La Cina punta a una stabile presenza militare nello Sri Lanka

 

di Arundathie Abeysinghe – AsiaNews

Riportiamo un interessante articolo diffuso il 2 agosto dall’agenzia di stampa  AsiaNews sul tema della penetrazione militare cinese nello Sri Lanka, a ridosso della Penisola Indiana.  

 

Pechino è pronta ad avviare i lavori di costruzione di una seconda base navale militare all’estero e per farlo punta sullo Sri Lanka, con l’obiettivo di espandere le proprie potenzialità in ambito marittimo. Secondo il centro di ricerca AidData, collegato all’università americana College of William & Mary in Virginia, la Cina ha investito 2,19 miliardi di dollari nel porto di Hambantota, la cifra più alta sinora stanziata, rilevando dal governo di Colombo nel 2017 la quota di maggioranza. L’esercito cinese dispone solo di una base oltremare a Gibuti, nel Corno d’Africa, ma è impegnata ad espandersi anche per contrastare l’egemonia Usa nel settore. “A differenza degli Stati Uniti, la Cina – spiegano ad AidData – non fa parte di alleanze internazionali di difesa, ma ha solo un trattato formale” con la Corea del Nord. Per Pechino è quindi necessario sviluppare “una base navale all’estero” che costituisce “una priorità per lo sviluppo militare”.

Interpellato da AsiaNews l’esperto di difesa Bharatha Wanniarachchi spiega che “gli obiettivi futuri” delle forze armate cinesi potrebbero essere “strettamente allineati” ai progetti della Belt and Road Initiative (Bri).

Quattro delle otto basi selezionate dalla Cina si trovano in Africa, sebbene nel breve periodo gli occhi siano oggi puntati sul Mar Cinese Meridionale e lungo lo stretto di Taiwan. Tuttavia, basi collocate in aree più distanti “aiuterebbero” a “preservare le rotte marittime, soprattutto in caso di sanzioni occidentali” e potrebbero anche rappresentare preziosi osservatori per la raccolta di “informazioni”.

Secondo Thushara Paranavithana e Poornima Dunuwila “per molti anni gli studiosi hanno cercato di analizzare in che misura la Cina utilizzi il suo potere economico per far avanzare le sue ambizioni militari. I leader di Colombo hanno dichiarato che non avrebbero permesso al porto di Hambantota di ospitare forze armate straniere. Eppure – avvertono – nel 2017 un’entità cinese ha rilevato la struttura portuale quando la nazione non è stata in grado di rimborsare i prestiti che hanno contribuito alla sua costruzione”.

E l’anno successivo la Marina Cinese “ha fornito a titolo gratuito alla Marina dello  Sri Lanka una fregata (Type 53 H2G da 2300 tonnellate ex Marina Cinese, poi ceduta alla Guardia Costiera di Pechino e nel 2019 allo Sti Lanka- NdR) le altri mezzi di punta”, rafforzando in questo modo la reputazione del dragone e dei cinesi nel Paese.

Nei mesi scorsi era emersa anche la notizia di una prossima installazione di una base radar nella giungla, vicino alla baia di Dondra, circa 155 chilometri a sud-est della capitale Colombo. Un piano che ha fatto scattare l’allarme a Delhi, secondo cui la struttura avrebbe facilitato il monitoraggio delle risorse e dei mezzi nell’Oceano Indiano e in tutta l’Asia meridionale, comprese le centrali nucleari di Kudankulam e Kalpakkam e le loro attività di rifornimento. Per questo motivo, la costruzione di una base navale ad Hambantota, situata a circa 100 chilometri dalla baia di Dondra, potrebbe garantire alle forze armate cinesi “un ulteriore vantaggio” a livello strategico.

Prasad Senanayake, analista di un think-tank con sede a Colombo, ritiene che “l’obiettivo della Cina è di destinare il porto di Hambantota a un duplice uso, commerciale e militare”. In precedenza, nell’agosto dello scorso anno, la Cina aveva già inviato nel porto di Hambantota una nave militare, la Yuan Wang 5, che fonti delle forze armate cinesi (PLA) descrivono come una nave da rilevamento, destinata a condurre ricerche nelle acque dell’oceano.

Tuttavia, la mossa ha destato più di un sospetto fra gli esperti secondo i quali il dragone vuole stabilire una forte presenza militare sulla costa dello Sri Lanka potendo contare sulla “vulnerabilità” di Colombo “per il debito accumulato” con Pechino.

Foto China.org.cn

 

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