La UE verso “l’economia di guerra”: munizioni per l’Ucraina e denaro a Moldova e Georgia

 

 

La Commissione dell’Unione europea vara i provvedimenti da “economia di guerra” per accelerare la produzione di armi e munizioni per rifornire l’Ucraina e rimpinguare i magazzini militari dei partner dell’Unione ridottisi al lumicino per alimentare lo sforzo bellico di Kiev negli ultimi 14 mesi. La proposta di legge chiamata (acronimo per Act in Support of Ammunition Production ma anche riferito al termine inglese “il più presto possibile”.) è stata presentata ufficialmente il 4 maggio dopo diverse settimane di discussioni con l’obiettivo di arrivare nel 2024 a una capacità produttiva di un milione di munizioni per obici d’artiglieria l’anno, missili anticarro e antiaerei.

La Commissione europea stanzia a tal fine 500 milioni di euro (260 dal Fondo europeo per la Difesa e 240 dal futuro strumento per gli appalti comuni, Edirpa, che dev’essere ancora approvato) più altri 500 milioni che si attende vengano finanziati dai singoli stati.

Un ulteriore miliardo verrà messo a disposizione dal Fondo Europeo per la Pace (European Peace Facility – EPF che ha già assegnato 4.6 miliardi di euro in assistenza all’Ucraina) per gli acquisti comuni di munizioni da destinare all’Ucraina.

ASAP prevede di:

  • sostenere finanziariamente il rafforzamento delle capacità di produzione industriale dell’Unione per munizioni, obici e missili;
  • un meccanismo per mappare, monitorare e anticipare le eventuali carenze e strozzature nelle catene di approvvigionamento dell’industria del settore;
  • l’introduzione di un quadro normativo temporaneo per far fronte alla carenza di forniture di munizioni.

“Le misure di sostegno – ha spiegato il commissario Ue all’Industria e al Mercato interno Thierry Breton presentando l’iniziativa in conferenza stampa – saranno co-finanziate, al 40% dall’Ue e al 60% dagli Stati membri o dalle imprese, con un aumento del 10% dei fondi comunitari come incentivo allo sviluppo di  partenariati e alla priorità accordata allo sviluppo della capacità produttiva di munizioni nell’Unione”.

Gli Stati membri, inoltre, potranno ridestinare a queste misure anche una parte dei finanziamenti dal Fondo di Coesione, istituito in realtà “allo scopo di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione europea per promuovere lo sviluppo sostenibile” o dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), strumenti finanziari e normativi che nulla hanno mai avuto a che fare con gli stanziamenti per armi e munizioni.

La questione desta interrogativi e polemiche presso molte forze politiche in diversi stati partner dell’Unione. Breton, a una domanda sui problemi di legittimazione che potrebbero sollevare queste decisioni, ha risposto citando quanto gli è stato detto da un esponente del governo svedese: “Ciò che stiamo facendo è un vaccino per la nostra democrazia: questo è quello che dobbiamo dire ai nostri cittadini”.

Le azioni finanziate con ASAP dovranno contribuire “alla ottimizzazione, all’espansione, all’ammodernamento, all’aggiornamento o alla riconversione delle capacità produttive esistenti; alla creazione di nuove capacità produttive; alla istituzione di partenariati industriali transfrontalieri, anche attraverso partenariati pubblico-privati, finalizzati ad esempio a garantire l’accesso a componenti strategici o materie prime, o la costituzione di loro scorte. A costruire e rendere disponibili capacità riservate di produzione di picchi; a processi di collaudo o ricondizionamento (per far fronte all’obsolescenza) al fine di rendere utilizzabili munizioni e missili esistenti; alla riqualificazione e all’aumento delle competenze per la forza lavoro”.

Inoltre, il regolamento agevolerà l’accesso ai finanziamenti sia pubblici che privati da parte delle imprese dell’Ue della filiera delle munizioni d’artiglieria e dei missili, attraverso uno strumento dedicato, chiamato “Ramp-up Fund”, al fine di accelerare gli investimenti necessari per aumentare le capacità produttive.

Il nuovo regolamento costituisce la terza traccia del piano concordato dal Consiglio Ue il 20 marzo, per fornire urgentemente munizioni e missili all’Ucraina. Le altre parti del piano prevedono il finanziamento della ricostituzione delle scorte da parte dagli Stati membri l’approvvigionamento di munizioni con appalti congiunti.

Breton, che nei giorni scorsi ha fatto visita anche in Italia nei giorni scorsi visitando gli stabilimenti (nella foto sopra) di Simmel e Leonardo/Oto,  si è recato ieri in Germania in visita (nella foto sotto) allo stabilimento Rheinmetall a Unterluess, in Bassa Sassonia.

“Possiamo fornire fino a 600 mila proiettili di artiglieria all’anno”, ha dichiarato al quotidiano economico Handelsblatt Armin Papperger, amministratore delegato di Rheinmetall (ripreso in Italia dall’agenzia di stampa Nova). Attualmente l’azienda produce nei suoi vari impianti circa 450.000 proiettili all’anno. Ma Papperger ha sottolineato che, se necessario, “possiamo espandere la nostra produzione a 600.000-700.000”, con tempistiche tra un anno e un anno e mezzo e costi supplementari fino a 250 milioni di euro.

Sempre ieri il Consiglio Europeo ha approvato il finanziamento dell’accesso alle armi non letali e ad altri servizi (tra cui l’addestramento per le forze armate di Moldavia e Georgia. Il supporto sarà erogato nell’ambito dell’European Peace Facility, l’Epf), “per rafforzare la sicurezza nazionale di entrambi i Paesi”, si legge in una nota stampa del Consiglio Ue.

L’assistenza approvata per la Moldavia ha un valore di 40 milioni di euro e comprende anche attrezzatura per la sorveglianza aerea. Il pacchetto di 30 milioni per la Georgia include, oltre supporto logistico, attività di comando e controllo delle operazioni e cyberdifesa come stanziato anche per la Moldavia, anche un sostegno al Genio militare e alle attività sanitarie.

Foto: Rheinmetall, Difesa.it e Ministero Difesa Ucraino

 

 

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