Il Documento Programmatico Pluriennale 2022-24 della Difesa

 

 

Il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2022-24 nella sua edizione di quest’anno (ancora una volta  arrivata con qualche mese di ritardo rispetto a quella che dovrebbe essere la sua presentazione al Parlamento così come da Legge 244/2012 e cioè il 30 aprile), contiene una parte finanziaria che, anche in termini di programmazione per gli anni a venire, è stata normalmente condotta nell’ambito del naturale ciclo di formazione del bilancio culminato dunque con l’approvazione della Legge di Bilancio sul finire dello scorso anno.

Al tempo stesso però il DPP non ha poi potuto fare a meno di non tenere conto degli avvenimenti avvenuti successivamente alla sessione di bilancio stessa.

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Il riferimento va all’invasione Russa dell’Ucraina; un evento che ha cambiato profondamente il quadro strategico internazionale, che ha prodotto immediati “movimenti” anche per il nostro Paese (si pensi al rafforzamento delle missioni sui diversi “fianchi” della NATO o allo stesso, confuso, dibattito sull’aumento delle spese militari) e che è destinato a influenzare pesantemente molte altre scelte future.

Avvenimenti puntualmente registrati, per l’appunto, dal DPP nell’analisi del contesto di riferimento. Volendo poi aggiungere una nota polemica, questo stesso DPP potrebbe essere definito anche “contraddittorio” perché se da una parte si registra una ulteriore crescita dei fondi per il comparto Difesa, dall’altra finiscono addirittura con l’acuirsi taluni squilibri peraltro già pesanti.

E questo mentre all’orizzonte si profila la comparsa di ulteriori criticità circa gli squilibri di bilancio che penalizzano il capitolo di spesa dell’Esercizio mentre forti criticità emergono dalla Legge di riforma del Modello Professionale delle Forze Armate appena approvata dal Parlamento.

 

L’impegno Nazionale nel conteso di Riferimento, il quadro Strategico (e quello Politico-Militare)

Doverosamente, si premette che in questo passaggio ci si concentrerà soprattutto alla parte dedicata al “Quadro Strategico” (e,  in parte, a quella “Politico-Militare”); con tutta evidenza, quella più pregnante.

Laddove invece le altre sezioni (“La cooperazione per la Sicurezza Internazionale” e la “Evoluzione degli impegni operativi”, pagine 14÷28) saranno tratteggiate il più velocemente possibile per non appesantire troppo la lettura. Ferma restando la facoltà del lettore di approfondire secondo i propri interessi, attingendo direttamente dal documento in oggetto.

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Nello specifico quindi, l’analisi del quadro strategico condotta dal DPP non può che partire dalla considerazione che il panorama globale è sempre più caratterizzato da equilibri instabili e da un clima di crescente competizione. E gli effetti di questi fenomeno si riverberano in particolare sull’ area di preminente interesse nazionale e cioè il cosiddetto “Mediterraneo Allargato” (tema centrale in tutto questo DPP, anche alla luce della recente pubblicazione della “Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo“).

Questo clima di crescente instabilità è da attribuirsi a diversi fattori. In primo luogo nasce da una rinnovata (e intensa) competizione tra Stati; non a caso qui declinata nel concetto di “competizione duratura” (o “continuum competition”), a voler dimostrare come una serie di fattori di varia natura contribuiranno a rendere il nostro futuro contrassegnato da una situazione di ricorrente instabilità (o “pervasive instability”).

Un fenomeno che mette in crisi non solo i singoli Paesi ma, anche, le Organizzazioni Internazionali (NATO e Unione Europea in particolare) e le relative architetture di sicurezza; con i Paesi e le Organizzazioni stesse che hanno quindi la necessità di rivedere politiche, piani e strategie.

In questo senso, la crisi Ucraina non ha fatto altro che rendere ancora più evidenti i problemi fin qui descritti che erano già esistenti e che in questo modo sono solo esplosi. Con la particolarità tutta Italiana rappresentata dalla sua peculiare collocazione geografica; posta com’è al centro dell’area euro-mediterranea, in una sorta di “cerniera” tra tutta una serie di aree di grande rilevanza.

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A partire da quella Medio-Orientale, passando poi dal Corno d’Africa, coinvolgendo poi il Sahel e il Golfo di Guinea per tornare, infine, al punto centrale della nostra attenzione e cioè il Nord Africa (che per l’Italia significa soprattutto Libia, ma non solo).

Ma attorno al bacino del Mediterraneo (soprattutto Centrale e Orientale) ruotano anche altri scenari di crisi; a partire dai Balcani per poi, attraverso il Mar Nero, arrivare fino al fianco Sud-Orientale dell’Alleanza Atlantica; nuovamente balzato (eccome!) agli onori della cronaca per effetto della stessa crisi in Ucraina.

Definito il quadro geo-strategico generale, il DPP non si sottrae certo alla più puntuale individuazione di quali siano i 2 grandi “global player” che a oggi si distinguono (per usare un eufemismo) per il loro attivismo; non esattamente in chiave “positiva”.

Il primo è più naturale candidato a questo ruolo è la Russia e non solo per quanto sta accadendo rispetto all’aggressione nei confronti di Kiev. Il ruolo di Mosca viene evidenziato anche per la sua crescente presenza proprio in molte aree di interesse strategico per il nostro Paese.

A partire dal Mediterraneo (per effetto di una accentuata attività in campo navale), di cui fa parte ovviamente anche la Libia (e qui si parla di una presenza “non ufficiale”, che si materializza con lo strumento delle Private Military Company PMC), per finire poi nel Sahel (dove si ripete lo stesso schema e cioè l’ampio ricorso alle stesse PMC).

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Per quanto riguarda la Cina, se ne sottolinea la crescente proiezione di influenza nell’area di interesse dell’Italia: una penetrazione che avviene più spesso con metodi commerciali/finanziari ma che non esclude del tutto una certa presenza di natura militare.

Fermo restando che il suo stesso status ormai di “super potenza” proprio in campo militare non può comunque essere ignorato da nessuno. Nemmeno dal nostro Paese, nonostante le grandi distanze che si separano da quelle regioni all’interno delle quali oggi si proietta di più il potenziale bellico di Pechino.

Ma le variabili capaci di incidere su questo quadro internazionale così degradato non si esauriscono solo a un tale contesto di “competizione duratura” tra Stati. Sono diversi altri infatti i fattori a incidere in maniera più o meno pesante.

A cominciare dal terrorismo internazionale (di matrice jihadista); una minaccia con la quale ormai conviviamo da tempo e che (tra alti e bassi in termini di minaccia portata all’Occidente) continua a trasformarsi, rimanendo purtroppo sempre presente. Un fenomeno quello terroristico che per localizzazione geografica finisce poi con l’intrecciarsi/con il condizionare un altro fenomeno non meno rilevante (e preoccupante); quello dei flussi migratori, capace di diventare a sua volta un'”arma” rivolta contro altri Paesi

Ex DRAGON per l'Ariete in Polonia

Non meno rilevanti sono poi gli aspetti più prettamente operativi; quali in particolare la comparsa dei nuovi domini rappresentati dal cyber e dallo spazio.

Pure con le loro caratteristiche diverse, entrambi sono destinati ad assumere un peso crescente nelle future operazioni militari, costringendo a un cambio di paradigma al modo in cui gli Strumenti Militari del futuro combatteranno (ovvero, ai modi in cui ci si difende e a quelli in cui si offende).

Al tempo stesso, non è certo possibile sottovalutare altri aspetti più squisitamente tecnici: da una parte la minaccia rappresentata dalla proliferazione di Paesi dotati di missili con crescenti capacità belliche (mentre la più specifica e preoccupante sfida dell’ipersonico è già, di fatto, una realtà). Dall’altra, l’insieme di “Emerging & Disruptive Technologies” (prima fra tutte l’Intelligenza Artificiale e la robotica, ma non solo) che loro volta disegnano già scenari all’insegna di cambiamenti epocali.

Ai rischi tradizionali poi, si sono aggiunte anche le minacce ibride. Insidiose perché trasversali, facenti uso di una serie di strumenti non necessariamente “cinetici” e, soprattutto, spesso sotto la soglia dell’aggressione aperta (ma, non per questo, meno pericolose per loro capacità comunque di ottenere degli effetti significativi).

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La stessa pandemia Covid-19 ha riportato poi in primo piano la pericolosità della minaccia NBCR (Nucleare, Biologica, Chimica e Radiologica), con tutte le conseguenze del caso anche in termini di impegno dello Strumento Militare in concorso con altri corpi/articolazioni dello Stato.

A rendere ulteriormente più instabile il quadro, secondo il DPP provvede anche la crisi climatica i cui effetti rischiano di alimentare conflitti e/o fenomeni migratori. Infine, un altro tema emerso con forza proprio per effetto della crisi in corso è quello della sicurezza degli approvvigionamenti sia di materie prime (ma anche e comunque di prodotti da trasformare), sia delle fonti energetiche.

L’analisi dunque dei diversi eventi e fattori che caratterizzano l’attuale scenario internazionale rivela un mondo in continua trasformazione, caratterizzato da un elevato grado di complessità e imprevidibilità, gravato da minacce multiple, multidimensionali e anch’esse in continua trasformazione.

