Il Bilancio della Difesa 2024

 

Dal momento in cui è scattata l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio del 2022, il tema delle spese militari in Italia ha acquistato una rilevanza senza precedenti e due anni or sono era sembrata davvero maturare un’ampia consapevolezza (soprattutto nella politica, meno nell’opinione pubblica) sul fatto che le spese per la Difesa dovessero essere effettivamente aumentate in maniera significativa.

Già a marzo 2022, prima la Camera dei Deputati e poi il Senato approvarono a larghissima maggioranza un ordine del giorno che impegnava il Governo ad aumentare le spese per la Difesa fino a raggiungere la fatidica soglia del 2% del PIL, con successiva indicazione del 2028 quale anno per conseguimento di tale obiettivo. Concetto ribadito nel novembre dello stesso anno quando a essere approvate in entrambi i rami del Parlamento furono le mozioni in tal senso.

Da quel momento in poi non si può certo dire che il tema sia sparito dall’agenda politica e dal dibattito presso media e opinione pubblica, tuttavia l’impressione è che esso abbia poco a poco perso attenzione, mentre anche la qualità del dibattito stesso è diminuita. Una attenzione ormai solo saltuariamente ridestata da qualche passaggio particolare quale, per esempio, la Legge di Bilancio, ovvero il principale strumento di definizione delle scelte economiche ma anche politiche.

Un provvedimento di legge che, relativamente al comparto Difesa stesso, si trasforma quindi nel “termometro” più affidabile per misurare la volontà del Governo di  mantenere determinati impegni rispetto alle risorse stanziate per le Forze Armate e allo strumento militare. In quest’ottica l’esame di quanto approvato a dicembre dal Parlamento con la Legge di Bilancio 2024-2026 ci restituisce un quadro che presenta luci e ombre.

 

I provvedimenti della Legge di Bilancio

Prima di entrare nel dettaglio degli aspetti più propriamente finanziari del Bilancio della Difesa per il 2024, vi proponiamo una rapida rassegna dei provvedimenti aventi un legame con il comparto  Seguendo l’ordine di trattazione della Legge di Bilancio troviamo dunque l’incremento di 1 milione di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 sull’autorizzazione di spesa per la valorizzazione del settore della subacquea nazionale da parte della Marina Militare, estendendo al contempo l’accesso al fondo istituito per promuovere la ricerca e lo sviluppo del settore navale, ai progetti di rilevanza strategica nel settore subacqueo e alle imprese impegnate nel settore di sistemi elettronici sempre in ambito navale.

Seguono una serie di interventi rivolti al personale delle Forze Armate (così come delle Forze di Polizia e dei Vigili del Fuoco) con la creazione di un fondo da destinare alla disciplina degli istituti normativi nonché ai trattamenti economici accessori (con 32 milioni per il 2024), più lo stanziamento di risorse finalizzate alla stipula di polizze assicurative per la copertura sanitaria/infortunistica complementare e integrativa (con 38,3 milioni) e infine, provvedimenti riservati all’area dirigenziale civile e militare delle Forze Armate (18 milioni).

Dei provvedimenti legati all’Operazione Strade Sicure parleremo dopo ma, sempre con riferimento al Personale, troviamo anche un incremento di 5 milioni di euro per il 2024 della dotazione del Fondo per la perequazione del regime previdenziale del personale delle Forze Armate, di Polizia e Vigili del Fuoco.

Con un ulteriore comma introdotto anch’esso nel corso dell’esame al Senato, si prevede la possibilità di concedere ai rappresentanti delle “Associazioni Professionali a Carattere Sindacale tra Militari” (APCSM) una licenza speciale per le attività sindacali, fino all’emanazione del decreto che provvederà alla ripartizione dei distacchi e dei permessi retribuiti.

Non direttamente collegato al tema Difesa, ma comunque degno di nota, è il rifinanziamento della European Peace Facility (EPF); ovvero il fondo attraverso il quale l’Unione Europea da un lato finanzia i costi comuni delle sue missioni militari e dall’altro (soprattutto) fornisce assistenza militare ad organizzazioni internazionali/a Paesi terzi.

Questo stesso fondo è anche il principale strumento con cui è stata finora finanziata la cessione di materiali d’armamento all’Ucraina da parte di vari Paesi, con annesso rimborso di quanto girato a Kyiv.  Nel dettaglio, il contributo italiano è incrementato di 203 milioni per l’anno 2024, 258,9 milioni per il 2025, 265,7 milioni per il 2026 e, infine, quasi 274 milioni per il 2027.

