabilizzatore globale (Phil Kelly)
  • Gli Stati Uniti e la geopolitica dell’acqua (Phil Kelly)
  • Riconoscere l’esistenza del cuore della terra nordamericano (Phil Kelly)
  • Geopolitica della scarsità globale (Phil Kelly con David Claridge)
  • La geopolitica classica sotto attacco (Phil Kelly con Guadalupe Barrera e Jack Jewett)

 

 L’Autore

 

Phil Kelly, professore di Scienze Politiche all’Emporia (USA-Kansas) State University, ha pubblicato cinque libri, due dei quali con case editrici universitarie del Texas (1997) e Stanford (2016). È stato ricercatore ed istruttore nell’ambito dei programmi Fulbright in Paraguay; ha tenuto conferenze a personale militare in Paraguay e Argentina. Membro del Mackinder Forum, Kelly si considera un teorico nel promuovere la consapevolezza del valore della geopolitica classica nello studio delle relazioni internazionali.

 

 

 

 

 

Autore: PHIL KELLY

Titolo: SAGGI SCELTI DI GEOPOLITICA CLASSICA. DAI NUOVI HEARTLAND ALLE GUERRE DELL’ACQUA

A cura di TIBERIO GRAZIANI & EMANUEL PIETROBON

Prefazione di FEDERICO BORDONARO

Traduzione dei saggi a cura di GRETA BORDIN, ELEONORA DRUDI, EMANUEL PIETROBON

Revisione dei testi a cura di Greta Bordin

Edizioni Callive 2003

Collana HEARTLAND. STORIA E TEORIA DELLA GEOPOLITICA diretta da Tiberio Graziani

ISBN 9788889991176

Pagine 192

Euro 20

 

 

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