In tale scenario, il DPP nel delineare il quadro politico-militare ribadisce perciò che le sfide più immediate agli interessi nazione provengono essenzialmente da 2 direttrici;

  • quella meridionale (Nord Africa, Vicino e Medio Oriente, Corno d’Africa, Golfo di Guinea e Sahel); e
  • quella orientale (Balcani in primo luogo ma anche, soprattutto in questo momento, fianco Est della NATO).

Cioè le 2 direttrici che racchiudono e individuano proprio il “Mediterraneo Allargato”.

 

Lo sviluppo dello Strumento Militare, gli Indirizzi Strategici

Per quanto riguarda lo sviluppo dello Strumento Militare, il DPP fissa una serie di indirizzi strategici inattaccabili, «L’obiettivo principale della Difesa e possedere uno Strumento militare interforze, equilibrato, agile, resiliente, tecnologicamente avanzato e omogeneo, orientato all’innovazione – anche organizzativa e gestionale – in grado di conseguire gli effetti auspicati in relazione alla salvaguardia delle aree di sovranità nazionale, la tutela degli interessi vitali e strategici del Paese ed il rispetto degli impegni assunti in ambito internazionale» recita il documento.

Da un punto di vista più “tecnico” l’azione del Ministero dal punto di vista delle capacità esprimibili si svilupperà su 2 differenti sforzi: mantenimento/evoluzione delle capacità operative già in uso e rinnovamento di piattaforme e sistemi d’arma.

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Il DPP ricorda poi come le sfide poste dall’evoluzione tecnologica implichino la necessita di accelerare i processi di adeguamento operativo dello Strumento Militare, sul piano tecnologico (e qui, effettivamente, la maggiore disponibilità di risorse sta fornendo un impulso significativo) e su quello logistico-operativo (al contrario, vero e proprio punto dolente).

Da qui, ancora il DPP e più in particolare il ministro della Difesa stesso ricordano la necessità di continuare a investire della Difesa in una visione di lungo periodo. Uno sforzo finanziario dunque costante/adeguato nel tempo che non può non poggiare su 2 pilastri: la riqualificazione del dibattito politico sulla Difesa stessa (intento nobile e ribadito più volte in questi anni ma che, in tutta verità, non ha purtroppo prodotto risultati tangibili) e il mantenimento di uno Strumento Militare che sia capace di confrontarsi con le sfide poste dall’evoluzione dei vari scenari.

Per chi volesse poi approfondire il tema dedicato a: “Le esigenze operative” e le “Linee di sviluppo capacitivo”, si consiglia di fare riferimento alle pagine 38 ÷ 51 del DPP, laddove cioè viene sviluppato il ragionamento sulle cosiddette “Capacità Operative Fondamentali” (COF) e lo sviluppo nell’ambito delle diverse componenti delle Forze Armate (Interforze, Terrestre, Marittima, Aerospaziale e Polizia Militare).

 

La Funzione Difesa (e il “Bilancio Integrato della Difesa”)

Per quanto riguarda il bilancio della Funzione Difesa propriamente detta, per una sua analisi di maggiore dettaglio da un punto di vista finanziario (anche in termini di confronto con gli anni precedenti) e di alcuni suoi aspetti più particolari, si rimanda il lettore all’approfondimento del febbraio scorso sullo Stato di Previsione del Ministero della Difesa. In questa occasione, dopo aver comunque ricordato i tratti essenziali delle cifre per il 2022, appare infatti più utile aggiungere semplicemente quanto invece sconosciuto al momento dell’analisi di qualche mese fa e fornire quel minimo di quadro prospettico rispetto agli anni a venire; caratteristica essenziale del DPP stesso.

Ricapitolando dunque brevemente, la Funzione Difesa medesima passa dai 16.809 milioni del 2021 ai 18.095,5 milioni del 2022, con un incremento di altri 1.286,5 milioni; che, in termini percentuali, equivale a un + 7,7%.

Che aggiunti ai 1.341 milioni in più tra il 2019 e il 2020 nonché ai 1.485,6 tra il 2020 e il 2021, fanno lievitare nel giro di 3 anni la Funzione Difesa di ben 4.113,1 milioni.

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Un dato importante, sostanzialmente confermato anche dalle altre voci che concorrono a delineare un quadro ancora più preciso delle risorse destinate complessivamente al comparto, in particolare, quelle provenienti dal bilancio del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE).

Un quadro più completo si diceva, che per l’appunto non può prescindere dall’inclusione di altre 2 voci importanti. La prima è quella legata agli appena citati stanziamenti del MISE, come noto destinati ad alimentare il capitolo dell’Investimento. La seconda riguarda invece il fondo istituito presso lo Stato di Previsione del Ministro delle Finanze (MEF) e destinato a coprire le esigenze delle missioni militari all’estero.

Per quanto riguarda la prima, risultano sostanzialmente confermate le stime ipotizzate nell’approfondimento di febbraio; per la precisione, la somma stanziata è infatti pari 2.426,8 milioni di euro (in calo rispetto ai 2.719,5 milioni dello scorso anno).

Per quanto riguarda invece la seconda voce, si precisa che il Ministero della Difesa fa riferimento a quella parte di fondi per MEF effettivamente esigibili per l’anno in corso. Come noto, non tutte le risorse stanziate in un determinato anno per finanziare le nostre missioni internazionali hanno un impatto diretto su quello stesso anno- Una parte infatti fa riferimento a obbligazioni esigibili in quello successivo. Premesso ciò, la somma dunque indicata dal Ministero stesso è di 1.059,5 milioni (a titolo “statistico”, nel 2021 era stata pari a 984,6 milioni),

Quello che emerge così è il cosiddetto “Bilancio Integrato della Difesa”, che nel 2022 vale quindi 21.581,3 milioni, anch’esso in deciso aumento rispetto ai 20.513 milioni dello scorso anno; per la precisione, 1.068,3 milioni in più (pari a un +5,2%).

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Sempre in tema di “grandi numeri” non si può fare a meno di svolgere qualche ulteriore considerazione su un’altra forma di valutazione delle spese militari del nostro Paese. In questo caso, facendo ricorso al concetto di “Bilancio Integrato della Difesa in chiave NATO”, che si discosta da quello appena considerato per l’inclusione della quota parte dell’Arma dei Carabinieri impiegabile in Missioni/compiti all’estero, delle Pensioni provvisorie del Personale in Ausiliaria e dell’importo della spesa pensionistica del Personale Militare e Civile della Difesa (anche se sostenuta dall’INPS).

In questo modo si ottiene per l’appunto un Bilancio redatto secondo i criteri stabiliti dall’Alleanza Atlantica, dunque più omogeneo rispetto alle esigenze di confronto con altri Paesi e anche rispetto al “fatidico” parametro del rapporto tra le stesse spese per la Difesa e il PIL.

Ebbene, va subito evidenziato che i conti cominciano a non tornare più; come indica lo stesso DPP infatti, la somma comunicata dal nostro Paese a Bruxelles è pari a 28.758 milioni di euro. 

Dato che la base di partenza è rappresentata da quei 21.581,3 milioni appena illustrati, una differenza di oltre 7 miliardi non è certo giustificabile dall’inclusione delle voci relative al concorso dei Carabinieri alla Funzione Difesa e dalle diverse voci pensionistiche.

A voler pensar male si potrebbe perfino ipotizzare un abile “ritocco” dei conti per far apparire cioè l’attuale situazione meno pesante di quella che è.

Grazie a questa cifra infatti, il nostro Paese balza all’1,54% del rapporto tra spese militari e PIL, ancora lontano da quel 2% che, come noto, costituisce il riferimento minimo per tutti i membri della NATO. Ma di certo meno mortificante rispetto alle percentuali di solo qualche anno fa (quando era precipitato anche poco sopra l’1% appena).

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In questo senso, stante l’opacità di questo specifico passaggio (privo com’è di indicazioni delle cifre che contribuiscono ad arrivare a quell’improbabile livello di spesa), diventa perfino scontata la raccomandazione a una maggiore chiarezza, soprattutto in funzione del dibattito proprio su quel “famoso” 2% e che, molto probabilmente, sarà oggetto di dibattito anche nei prossimi anni.

Un altro utile elemento di informazione che proviene dal DPP è lo sguardo sui prossimi anni che nel caso specifico, ovviamente, oltre all’anno in corso va a considerare anche i prossimi due.

Ebbene, il quadro non è particolarmente ben augurante: per il 2023 (a oggi) è infatti prevista una discesa della Funzione Difesa fino a 17.537,3 milioni di euro. Discesa destinata a proseguire anche nell’anno successivo, quando addirittura è previsto il passaggio sotto quota 17 miliardi (per la precisione: 16.959,7 milioni).

Notevole anche la flessione (sempre a oggi) indicata per i fondi del MISE, con un “crollo” nel 2023 a 1.070,1 milioni e una leggera risalita nel 2024 a 1.658,8 milioni.

Va detto che questi numeri non sono necessariamente preoccupanti poiché negli ultimi anni, con la nuova Legge di Bilancio sono stati regolarmente reperiti fondi per aumentare le risorse. Il dato resta però interessante perché dimostra quanto sia ancora lontano l’obiettivo di garantire una crescita adeguata e certa nel tempo al bilancio della Difesa senza dover attendere di anno in anno il reperimento delle risorse necessarie.

