Maggiore cooperazione tra Siria e Iraq nella lotta allo Stato Islamico

 

Nel vertice del 16 luglio a Damasco il presidente siriano Bashar al-Assad e il primo ministro iracheno Mohamed Chia al-Sudani hanno stabilito la necessità di rafforzare le loro relazioni bilaterali in particolare nell’ambito della lotta al terrorismo.

Le due nazioni condividono un confine di 600 chilometri in mezzo al deserto che ha sempre facilitato la circolazione delle cellule dello Stato islamico (e prima di al-Qaeda) oltre ai traffici di armi e droga. L’ISIS continua a lanciare sporadici attacchi in Iraq e Siria.

L’Iraq ha offerto il proprio sostegno alla Siria e i due Paesi “si sono uniti in un’unica battaglia contro il terrorismo” ha dichiarato il presidente Assad, in una conferenza congiunta con il premier iracheno.

Per Assad, la visita di Sudani in Siria è importante perché “deriva dalla natura del profondo rapporto tra i due popoli fratelli” e permetterà di “compiere passi concreti per rafforzare le relazioni bilaterali, soprattutto alla luce delle circostanze internazionali e delle sfide comuni”.

Secondo quanto riferito dall’agenzia di stato siriana SANA, il premier iracheno ha affermato che “la sicurezza e la stabilità dei due Paesi richiedono un ulteriore coordinamento bilaterale per affrontare le sfide comuni”, menzionando in particolare il terrorismo e la carenza d’acqua.

Sudani ha inoltre ribadito il sostegno di Baghdad alla sovranità di Damasco e alla ripresa economica del Paese, sottolineando che “la sicurezza dell’Iraq è la sicurezza della Siria”.

Il primo ministro dell’Iraq ha infine chiesto la “revoca delle misure coercitive occidentali imposte a Damasco, che causano l’esacerbazione delle sofferenze del popolo siriano”, condannando le “aggressioni israeliane in Siria”.

La rafforzata intesa tra Damasco e Baghdad punta quindi a premere sull’Occidente che pone sanzioni alla Siria e sottolinea la questione della “sovranità” siriana, limitata dalla presenza di basi militari statunitensi nelle regioni orientali, da ampi territori posti sotto il controllo delle milizie curdo/arabe delle Forze Democratiche Siriane (FDS) sempre a est, dai territori della regione settentrionale di Idlib in mano ai miliziani filo turchi e dalla fascia di confine controllate dalle truppe di Ankara, ostili alle FDS.

Negli ultimi giorni droni turchi hanno colpito le postazioni delle FDS a est di Aleppo, nella la regione dei monti Kunah Kotter, Birkma e Bin Qalat ma anche a nord di Erbil, in territorio iracheno, dove sono presenti le milizie del PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan considerato movimento terroristico in Turchia.

Il 15 luglio, Heysem Cuma, esponente di spicco del PKK, era stato ucciso dagli agenti segreti del MIT turco nella città siriana di Manbij. Iraq e Siria godono del supporto iraniano e l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra, ha registrato il 14 luglio l’afflusso di rinforzi militari delle milizie filo-iraniane nella città orientale di Deir Ezzor.

Così come le milizie filo iraniane in Siria sono spesso oggetto di raid israeliani, complice anche la guerra in Ucraina, la presenza militare russa e americana in Siria continua a determinare frizioni. Le forze di Mosca hanno denunciato continue violazioni dello spazio aereo siriano effettuate da velivoli della Coalizione anti ISIS con velivoli F-15, F-16 statunitensi e Rafale francesi nell’area di al-Tanf.

La presenza di militari americani nel territorio siriano così come il sorvolo dello spazio aereo di Damasco da parte dei velivoli della Coalizione costituiscono una violazione del diritto internazionale della sovranità della Siria poiché Damasco, a differenza di Baghdad non ha mai autorizzato le forze militari delle nazioni occidentali a oltrepassare i suoi confini.

Il 16 luglio un jet da combattimento russo Sukhoi Su-35 (nella foto sopra) è volato molto vicino a un aereo di sorveglianza statunitense sulla Siria, costringendolo a passare attraverso la scia turbolenta e mettendo in pericolo la vita dei quattro membri dell’equipaggio americano secondo quanto riferito da funzionari statunitensi.

L’incidente è stato definito un’escalation significativa in quella che è stata una serie di incontri tra aerei statunitensi e russi in Siria nelle ultime settimane. L’intercettazione del Su-35 russo ha impedito all’equipaggio statunitense di operare in sicurezza con l’aereo MC-12, hanno affermato i funzionari.

L’MC-12 (nella foto sotto) è un aereo da Intelligence, Sorveglianza e Ricognizione (ISR) dell’US Air Force ed era probabilmente impegnato a raccogliere informazioni sulle forze russe o sulle milizie dello Stato Islamico.

Il 7 luglio tre UAV statunitensi hanno ucciso in un raid missilistico Usamah al-Muhajir, uno dei leader dell’ISIS in Siria è stato ucciso in un raid non lontano da Aleppo. Lo ha reso noto di Pentagono sostenendo che al-Mujhajir era a bordo di una motocicletta quando è stato raggiunto dai tre MQ-9 Reaper, gli stessi che erano stati “molestati” dai caccia russi mentre sorvolavano la parte occidentale della Siria.

“Abbiamo chiarito che rimaniamo impegnati nella sconfitta dell’ISIS in tutta la regione”, ha dichiarato il generale Erik Kurilla, comandante dello US Centra Command.

Il 13 luglio il contrammiraglio Oleg Gurinov, vice capo del Centro russo per la riconciliazione delle parti opposte in Siria, ha accusato la Coalizione guidata dagli Stati Uniti di aver violato i protocolli anti-conflitto 13 volte nelle precedenti 24 ore denunciando in particolare voli di velivoli senza pilota non coordinati con la parte russa.

Infine, la Siria è stata interessata anche dalle conseguenze delle vicende russe legate all’ammutinamento della PMC Wagner.

Secondo quanto riportato dall’emittente panaraba saudita al-Arabiya il 10 luglio, le autorità di Damasco e i comandanti militari russi presenti in Siria avrebbero adottato una serie di misure contro gli esponenti del gruppo Wagner.

Citando “fonti informate”, al-Arabiya riferisce che sarebbero state bloccate le linee telefoniche di centinaia di combattenti del gruppo Wagner e 10 comandanti di stanza in Siria sarebbero stati convocati nelle basi russe in territorio siriano per imporre loro di firmare un nuovo contratto con il ministero della Difesa di Mosca oppure lasciare la Siria.

La notizia non è stata commentata né confermata o smentita né dal ministero della Difesa russo, né dal governo siriano ma si tratta in ogni caso delle stesse condizioni poste agli uomini della PMC Wagner in Russia.

Foto: SANA, Ministero Difesa Russo e USAF.

 

 

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