Analogo rifinanziamento anche per il NATO Innovation Fund (fondo di “venture capital”, avente lo scopo di sostenere start-up che sviluppino soluzioni tecnologiche all’avanguardia). Nello specifico, per il 2024 si parla di un milione, cifra davvero modesta.

Dal punto di vista più strettamente finanziario, si segnale invece la rimodulazione dei programmi di spesa della Difesa tra il 2024 e 2029 che spostano parte degli stanziamenti tra i diversi anni per adeguarli alle esigenze di programmazione al netto di importi finali che comunque non cambiano.

Altro aspetto che impatterà sulle risorse del ministero della Difesa è la revisione delle riduzioni delle dotazioni di spesa, altrimenti detto, la “spending review” che nel caso del Dicastero di Via XX Settembre vale 51,3 milioni di euro per il 2024, 64,4 milioni il prossimo anno e 90,4 nel 2026.

Uno degli aspetti più distintivi di questa Legge di Bilancio, ovvero il rifinanziamento del “Fondo relativo all’attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale”, per 1,5 miliardi per ciascuno degli anni del triennio 2024-2026; questo mentre nell’orizzonte quindicennale del provvedimento (dunque fino al 2038), il totale del rifinanziamento stesso è pari a 22,5 miliardi di euro.

Da ultimo, l’ampliamento dell’impiego delle Forze Armate in compiti di concorso alle Forze di Polizia. Viene infatti prorogata per tutto il 2024 l’Operazione Strade Sicure, il cui contingente passa da 5.000 a 6.000 militari con il personale destinato ai soli servizi di vigilanza di siti e obiettivi sensibili.

Inoltre, viene prorogato anche il contingente di personale delle Forze armate per il rafforzamento dei dispositivi di controllo e sicurezza delle principali infrastrutture ferroviarie del Paese (cioè “Stazioni Sicure”) avviata nell’ultimo trimestre dell’anno scorso; anche qui, oltre alla proroga, assistiamo a un potenziamento del dispositivo, che passa da 400 a 800 unità. In definitiva, si passa dai 5.000 militari autorizzati per il 2023 ai ben 6.800 di quest’anno.

Il costo (o conto) finale sarà così di 225,1 milioni che impatteranno sulle spese del Personale in maniera diretta ma anche su quelle dell’Esercizio. In quest’ultimo caso con un doppio effetto, oltre a maggiori costi diretti ci saranno anche effetti negativi indiretti legati al fatto che i militari saranno comunque sottratti per lunghi periodi alle normali attività operative e addestrative.

Come dunque già sottolineato in fase di analisi del Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa 2023-2025 (DPP), emerge una incoerenza di fondo tra i propositi enunciati nella introduzione del DPP e le azioni effettivamente adottate quest’anno.

Se nel DPP si afferma che le operazioni di concorso con le altre amministrazioni dello Stato (quali sono Strade/Stazioni Sicure) sono: «…un lusso che oggi, soprattutto alla luce dell’attuale contesto internazionale, l’Italia non può più permettersi» l’incremento di truppe e fondi a queste dedicati costituisce una evidente contraddizione.

Concetti peraltro nuovamente espressi proprio nell’ambito della audizione parlamentare sempre sul DPP, laddove si è fatto un chiaro riferimento all’invasione Russa dell’Ucraina parlando esplicitamente di cambio di paradigma imposto da quell’evento rispetto al futuro delle Forze Armate che dovrebbero tornare a occuparsi delle principali missioni a esse assegnate.

A margine poi, e prima di entrare nel merito dei numeri per il 2024, non si può non menzionare anche uno sviluppo importante, materializzatosi a metà dicembre dello scorso anno. Ovvero, il varo del nuovo Patto di Stabilità e Crescita della Unione Europea. A fronte di dichiarazioni da parte dello stesso ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha parlato di: «…investimenti per la difesa … considerati fattore rilevante per l’esclusione dal calcolo degli obiettivi di bilancio» è da aggiungere che gli esatti contorni di questa formula non sono in realtà ancora del tutto chiari.