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Certo, anche qui va riconosciuto che sullo specifico capitolo di spesa dell’Investimento sono stati compiuti passi importanti grazie alla creazione di meccanismi di finanziamento pluriennali. Stante però la situazione di sostanziale/complessiva “provvisorietà” per altre voci di spesa, è comunque evidente che ancora mancano passaggi importanti per il raggiungimento di quella che potremmo definire una condizione di normalità.

Un altro tema che inevitabilmente ricompare (dopo molto tempo) in questo DPP è quello dell’inflazione. Abituati ad anni di spinta inflazionistica pressoché nulla, il quadro è radicalmente cambiato da qualche mese a questa parte; e nulla lascia intendere che ci lascerà a breve. Quella già acquisita al momento in cui vengono scritte queste note è oltre il 6%; un valore davvero significativo e tale, soprattutto, da erodere il potere di acquisto anche dell’Amministrazione Difesa. Se per esempio fossero confermati tali cifre per l’intero 2022, è evidente che l’aumento nominale varato con la Legge di Bilancio dello scorso anno sarebbe quasi completamente annullato.

 

Personale

Per quanto riguarda il Personale, in sede di analisi dello Stato di Previsione del Ministero della Difesa era emersa la perplessità rispetto a un (inaspettato) aumento per le spese associate a questo capitolo.

A chiarire il tutto provvede lo stesso DPP che spiega come la rideterminazione delle spese per il personale della Difesa (Militare e Civile), rispetto alle previsioni iniziali derivanti dalla precedente legge di bilancio, abbia determinato un aggravio di costi per complessivi 247,8 milioni di euro.

Per il 2022, le spese per il Personale (sempre Militare e Civile) raggiungono quindi i 10.604,3 pari a + 115,9 milioni rispetto allo scorso anno (+ 1,1 %). A parte un paio di sporadiche eccezioni, è dalla nascita del modello professionale nel 2001 che questo capitolo di spesa cresce senza sosta. Anche se poi, teoricamente, queste dovrebbero comunque tornare a diminuire nei prossimi 2 anni passando prima a 10.576,4 milioni nel 2023 e a 10.401,2 nel 2024. Teoricamente.

4 - Squadra aeromobile durante una lezione teorica all'uso del mortaio (002)

Perché quando si parla di spese per il Personale oltre infatti a possibili aggiustamenti del tipo di quelli poc’anzi segnalato (e più facilmente legati in particolare a evoluzioni nelle dinamiche stipendiali), la variabile prossima ventura davvero importante sarà rappresentata dall’applicazione del Disegno di Legge di riforma delle Forze Armate e annessa delega al Governo.

Un provvedimento che, di sicuro, provocherà un aumento dei costi già nel suo impianto attuale approvato sotto forma di Legge Delega.

Il combinato disposto cioè di un ulteriore spostamento in avanti nel tempo per la diminuzione degli organici (che, alla fine, forse neanche ci sarà), delle modifiche al modello Professionale (con spostamenti tra diversi ruoli del personale, in senso peggiorativo) e le misure contenute nella delega medesima (contingente aggiuntivo di 10.000 unità e Riserva di altrettante unità), non vi è dubbio alcuno che produrrà degli effetti finanziari scontati.

Detto in maniera ancora più chiara, il rischio è che inneschi una nuova impennata delle spese per il Personale, che potrebbero così tornare a “occupare” una porzione abnorme del bilancio della Difesa. Anche perché con questo Disegno di Legge non si è messo mano a certi problemi cronici, primo tra tutti, lo squilibrio tra i ruoli.

Eppure, qualche segnale che questa fosse la strada giusta ci sarebbe anche dato che rispetto al 2021, si registrano ulteriori diminuzioni tra gli Ufficiali e i Marescialli (rispettivamente, – 327 e – 1.072 unità rispetto al 2021. Cioè proprio quelle categorie che presentano una ormai “storica” eccedenza di Personale.

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Tanto da consentire di aumentare il numero di Sergenti (+396), salvo poi vanificare il tutto (in una sorta di “antipasto” del Disegno di Legge approvato) con l’ennesimo aumento dei Volontari in Servizio Permanente o VSP (+1.575) e con una pressoché corrispondente diminuzione di quelli in Ferma Prefissata o VFP (- 1.298 unità).

Il tutto nell’ambito di un processo di riduzione, verso il modello a 150.000 militari, per l’appunto, ormai arrestatosi: dalle 166.500 unità complessive per questo 2022 si dovrebbe passare a 166.197 il prossimo anno, fino a 165.327 nel 2024.  Non che una simile scelta sia di per sé criticabile e del resto, alla luce dei profondi cambiamenti degli scenari strategici indotti anche (ma non solo) dall’invasione Russa dell’Ucraina, continuare a ritenere quel modello adeguato “per forza” sarebbe un passaggio privo di logica.

Al tempo stesso però, dare nuovamente il via a una spirale di aumento dei costi, promuovendo riforme in senso peggiorativo del Modello Professionale e senza aver sanato diversi squilibri di vario genere, appare anch’esso un passaggio altrettanto privo di logica.

Per quanto riguarda il Personale Civile, il DPP ribadisce la necessità di differire (così come appena fatto per quello Militare) la data di scadenza fissata dalla Legge 244/2012, che indica nel 2024 l’anno nel quale raggiungere la consistenza di 20.000 unità. Non ci sono dubbi che anche tale richiesta sarà accolta e, verosimilmente, superata con l’assunzione di altro personale.

Per completezza di informazione, si ricorda che le tabelle riassuntive della situazione del Personale (Militare e Civile) sono consultabili all’Allegato E del DPP stesso.

 

Esercizio

Nell’esercizio è assolutamente arrivato il momento di invertire la tendenza perché non solo già quest’anno si registra un vistoso e grave calo rispetto al 2021 passando a 2.070,2 milioni del 2022 dai 2.284,4 milioni dell’anno scorso: ben 214,2 milioni di euro in meno, pari a un – 9,4%.

Il DPP allarga infatti il proprio sguardo anche al prossimo biennio per restituirci un quadro desolante. A legislazione vigente, nel 2023 è previsto un nuovo taglio di 214,9 milioni e nel 2024 altri 38 milioni. In pratica, dai 2.284 milioni stanziati per l’appunto nel 2021 (picco massimo da molto tempo a questa parte, peraltro raggiunto anche con qualche “espediente”) si scenderebbe fino ai poco più di 1.800 milioni del 2024. Nel giro di 3 anni, un taglio di poco più di 466 milioni è assolutamente insostenibile.

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Poi il DPP medesimo ha un bel dire nel ricordare che per definire completamente il quadro finanziario per questo capitolo di spesa è comunque necessario introdurre le risorse provenienti dagli stanziamenti per le Missioni internazionali, dalle cosiddette riassegnazioni, dai corrispettivi di Difesa Servizi S.p.A. e dalle permute.

Perché a parte il fatto che, con l’esclusione dei fondi per le missioni all’estero puntualmente quantificati, per tutte le altre voci non si conoscono nemmeno gli importi (comunque sicuramente incapaci di cambiare la situazione, stante la loro ridotta consistenza).

Inoltre pure le più ingenti risorse stanziate per le missioni internazionali alla fine vanno a coprire soprattutto i loro “costi vivi”. Mentre quelle destinate alla preparazione dei contingenti da schierare e all’approntamento dei mezzi e dei sistemi (e capaci dunque di portare qualche beneficio all’Esercizio stesso) sono solo una minima parte.

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Tra l’altro, sull’Esercizio, così come sul Personale, finiscono con lo scaricarsi anche i costi della Operazione “Strade Sicure”; che per quanto opportunamente ridotta dall’attuale Ministro della Difesa fino a 5.000 militari, continua a gravare comunque sul bilancio della Difesa mentre all’orizzonte, c’è già chi invece punta a un suo nuovo futuro rafforzamento…

Dunque, la situazione rimane deficitaria sotto ogni punto di vista.

Al punto che, non caso, nella recente “Direttiva per la Politica Militare Nazionale”, lo stesso ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, nell’auspicare un percorso di crescita del bilancio precisava: «Inoltre, la realizzazione di tale incremento (delle spese per la Difesa N.d.R.) consentirebbe di riequilibrare anche le spese di esercizio, negli ultimi tempi sensibilmente ridimensionate: esse sono infatti necessarie a mantenere in efficienza con tassi accettabili mezzi e risorse destinate alla Difesa. L’obiettivo nel breve termine (2-3 anni) è quindi di passare da un valore di poco superiore al 10% dell’intero budget della Difesa ad uno stabile 15%, per poi crescere gradualmente fino al 20%.»

Ecco, considerando che quel 20% sarebbe probabilmente già discutibile rispetto alla sua adeguatezza, cifre più che doppie rispetto a quelle attualmente disponibili sarebbero oltremodo un passo in avanti importante ai fini del mantenimento in efficienza dello Strumento Militare, della capacità di formare e addestrare adeguatamente il Personale, di assicurare un adeguato sostengo/supporto logistico a tutti i mezzi e sistemi delle Forze Armate, nonché alle infrastrutture disponibili.

Se però la linea di tendenza è invece quella di una ulteriore contrazione, è evidente che ancora qualcosa non quadra…

Non a caso, si evidenzia che nella versione del “Bilancio Integrato della Difesa” proposto nel DPP, la ripartizione percentuale tra i diversi capitoli di spesa risulta ancora squilibrata. Non tanto sul Personale (al 50,8%) o sull’Investimento (che raggiunge anzi un valore molto elevato pari al 36,3%) quanto, piuttosto, proprio sull’Esercizio (che si ferma al 12,9%).

