Prove di dialogo tra UE e Tunisia per il soccorso in mare dei migranti

 

La Tunisia è in crisi per gli espatri irregolari dalle sue coste, stretta com’è tra l’Italia che le chiede di fermare le partenze massicce dalle sue coste e le difficoltà socio-economiche interne che impediscono di affrontare adeguatamente un fenomeno alimentato da fattori incontrollabili.

Nonostante le venga addebitato il mancato rispetto dei diritti umani dei migranti in transito attraverso il suo territorio -soprattutto per quanto riguarda l’individuazione delle persone aventi titolo a protezione internazionale – Tunisi ha comunque la responsabilità di soccorrere in mare (SAR), in vicinanza delle coste, i migranti in viaggio verso l’Italia su imbarcazioni privi di requisiti di navigabilità trasportandoli nei propri porti.

L’UNCLOS (art. 98, 2) è chiara nello stabilire che «Ogni Stato costiero promuove la costituzione e il funzionamento permanente di un servizio adeguato ed efficace di ricerca e soccorso per tutelare la sicurezza marittima e aerea e, quando le circostanze lo richiedono, collabora a questo fine con gli Stati adiacenti tramite accordi regionali».

Piaccia o non piaccia, nessuno può negare alla Tunisia il diritto di assolvere un obbligo stabilito da norme che Convenzioni internazionali pongono a carico degli Stati, il cui adempimento è da mettersi in relazione con la sovranità del Paese interessato.

La questione del soccorso in mare si trascina ovviamente da tempo, da quando – più di trent’anni or sono – sono iniziate dalle coste tunisine le partenze verso l’Italia. Tant’è che in un accordo di collaborazione tra le rispettive Marine del 1998, si prevedevano procedure operative per agevolare gli interventi di soccorso da parte della Tunisia in prossimità delle proprie coste. Queste procedure furono ad esempio messe in atto nel 2011 quando, con le “Primavere Arabe”, si verificò una sorta di esodo improvviso.

 

Situazione Zone SAR Mediterraneo Centrale (Fonte IMLI)

Si tratta, quindi, non di una novità, ma di un problema ciclico che la Tunisia ha sempre cercato di risolvere con i ridotti mezzi a sua disposizione cooperando con noi da Paese amico.

In un’audizione del 2017 avanti alla   Commissione Schengen della Camera rappresentanti della nostra Guardia costiera affermavano, non a caso,  quanto segue:« Riguardo allo specifico scenario del Mediterraneo centrale, occorre aggiungere che la Libia e la Tunisia hanno ratificato la Convenzione di Amburgo o SAR del 1979, ma non hanno finora provveduto né a dichiarare formalmente quale sia la loro specifica area di responsabilità SAR, per la quale si impegnano ad assicurare un’organizzazione in grado di garantire efficienti servizi SAR, né a costituire detta specifica organizzazione in conformità ai criteri previsti dalla normativa internazionale».

Dal 2017 ad oggi nulla era cambiato in merito al formale adesione tunisina alle norme sul SAR; né da parte italiana risultavano essere in corso trattative per la stipula di un accordo di cooperazione SAR come è stato fatto con l’Algeria nel 2012. Certo è che l’Italia è uno Stato la cui zona SAR confina con quella Tunisina, cosicché un’intesa sarebbe stata necessaria secondo l’UNCLOS e la Convenzione di Amburgo del 1979. Il problema è forse l’enorme zona SAR di Malta – Paese con cui l’Italia non ha nemmeno ancora stabilito una collaborazione SAR formale – che si sovrappone sia a quella italiana che a quella potenzialmente attribuibile alla Tunisia.

Ora la situazione potrebbe cambiare. Fonti di agenzia annunciano che l’Unione europea starebbe lavorando per assistere la Tunisia nell’istituzione di un adeguato servizio SAR e nella conseguente definizione spaziale di una propria area di responsabilità. Se il programma andrà a buon fine si porranno finalmente le condizioni per istituzionalizzare quella collaborazione SAR che Italia e Tunisia da tempo portano avanti de facto.

 

E' Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto di diritto internazionale marittimo. Membro del CeSMar, è autore di vari scritti in materia, tra cui "Glossario del Diritto del Mare" (Rivista Marittima, V ed., 2020) disponibile in http://www.marina.difesa.it/media-cultura/.

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