Resta infatti da capire se essa sarà temporanea o strutturale e quale impatto avrà comunque su una eventuale maggiore libertà negli stanziamenti per la Difesa. In altri termini, quanto sarà ampia questa tanto auspicata flessibilità richiesta dall’Italia, ritenuta necessaria per favorire il percorso di raggiungimento di quei livelli di spesa militare fissati in ambito NATO.

 

Il Bilancio del ministero della Difesa e la Funzione Difesa

Per ciò che riguarda il Bilancio del  ministero della Difesa nel suo complesso, la dotazione finanziaria per il 2024 è pari a 29.184,2 milioni di euro, con un aumento di 1.435,7 milioni rispetto ai 27.748,5 dello scorso anno e tutte le voci che lo compongono risultano in crescita.

Se infatti della Funzione Difesa ci occuperemo a breve più in dettaglio, l’altra componente di maggior peso è, come noto, rappresentata dalla “Funzione sicurezza del territorio”; cioè l’Arma dei Carabinieri.

Con il 2024, la soglia degli 8 miliardi di euro è sempre più vicina; sono infatti 7.751 i milioni stanziati (contro i 7.617,3 del 2023) e di questi, 501,2 sono quelli destinati ai “Carabinieri per la tutela forestale, ambientale e agro-alimentare”.

L’aumento rispetto al 2023 è così pari a 133,7 milioni; determinato a sua volta dall’aumento degli stanziamenti sul capitolo di spesa del Personale che sale fino a 6.823,3 milioni (contro i 6.760,3 milioni del 2023), dal nuovo aumento di risorse sull’Esercizio che raggiunge così i 608,8 milioni (a fronte dei 574,5 dello scorso anno) e dall’analogo aumento sull’Investimento che raggiunge i 319,6 milioni (nel 2023 erano 282,2 quelli stanziati).

Continua poi ad aumentare (sia pure di poco) la voce “Funzioni Esterne”; dai 162,9 milioni di euro del 2023 ai 165,1 del 2024 (+2,2 milioni). Nel dettaglio, si registra il lieve calo del “Trasporto Aereo di Stato” (36,3 milioni) mentre rimane stabile il “Rifornimento idrico isole minori” (24,5 milioni). Sempre in leggera diminuzione anche “Contributi a Enti e Associazioni culturali” (5,6 milioni) e “Servitù militari” (con 28,4 milioni). Le voci “Assistenza al volo per traffico aereo civile” (14,1 milioni) e “Meteorologia” (56,1 milioni) registrano invece un movimento al rialzo.

Nuovo segno “più” poi anche per la voce “Pensioni provvisorie del Personale in Ausiliaria” che sale fino a 419,5 milioni di euro nel 2024, quando nel 2023 si era fermata a 412,4 (+7,7 milioni). Peraltro, si ricorda sempre che questa somma non è interamente destinata alla cosiddetta “Ausiliaria”; al capitolo “Trattamento provvisorio di pensione del Personale militare” sono infatti destinati 346,4 milioni, da scomporre ulteriormente per quanto di competenza delle Forze Armate (302,7 milioni, con una crescita ormai costante da diversi anni!) e per i Carabinieri (43,7 milioni). Le restanti risorse pari a 73 milioni circa sono invece ricomprese nella voce “Speciale Elargizione”, anch’esse in aumento rispetto al 2023.

Per quanto riguarda invece la Funzione Difesa l’aumento per il settimo anno consecutivo, con il trend positivo che si è fatto ancora più consistente in quest’ultimo lustro, conferma una tendenza che potremmo definire “storica”.

La Funzione Difesa passa dai 19.555,9 milioni del 2023 ai 20.848,6 milioni del 2024 con un incremento di altri 1.292,7 milioni pari +6,6%. In pratica, tra il picco negativo del 2017 e il 2024, la Funzione Difesa ha visto crescere le risorse disponibili di ben 7.636,8 milioni.

Al nuovo importante aumento delle risorse per l’Investimento si affianca l’ulteriore crescita, sia pure molto modesta, di quelle per il Personale mentre giungono segnali preoccupanti sul fronte dell’Esercizio.

Per quanto riguarda poi il dato cruciale del rapporto percentuale tra le spese per la Difesa e il PIL, si evidenzia che anche per il 2024 l’aumento in termini monetari del bilancio della Funzione Difesa non corrisponde a un analogo aumento del rapporto percentuale tra quest’ultima e il PIL, rimanendo infatti ancorato allo 0,98% (con riferimento al valore del PIL nominale programmatico indicato dalla NADEF).