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Peraltro, a dimostrazione del fatto che con i numeri sia anche molto facile “giocare” in un senso o nell’altro, la situazione cambia radicalmente quando si passa alla seconda forma di “Bilancio Integrato della Difesa, quello in chiave NATO. Qui torna crescere in maniera esponenziale la spesa per il Personale (al 62,4%, la seconda più alta di tutta l’Alleanza Atlantica), finendo con lo schiacciare tutte le altre.

 

 Investimento, un quadro generale

Il “grande protagonista” del bilancio della Difesa ormai da qualche anno a questa parte è decisamente l’Investimento, la cui crescita sembra non conoscere sosta. Il combinato disposto infatti di vari strumenti di finanziamento pluriennali (con il crescente peso, in particolare, del “Fondo relativo all’attuazione dei Programmi di Investimento Pluriennale per le esigenze di Difesa Nazionale” iscritto nel bilancio della Difesa) sta infatti portando alla disponibilità di fondi davvero ingenti; con i quali recuperare gli anni di ipofinaziamento e, al tempo stesso, provare a disegnare lo Strumento Militare del futuro, proiettato verso i nuovi domini operativi e le nuove tecnologie.

Nel complesso dunque, l’Investimento raggiungerà i 5.421 milioni nel 2022 contro i 4.036,6 dell’anno scorso. La crescita complessiva (notevole) è perciò di 1.384,4 milioni, pari a +34,3 %.. A queste risorse iscritte nello Stato di Previsione del Ministero della Difesa, come noto vanno aggiunte quelle provenienti da quello del MISE che per il 2022 equivalgono a 2,426,8 milioni.

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Ne risulta così un totale di 7.847,8 milioni. La progressione è davvero notevole e giusto per dare un riferimento nel 2019 le risorse complessivamente disponibili erano state pari ad appena 4.316,1 milioni. Questo significa dunque un balzo di circa l’82% nel giro di soli 3 anni!

Qualche elemento di preoccupazione, anche qui, emerge però sul fronte degli stanziamenti futuri: a legislazione vigente infatti, nel 2023 si dovrebbe scendere a 6.177,7 milioni complessivi tra Difesa e MISE (rispettivamente, 5.107,6 più 1.070,1) mentre nel 2024 ci sarebbe una leggera risalita fino a 6.427 (4.741,2 più 1.685,8).

Ma di tutto questo ci sarà modo di riparlarne nell’ambito della prossima Legge di Bilancio. Per quanto riguarda poi l’analisi complessiva di questo capitolo di spesa, a un primo impatto si potrebbe perfino dire che questo DPP sia meno “spumeggiante” rispetto a quello dello scorso; questo perché l’edizione precedente si era caratterizzata per il massiccio numero di importanti programmi avviati.

In realtà non è così in quanto detta “differenza” è dovuta che nel 2021 era stata avviata una nuova Pianificazione Generale Interforze; tale processo aveva visto dunque partire fin da subito numerosi nuovi programmi. Il 2022 quindi non fa altro che muoversi nel solco di quanto avviato l’anno scorso, aumentando anzi le risorse disponibili in modo da conferire anche una maggiore solidità finanziaria.

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Una pianificazione che ribadisce quanto indicato nel DPP 2021-2023 e cioè allestire (indicativamente intorno al 2026): «...una forza di intervento nazionale con capacita multidominio, modulare, scalabile e proiettabile, opportunamente dimensionata per le operazioni nei cinque domini, logisticamente autonoma e sempre integrabile in dispositivi multinazionali, capace di condurre una “operazione interforze autonoma, su scala regionale e di durata limitata” (Limited – Small Joint Operation Nazionale, L-SJO-N)».

Un obiettivo ambizioso, reso ancora più tale perché per questa forza si prospetta anche l’impiego in scenari ad alta intensità in ambito “prima missione delle Forze Armate” e, più in generale, di fornire comunque un contributo anche alle forze destinate all’assolvimento della “seconda” e della “terza”.

Emerge poi una crescente attenzione verso il settore spazio e cyber (evidentemente, quelli emergenti) senza dimenticare i domini più tradizionali: quello legato all’aria (il cui programma simbolo è ormai diventato il FCAS/Tempest), quello marittimo (dove continua il processo di rinnovamento della flotta) fino a quello terrestre il cui sforzo principale è sempre più indirizzato ai programmi legati alla componente pesante dell’Esercito.

A fattore comune lo sforzo nelle tecnologie più innovative e quello finalizzato a salvaguardare le eccellenze Italiane in questo comparto.

E sebbene da questo DDP non emergano ancora direttamente/puntualmente temi legati a eventuali insegnamenti provenienti dalla guerra in Ucraina e ai mutati scenari strategici (per il già ricordato aspetto dello “sfasamento temporale” tra la Legge di Bilancio e lo scoppio di quest’ultima), il solco comunque già tracciato prima dell’avvio del conflitto non potrà che essere rafforzato

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Con il focus sull’Esercito, soprattutto nella sua componente pesante, che dovrà avere un’elevata priorità così come illustrato anche in tempi recenti dallo stesso Capo di Stato Maggiore della Difesa.

A margine, ma neanche troppo, si evidenzia il passaggio che il DPP dedica al capitolo munizionamento; tra le “lesson learned” dell’attuale conflitto è infatti emersa l’importanza (in realtà, già ampiamente nota) di disporre di adeguate scorte di munizioni; ritenute a tutti gli effetti un fattore abilitante. A tal fine, dal 2022 al 2032 saranno stanziati qualcosa come 2.766 milioni di euro per la costituzione, gestione e ripianamento delle scorte strategiche di munizionamento.

Ultimo dato di fondo, la conferma della massima attenzione verso il rinnovamento del patrimonio infrastrutturale della Difesa; elemento non sempre adeguatamente valutato e che, invece, risulta essere anch’esso della massima importanza.

Sempre il DPP elenca poi in apposite tabelle la ripartizione delle risorse stanziate con la Legge di Bilancio 2022-2024 e che vanno a rifinanziare il noto “Fondo relativo all’attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale”.

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Nel dettaglio, a pagina 57 sono indicati i “Programmi di previsto avvio” (sia quelli nel triennio di riferimento, sia quelli che vanno oltre); mentre alle pagine 58 e 59 sono elencate le risorse che vanno a integrare quelle già stanziate per i “Programmi operanti”. In entrambi i casi, si tratta di stanziamenti iscritti nello Stato di Previsione del Ministero della Difesa.

Infine, a pagina 60, il DPP stesso fornisce indicazioni anche sulla ripartizione delle risorse questa volta stanziate dal MISE; tutte a favore di “Programmi operanti”.

 

Programmi di previsto avvio

Come già anticipato, questa sezione è solo all’apparenza meno significativa di quella vista l’anno scorso; perché comunque i programmi “ai nastri” di partenza” sono diversi e importanti. Peraltro, alcuni di essi comparivano già nella scorsa edizione del DPP ma alcune modifiche alle tempistiche di finanziamento fanno sì che essi siano riproposti anche in questa occasione. Inoltre, alcuni programmi non avranno propriamente inizio quest’anno ma saranno comunque avviati nel triennio di riferimento del DPP.

La rassegna prende il via con i programmi Interforze.

Nel dettaglio:

  • “Adeguamenti tecnologici piattaforme Software Defined Radio o SDR” (4 milioni nel 2022, poco più di 30 milioni totali nel triennio 2022-2024 e 95,7 milioni fino al 2028);
  • “Next Generation Fast Helicopter”, destinato allo sviluppo di una nuova generazione di elicotteri futuri (1 milione nel 2022, 6 complessivi nel triennio e 129 totali fino al 2032);
  • studi sulla piattaforma navale “Joint Maritime MultiMission System o J3MS” (8 milioni totali tra questo e il prossimo anno);
  • realizzazione della “Nuova scuola elicotteri” a Viterbo da declinare in termini di infra/infostrutture (4 milioni per 2022 e altri 41 per il biennio successivo, su un totale di 120 milioni fino al 2027; peraltro ancora insufficienti a coprire l’intero fabbisogno) e di segmento operativo vero e proprio (1 milione per il 2022, altri 39 nel 2023-2024 e, infine, altri 5 fino al 2027; qui però il fabbisogno da finanziare è molto più alto e cioè 653 milioni);
  • “Ammodernamento della stazione Very Low Frequency (VLF)” di Tavolara (in tutto, 10 milioni tra il 2022 e il 2027);
  • “Potenziamento infrastrutture/infostrutture del Distaccamento Aeroportuale di Pantelleria” (4 milioni in tutto in questo triennio, pi altri 6 fino al 2027; anche qui, il fabbisogno non è ancora coperto del tutto)
  • realizzazione del “Sistema satellitare ottico di III generazione” su 2 satelliti (primi finanziamenti nel 2023 con 66 milioni, altri 31 l’anno successivo, seguiti da ulteriori 167 fino al 2027; in tutto 264 milioni ma ne servono 590);
  • “Acquisizione/gestione del pod per le attività Open Skies” (15 milioni tra il 2023 e 2027)
  • “Ammodernamento e gestione degli oleodotti della Difesa” (con 25 milioni stanziati tra il 2022 e il 2027; anche se il fabbisogno totale è di ben 900 milioni).

