L’attacco di Hamas previsto un anno prima dall’intelligence militare israeliana

 

La dinamica dell’attacco sferrato sul territorio israeliano da Hamas il 7 ottobre scorso era descritta, con molti particolari e dettagli, in un documento ‘Top secret’ dell’intelligence militare israeliano redatto nell’autunno del 2022 dalla “Divisione Gaza”, il comando che gestisce il controllo dei confini con la Striscia.

Lo ha rivelato il 5 gennaio un’inchiesta giornalistica della tv israeliana Canale 12, che è riuscita ad ottenere una copia del rapporto intitolato “La minaccia di una incursione di Hamas dalla striscia di Gaza”

Il documento includeva grafici e mappe con la disposizione delle varie unità di Ezzedin al-Qassam, l’ala militare di Hamas e lo specifico addestramento ricevuto dai membri di un reparto appositamente costituito per questa operazione chiamata Nukhba e composta da 2.400 uomini scelti dopo una severa selezione.

Un rapporto molto accurato se si tiene conto che, dopo il 7 ottobre, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) valutano che all’attacco sul territorio israeliano abbiano partecipato circa 3mila miliziani, numero che confermerebbero l’impiego del Nukhba affiancato da combattenti degli altri movimenti palestinesi inclusa Jihad Islamica Palestinese che ha preso parte all’attacco prendendo anche diversi ostaggi.

Il rapporto dell’intelligence militare prevedeva che l’attacco avrebbe visto la distruzione dei reticolati e degli ostacoli di confine e l’ingresso rapido dei miliziani nel territorio di Israele con l’impiego di pick-up e motociclette per raggiungere rapidamente i kibbutz vicini al confine.

Il documento evidenziava che l’obiettivo di Hamas era la “penetrazione massiccia in territorio israeliano” con un assalto simultaneo, per espugnare basi militari e kibbutz facendo strage di soldati e civili e catturando ostaggi.

L’intelligence valutava inoltre che l’attacco avrebbe potuto godere dell’effetto sorpresa solo se preceduto da una fase prolungata di tranquillità lungo i confini della Striscia e se fosse stato scatenato in un momento in cui il confine israeliano fosse relativamente sguarnito, come in effetti è accaduto approfittando della festività ebraica dello Yom Kippur (come era accaduto 50n anni prima con l’attacco delle truppe egiziane e siriane del 6 ottobre 1973).

L’inchiesta di Canale 12 non è stata in grado di spiegare perché il rapporto non sia stato preso nella dovuta considerazione da parte dei vertici militari, dell’intelligence nazionale e politici ma ha ricordato che nell’agosto scorso, meno di due mesi prima dell’attacco di Hamas, i vertici militari avrebbero dichiarato in più occasioni che Hamas era intimorito dal deterrente espresso delle forze israeliane. Forse la spiegazione più facile e conveniente all’assenza prolungata di azioni offensive da parte delle milizie palestinesi quando l’inattività di Hamas e dei suoi alleati era invece spiegabile con le analisi contenute nel rapporto.

La Tv israeliana ipotizza che il rapporto non sia stato valutato come realistico ma oggi la richiesta delle IDF di un’inchiesta completa sulle vicencde che portarono al clamoroso flop d’intelligence e militare del 7 ottobre sta scatenando le polemiche nel governo d’emergenza israeliano.

Il 5 gennaio il leader dell’opposizione ed ex ministro della Difesa Benny Gantz ha attaccato duramente il premier Benyamin Netanyahu dopo che alcuni ministri del Likud e dei partiti confessionali dell’estrema destra avevano criticato pesantemente il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Herzl Halevi, durante il consiglio di guerra tenutosi la sera del 4 gennaio.

Halevi ha parlato esplicitamente dell’apertura di un’inchiesta sul fallimento nell’impedire l’attacco del 7 ottobre incassando l’appoggio di Gantz che ha esortato Netanyahu a scegliere “l’unità e la sicurezza oppure la politica”.

Dopo la guerra, ha aggiunto Gantz, dovrà essere istituita una commissione d’inchiesta di stato per far luce “a tutti i livelli”, compreso il governo, sui fallimenti che hanno portato al 7 ottobre. (Secondo il Times of Israel, parte del governo si è scagliata contro Halevi per l’idea di far partecipare all’inchiesta interna l’ex capo di stato maggiore Shaul Mofaz, che fu coinvolto nel ritiro israeliano da Gaza nel 2005 decretato dal governo guidato da Ariel Sharon ma non mancherebbero i timori che dall’inchiesta interna alle IDF emergano anche responsabilità del governo Netanyahiu con il rischio che venga aperta un’inchiesta parlamentare.

Il primo ministro e il suo partito (Likud) non si oppongono formalmente all’inchiesta ma ritengono debba essere aperta solo a conflitto terminato. “Durante una guerra, quando il popolo è unito, ci si aspetta che Gantz si comporti responsabilmente e la smetta di cercare scuse per rompere la promessa di restare nel governo di emergenza fino alla fine della guerra”, si legge in un comunicato diffuso dal Likud.

Foto IDF

 

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