Fermo restando che i finanziamenti extra-Ministero della Difesa messi a disposizione dal Ministero per le Imprese e per il Made in Italy, MIMIT) segnano invece un nuovo calo mentre è ancora presto per valutare l’impatto del modesto l’aumento dei fondi del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) destinati a coprire le esigenze delle missioni all’estero che passano da 1.547,5 a 1.569,2 milioni.

 

Due per cento: obiettivo lontano

Circa i prossimi anni la Legge di Bilancio indica una Funzione Difesa destinata a calare fino a 20,3 miliardi circa nel 2026, con la quasi totalità di quel calo imputabile proprio al capitolo dell’Esercizio.

Il tutto a dimostrazione che il percorso verso quell’obiettivo del 2% più volte ricordato che dovremmo raggiungere nel 2028, appare sempre più una chimera. Del resto, gli stessi ultimi dati disponibili riferiti al 2023, e cioè i 29,7 miliardi comunicati dal Ministero della Difesa all’Alleanza Atlantica, indicano che tale rapporto percentuale langue all’1,46%. Quell’1,5% circa cioè sul quale siamo appiattiti da qualche anno e che (molto probabilmente) sarà confermato anche per quest’anno relegandoci peraltro ancora di più nelle ultime posizioni della “classifica NATO.

E tutto questo a fronte di numeri peraltro da verificare nel merito in virtù del fatto che, come già più volte evidenziato (non ultimo, in occasione della analisi del DPP 2023-2025), da un paio di anni sono scomparsi alcuni preziosi riferimenti per valutare compiutamente le coerenza dei dati trasmessi alla NATO stessa.

Ecco dunque che l’avvio di una “operazione verità” sul tema appare quanto mai opportuno; non fosse altro per il fatto che il non sapere neanche quale sia l’attuale e reale livello di spese militari del nostro Paese rende inevitabilmente difficile affrontare l’intera questione. Una considerazione all’insegna della verità che non dovrebbe certo cadere nel vuoto ma che, al contrario, dovrebbe essere da stimolo per un dibattito più strutturato nel Paese sul tema delle spese militari.

Da ultimo, anche il tema dell’inflazione; se infatti negli ultimi mesi si è manifestata una tendenza al suo raffreddamento, i recenti avvenimenti nel Mar Rosso gettano un’ombra sinistra su questo processo di riduzione che, al contrario, è quanto mai importante per salvaguardare il potere di acquisto anche della Amministrazione della Difesa.

 

Personale

Il Bilancio della Difesa per il 2024 vede la nuova crescita delle spese per il Personale dagli 11.118,8 milioni del 2023 agli 11.123,5 di quest’anno e cioè altri 4,7 milioni in più, praticamente impercettibile in termini percentuali da attribuire ai costi del personale militare per effetto dell’aumento dei militari impegnati in Strade Sicure.

Su questa voce dovrebbero impattare poi anche i fondi destinati al rinnovo contrattuale delle Forze Armate, le cui risorse non sono ancora però allocate nello Stato di Previsione del Ministero della Difesa. Per questo l’importo complessivo sarà verosimilmente più elevato.

Per dare un’idea più precisa del contesto si ricorda che, a parte un paio di sporadiche eccezioni, è dalla nascita del modello professionale nel 2001 che queste spese sono cresciute quasi senza soluzione di continuità e nulla indica che tale crescita si interromperà nei prossimi anni. Dato che su di esse finiranno con l’incidere anche gli effetti della Legge 119 approvata nell’agosto del 2022 e che ha poi portato alla recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo (Dlgs) n. 185 del 23 novembre 2023; Dlgs che, lo si ricorda, fa nascere il nuovo Modello a 160.000 militari.

La spesa per il Personale è passata dai 9.663,7 milioni del 2015 agli 11.123,5 di 10 anni dopo: una crescita di circa 1.460 milioni a fronte di una diminuzione di poco più 9.500 unità tra i militari e di oltre 10.200 tra i dipendenti civili. Con circa 19.800 “stipendi in meno”, nel giro di un decennio la spesa è comunque aumentata di quasi un miliardo e mezzo di euro.