 

Il passaggio successivo riguarda i programmi per l’Esercito Italiano:

  • si comincia con una delle novità più importanti, cioè l'”Ammodernamento di Mezza Vita” (AMV) destinato a 125 carri Ariete. Evidentemente della massima importanza, esso fa perno sul programma sperimentale già avviato su 3 esemplari (intanto, per il prossimo anno ci sono 27 milioni, che salgono a 48 nel 2024, più altri 774 dal 2025 al 2034; il fabbisogno complessivo di 980 milioni risulta però solo parzialmente coperto dagli 849 milioni così stanziati);
  • “Rinnovamento capacità SHORAD (Short Range Air Defence) su sistema Grifo” (7 milioni il prossimo anno, 20 nel 2024 e altri 323 dal 2025 al 2034; ancora una volta però, saranno necessarie ulteriori risorse pari a circa 106 milioni per coprire integralmente il suo fabbisogno);
  • “Acquisizione di sistemi controcarro a corta gittata”, come per i missili controcarro, anche questi sistemi rappresento una chiara indicazione proveniente dal conflitto in corso (partenza nel 2023 con 1 milione, e altri 51 tra il 2024 e 2028; un totale di 52 milioni, ancora insufficiente di fronte al fabbisogno previsto di 426);
  • “Acquisizione di strutture da ponte per il gap crossing” (in tutto, stanziati 18 milioni tra il 2023 e il 2027; mentre il fabbisogno finale è di 47,7 milioni).
  • altro programma (davvero) fondamentale per l’Esercito Italiano è quello finalizzato alla “Acquisizione famiglia di piattaforme per la fanteria pesante Armored Infantry Combat System (AICS)”. Dunque mezzi corazzati da combattimento per la fanteria e mezzi di supporto/specialistici derivati dai primi per un totale di 570 esemplari previsti. Nel 2024 verranno stanziati appena 5 milioni, se ne aggiungono 88 nel triennio 2025-2027 e infine nel periodo 2028-2036 diventano ben 3.643 per un totale di circa 3,73 miliardi che però non coprono il fabbisogno che a oggi è stimato in 6.050 milioni;
  • “Potenziamento della capacità di risposta e intervento della Brigata Folgore” (12 milioni totali nel triennio 2022-2024 e altri 185 fino poi al 2035; 197 milioni complessivi dunque stanziati, a fronte però di un fabbisogno di 310 milioni);
  • Mantenimento condizioni operative/obsolescenze linee di volo per gli elicotteri AH-129D e CH-47F” (il programma parte nel 2023 con 28 milioni e altri 42 nel 2024; seguono ulteriori 270 milioni fini al 2032; dunque, 340 milioni a fronte degli 810 necessari);
  • “Ammodernamento del PzH-2000, per impiego della munizione “Vulcano” (avvio nel 2024 con 10 milioni e i restanti 140 tra il 2025 e il 2030);
  • “Adeguamento/aggiornamento delle capacità EW (Electronic Warfare), IMINT (Imagery Intelligence) e HUMINT (Human Intelligence) della Brigata di manovra multi dominio-Brigata informazioni tattiche” (6 milioni in questo triennio, circa 36 in quello successivo e altri 15,1 fino al 2033; in tutto 57,1 milioni ma ne servono 527);
  • “Ammodernamento della capacità controcarro a media/lunga gittata con il missile Spike” (6 milioni nei prossimi 2 anni, altri 45 fino al 2028: ne servono però 143 a fronte dei 51 complessivamente fin qui stanziati);
  • “Estensione operativa per 135 mezzi Dardo e 159 M113 nelle versioni derivate” (appena 1 milione per il 2022, 38 nei 2 anni successivi e un totale di 153 tra il 2025 e il 2027; dunque, 192 milioni in totale ma ne servono 510 in tutto);
  • “Programma Caserme Verdi” per il (necessario) rinnovo del patrimonio infrastrutturale dell’Esercito (quasi interamente finanziato con 43,1 milioni in questo triennio e ulteriori 1.421,3 fino al 2032);
  • “Acquisizione di Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR)” nelle categorie Micro, Mini nonché Leggeri e anche questi grandi protagonisti del conflitto in Ucraina (21 milioni nel triennio, 122 milioni tra il 2025 e il 2032; a oggi dunque 143 milioni in totale ma ne servono 209).

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E’ la volta quindi della Marina Militare:

  • la rassegna si avvia con il corrispettivo delle “Caserme Verdi”, che in questo caso assumono il nome di “Basi Blu” e cioè “Adeguamento/ammodernamento delle basi navali della Marina” stessa (21,11 milioni nell’attuale triennio, 100,5 in quello successivo e ulteriori 431,3 tra il 2028 e il 2034; il totale è dunque di circa 553 milioni, ai quali se ne aggiungano 203 provenienti da altre fonti anche se il programma in sé presenta un fabbisogno complessivo di 950 milioni);
  • “Acquisizione di Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) imbarcati”, (si parte nel 2024 con 5 milioni e altri 5 nel prossimo triennio; dunque un totale, modesto, di 10 milioni che si contra con un fabbisogno di 161,7 milioni);
  • dove ci sarebbe bisogno di fare chiarezza rispetto alle definizioni utilizzate (anche troppe..) è il programma relativo a “Acquisto di 8 nuove unità Offshore Patrol Vessel (OPV)/ Pattugliatori Polivalenti (PPX)/ European Patrol Corvette EPC” (4 milioni quest’anno e altri 54 nei 2 anni successivi, mentre tra il 2025 e il 2035 arriveranno ulteriori 2.205 milioni; a fronte dunque di uno stanziamento complessivo di 2.263 milioni, ne mancano però quasi 1.300 per coprire il fabbisogno totale di 3.500 milioni);
  • “Acquisizione di nuove unità contromisure mine, Cacciamine di Nuova Generazione (CNG)” (circa 45 milioni nel biennio 2023-2024 e altri 1.006 fino al 2032; i 1.051 milioni dunque stanziati sono circa un terzo dei 2.800 necessari a completare il programma);
  • Programma di “Mantenimento Capacita Operative” (MCO) e Mid Life Upgrade (MLU)” degli elicotteri EH101 (33,2 milioni quest’anno e 36,6 nei 2 anni successivi, seguono 1.125 milioni tra il 2025 e il 2036; ancora una volta, i 1.195 fin qui stanziati non coprono la somma necessaria e pari a 2.105,6 milioni);
  • “Ammodernamento di Mezza Vita AMV) dei cacciatorpediniere della classe Doria” (con 20,9 milioni nel 2022 e 32,1 nei 2 anni successivi mentre tra il 2025 e il 2028 sono previsti 277 milioni; a fronte però di un fabbisogno complessivo di 500 milioni, ne mancano ancora 170);
  • si ritorna poi al settore infrastrutture con il programma relativo a “Ammodernamento/rinnovamento del parco alloggiativo della Marina, Oasi Blu” (in tutto 198,1 milioni tra il 2022 e 2035, ma ne mancano una quindicina per il suo completo finanziamento);
  • e quello finalizzato a “Adeguamento delle infra/infostrutture del Comando delle Forze Marittime di Taranto”, certificato anche in ambito NATO (26 milioni tra il 2023 e il 2027; qui ne mancano però diversi per arrivare ai 125,3 necessari);
  • infine, il programma relativo alla “Acquisizione di 3 nuove unità anfibie (LxD)”, che a parere di chi scrive dovrebbe acquisire una ben diversa velocità per effetto della sua importanza (51 milioni tra il 2023 e il 2024 e altri 1.175 fino al 2036 ma il programma ha un fabbisogno complessivo di 2.041 milioni).

Formazione Navale 3

Per quanto riguarda infine l’Aeronautica Militare:

  • si riparte con il programma denominato “MQ-9 Payolad” (in realtà, anche questo presente già nel DPP dello scorso anno, con annesse polemiche) e finalizzato alla “weaponizzazione” del ben noto APR Reaper o Predator B (1 milioni per questo e per il prossimo anno, 20 milioni nel 2024 e altri 130 tra il 2025 e il 2033 anche se i 152 milioni stanziati non coprono il suo fabbisogno che è pari a 168 milioni;
  • “Ammodernamento/rinnovamento mezzi aeroportuali” (32,9 milioni in totale tra il 2022 e 2028; ma ne mancano ancora 116 per il completamento del programma);
  • “Sperimentazione in ambito piattaforme stratosferiche con un High Altitude Platform System o HAPS” (13 milioni tra il 2022 e 2024, altri 7 nel triennio successivo; 20 milioni dunque in tutto, anche se il fabbisogno è di 55 milioni);
  • rinnovamento della componente di volo a vela (2 milioni in questi 2 anni, ma ne manca un altro per il suo completamento);
  • “Potenziamento dei sistemi di anti-intrusione e videosorveglianza di vari sedimi Smart Wing” (18 milioni in questo triennio e altri 11 in quello successivo, per un totale di 29 milioni);
  • realizzazione di una “Architettura di simulazione per lo sviluppo della regolamentazione dell’utilizzo di APR o Gloria” (per ora, 122 milioni tra il 2023 e il 2027 me ne occorrono altri 8,5);
  • “Ammodernamento/adeguamento parco mezzi terrestri/speciali del Genio Aeronautico” (12 milioni nell’attuale triennio e altri 15 nel prossimo, per un totale di 27 milioni);
  • “Interoperabilità tra Force Elements A.M.” (7,8 milioni in questo triennio, 32,1 nel prossimo e altri 31,5 fino al 2033; il totale è così di 71,4 milioni);
  • “Acquisto di 4 sensori radar dedicati a Ballistic Missile Defense o BMD” (solo 3 milioni tra il prossimo anno e quello successivo, altri 20 nel triennio 2025-202 e, infine, ulteriori 385 fino al 2035; per un totale di 408 milioni);
  • “Acquisizione di componenti per l’aggiornamento di infra/infostrutture di rete” (14 milioni nel triennio attuale e altri 15 nel prossimo; 29 milioni in tutto che però non coprono il fabbisogno di 147,7);
  • “Implementazione del sistema di generazione ed elaborazione dei dati meteorologici” (4,1 milioni tra il 2023 e il 2024, altri 6,1 nel triennio 2025-2027 e altri 12,3 fino al 20321; in pratica, 22,5 milioni che coprono solo per un terzo un programma che ha un fabbisogno di 61,7 milioni);
  • “Implementazione di un sistema per la condivisione/disseminazione di dati e informazione ISR C4ISTAR-Piano CAGI” (8,2 milioni in questo triennio, altri 17 in quello prossimo e ulteriori 8 fino al 2029; il programma ha però bisogno di 62,4 milioni contro i 37,7 fin qui stanziati);
  • intervento infrastrutturale anche per l’Aeronautica Militare con il programma “Aeroporti Azzurri” (62 milioni in questo primo triennio, 241,6 in quello successivo e altri 924,8 milioni; è in corso la verifica del fabbisogno complessivo a fronte dei 1.228,4 fin qui disponibili);
  • infine, “Adeguamento degli aeroporti aperti al traffici civile” (in tutto, 103,6 milioni stanziati tra il 2023 e il 2032).

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Investimento, programmi da finanziare

Come accade ormai da qualche anno, nel DPP è inserita anche una sezione che ricapitola velocemente quelle che sono le ulteriori esigenze ancora da finanziare sia che si tratti di programmi da completare (ai quali manca per l’appunto una completa copertura finanziaria), sia che si tratti di quelli da avviare. Questi ultimi comunque, sono già stati oggetto di di un adeguato approfondimento in termini di pianificazione generale; in altre parole, si attende solo la disponibilità di fondi per il loro avvio.

Il loro elenco (completo) si trova alle pagine 86÷89 e contiene anche diversi spunti interessanti rispetto alle linee di sviluppo future delle Forze Armate; mentre qui si può effettuare un rapido riepilogo suddiviso per “Capacità Operative Fondamentali” o COF:

  • “Preparazione delle Forze”, per un totale di 1.725,6 milioni di €;
  • “Proiezione delle Forze, 5.584,2 milioni;
  • “Protezione delle Forze e Capacità d’Ingaggio”, decisamente il più “corposo” con ben 34.793,8 milioni (e qui spiccano tra gli altri i programmi legati a missili per il cosiddetto “Deep Strike” e l’attenzione per il rinnovo della componente pesante dell’Esercito, a partire dal futuro programma per un nuovo carro da battaglia e cioè il “Main Ground Combat System” o MGCS);
  • “Sostegno delle Forze”, con 7.392,3 milioni;
  • “Comando, Controllo e Consultazione”, con 3.095,8 milioni; e infine,
  • “Capacità informativa”, con 7.398,4 milioni (e qui spicca il programma per un nuovo Maritime Patrol Aircraft o MPA, che a parere di chi scrive dovrebbe avere un’elevata priorità).

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Insomma, nonostante il notevole aumento dei fondi per l’Investimento avvenuto in questi ultimi, la “fame” di nuovi sistemi/capacità non solo non si placa ma anzi aumenta.

 

I programmi Operanti, l’ambito Interforze

A seguire saranno riportati i soli stanziamenti per l’anno in corso. Per chi fosse interessato ad approfondire l’intero profilo finanziario di ciascun programma ovviamente è possibile attingere dalle relative schede descrittive predisposte dal DPP stesso; con annessa indicazione della provenienza dei fondi (BO, Bilancio Ordinario del Ministero della Difesa o MISE) ed eventuali approfondimenti di carattere più generale.

La rassegna dei programmi in ambito Interforze si apre con una serie di “Interventi  infrastrutturali” (infrastrutture, bonifiche, difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale, prevenzione del rischi sismico, alloggi della Difesa e grandi progetti, infrastrutture NATO e poligono PISQ) che insieme valgono per il 2022 475,4 milioni  segue il  programma di “Ammodernamento/rinnovamento della capacita di Cyber Defence e Cyber Security” con 19,4 milioni a cui fa seguito il finanziamento per i “Programmi di cooperazione Europea” (nell’ambito delle varie iniziative avviate dalla UE) con 114,6 milioni.

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A fare la “parte del leone” di tutti i programmi di investimento delle Forze Armate provvede poi il “Joint Strike Fighter F-35”, che nel 2022 si vede assegnare fondi pari a 1.269,4 milioni (peraltro il DPP ricorda che proprio il 2002 vedrà l’avvio della “fase 2b” che porterà all’acquisto degli ultimi 35 velivoli dopo la “1” con 28 aerei e la “2a” con 27.

Ancora a ritmo ridotto prosegue invece il programma per il nuovo “Velivolo Blindato Anfibio” (VBA), destinato alla Forza da Sbarco di Marina ed Esercito; appena 2 milioni per quest’anno (peraltro in costante e rapida crescita poi nei prossimi anni).

Rispetto invece alle sue dimensioni complessive, appaiono significativi i 3,7 milioni destinate all’acquisto di “Loitering Munition” per i reparti di Forze Speciali delle nostre Forze Armate con l’auspicio che tale acquisto si estenda quanto prima anche ad altri reparti.

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Solo 1,7 milioni arrivano invece (con risorse in aumento nel prossimo triennio) per il “C-27J Pretorian”, versione speciale del noto velivolo da trasporto tattico, destinata al supporto delle Operazioni Speciali.

Prosegue lo sforzo per incrementare le capacità (e le quantità) del sistema missilistico “FSAF-PAAMS”, (nuovo missile Aster 30 B1NT, nuove batterie per Esercito e Aeronautica, nuovo radar per Esercito e Marina) in funzione del potenziamento delle capacità nazionali di difesa aerea e missilistica; il tutto nell’ambito di 3 programmi diversi che insieme valgono 210,4 milioni nel 2022. A parte, un altro programma di supporto logistico sempre i sistemi FSAF/PAAMS del valore di 39,9 milioni.

I materiali per la “Difesa dalle minacce NBCR” ricevono 4,5 milioni; mentre in ambito simile il 7° Reggimento “Cremona” ne riceve altri 5,1. In ottica invece di nuove (e davvero emergenti) minacce, il programma per “Sistemi anti-drone”, convenzionali e a energia diretta; sono 8,8 i milioni stanziati per il 2022.

Detto della “Ricerca sanitaria” che riceve 0,5 milioni, seguono i programmi di “Manutenzione evolutiva della rete integrata della Difesa” (4,4 milioni) e il “Mantenimento delle condizioni operative dei sistemi satellitari” (per telecomunicazioni e sorveglianza) con 31,2 milioni.

Il programma di “Sostegno e Munizionamento” (di fatto, l’evoluzione del precedente SO.FU.TRA.) riceve 54,4 milioni mentre quello di “Sostegno triennale alle Forze” si vede assegnare nel 2022 poco meno di 18 milioni. Ricordati gli 0,5 milioni per “Licenze e software destinati alla Difesa”, si passa poi al programma “digitalizzazione e reti” sempre della Difesa che riceve 51,3 milioni. Altri 17,2 vanno quindi all’adeguamento delle capacità di “Comando e Controllo Multidominio”.

Seguono una serie di programmi in ambito comunicazione/trasmissioni dati (“Multifunction Information Distribution System (MIDS)-Low Volume Terminal (LVT)”, “Software Defined Radio Nazionale (SDRN)”, “New Generation IFF (NGIFF)”, “Link 11 (NILE)”, “ESSOR-PESCO”, “Rete Interforze in Fibra Ottica” (FIBRON)-cavo sottomarino” BlueMed”, “Ammodernamento Multi Data Link (MDL)” con annesso “Aggiornamento sottosistema Multi Data Link Processor (MDLP)”). Il tutto per un totale di 101,2 milioni per quest’anno.

A “Air Command & Control System” per la difesa aerea e missilistica (programma NATO) vanno 2,4 milioni. Alla “Crypto Modernization” dell’apparato crittografico della Difesa vanno 3 milioni; mentre per la “Capacità di condivisione dati – Defence Cloud” arrivano 14,7 milioni.

Nutrita anche la presenza di programmi che riguardano direttamente lo spazio; il “Satellite per le comunicazioni SICRAL 3” (72 milioni), i “Terminali satellitari per ATHENA-FIDUS1” (1 milione), il “Multinational Geospatial Co‐Production Program (MGCP)” (con 5,1 milioni) , il “MUSIS – CIL” (con 3,7 milioni), lo “Sviluppo della capacita nazionale di SSA/SST (Space Surveillance and Tracking/Space Situational Awareness)” (altri 16,2 milioni), la “Realizzazione della costellazione a 4 satelliti con i CSG (Cosmo Skymed Seconda Generazione) 3 e 4” (73 milioni) e, infine, la “Costellazione di 3 microsatelliti Eaglet 2” (con 1,1 milioni).

