La Germania si tiene un po’ di atomiche americane

Le bombe nucleari statunitensi, uno degli ultimi retaggi della Guerra Fredda, resteranno ancora a lungo nei bunker super protetti di alcune basi aeree europee. Dopo due anni di acceso dibattito tra Stati Uniti e i Paesi europei che ospitano sul proprio territorio armi nucleari americane la questione sarebbe stata risolta da un accordo siglato senza troppo clamore nel maggio scorso al vertice dell’Alleanza Atlantica di Chicago. Lo ha rivelato ieri il quotidiano Berliner Zeitung che ha appreso da fonti militari che nel corso del summit il cancelliere Angela Merkel e il ministro degli esteri Guido Westerwelle hanno dato il loro assenso a una dichiarazione comune dei 28 Paesi della Nato sul mantenimento dell’arsenale atomico tattico americano. Un arsenale che si è considerevolmente ridotto dalla caduta del Muro di Berlino a oggi ma che secondo fonti citate dal giornale tedesco è valutato ancora in 180/200 ordigni schierati in cinque Paesi europei: Germania (18/20 ordigni nella base aerea di Buechel, nella regione renana), Belgio, Italia, Olanda e Turchia. Fino a pochi anni or sono le bombe americane sul suolo europeo erano stimate in quasi 500 esemplari, 90 delle quali in Italia ma negli ultimi tempi molti ordigni sono stati dismessi perché ormai vecchi e di difficile manutenzione o in seguito ad accordi bilaterali. La Gran Bretagna, che dispone di un arsenale atomico nazionale con oltre 200 testate, ha rimandato negli Stati Uniti le bombe stoccate dagli americani e i tedeschi hanno fatto rimpatriare i 130 ordigni che gli americani tenevano nella base di Ramstein. Il Berliner Zeitung sostiene che il governo tedesco si è impegnato a spendere 250 milioni di euro per mantenere operativi fino al 2024 gli aerei Tornado in grado di portare ordigni atomici. Di fatto una conferma che l’accordo stipulato a Chicago impegna gli alleati europei a mantenere ancora a lungo nelle loro basi le bombe atomiche americane. Una volta radiati i Tornado, gli ordigni atomici sarebbero comunque impiegabili sui Typhoon tedeschi o sugli F-35 italiani anche se da tempo i missili hanno rimpiazzato i jet come vettori ottimali di armi atomiche. Il giornale tedesco sottolinea inoltre che “dalla fine del Patto di Varsavia non c’è più in Europa nessun nemico contro il quale sganciare le atomiche” ma è altrettanto vero che la presenza di queste armi statunitensi ha un valore deterrente a vantaggio dei Paesi europei. In Italia sarebbero stockati  90 ordigni atomici (che secondo alcune fonti sarebbero scesi a 70 causa obsolescenza di alcune bombe) schierati nelle basi di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia).  Si tratterebbe di tre versioni delle bombe B-61 (nell’immagine dal sito Fas.org) con una potenza massima oscillante dai 45 ai 107 kilotoni, cioè superiore di dieci volte all’atomica di Hiroshima.

Redazione

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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