Per quanto riguarda gli stanziamenti per il Personale Militare si passa dai 9.890 milioni del 2023 ai 9.936,8 di quest’anno; con un aumento dunque di circa 46,8 milioni. Sull’altro fronte, quello cioè del Personale Civile, la variazione tra il 2023 e il 2024 registra invece il passaggio dai 1.228,8 milioni dello scorso anno ai 1.186,6 milioni di quest’anno (meno 42 milioni), riflesso della sua vistosa diminuzione con organici.

Il bilancio della Difesa appare quindi sempre più “polarizzato” intorno a Personale e Investimento e sempre meno attento alle esigenze dell’Esercizio che di fatto, continua a languire intorno a percentuali di poco superiori al 10% del totale.

 

Esercizio

Dopo la parentesi moderatamente positiva del 2023, l’Esercizio torna a essere infatti colpito da nuovi tagli passando dai 2.336,6 milioni del 2023 ai 2.221,7 milioni del 2024,  ovvero, 114,9 milioni di euro in meno che equivalgono a un meno 4,9 %.

Se da una parte è vero che rispetto al picco negativo di 1.149,7 milioni raggiunto nel 2015 il progresso c’è stato e anche importante, dall’altra si osserva che la crescita costante registrata per qualche anno subito dopo il 2015 ora si è fatta invece incostante. Scendendo nel dettaglio dei numeri, come noto quanto fa riferimento a questo capitolo di spesa può essere a sua volta suddiviso in 2 grandi macro-categorie; la prima afferente alla ”Operatività” e la seconda al “Funzionamento”.

Nella “Operatività” ritroviamo così le voci “Formazione e Addestramento” e “Manutenzione e Supporto”.  Per il 2024 si registra un ulteriore movimento al rialzo su “Formazione e Addestramento” che passa dai 196,3 milioni del 2023 ai 231,9 di quest’anno; “Manutenzione e Supporto” invece, conosce una preoccupante diminuzione di fondi, passando dai 534 milioni sempre del 2023 ai 489,5 milioni per quest’anno. Giudizio in “chiaro-scuro” anche quello legato alle variazioni intervenute sulla macro-categoria “Funzionamento”.

Il settore delle “Infrastrutture” subisce un nuovo tracollo dopo quello del 2022 e la temporanea risalita dell’anno scorso, con il dato per il 2024 che scende fino a 330,5 milioni (dai 442,6 del 2023). Il “Funzionamento Enti, Comandi, Unità” sale invece ancora fino a 594,6 milioni (da 581,3 nel 2023) e le “Provvidenze” vedono un leggero aumento a 35,3 milioni (da 24,9 milioni sempre per lo scorso anno); il sotto-settore “Esigenze Interforze” infine è quello che invece conosce una nuova contrazione fino a 539,8 milioni dai 557,5 dello scorso anno.

Gli eventi successivi al 24 febbraio 2022 hanno fatto emergere la concreta possibilità che anche l’Italia possa essere direttamente coinvolto in un conflitto. E’ dunque evidente la necessità di disporre di prontezza operativa, scorte adeguate, una catena logistica efficiente nonché un addestramento ai più alti livelli. Per questo l’unica risposta possibile è uno “shock finanziario” sotto forma di una rapida e significativa ulteriore iniezione di fondi per l’Esercizio con l’obiettivo già nel breve termine di un loro raddoppio.

 

Investimento

Anche il bilancio della Difesa 2024, così come quelli dei quattro anni precedenti, è contrassegnato dall’ulteriore e vistoso aumento delle risorse destinate al capitolo dell’Investimento,  davvero sempre più ricco grazie all’effetto progressivo della somma degli interventi varati negli ultimi anni.

Il primo dei quali è il già ricordato “Fondo relativo all’attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale”, istituito con la LdB 2021-2023 e che con il rifinanziamento di quest’anno raggiunge una dotazione di 60,58 miliardi di euro tra il 2021 e il 2038.  Si aggiungono poi i cosiddetti “fondoni” varati con le ancora precedenti leggi di bilancio e che hanno messo o metteranno a disposizione un totale 35,5 miliardi tra il 2017 e il 2034.

In altri termini la quantità di risorse affluite e che affluiranno nelle casse del ministero della Difesa per il capitolo dell’Investimento abbia raggiunto livelli importanti e sia destinato a rimanere tale per diversi anni a venire.

Tanto che è auspicabile che all’interno di questo capitolo di spesa si possa ricavare un maggiore spazio per quei programmi di “Mantenimento Condizioni Operative (MCO)” e “acquisto munizionamento” già in essere nell’ambito di questo capitolo di spesa e che possono avere un riflesso positivo sull’Esercizio, più in particolare sulla voce ” Manutenzione e Supporto”.