Il programma di “Ammodernamento delle capacità di Data Collection e di relativa archiviazione e disseminazione delle informazioni operative” per il 2022 riceverà 8,5 milioni.

Altra sezione importante, quella dei sistemi aerei per la raccolta delle informazioni/scoperta della minaccia.

Si comincia con il leasing dello SPYDR (9,3 milioni) ma soprattutto si prosegue con l’ampio e articolato “P-MMMS (Piattaforma-MultiMissione MultiSensore)” da impiegare in specifiche versioni per compiti  “Conformal Airborne Early Warning” (CAEW)  e “Comando,Controllo, Comunicazione, Computers, Cyber‐Defense e sistemi da Combattimento – Intelligence, Surveillance, Target Acquisition And Reconnaissance/ Elettronic Warfare (C6ISTAR/EW)”; ci sono quindi programmi specifici destinati all’acquisto delle cellule cosiddette “green”, un altro per il Supporto Logistico Integrato o SLI e, infine, quello per la conversione operativa delle suddette cellule nelle 2 versioni appena menzionate. In tutto, per questo 2022, sono 259,9 i milioni stanziati.

La rassegna dei programmi Interforze si conclude con quello destinato alla creazione di “Network di centri di innovazione in ambito “Artificial Intelligence (AI) & Emerging-Disruptive Technologies” (7 milioni) e con il “Veicolo Tattico Multiruolo per le Operazioni Speciali” (con 6 milioni).

 

I programmi Operanti, Esercito Italiano

Si comincia con le “Bonifiche-dismissione mezzi corazzati” e i suoi 2,8 milioni, per passare ai 0,2 milioni destinati alla costituzione di un “Centro Security Force Assistance (CSFA)”.

A seguire, il programma finalizzato al “Potenziamento e rinnovamento della capacità aviolancistica” con 6,1 milioni, mentre per la “Acquisizione di materiali ed equipaggiamento per la capacità Reception, Staging, Onward Movement & Integration (RSOM&I)” sono disponibili 2 milioni. Segue la “Acquisizione di dispositivi di protezione attiva/passiva per la protezione della Forward Operating Base (FOB)” con 1,2 milioni.

Per quanto riguarda poi i mezzi più “pesanti” in dotazione, si parte dal “Ammodernamento dei carri Leopard nelle versioni supporto” (4 milioni), si prosegue con il “Mantenimento capacità operative MBT Ariete” che evolverà quindi nel programma di AMV vero e proprio (14,4 milioni); a seguire, “VBM Freccia 1ª e 2ª Brigata” (con 119 milioni) e “Blindo Centauro 2” (altri 51,6 milioni).

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Sul fronte invece di sistemi d’arma (missilistici) si evidenziano quelli per il “Sistema controcarro di 3ª generazione, missili Spike” (23,6 milioni) e il “Mantenimento capacità V-SHORAD, missili Stinger” (0,1 milioni.

I “Mezzi e materiali per le Forze Speciali/Forze per Operazioni Speciali” ricevono 2,2 milioni mentre il programma per il “Radar controfuoco” altri 2.

Poi è la volta di quelli che potremmo definire i “protagonisti” della guerra in Ucraina; cioè i sistemi cosiddetti “Long range fires”. Si parte dal “Potenziamento delle capacità di ingaggio in profondità, con i razzi Ground Multiple Launch Rocket System Extended Range (GMLRS ER)” e 7 milioni, “Ammodernamento Mezza Vita obici FH-70” con 5 milioni e “Munizionamento Vulcano Guided Long Range (GLR)” con 3 milioni,

Per quanto riguarda la linea degli elicotteri, ci sono il “Rinnovamento della flotta di Elicotteri per il Supporto al Combattimento-Light Utility Helicopter (LUH)” con 77,1 milioni, il “Nuovo Elicottero da Esplorazione e Scorta (EES)” con 178,8 milioni” e la conclusione del programma degli elicotteri medi da trasporto CH-47F con 11 milioni.

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Il programma di “Collaborazione sui veicoli blindati con Israele” prosegue anche nel 2022 con 1,9 milioni; mentre quello volto a incrementare le “Capacità di risposta e resilienza al rischio tecnologico/industriale” per il 7° Rgt Cremona riceve 0,6 milioni.

Si torna poi al capitolo dei mezzi, ma questa volta più “leggeri”; dopo un’opera di raggruppamento rispetto alla disposizione nel DDP troviamo il “VTLM 2” (la seconda generazione del ben noto Lince) con 32,9 milioni e i “Mezzi per il concorso alle Forze di Pubblica Sicurezza” (ovvero, le AR o Autovetture da Ricognizione e i VM o Veicoli Multiruolo) con 13 milioni.

Sempre legato al tema veicoli, si trovano poi i programmi collegati ai “Mezzi Logistici” (con 4,2 milioni) e i “Mezzi per soccorso a Pubbliche Calamità” (52,5 milioni).

Prosegue inoltre il programma “Sistema individuale di Combattimento (SIC) Soldato Sicuro” (a sua volta inserito nel più ampio progetto di “Forza NEC o Network Enabled Capabilty”); per il 2022 sono disponibili 86,7 milioni. In ambito “sanitario”, si distinguono i programmi destinati a “Ammodernamento infrastrutturale del Policlinico Militare Celio” (con 6,2 milioni) e alla “Ricostituzione di capacità sanitarie a livello NATO Role 2” (con 2,5 milioni).

Il “Munizionamento” (nello specifico) riceve 36,9 milioni mentre il simile (ma al tempo stesso comunque differente in quanto più ampio/articolato) “Sostegno e Munizionamento” ne riceve altri 159. Il “Supporto logistico ai Sistemi Integrati per l’Addestramento Terrestre o SIAT” beneficia poi di uno stanziamento di 3 milioni

Il capitolo del “Mantenimento” risulta poi esser declinato in 2 programmi distinti: “Mantenimento motori elicotteri” (10,3 milioni) e “Mantenimento Condizioni Operative o MCO delle principali linee terrestri e aeree” (con 136 milioni).

Gli ultimi programmi dell’Esercito sono in ambito Comando e Controllo (C2), comunicazioni, scambio dati, Cyber. Si comincia con la  “Costituzione dell’ Headquarters Multinational Division South (HQ MND-S) su base Divisione Vittorio Veneto” con 4,1 milioni, poi è la volta del “Aggiornamento/completamento delle capacità C2 e connettività multidominio dell’Esercito” con 13,5 milioni, quindi tocca al “Potenziamento RIFON a favore dell’Esercito” con 5,5 milioni e, infine, “Rinnovamento Cyber Defence Capabilty” con 1 milione.

 

I programmi operanti, Marina Militare

Per la Marina si comincia con il “Piano di ammodernamento servizio fari e segnalamento marittimo”, che riceve 0,3 milioni; sempre in ambito infrastrutture prosegue il “Piano Brin” per l’ammodernamento degli Arsenali della stessa Forza Armata con 7 milioni.

Infine, tra quelli in qualche modo classificabili come “minori” (almeno dal punto di vista finanziario) troviamo i “Programmi di sviluppo ed acquisizione in seno al Maritime Theatre Missile Defence Forum (MTMDF)” con 0,9 milioni. Per una maggiore fruibilità anche in ambito Marina Militare appare preferibile raggruppare per categorie i vari programmi; modificando quindi l’ordine proposto dal DPP medesimo.

Nel caso specifico, si parte con la componente aerea e più precisamente con il capitolo NH-90 che più propriamente dovrebbe però essere inquadrato nella categoria “Interforze” coinvolgendo anche l’Esercito Italiano; a ogni modo, sono 200,4 i milioni stanziati nel 2022. Il “Mantenimento delle Condizioni Operative/Capacitive” della linea EH-101 assorbe 58,3 milioni mentre quello della linea AV-8B Harrier II rivere 8,6 milioni. A parte, si aggiunga l’avvio degli studi per lo “Sviluppo di APR imbarcati”, con 2 milioni.

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Da qui in poi, parte la rassegna dei programmi navali “veri e propri”. Tra le unità maggiori abbiamo così gli stanziamenti per la “LHD Trieste” (41,6 milioni), gli “Studi per le nuove unità anfibie LxD” (2 milioni) e per i futuri “Cacciatorpediniere DDx” (4,2 milioni), le “FREMM” (238,7 milioni), gli U-212NFS (131,4 milioni), i “PPA classe Thaon di Revel” (466,6 milioni), Le “Logistic Support Ship o LSS classe Vulcano” (1ª unità con 3,4 milioni; 2ª e 3ª unità con altri 21 milioni).

Questo è il quadro delle unità da combattimento/maggiori. Ma accanto a queste ne troviamo altre.