Con un ragionamento analogo sul capitolo delle Infrastrutture, oggetto di ambiziosi piani d’investimento che dovrebbero avere un effetto di contrasto alla diminuzione dei fondi allocati sempre sull’Esercizio.

Nel 2024 l’Investimento raggiungerà i 7.503,5 milioni contro i 6.100,5 dell’anno scorso con una crescita complessiva di 1.403 milioni, pari a un +23% circa. Ai fini di una maggiore precisione, si ricorda poi che questo capitolo di spesa deve essere suddiviso a sua volta in “Ammodernamento e Rinnovamento” da una parte e “Ricerca e Sviluppo” dall’altra.

Ebbene, la prima di queste 2 voci nel 2024 riceve 7.426,3 milioni (nel 2023 erano 6.039,9) mentre la seconda vede l’assegnazione di risorse pari a 77,2 milioni (60,7 nel 2023). Ovviamente, spetterà poi al DPP indicare la ripartizione di questa somma tra i vari programmi di Ammodernamento e Rinnovamento delle Forze Armate.

 

Ancora l’Investimento, il contributo del MIMIT

Come noto e peraltro precedentemente già evidenziato, sempre per l’Investimento sono disponibili risorse aggiuntive messe a disposizione dal MIMIT. Nello specifico, con una dotazione per il 2024 di 364,4 milioni, vi sono i  “Contributi per il finanziamento di interventi nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale”. In altri termini, la cosiddetta “Legge Navale” destinata al rinnovamento della flotta della Marina Militare.

Altri 71,4 milioni sono destinati agli “Interventi per l’attuazione di programmi ad alta valenza tecnologica in ambito difesa e sicurezza nazionale” mentre 778 milioni sono quest’anno destinati a “Interventi per lo sviluppo delle attività industriali ad tecnologia dei settori aeronautico ed aerospazio in ambito difesa e sicurezza nazionale”.

Entrambi questi capitoli coprono le esigenze di numerosi programmi soprattutto in ambito aeronautico ma anche, per esempio, Forza NEC così come il SICOTE dei Carabinieri. Infine 615,4 milioni nel 2024 sono destinati a “Interventi per lo sviluppo e l’acquisizione delle unità navali della classe FREMM e delle relative dotazioni operative”, nato per l’appunto allo scopo di finanziare i programmi FREMM, più VBM Freccia, ma che con il tempo ha finito con l’assorbirne anche altri.

Per una definizione più puntuale di tali risorse saranno fondamentali le indicazioni provenienti dal DPP. A grandi linee però si può ragionevolmente ipotizzare che la disponibilità del MIMIT per il 2024 dovrebbe essere intorno ai 1.775 milioni di euro; contro i 1.872,6 milioni dello scorso anno.

Un calo dunque di altri 100 milioni circa, che si inserisce nel trend decrescente degli ultimi anni; trend che però risulta essere più che compensato dagli aumenti all’interno del bilancio del Ministero della Difesa.

Per il 2024, il totale dei fondi complessivamente assegnati all’Investimento (Ministero Difesa più MIMIT) potrebbe così essere di poco inferiore a 9,3 miliardi; una cifra ben superiore a quella dell’anno scorso, che era stata pari a 7.973,1 milioni. E, dato ancor più rilevante, tutto lascia intendere che sarà sostanzialmente confermata anche per i prossimi 2 anni almeno.

Una progressione davvero notevole, specie se si considera che nel 2019 il livello di risorse disponibili era stato pari ad appena 4.316,1 milioni. Questo significa che nel giro di soli 5 anni, le risorse per l’Investimento sono più che raddoppiate con prospettive positive anche per il futuro. Elemento utile anche ai  fini di una più efficiente, efficace e stabile programmazione/pianificazione pluriennale.

Foto: Difesa.it

 

Giovanni MartinelliVedi tutti gli articoli

Giovanni Martinelli è nato a Milano nel 1968 ma risiede a Viareggio dove si diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico per poi lavorare in un cantiere navale. Collabora con Analisi Difesa dal 2002 occupandosi di temi navali in generale e delle politiche di Difesa del nostro Paese in particolare. Fino al 2009 ha collaborato con la webzine Pagine di Difesa.

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