A partire dai “Connettori di Manovra per la Forza di Proiezione dal Mare” (anche questo in realtà è un programma  “Interforze”, in quanto coinvolge anche l’Esercito; a ogni modo sono 6 i milioni stanziati), poi è la volta degli “Studi per lo sviluppo  Cacciamine di Nuova Generazione o CNG” (10,9 milioni), segue il programma di “Ammodernamento di Mezza Vita o AMV dei cacciamine classe Gaeta” (15,7 milioni), quindi è la volta degli “UNPAV classe Cabrini” (0,5 milioni), della “Unità per Bonifiche e appoggio alle Operazioni Subacquee o UBOS” (per la quale però non compare alcuno stanziamento nel 2002 ma solo nel prossimo anno…), i “Mezzi per la logistica portuale” (rimorchiatori, bettoline e mezzi minori, con 3,8 milioni) e, infine, le “Unità ausiliarie” (quelle destinate al servizio fari e altre per l’addestramento di cadetti/allievi; anche in questo caso di previsto finanziamento solo dal 2023).

Per il “Mantenimento delle Capacità Operative della componente marittima (unità di superficie e sottomarini)” è quindi previsto uno stanziamento di 68,8 milioni.

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Piuttosto numerosi i programmi legati all’armamento/munizionamento. Si comincia con quello dedicato alla “Componente aerotattica imbarcata”(22,7 milioni), poi è la volta del “Munizionamento 76 mm DART e razzi 130 mm per contromisure elettromagnetiche Bulfighter-D” (0,1 milioni), quindi tocca al “Munizionamento e Armamento unità MM” (7,1 milioni), “Siluro Pesante per U-212” (17,9 milioni), poi il “Siluro Leggero MU-90” (8,8 milioni), dopo il “Munizionamento Vulcano 127 mm” (14,8 milioni), il “Sistema missilistico antinave Teseo Mk2-E (18,9 milioni) e, infine, il più vasto programma “Sostegno e Munizionamento” (103,6 milioni).

Detto che anche la “Rete Radar costiera” riceve i primi finanziamenti solo nel 2023, è la volta di una serie di programmi che si potrebbero in qualche modo definire simili.

Il riferimento è al piano di “Ammodernamento e sviluppo capacitivo della Brigata San Marco” (4,4 milioni), all’analogo piano di “Ammodernamento Forze Speciali-GOI, Gruppo Operativo Incursori” (18,2 milioni) e, infine, al simile piano di “Ammodernamento GOS, Gruppo Operativo Subacquei” (2 milioni).

 

I programmi operanti, Aeronautica Militare

La prima parte della rassegna è dedicata al capitolo dell’addestramento, con i programmi per gli addestratori “T-345” (99,1 milioni), “T-346” (34,1 milioni), “MB-339” (24,4 milioni), “Rotary Wing Mission Training Center o RWMTC” (52,5 milioni) e “Operational Training Infrastructure o OTI” (15,5 milioni).

A seguire, il programma “Air Expeditionary Task Force o AETF”, 5,4 milioni. Ancora una volta, per praticità, si bypassa l’ordine stabilito dal DPP per raggruppare in maniera organica le varie categorie di programmi. A partire da quelli più importanti per l’Arma Azzurra e cioè i suoi velivoli (oltre a quelli da addestramento, appena trattati e oltre a quelli inclusi nell’ambito Interforze; ovviamente).

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Si comincia con il programma di “Potenziamento delle capacità di Electronic Warfare con velivoli C-27J EW-JEDI” (in realtà, i primi finanziamenti arrivano nel 2024), poi si passa a quello che di fatto sarà il programma più importante/rappresentativo dei prossimi anni e cioè il “Future Combat Air System FCAS/Tempest” (che peraltro riceve una robusta integrazione di fondi proprio con la Legge di Bilancio 2022; intanto, per quest’anno sono già 220 i milioni stanziati), quindi è la volta dell’ attuale “EF-2000 Typhoon” (584,5 i milioni stanziati), e infine c’è l’aggiornamento dell’eterno “Tornado” (93 milioni).

Sempre in tema di velivoli, il programma sulla linea “KC-767” (che prevede l’aggiornamento dei velivoli già in servizio, più l’acquisizione di altri 2; il tutto con 40 milioni) e la cosiddetta “Flotta interdicasteriale su P-180” (101,1 milioni).

Ricco di spunti anche il capitolo APR (o UAV); gli MQ-9B son infatti interessati da 2 programmi distinti. Il primo è destinato al “Reintegro capacitivo più ammodernamento della flotta esistente” (13,2 milioni) e il secondo invece è finalizzato alla “Acquisizione di ulteriori 2 MQ-9A Block 5” (39 milioni).

Sempre in ambito APR/UAV si prosegue con la “Partecipazione all’EURO MALE” (12,6 milioni) e, infine, si conclude con la “Acquisizione di sistemi APR classe Micro” (0,5 milioni). A margine, ma sempre in tema, si segnala anche il programma “Capacità di contrasto mini-micro APR” (con 0,1 milioni).

Capitolo conclusivo sui velivoli quello dedicato all’ala rotante, con gli “HH-101 CSAR” (15 milioni) e “HH-139” (87,6 milioni). Si noti peraltro che per il “Mantenimento della Capacità Operative o MCO delle linee aeree di trasporto e pattugliamento” sono stanziati 178,2 milioni. Sempre legato al tema, si evidenziano poi anche i programmi relativi a “Autoprotezione velivoli della Difesa” con 28,8 milioni e “Adeguamento dotazione pod Recce e Litening” con 2 milioni.

Inevitabilmente “corposo” anche il tema degli armamenti; che ha inizio con il programma di “Mid Life Refurbishment del missile Storm Shadow” (3 milioni nel 2022), prosegue con il “Programma di collaborazione per il missile Meteor” 3,4 milioni”, quindi con il piano di acquisizione di “Armamento di precisione che comprende anche quello di Ammodernamento di Mezza Vita per missili aria/aria e aria/suolo” (50,3 milioni), e infine il classico “Sostegno e Munizionamento” (151,1 milioni).

Decisamente importante (e collegato in qualche modo a quello analogo dell’Esercito) il programma legato al “Rinnovamento capacità SHORAD su CAMM-ER” (con 29,6 milioni).

Detto dei 2 programmi legati a “Meteorologia e assistenza volo-Standard Weather Station” (insieme fanno 5,3 milioni), la rassegna per l’Aeronautica prosegue con il “Potenziamento delle Forze Speciali AM” con 3,6 milioni e con l’acquisizione di veicoli “Dragon e mezzi dual role” con 4,9 milioni.

A concludere, un ulteriore serie di programmi di varia natura: “Capacità aerea non convenzionale” (12,1 milioni), “Infra/Info strutture” (75,2 milioni), “Digitalizzazione radar difesa aerea” (1 milione), “Potenziamento/ammodernamento Joint Force Air Component Command o JFCC nazionale” (7,6 milioni), “Ammodernamento radar Air Traffic Control o ATC” (14,1 milioni) e infine “Costituzione e gestione Centro Interforze Supporto Operativo Guerra Elettronica o CISOGE” (0,6 milioni).

 

Appunti finali

Il primo di questi telegrafici appunti riguarda la ripartizione dei fondi destinati all’Investimento. Sulla base di alcune semplici operazioni si evince come l’ambito destinatario dei maggiori fondi per il 2022 sia quello Interforze con oltre 2,8 miliardi di euro; segue l’Aeronautica con poco più di 2 miliardi, poi è la volta della Marina che supera di poco i 1.650 milioni mentre “in coda” si trova l’Esercito che dispone di poco meno di 1,1 miliardi.

Una situazione per certi versi ancora anomala proprio per quest’ultima Forza Armata; per la quale, dunque, si ribadisce il concetto in balse la quale occorrerà imprimere una ben diversa velocità rispetto ai propri piani di ammodernamento (e qualcosa, nei prossimi anni, dovrebbe infatti cambiare).

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Detto rapidamente dei programmi dell’Arma dei Carabinieri che contengono dei risvolti anche rispetto a eventuali operazioni all’estero, quindi anche in ottica “Funzione Difesa” (e cioè: “Esigenze GIS e Reggimento Tuscania”, “Mobilità terrestre – acquisto di veicoli di varie tipologie”, “Light Utility Helicopter-LUH”; “C2 livello Tattico” più “SICOTE”, per un totale di 92,1 milioni), si torna infine ai “Programmi operanti” per le Forze Armate.

In questo caso però, si passa nell’ambito di quelli cosiddetti “non capacitivi”, dunque: “Spese obbligatorie” (27,4 milioni), “Accordi bonari e contenziosi” (7 milioni) oltre a, ovviamente, “Ricerca Scientifica/Tecnologica” (59,1 milioni).

Quale ultimissimo aggiornamento quasi dell’ultimo minuto, sempre rispetto ai “Programmi di previsto avvio” si registra una forte accelerazione della presentazione dei relativi “Atti del Governo” per l’approvazione Parlamentare proprio in questo scorcio finale di legislatura. Sono 12, tutti importanti e si aggiungono agli altri (ben) 58 presentati sempre in questa Legislatura.

Dunque, 70 in totale compresi quelli per i Carabinieri: probabilmente, un record!

 

Leggi il DPP integrale a questo link

Foto: Difesa.it e Leonardo

 

 

Giovanni MartinelliVedi tutti gli articoli

Giovanni Martinelli è nato a Milano nel 1968 ma risiede a Viareggio dove si diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico per poi lavorare in un cantiere navale. Collabora con Analisi Difesa dal 2002 occupandosi di temi navali in generale e delle politiche di Difesa del nostro Paese in particolare. Fino al 2009 ha collaborato con la webzine Pagine di Difesa.

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